Nel mondo dei giochi di ruolo alla giapponese c’è un brand che si meriterebbe un pubblico enorme ma che invece fatica a raggiungere i meritati livelli di popolarità. Studiandone un po’ la storia, però, diventa molto più facile capire il perché dietro questa scostanza tra i meriti associati e la popolarità effettiva: la saga di The Legend Of Heroes: Trails comprende una decina di giochi, tutti collegati tra loro per trama, ambientazioni ed eventi e pertanto giocarli in maniera singola significa rischiare di perdersi parte del gusto e del divertimento.
The Legend Of Heroes: Trails Through Daybreak, però, sembra essere un perfetto secondo punto di partenza, almeno per gustarsi le ultime scelte narrative fatte dalla saga nel percorso della sua macrotrama. Nel fare ciò, però, gli sviluppatori di Falcom si sono presi diverse licenze su alcune delle caratteristiche “centrali” degli altri giochi della saga portando a quella che è sicuramente una prima crepa nei confronti del fandom storico. Sarà il tempo a dirci se la scommessa è stata vinta o persa.
TTD è un videogioco ambientato all’interno della repubblica di Calvard, un luogo che confina con l’arcinota (almeno per chi ha giocato i precedenti capitoli della saga) con la città stato di Crossbell e che per stavolta rappresenterà la casa del protagonista Van Arkride, professione Spriggan. Il nostro altro non è che un particolare tipo di agente che segue vicende a metà tra legalità e l’illegalità, rendendo impossibile l’aiuto da parte o della polizia o della gilda dei Braciers.
Una vita professionale tutto sommato “monotona”, almeno finché l’arrivo di Agnes Claudel, una studentessa dell’accademia di Calvard, non scombussolerà tutto a causa del contenuto della sua borsetta; quello che viene dopo è il solito andirivieni di nomi, concetti, comploti, intrighi e misteri che ha caratterizzato anche i precedenti capitoli della saga. The Legend Of Heroes: Trails Through Daybreak continua sul solco tracciato dai precedenti capitoli della saga, mettendo tantissima carne al fuoco e dipingendo con sempre maggiori dettagli un mondo di gioco incredibilmente fascinoso, per quanto un minimo respingente a causa di quanto è necessario sapere per poter effettivamente cavare un ragno dal buco.
I legami con il passato della saga sono ben gestiti e, al netto di qualche richiamo che anche io ho dovuto cercare su Reddit perché incapace di ricordare così tanto, per il resto TTD rappresenta un ottimo punto di seconda partenza per chi vuole scoprire una saga scritta bene e dal grande worldbuilding, potendo anche approfittare id una ricca sezione enciclopedia con tutte le informazioni del caso.
Piccole rivoluzioni sono state portate avanti anche dal punto di vista ludico oltre che narrativo: per la prim volta nella saga, infatti, è presente un sistema di moralità che ci permette di dare al nostro protagonista Van la direzione che decidiamo. Questo non incide in maniera assoluta sul macrocosmo del mondo di gioco, bensì va ad alterare alcune delle dinamiche ludiche: alcuni membri del party, ad esempio, sono reclutabili soltanto soddisfando determinate caratteristiche morali mentre alcune quest sono sbloccabili soltanto comportandosi come i peggiori spriggan della città; un’idea efficace che dona un pizzico di “modernità” in più a un gioco che altrimenti strutturalmente ricalca concetti e visioni già ampiamente esplorati negli ultimi dieci anni di Trails.
L’altra grande novità, forse questa la più grande in assoluto per la saga, è l’introduzione di battle system action per tutte quelle che sono le battaglie con i mob. Attenzione però: il battle system action è utilizzato soltanto per le “battaglie minori” mentre tutte quelle contro i boss più grandi e importanti sono ancora con il vecchio (e ancora terribilmente efficiente) sistema a turni. Il livello di profondità è assimilabile a quanto abbiamo visto con i precedenti capitoli della saga (quindi siamo su livelli altissimi) ma c’è forse un po’ di sbilanciamento in termini di potenzia lasciata nella mani del giocatore, che rischia di annoiarsi presto considerando la forza delle tecniche a sua disposizione.
Tra le altre cose Trails Through Daybreak soffre anche di un’altro problema ludico: ha un ritmo, specie all’inizio, che non invita il giocatore a rimanere incollato all’esperienza. Questo perché, essendo l’ennesima ripartenza per una saga gigantesca, deve comunque mettere sul piatto una montagna di informazione e lo fa proprio nelle prime quindici ore di gioco, con un’infinità di dialoghi e una montagna di informazioni aggiuntive.
Dal punto di vista tecnico i discorsi da fare si riducono ulteriormente perché siamo sull’ “ok, meglio così che in altre maniere”. The Legend Of Heroes: Trails Through Daybreak è un videogioco del 2021 arrivato in occidente solo nel 2023 ma anche in questo caso risulta tecnicamente arretrato rispetto ai giochi di ruolo del periodo; l’unica vera innovazione rispetto al passato è l’avere impiegato gli artifici tecnici necessari per rendere l’esplorazione delle città più interessante, eliminando i caricamenti tra interni ed esterni.
Graficamente il livello di modellazione poligonale va dal “buonino” al “non ci siamo proprio” ma è inutile incaponirsi sull’argomento: è un prodotto che concentra i suoi sforzi nel presentare una storia e dei personaggi affascinanti e in quest senso ha molto più senso ragionare sul valore estetico della proposta, piuttosto che sul numero di poligoni o sul tipo di effetti particellari utilizzati.
Molto buona anche la colonna sonora, che come tipico di Falcom naviga in bilico tra il mondo del J-rock e quello del kawaii metal per impostazione chitarristica e scelte melodiche; la zuccherosità di alcuni frammenti di canzoni, tra le altre cose, vi rimarrà appiccicata addosso per mesi, tanto che vi ritroverete a canticchiare pezzi come Wild Beat per più tempo di quanto vorreste ammettere a voi stessi.
The Legend Of Heroes: Trails Through Daybreak è un prodotto che cerca di ampliare il bacino di utenza di una saga davvero difficile da gestire e lo fa con molti alti e qualche basso. Ottimo il lavoro fatto con la narrativa, un po’ meno quello fatto col gameplay che però ha piantato dei semi estremamente promettenti, pessimo invece il lavoro fatto con il ritmo. C’è comunque abbastanza per far innamorare chissà quante persone dell’universo narrativo costruito da Falcom nel coso degli ultimi venti anni e non vediamo l’ora di vedere cosa ci sarà dopo questo Trails Through Daybreak.
This post was published on 28 Giugno 2024 21:30
Poco più di un mese alla fine del 2024 ed è tempo di bilanci: quali…
Apple è pronta a cambiare tutto in vista del lancio del prossimo iPhone 17, con…
Per quanto riguarda Postepay c'è una funzione che non tutti conoscono e che forse non…
Tutti i vantaggi del servizio Game Pass Ultimate di Microsoft a praticamente metà prezzo: richiedilo…
L'Amica Geniale continua a essere una delle serie più viste sui canali Rai ma per…
Usare lo smartphone come piattaforma da gaming non è più un'assurdità, soprattutto grazie ai nuovi…