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Recensioni

Monster Jam Showdown | Recensione (PS5) | Corse matte e arcade di camion giganti a forma di squali, velociraptor e pirati

Quando si tratta di competizioni sopra le righe e tamarre (in senso buono), gli USA sono sicuramente i migliori maestri. Si potrebbe citare il wrestling o lo stesso football americano, forme spettacolarizzate rispettivamente della lotta libera e del rugby, ognuna appariscente a suo modo.

Tra queste competizioni in salsa stelle e strisce rientra perfettamente in categoria il motorsport Monster Jam, un tour di sfide tra enormi vetture, i monster truck, che si esibiscono in diverse tipologie di stunt e gare fin dal 1992. La competizione è stata trasmessa anche in Italia a partire dal 2005, con il commento di voci storiche di questi tipi di show come quella di Giacomo Ciccio Valenti. Si tratta di gare davvero sopra le righe, dove enormi vetture truccate (in tutti i sensi) si esibiscono in stadi per fare acrobazie incredibili, o in piste sterrate per le più disparate gare. Nel tempo team interi, camion e piloti sono diventati vere e proprie icone di questo sport.

Nei primi anni 2000 lo show americano ha cercato di espandersi e di portare introiti anche tramite prodotti correlati, tra cui i videogiochi. Il primo videogioco a tema, Monster Jam: Maximum Destruction, risale infatti al 2002. Da allora si sono susseguiti diversi titoli videoludici nel tempo con diversi cambi di studi di sviluppo ed editori, ma la triste verità è che, nonostante ore di divertimento e buoni ricordi per qualche giocatore, la serie di videogiochi di Monster Jam non si è mai ben distinta per le opinioni della critica e dal pubblico, collocandosi sempre in valutazioni mediocri o… peggiori.

In altre parole la serie Monster Jam è sempre stata appannaggio dei soli appassionati di queste gare, tagliando fuori grandi fette di potenziali pubblici interessati a gare arcade o semplicemente a videogiochi in grado di far passare una buona mezz’ora di divertimento.

Credo sia anche per questo motivo che in questo momento storico, dopo tanti titoli di dubbia qualità, il marchio di Monster Jam sia stato affidato a Milestone, eccellenza italiana e globale per quel che riguarda lo sviluppo di giochi di corsa; la storia di Milestone parla da sola, ma può darsi che una buona luce sia stata vista dallo showbusiness americano dopo aver notato i considerevoli (e divertentissimi) risultati avuti con i due giochi finora usciti di Hot Wheels targati Milestone.

Diamo dunque il benvenuto a Monster Jam Showdown, nuova iterazione videoludica dello show americano; Milestone ci ha fornito una chiave di gioco per PlayStation 5 agli inizi di agosto, così da farci passare settimane estive all’insegna di derapate, sgommate e capriole.

Lo studio italiano sarà riuscito a far fare un salto di qualità a questi monster truck cafoni e appariscenti? Risposta breve: sì, ma c’è ancora molto margine di miglioramento e siamo su una buona strada per far fiorire finalmente la serie.

Per la risposta lunga, approfondiamo meglio i pro e i contro di questo gioco nei prossimi paragrafi.

Derapate e completismo

In Monster Jam Showdown non c’è nessuna storia che accompagna il giocatore, nessuna carriera: solo il fango e la polvere sollevati dalle derapate di quattro ruote motrici, ognuna più grande di ogni singolo pilota; in altre parole, si viene calati fin da subito in pista, nel vivo dell’azione e del gas. Conta solo vincere, battere record e sbloccare nuove piste e nuove vetture così come nuovi banner e titoli da sfoggiare in multiplayer.

Monster Jam Showdown mette in chiaro fin da subito di essere un gioco arcade essenziale, dove la fanno da padrone la competizione e il divertimento nudo e crudo, senza fronzoli. Ogni camion ha sempre le stesse potenzialità: non vi sono statistiche, almeno visibili, che indichino differenze di potenziale in qualsivoglia abilità o meccanismo delle vetture.

Le uniche differenze tra i monster truck sono estetiche e relative ai bonus conferiti durante le gare: ci sono vetture che fanno guadagnare più esperienza in determinati tipi di mappa, e altre che fanno guadagnare più punti nelle singole gare se vengono effettuati particolari stunt.

Il game loop di Monster Jam Showdown nella sua essenzialità volge tutto al completismo: livellare e superare sfide sblocca bonus aggiuntivi delle vetture, oltre a far guadagnare nuovi contenuti di gioco, che si trattino di piste, gare, camion, livree o banner. La maggior parte delle vetture ha carrozzerie di famosi team e famose vetture dello show televisivo, come Blue Thunder o Grave Digger, e altri “mostri” del make up automobilistico con truck a forma di dinosauri, draghi, squali, pirati e zombie!

Un gioco del genere, tutto improntato sul completismo, purtroppo mostra il fianco a un grado di ripetitività che costringe i giocatori a passare non molto tempo nelle sessioni di gioco. Monster Jam Showdown va dunque spolpato con calma, un po’ alla volta ogni giorno, evitando chiusoni di ore e ore che potrebbero stancare. Ciò è dovuto proprio all’essenzialità intera dell’esperienza, dovuta anche dall’offerta di contenuti: ci sono 3 mappe (Death Valley, Colorado e Alaska) e almeno 100 piste su ognuna di esse, ma molte di queste piste in realtà sono ripetizioni di tracciati già proposti con qualche minima variazione.

Le tipologie di gara a disposizione sono una decina, anche se alcune sono varianti di competizioni già esistenti; si passa da gare di velocità in semplici circuiti da 3 giri a circuiti a forma di 8 da 5 giri (occhio agli incidenti!), da gare di freestyle dove inanellare più combo possibili ai best trick dove invece bisogna eseguire proprio combo specifiche indicate dal gioco, da scontri testa a testa su circuiti paralleli nella stessa area, alle orde dove bisogna “catturare” gli avversari sorpassandoli nel minor tempo possibile.

Vi è poi una gara speciale, lo Showdown, che consiste nello sfidare una singola vettura speciale in una gara su circuito da 3 giri dove però bisogna anche totalizzare un buon punteggio con gli stunt. Queste gare sono più rare e solitamente consentono di vincere la vettura sfidata.

Nelle settimane di prova del gioco ci è stato possibile testare ogni modalità tranne il multiplayer, per ovvia assenza di giocatori, ma online sono previste anche le gare caccia al tesoro e sopravvivenza. Sono previsti anche piani per pass stagionali e playlist di competizioni da affrontare con amici e sconosciuti. Tra i prossimi contenuti in arrivo è prevista anche una nuova mappa tropicale, presumibilmente ambientata alle Hawaii.

Cura tecnica a marchio Milestone

In Mosnter Jam Showdow quanto discusso si sposa alla grande con la dinamicità e la cafonaggine del gameplay che può sfociare anche nel tecnico grazie alla manovrabilità del doppio sterzo. Vetture del genere, oltre ad avere 4 ruote motrici, sono anche in grado di sterzare con le ruote posteriori; ciò nella vita reale e nel videogioco comporta l’esecuzione, in particolare, di curve e derapate la cui riuscita può fare la differenza sulla pista.

Per esempio, personalmente nelle piste piene di curve, mi son trovato meglio a derapare sterzando ruote anteriori e posteriori dallo stesso lato quando si imbocca una svolta, per poi raddrizzare il camion verso l’uscita ruotando nel senso opposto le sole ruote posteriori. O ancora, nelle gare di freestyle, partire da fermi con entrambe le file di ruote girate verso lo stesso senso comporta l’esecuzione dello stunt donut che può tornare molto utile quando si tratta di inanellare delle combo in queste gare.

Un vero peccato che in alcuni contesti la fisica di gioco risulti un po’ troppo ballerina: capita che avvicinandosi a un guard rail o a una barriera, per esempio, la vettura in alcuni casi si imbizzarrisca dato che le enormi ruote vi aderiscono come se fosse terreno. Non so quanto sia voluta una cosa del genere data la stazza dei monster truck, ma per questa ragione ho personalmente trovato molto ostico completare alcune piste.

Se non altro, vedendo gli scorsi capitoli di Monster Jam in cui le ruote non lasciavano nemmeno tracce sui percorsi, va constatato come la sapienza di Milestone abbia svolto un gran lavoro, portando l’IP a uno stato aggiornato, fresco e moderno anche dal punto di vista tecnico, e non solo dal lato del gameplay. I difetti discussi finora, insomma, sono inezie se consideriamo che Milestone ha praticamente passato gran parte del tempo a costruire una base solida su cui edificare il futuro della serie. Personalmente sto già sognando una modalità carriera, così come opportunità di creazione di tracciati e di modifica del proprio truck!

Segni sul tracciato che restano per tutta la durata della gara, anche dopo diversi giri, vanno a braccetto con polvere, neve e fango che sporcano i dettagliati modelli dei truck, con le carrozzerie che si sfaldano e disgregano in maniera realistica, con gli effetti luce moderni che rendono l’esperienza sempre più gradevole, ma soprattutto con una colonna sonora davvero azzeccata dove l’elettronica si intervalla ora con interludi western, ora con sonorità phonk – personalmente un passo avanti di Milestone per me visto che non ho mai gradito le scelte audio dei loro Hot Wheels.

Per i possessori di PS5, c’è anche una piccola coccola da parte degli sviluppatori: il DualSense è sfruttato in maniera certosina: al di là del feedback aptico che lascia sentire ogni tipo di terreno affrontato dalle vetture e ogni urto, dal pad vengono riprodotti anche i suoni più diretti delle vetture tra urti, scariche di turbo e sgommate.

Essenziale ma efficace

Monster Jam Showdown rappresenta un passo avanti significativo per la serie, pur mantenendo la sua essenza arcade e tamarra che ha sempre contraddistinto il franchise. Grazie al tocco magico di Milestone, il gioco ha guadagnato in termini di solidità tecnica e di divertimento, senza sconfinare in simulazioni realistiche che ne avrebbero snaturato l’esperienza caciarona e spensierata. Nonostante una ripetitività di fondo e piccole mancanze, Showdown offre un’esperienza arcade godibile e moderna che ci auguriamo farà da promettente fondamenta ai futuri capitoli di Monster Jam.

This post was published on 26 Agosto 2024 8:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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