Data stellare 07062.017, diario del Capitano. Ogni fan di Star Trek, almeno una volta nella vita, ha sognato di sedersi su quella poltrona, al centro della plancia di una nave spaziale, e pronunciare queste parole. Non esiste appassionato, in giro per il mondo, che non sogni di potersi accomodare ad una delle postazioni dell’Enterprise ed andare la dove nessuno è mai giunto prima. Devono aver pensato questo in casa Ubisoft, mentre studiavano il modo di regalare un’esperienza unica a tutti i possessori di un casco per la realtà virtuale. Ci sono riusciti con questo Star Trek Bridge Crew? Il verdetto non è facile, proviamo ad analizzare nel dettaglio quello che ci siamo trovati tra le mani.
L’idea di base di questo Star Trek Bridge Crew è semplicemente geniale. Una nave stellare, la USS Aegis, quattro postazioni principali necessarie ad espletare tutte le funzioni base per controllare questa nave. Ognuna di queste postazioni potrà essere occupata da una persona in carne ed ossa, in quella che è a tutti gli effetti una modalità cooperativa online, oppure gestita da una IA. L’unica postazione necessariamente umana è quella del comando. Ci troveremo cosi a poter giocare come novelli ufficiali della flotta stellare in uno dei vari ruoli a disposizione. Fin qui tutto semplice e abbastanza intuitivo, ma una volta seduti alla nostra posizione le cose cambiano. L’uso della realtà virtuale ci permette di osservare la plancia in tutta la sua bellezza. Possiamo vedere gli altri membri dell’equipaggio e il visore principale, ma alla fine verremo quasi completamente assorbiti dalla nostra consolle.
Le varie postazioni sono la vera caratterizzazione del gioco. Si dividono in Navigazione, Tattica, Ingegneria e Comando. Il nostro navigatore avrà dunque un comando per gestire il beccheggio della nave, con la griglia di rotta e un comando per aumentare o diminuire la spinta dei motori. Potrà manovrare sul posto, o impostare rotte per viaggi a velocità d’impulso o warp. Ovviamente il livello di spostamenti che potremo fare dipende dall’energia messa a disposizione dal nostro capo ingegnere. Mentre per la rotta o le manovre dovremo cercare di eseguire quanto comanda il nostro capitano. La postazione tattica si occupa di scansionare l’area intorno alla nave, gestisce gli armamenti, i siluri fotonici, e può infiltrarsi nei sistemi computerizzati delle altre navi, per interromperne le comunicazioni e mandare offline scudi e motori nemici. L’Ingegnere è colui che si occupa di gestire l’energia totale della nave, e la sua ripartizione tra scudi, armi e motori. Dovrà dunque continuamente fornire energia a chi ne ha più bisogno, coordinando le squadre di riparazione per uscire fuori dalle situazioni più ingarbugliate, o rendere disponibili i motori a curvatura per uscire fuori da una situazione delicata. Infine c’è il capitano, l’unico a non avere una vera consolle interattiva. il capitano infatti ha accesso a tutte le letture delle altre postazioni e deve fare in modo di impartire a tutti gli ordini giusti nel momento giusto. Questo porta a fasi di gioco molto concitate, dove ogni giocatore deve riuscire a fare la cosa giusta nel momento giusto, e richiedere una certa padronanza dei vari ruoli.
Durante le varie missioni che mi sono trovato ad affrontare, ho avuto chiara la sensazione che questo Star Trek Bridge Crew sia un gioco pensato esclusivamente per l’online. Se infatti esiste una modalità single player, in cui noi saremo il capitano di una plancia gestita interamente dalla IA, impartire gli ordini ai bot non sarà divertente come darli ad un equipaggio umano. Spesso anzi, l’equipaggio non riuscirà ad eseguire in tempo la manovra che avevamo in mente, costringendoci a prendere possesso temporaneamente della postazione interessata. Questo finisce per togliere un po’ di magia alla simulazione, e riporta tutto all’idea che qualsiasi missione è meglio affrontarla con alleati umani. Con persone vere infatti si sono create delle situazioni davvero epiche, che sono riuscite a farmi provare sensazioni fantastiche. Fuggire da cinque navi Klingon che ti danno la caccia, mentre il capitano continua a farti cambiare rotta per trovare una via di fuga, il tattico cerca un punto debole nella formazione avversaria e l’ingegnere cerca di darti potenza a motori e scudi per sopravvivere è stato davvero esaltante. Posso assicurare che dopo una delle missioni più impegnative, della durata di poco inferiore all’ora, ero completamente sudato, teso come se avessi davvero rischiato la pelle, ma felice come poche altre volte mi era capitato. In questo senso la campagna principale offre svariate ore di divertimento. Le missioni principali sono poco meno di una decina, con una durata media di 45 minuti l’una. Compreso il famoso test della Kobayashi Maru. Ci sono poi delle missioni random e la possibilità di giocare come membri dell’equipaggio dell’Enterprise originale degli anni ’60.
Fino a questo punto son quasi tutte rose e fiori. Purtroppo per Ubisoft, Star Trek Bridge Crew tecnicamente non è all’altezza del suo magnifico gameplay, e questo è veramente un peccato. Un’idea tanto bella meritava di essere sfornata nel modo giusto, proponendo ai possessori di VR un prodotto che rubasse l’occhio oltre che il cuore. E in questo il fallimento è davvero critico. Nella versione per PS4 i modelli poligonali sono a dir poco ridicoli. La grafica è indegna di un titolo next-gen, per non parlare di esplosioni, phaser ed effetti speciali. La grafica sembra rimasta ferma al famoso Bridge Commander e parliamo di un gioco del 2002! Per quanto riguarda gli effetti sonori invece sono molto fedeli a quelli della saga, ed è un piacere sentire il rumore di un viaggio a velocità luce o del lancio di una salva di siluri. Altro punto assolutamente a sfavore del titolo è la localizzazione. Passi che il titolo sia interamente in inglese, ormai è qualcosa con cui bisogna iniziare a convivere. Manca però la possibilità di mettere qualsivoglia tipo di sottotitolo. Non arriviamo a chiedere un sottotitolo in italiano, non sia mai, ma almeno un sottotitolo in inglese aiuterebbe a capire alcune conversazioni che avvengono in gioco. Alcune navi trasmettono messaggi di soccorso in modo già disturbato, e può capitare di perdere il senso di alcuni momenti concitati. Altro punto negativo è il fatto che nel matchmaking si possa scegliere solamente il continente, rendendo quindi impossibile trovare altre persone della propria nazione. Io ho giocato quasi unicamente con persone tedesche o inglesi e bisogna avere una certa padronanza dell’inglese per coordinarsi con tutto l’equipaggio. Per mettere insieme un equipaggio italiano bisogna affidarsi a canali esterni, e questo francamente non è tollerabile.
Il giudizio finale su questo Star Trek Bridge Crew dunque è spaccato in due. Da un lato il cuore. Vivere in prima persona le emozioni di Kirk o Picard è incredibile. Un sogno per qualsiasi fan della saga. Il cervello però ti riporta alla realtà, ti fa notare che un gioco del 2017, pagato 60 euro, non può presentarsi con quel livello di grafica. Ovviamente in futuro potrebbero sempre sistemare molte cose con l’uso di patch, aggiungere contenuti, insomma rendere questo simulatore il “nirvana” di ogni Trekker che si rispetti, ma ad oggi ancora non lo è, o almeno non riesce ad esserlo per le potenzialità che ha. Resta un prodotto per un pubblico di nicchia, godibile nella sua bellezza unicamente dai veri appassionati, ma che a causa di una grafica imbarazzante e di una meccanica abbastanza complessa (seppur nel suo realismo), probabilmente non diventerà mai un best-seller. La speranza è che Ubisoft riesca ad aggiustare un po’ il tiro, ad ascoltare la community, a regalarci add-on, nuove navi, campagne storiche e di fantasia, per farci arrivare davvero la dove nessuno è mai giunto prima.
Star Trek Bridge Crew è un gioco che sicuramente riesce a cogliere alla perfezione gli aspetti di plancia e simulativi di un’astronave delle serie e dei film dell’omonima serie. Riesce a regalare una grande esperienza cooperativa e sarà sicuramente una gioia per tutti i fan. Un comparto grafico non all’altezza, la totale mancanza di localizzazione e la natura di nicchia del prodotto stesso lo rendono però difficilmente fruibile da tutti coloro che non sono degli ultra appassionati.
Grazie a: Ubisoft
This post was published on 14 Giugno 2017 13:30
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