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Recensioni

Metal: Hellsinger VR | Recensione Meta Quest 2 | Un inferno musicale, ora in VR

Abbiamo recensito Metal: Hellsinger un paio d’anni fa, e già allora ci era sembrato un titolo ambizioso, che voleva mischiare gli sparatutto “in stile Doom” con i rythm game, per una formula unica e adrenalinica. Portarlo in VR ci era sembrata quindi una scommessa ancora più audace. Riuscirà questa versione VR a mantenere il ritmo, o ci troveremo a combattere più con la latenza che con i demoni?

Intro

Prima di cominciare a leggere, il nostro consiglio è di dedicare qualche minuto per la recensione completa della versione non VR del gioco, questa sarà una recensione più “tecnica” proprio su come si comporta la nuova iterazione del rythm game ammazzademoni nella sua versione per la realtà virtuale.

Diciamo subito la verità, Metal: Hellsinger VR non colpisce dal punto di vista grafico: i dettagli sono limitati, le texture talvolta un po’ piatte, e la qualità visiva in generale ovviamente si abbassa rispetto alla versione originale. C’è anche da dire che abbiamo provato questa versione VR sul dispositivo sicuramente più diffuso in ambito VR ma anche un po’ datato, il Meta Quest 2, che ormai dimostra alcune limitazioni grafiche e tecniche rispetto a visori più avanzati. Nonostante questo aspetto impatti sul realismo delle ambientazioni infernali, non abbiamo però notato cali sul livello di immersione, ovviamente grazie soprattutto alla colonna sonora.

Passando all’aspetto secondo noi più importante per qualsiasi gioco VR, ovvero il comfort di gioco, i team di Lab42 Games e The Outsiders hanno fatto un lavoro a dir poco eccellente.
Navigando tra i menù, troveremo tutte le impostazioni necessarie per un’esperienza piacevole e mai stancante: la vignettatura riduce la motion sickness, mentre le tre modalità di movimento (fluido, a scatti, e teletrasporto) permettono di adattare l’esperienza alle preferenze e al livello di tolleranza di ogni giocatore. Ogni aspetto della sensibilità dei controlli può essere puoi minuziosamente personalizzato, rendendo l’esperienza 100% cucita addosso alle esigenze di tutti gli ammazzademoni VR.

Verse

Metal: Hellsinger VR punta tutto sulla sincronizzazione tra spari, colpi, ricarica e ritmo, un connubio che, quando riesce, dà tante soddisfazioni (e fa anche fare un po’ di fitness, che non guasta mai!). “Quando riesce” è un po’ la chiave di questo aspetto: la più temibile nemica di ogni giocatore sarà infatti la latenza, (causata dalle limitazioni tecniche del Meta Quest 2? O dagli sviluppatori troppo esigenti?). Questo aspetto rischia di far perdere il “flow” essenziale per godere appieno dell’esperienza ritmica del gioco, causando un po’ di sconforto e distruggendo combo o attacchi perfetti.

Insomma, il sistema di ritmo, che già nella versione standard richiedeva una precisione elevata, risulta più impegnativo in VR, e non sempre rispetta le aspettative. Nonostante le opzioni di difficoltà personalizzabili e la calibrazione accessibile quando si vuole durante il gioco, con un tutorial sia audio che video, l’esperienza risulta talvolta frustrante proprio perché il tempismo è al cuore di ciò che rende Metal: Hellsinger speciale. Tutto il meccanismo del ritmo è però anche disattivabile, ma vi sconsigliamo caldamente di farlo perché si rovinerebbe praticamente tutta l’esperienza di gioco.

Postilla a margine: chi vi scrive è un batterista e quindi pensiamo che il problema non sia il senso del ritmo!

Chorus

Il cuore del gameplay quindi è proprio sparare, attaccare e muoversi a ritmo di musica, tutto per ottenere il massimo dei moltiplicatori dei danni (e del punteggio). A ogni livello raggiunto da questo moltiplicatore, si sbloccano ulteriori sezioni della traccia musicale, trasformando ogni scontro in un crescendo che aumenta adrenalina, esplosioni e… assoli di chitarra!

I livelli sono strutturati con arene mediamente grandi e decisamente lineari, dove affrontare gruppi di nemici di difficoltà crescente fino ad arrivare a un boss finale. Una volta prese la mano, ci si riuscirà a destreggiare tra scatti, salti, (anche doppi), schivate e attacchi, in un mix di armi molto diversificato tra spade per il corpo a corpo, pistole, archi e chi più ne ha più ne metta.

Ci sono poi anche varie interazioni con l’ambiente di gioco: tra cristalli per ricaricare la salute, trappole esplosive e potenziamenti vi verrà chiesta un po’ di attenzione per sfruttare al meglio le arene di gioco in combinazione con l’arsenale che sceglierete di portarvi in ognuno dei livelli di gioco.

C’è anche da dire che però alcune di queste armi saranno bloccate dietro un paywall che renderà l’esperienza piuttosto snervante: mi è capitato in almeno 3 circostanze di vedere la mia esperienza VR interrotta e sostituita con dei fastidiosi popup di pagamento in seguito a un tocco errato su un’arma non disponibile, capiamo l’esigenza di prolungare la vita al gioco tramite microtransazioni ma risulta una scelta poco elegante e decisamente po’ da rivedere.

Bridge

Continuando sulle cose che abbiamo trovato rivedibili, sicuramente la gestione dei tutorial e dei filmati. Il tutorial è abbastanza denso e presenta tante informazioni in poco tempo, il che rende difficile per il giocatore interiorizzare sin da subito tutti gli intricati meccanismi di gioco, come le armi che richiedono specifici movimenti di dita e polsi per la ricarica, o gli attacchi speciali da “triggerare” con combinazioni di tasti dei controller. Insomma si avverte un po’ il rischio di sentirsi disorientati fin dai primi minuti, soprattutto per i neofiti della realtà virtuale.

I filmati, poi, risultano lunghi e poco immersivi, vedranno sempre il proprio personaggio (no spoiler) inquadrato dall’esterno e all’interno di ambientazioni che, se non guardate in prima persona, risultano un po’ piccole e scialbe. In un gioco così dinamico, che dovrebbe far sentire il giocatore costantemente in azione tra attacchi, demoni e palle di fuoco, ritrovarsi a guardare lunghe sequenze animate rischia di spezzare il ritmo e compromettere l’immersione.

Outro

Metal: Hellsinger VR riesce a portare su Meta Quest 2 buona parte delle idee che hanno reso l’originale interessante, forse però non supera bene gli ostacoli tecnici del mezzo, che compromettono un po’ l’esperienza complessiva. Nonostante i tanti e apprezzatissimi accorgimenti per il comfort visivo, la latenza e la difficoltà nel mantenere il ritmo musicale risultano un po’ nota stonata per il gioco.

This post was published on 5 Novembre 2024 23:00

Alessio Acunzo

Le biografie si scrivono in prima o in terza persona? Facciamo in prima, dai. Grafico pubblicitario con la passione per la tecnologia fin da bambino, mi sono dedicato a tutto ciò che è il mondo dei computer, diventando ben presto "quello a cui si chiedono tutte le questioni tecnologiche". Il che va anche bene finché avete bisogno di un consiglio per il prossimo smartphone da acquistare... ma quando mia nonna mi incastra mettendomi in mano il manuale del forno e della lavastoviglie non sono proprio a mio agio, insomma, ecco. Nel 2018 ho fondato Octa, la mia agenzia di comunicazione digitale, per la quale sono Creative Director, Grafico Pubblicitario, Web Designer e... portinaia. Nel 2020 ho deciso di incominciare la mia avventura di YouTuber con il canale ufficiale di Octa e da qui la mia passione per la tecnologia è cresciuta ancora di più fino a spingermi a collaborare con Player.it per ritagliarmi uno spazio anche nella scrittura di articoli e recensioni.

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