A chi scrive piace pensare che insito nell’essere umano ci sia un qualche tipo di tendenza naturale dell’uomo all’avventura e all’esplorazione; nel mondo dei videogiochi ci sono veramente pochi titoli che riescono a incarnare questa tendenza meglio della saga di Ys, uno storico brand giapponese di Falcom che da 35 anni a questa parte mette sul campo una particolare tipologia di Action-RPG in grado di soddisfare le anime più avventure.
Un brand, purtroppo, non così noto in occidente ma molto amato in Giappone, che tra riproposizioni, porting e altre amenità ha raggiunto più di una dozzina di titoli. Di questi Ys X: Nordics è l’ultima iterazione della saga “principale”, uscito originariamente nel 2023 in Giappone e arrivato in questo caldo autunno 2024 anche da noi, in lingua inglese.
Ys X Nordics è l’ennesimo proseguio di un percorso in cui l’avventura e il dinamismo sono al centro dell’esperienza di gioco; con tutta una serie di twist più o meno interessanti che vedremo più nel dettaglio all’interno di questa recensione.
Ys X: Nordics si incastra all’interno del canone della saga circa un mese dopo la fine di Ys 2, durante il tragitto che Adol, Dogi e il Dr. Flair fanno per raggiungere la regione boscosa di Celceta (di cui abbiamo parlato nella recensione ad-hoc). Costretti a rimanere nella zona dell’Obelia Gulf dai “normans” dopo aver attraversato il mare su di un traghetto illegale, i nostri (o più nello specifico, Adol) si ritrovano come prigionieri di una situazione alquanto sgradevole.
Le forze normanne e gli abitanti del luogo, infatti, sono “ostaggi” dei Griegr, creature immortali che possono essere ferite solamente attraverso l’utilizzo del “mana”, una particolare risorsa magica che soltanto in pochissimi riescono a maneggiare, Adol compreso. Ad accompagnare la lotta di Adol contro i Griegr troviamo il personaggio di Karja Balta, un pirata norman coeatanea del protagonista con la quale dovrà forzatamente convivere.
I due, forti di quest’alleanza forzosa, si spalleggeranno a vicenda esplorando la regione del Golfo attraverso un’imbarcazione, cercando di capire tanto perché i Griegr vogliano destabilizzare la zona quanto a cercare le origini del mana che li accomuna. Tutto questo viene fatto all’interno di un mondo di gioco, come al solito, dettagliato in maniera interessante, che rilegge con garbo e furbizia elementi reali e storici all’interno di un contesto fantasyeggiante.
I “norman” di cui Karja fa parte, infatti, altro non sono che una rilettura fantasiosa che mescola i normanni” ed i “vichinghi”, che stavolta interpretano il ruolo di “polizia del mare” all’interno di un frammento di mondo che mescola Spagna e Francia. La scrittura di personaggi e situazioni non è esattamente brillantissima ma in sé questo non è un problema vero e proprio, in quanto Ys altro non fa che riproporre i canoni della saga aggiornandone le sensibilità e il gameplay di iterazione in iterazione; per quanto i personaggi non siano esattamente esaltanti, infatti, il problema è forse dato dal ritmo che è un po’ troppo compassato nella prima metà del gioco, arrivando a incalzare davvero soltanto durante la seconda, col rischio concreto di perdersi qualche giocatore per strada.
Nonostante un incedere non esattamente esaltante, dove Ys risulta sempre esaltante è nel proporre la sua versione di avventura. Esattamente come i due capitoli precedenti, Nordics altro non fà che ricompensare il giocatore che vuole esplorare, prima all’interno di mappe e livelli lineari, poi all’interno di una serie di grandi open map da navigare con il proprio vascello, prima molto lentamente (pure troppo) e poi con un ritmo sempre più forsennato.
L’esplorazione in questo decimo capitolo è senza dubbio soddisfacente: c’è una grande quantità di cose da fare e ci sono tantissimi dungeon secondari che si possono esplorare per il semplice gusto della scoperta; recuperare risorse, armi e materiali è poi indispensabile per poter affrontare le complesse sfide che il gioco mette davanti al giocatore, così da permettere al battle system rinnovato di brillare.
Prima di concentrarci sul battle system, però, è bene specificare una cosa: a brillare di luce propria in Ys sono i dungeon, che nella loro linearità offrono al giocatore comunque montagne di intrattenimento. Falcom, in tal senso, è riuscita ad arricchire in maniera davvero interessante dei dungeon prevalentemente lineare nel loro sviluppo attraverso piccoli enigmi ambientali, sezioni platforming e momenti in cui diventa necessario utilizzare delle abilità legate al mana, offrendo al giocatore sempre un qualcosina da fare nel tentativo di arrivare dal punto A al punto B senza che ci sia soltanto il combattimento.
Quest’ultimo non manca ed è molto divertente, sebbene manchi un po’ del bilanciamento che aveva reso l’esperienza di Lacrimosa Of Dana borderline perfetta.
La saga di Ys, con forse una o due esclusioni su 12+ capitoli, ha sempre potuto vantare un sistema di combattimento intelligente, intrigante, veloce e profondo; Ys X Nordics in tal senso non fa eccezione alla regola proponendo una grande meccanica centrale: la possibilità di attaccare e difendere con due personaggi contemporaneamente.
Tenendo premuto il grilletto R2, infatti, si attiva la modalità Duo: questa avvicina Adol e Karja facendoli attaccare all’unisono, con grande aumento del DPS. Non solo: quando non si attacca in modalità Duo si è perennemente in guardia, potendo quindi parare la stragrande maggioranza dei colpi e nullificando i danni; questa modalità, inoltre, aggiunge all’equazione anche oltre 4 abilità che hanno accesso ad un moltiplicatore chiamato Revenge Gauge.
Eseguendo schivate, parando colpi in modalità duo ed effettuando parate perfette (con un tempismo simile ai parry) è possibile far aumentare il moltiplicatore fino a raddoppiare, triplicare, quadruplicare e così via il danno delle abilità. Questo diventa particolarmente utile durante le battaglie con i boss che, rispetto i passati capitoli della saga, hanno un sistema di scudi rigenerabili che vanno azzerati ma togliendo dall’equazione l’ottimizzazione e il dinamismo che invece caratterizza i capitoli precedenti. Perché? Perché le battaglie con i boss si sono trasformate in stalli alla messicana in cui, piuttosto che attaccare e schivare, conviene rimanere sulla difensiva per far aumentare il moltiplicatore per poi utilizzare un attacco caricato e iniziare effettivamente a intaccare i punti salute dell’avversario.
Altro problema, anche stavolta legato in un certo senso al “ritmo di gioco” è invece quello delle battaglie navali, che non sono particolarmente originali ma indubbiamente funzionicchiano come minigioco centrale per Nordics. Peccato che la nave durante i primi quattro capitoli sia veramente difficile da controllare a causa della scarsissima velocità, ammazzando sul nascere la voglia di esplorare finché per motivazioni di storia non si riesce a potenziare almeno un paio di volte il parametro corrispondente.
Tutto questo, in ogni caso, viene ampiamente controbilanciato dalla quantità gargantuesca di contenuti (alcuni scritti anche sorprendentemente bene) secondari che il gioco propone ma siamo sicuri che in parecchi storceranno il naso davanti a questo genere di problematiche.
Tecnicamente, inutile girarci intorno, si sente la zavorra rappresentata dal fatto che il videogioco è nativo per Nintendo Switch. Non serve essere particolarmente tecnici per capire perché: gli ambienti sono scarni, gli effetti particellari “elementari” rispetto la media odierna, il quantitativo di dettagli a schermo basso, i modelli poligonali dei protagonisti e dei mostri sono più o meno ok, anche i momenti più spettacolari comunque sentono il peso degli anni.
Certo, su Playstation 5 il gioco non scende sotto i 60 frames nemmeno se costretto dalla più incredibile delle esplosioni o dal numero di NPC a schermo ma la qualità dei modelli poligonali e degli ambienti rimane comunque quella di un videogioco per Nintendo Switch. Nella nostra recensione, considerata l’anima action del gioco, la cosa che conta è il quantitativo di frames al secondo che permangono a schermo ma siamo più che sicuri che in tanti si perderanno un bel gioco proprio per il comparto tecnico.
Non perché poi esteticamente il gioco sia brutto, anzi: l’estetica anime funziona sempre anche quando essenziale ma forse si inizia a sentire la necessità di avere videogiochi che abbiano un “quid” in più anche quando la grafica è semplice, perché il rischio di sentirsi annientati dalle produzioni anime stile moderne come Tales Of Arise o il recentissimo Metaphor è elevato. Siamo certi che con il prossimo capitolo della saga, che plausibilmente uscira sul successore di Nintendo Switch, il problema non si porrà nemmeno.
Applausi sperticati, invece, per la colonna sonora che è in perfetto stile Falcom e che, per dirla con una terminologia giovane, spacca! I brani d’accompagnamento hanno un gusto melodico sopraffino, oltre che scelte timbriche ben ragionate che non fanno rimpiangere i soundfont sintetici e nostalgici di Playstation 2 mentre quelli più dinamici veleggiano tra il rock ed il metal, sempre con il sopraffino gusto melodico e armonico tipico dei giapponesi.
Ys X: Nordics è un altro interessantissimo videogioco di una saga storica che invecchia e rimane sempre molto interessante, sebbene ogni tanto mostri il fianco a questa o quell’altra caratteristica. Al netto di un comparto tecnico limitato e di un gameplay con un bilanciamento un po’ più raffazzonato del solito, Ys X: Nordics rimane l’ennesimo esempio di una saga avventurosa che sà mettere il giocatore al centro di un’esperienza particolarmente intrigante, magari non la meglio raccontata o la meglio rappresentata, ma di certo una di quelle che sente di non farti sprecare tempo in cose che non servono una volta superati i primi ostacol.
This post was published on 14 Ottobre 2024 15:00
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