In un mondo ormai desolato, distrutto da una misteriosa epidemia, resta un unico apprendista alchimista potenzialmente in grado di creare La Cura per salvare sé stesso e la nuova popolazione degli Agari, piccole creature fungine che si sono sviluppate e stabilite nella casa del vecchio alchimista.
The Last Alchemist è un rilassante videogioco indie di Vile Monarch e pubblicato da Marvelous che mescola avventura, gestione delle risorse e puzzle game, sebbene con qualche difetto impossibile da ignorare.
Dopo aver raccolto nei dintorni della casa del mastro alchimista i materiali necessari a creare i primi strumenti utili e macchinari, inizia la lunga serie di creazioni che sfruttano le essenze alchemiche. Ogni ingrediente, quando viene tritato, rilascia una propria essenza colorata, dalla composizione unica e dalla struttura facilmente combinabile alle altre.
Ogni coppia di essenze però può dare origine a più combinazioni diverse se gettata nel macchinario apposito a caso: a questo serve il microscopio, dispositivo che permette al protagonista di spendere un po’ di ore in-game per studiare i due componenti così da appuntarsi la formula perfetta (e dal nome impronunciabile) per ogni possibile combinazione dei due. Distillando invece si possono scomporre le essenze per ottenere altri elementi ancora, in quello che è a tutti gli effetti un puzzle game.
Questi meccanismi possono risultare un po’ macchinosi all’inizio, ma una volta compresa la giusta catena di montaggio, anche le essenze più complicate non avranno segreti, anzi sarà estremamente soddisfacente giungere al risultato sperato dopo varie fasi di tritatura, fusione e distillazione. I generi puzzle e gestionale si fondono perfettamente, ma quando finalmente la sfida inizia a farsi sentire… tutto finisce.
La storia principale è abbastanza lineare e termina dopo circa otto ore, a seconda di quanto vi siete lasciati trasportare dalla raccolta dei materiali e dalle lunghe passeggiate nelle campagne limitrofe. Purtroppo, manca tutto ciò che renderebbe l’avventura più emozionante, come fare una maggiore conoscenza di tanti NPC e risolvere i loro problemi con side quest soddisfacenti (ce ne sono giusto un paio che aggiungono molto poco allo storytelling e al tempo di gioco). Inoltre, alcune funzioni sono state sfruttate poco, come la possibilità di estrarre semi e coltivarli o l’arredamento della casa.
Coltivare è praticamente inutile visto che tutti i materiali – eccetto uno su cui ruota la quest principale – sono facilmente raccoglibili in grandi quantità, mentre costruire mobili pare uno sforzo di risorse visto che i materiali in eccesso si possono posizionare sul pavimento senza scadenza alcuna e anche le sedie più semplici da costruire permettono di recuperare energia già molto rapidamente.
Insomma, alcune scelte fatte dagli sviluppatori non hanno contribuito a invogliarci a costruire tutto ciò che il gioco offriva o scoprire ogni singola combinazione di essenze visto che non tutte erano utili alla progressione. È stata un’esperienza rilassante in un ambiente colorato e graficamente gradevole che però comunica poco al giocatore, un peccato viste le interessantissime meccaniche alchemiche e il tantissimo spazio a disposizione per svolgere ognuna delle attività sopra descritte.
Un giochino rilassante, ma che non ha molto da offrire se non alcune ore di serenità e degli interessanti magheggi con l’alchimia. La trama un po’ vuota e la solitudine del personaggio si avvertono prepotentemente, rendendo il tutto un po’ più malinconico e meno “wholesome” del previsto, mentre il gameplay si poteva arricchire di più missioni e interazioni con gli NPC, soprattutto in vista delle solide idee alla sua base e delle meccaniche ingegnose. Molto soddisfacente la creazione di miscugli alchemici complessi.
This post was published on 11 Luglio 2024 16:01
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