Dopo il boom del quinto capitolo della saga di Persona, la Atlus ha ricevuto l’attenzione che meritava anche dall’occidente e ha, in relativamente poco tempo, reso giocabili i capitoli più caratteristici della saga su quasi ogni piattaforma. Tra questi Persona 3, plausibilmente, era quello che più aveva bisogno di un remake.
L’originale, rilasciato nel 2006, aveva già tre versioni differenti: quella normale, la FES e la portable uscita nel 2009. Al di là dell’età e della sua storia di sviluppo divisa, Persona 3 era invecchiato molto male pur mantenendo la sua importanza nella saga, complice anche la crudezza della narrativa
Persona 3 Reload (più avanti semplicemente “Reload”) per la fanbase è stato un annuncio tanto atteso quanto felice. Visto il successo e la qualità di Persona 5, le aspettative erano alte.
Tra la semplice remastered grafica e un remake completo, la Atlus ha colpito il centro, trovando un giusto equilibrio tra fedeltà all’opera originale e integrazione delle nuove meccaniche; ora vi spiego il perché.
AVVERTIMENTO: Persona 3 parla di suicidi e depressione. Un problema tanto diffuso in Giappone, tanto di più all’epoca. I temi trattati dal gioco non sono affatto leggeri, simili ad alcuni discussi in Persona 4 o 5 in taluni archi narrativi.
Persona 3 catapulta il protagonista a Tatsumi Port Island, città che ospita la Gekkoukan High School, scuola superiore in cui il protagonista si è appena trasferito per continuare i suoi studi al secondo anno.
Presto scoprirà che essere assegnato in un dormitorio misto è la cosa meno strana che gli capiterà attorno. Infatti le giornate a Tatsumi Port Island sono composte da 25 ore: le normali 24, più l’ora buia. Un’ora che scatta allo scoccare della mezzanotte e che solo pochi possono vivere consciamente. Tutto il resto delle persone subiscono una trasformazione magica in bare per tutti i 60 minuti.
Durante quest’ora buia, la scuola Gekkoukan si trasforma in un enorme torre che contiene mostri chiamati Ombre, e l’unico modo per sconfiggerli è usare il potere dei Persona: evocazioni magiche che rappresentano aspetti cristallizati della personalità dell’individuo. Assieme ad altri studenti dotati dello stesso potere, il protagonista entrerà a far parte della squadra caccia-ombre chiamata S.E.E.S, squadra esecutiva extracurricolare speciale.
La S.E.E.S indagherà sull’origine delle ombre e di questa torre, battezzata Tartaro, scoprendo che è dietro la causa di una condizione sempre più diffusa tra le persone: la sindrome apatica, una simil malattia che trasforma le persone in gusci vuoti privi di qualsivoglia motivazione di vivere.
Vi dipingo meglio la situazione: in una società giapponese sempre più claustrofobica vi è un’ora della notte tanto macabra quanto pericolosa, la cui presenza minaccia l’esistenza delle persone attraverso una malattia simile alla depressione ma più intensa, capace di trasformare gli afflitti in ombre di sé stessi.
Combattere di petto le ombre non basta a fronteggiare questa minaccia: in pieno stile Persona, a dare realmente la forza, indirettamente e direttamente, al protagonista sono i legami che forgerà.
Una bellissima parabola che racconta la storia di come in un mondo ostile l’unica soluzione è la social catena Leopardiana: creare legami e darsi la forza e la determinazione di sconfiggere qualsiasi ombra blocchi la strada.
Rispetto alla trama dell’originale, Persona 3 Reload sceglie una strada più fedele a quella raccontata dall’anime e sceglie la versione con protagonista maschile. Infatti in una delle sue versioni, vi era l’opzione di interpretare una protagonista femminile con alcuni legami sociali differenti.
D’altro canto, Reload aggiunge molte nuove occasioni di passare il tempo con il cast di S.E.E.S e ottenere dei benefici ulteriori utili ad altre fasi del gioco, pur mantenendosi fedele alla visione originale.
Dal cucinare assieme, al leggere manga in compagnia fino al trattare alcune piante assieme, questi momenti sono una finestra perfetta sulla quotidianità dei personaggi e fungono da collante tra membri che altrimenti sembrerebbero interagire molto poco.
Inoltre, per compensare l’assenza di affinità sociali con alcuni personaggi, una delle critiche principali dell’originale, Reload offre delle scene distribuite nel corso del’anno che caratterizzeranno questi personaggi e la loro relazione con il protagonista.
Non temete, al contrario del gioco originale, portare al massimo una relazione con un legame non farà scattare automaticamente una relazione amorosa; per il resto la trama è pressoché invariata. Non ci sono giorni aggiuntivi a fine anno, al momento non c’è contenuto che segue la battaglia finale come in Persona 5 Royal, quindi esplorate i vostri legami prima!
Le meccaniche slice of life per cui la saga di Persona è diventata famosa rimangono il fulcro dell’esperienza riassumibile con: “un corso accelerato su come ottimizzare la vita di un adolescente“.
Nella maggior parte dei giorni il protagonista dovrà scegliere attività da fare nei suoi due momenti liberi, solitamente dopo scuola / giorno e sera. Le opzioni sono principalmente tre: spendere tempo con un legame, per aumentarlo di livello, lavorare o spendere tempo a migliorare le sue abilità sociali, necessarie per alcuni legami particolari.
Come negli altri giochi della serie, ogni legame ha dieci livelli massimi, raggiungibili spendendo tempo con loro. Migliori saranno le risposte date durante i dialoghi, meno tempo andrà speso per massimizzare una relazione. Al contrario di Persona 5, portare al massimo le relazioni donerà soltanto una nuova fusione dei Persona, e nessun beneficio secondario.
Rispetto all’originale, l’esperienza è molto migliorata e user-friendly. Ad esempio è stata aggiunta una opzione “riavvolgi” con la quale si può cambiare l’azione effettuata prima di un salvataggio, rivivendo il giorno in questione.
Le abilità sociali sono tre e divise in sei livelli come nell’originale, Sapere, Coraggio e Fascino. Le attività da fare per farle aumentare sono meno rispetto a Persona 5, ma sono aumentate occasioni per farle aumentare mentre si passa del tempo con i propri legami. Potete pure dire addio alla ardua scelta tra il tempo di qualità con persone care e l’auto miglioramento.
Un altro cambiamento rispetto alla versione originale di Persona 3 è che in Reload, così come in persona 5 Royal, le affinità sociali non si possono rompere ma si possono al peggio invertire qualora il legame venga trascurato o maltrattato. Una volta portati i legami al livello massimo però questi non saranno più a rischio.
Tutte le nuove attività hanno una doppia lama sottile: sebbene le attività siano aumentate, i giorni liberi sono gli stessi. Ciò implica che portare al livello massimo tutti i legami è dunque estremamente difficile alla prima run. Non solo, ma allo stato attuale sembrerebbe richiedere una run quasi perfetta.
Nella divisione temporale del tempo da dedicare ai legami, Reload è molto più sbilanciato degli altri Persona. La maggior parte dei legami prendono i pomeriggi scolastici, lasciando le sere con pochi legami e le caratteristiche. Considerate che quest’ultime si possono facilmente portare al massimo, non è raro nei mesi finali avere molte delle sere libere. In questi casi non poterle usare per completare i legami mancanti fa un po’ mangiare le mani.
I salti temporali e gli eventi di trama che occupano intere giornate non aiutano la pianificazione. Non aspettatevi dunque che sia una passeggiata esplorare tutti legami. Le lezioni a scuola sono state tutte rinnovate e trattano tutti argomenti nuovi, ergo le vecchie guide sono tutte inutili.
Anche le richieste di Elizabeth sono aumentate, specialmente quelle che richiedono di esplorare la città alla ricerca di interazioni speciali, e riempiono la mappa dandogli vita.
L’altra faccia della medaglia di Persona, quella ereditata da Shin Megami Tensei, è un perfetto mix di meccaniche tra Persona 4 Golden e Persona 5.
La struttura alla base è sempre la stessa degli altri Persona, il Press Turn Battle System.
Il combattimento avviene a turni, dove ogni personaggi a schermo è dotato di un dato numero di abilità offensive, difensive, di supporto ocn elementi a corredo; nello specifico tanto i persona quanto gli avversari hanno innate resistenze e debolezze nei confronti di specifici attributi; chiunque compia un’attacco nei confronti di un avversario sfruttando l’elemento a cui quest’ultimo è debole ottiene un vantaggio di risorse concretizzato in un… turno bonus!
A questo sistema P3R aggiunge il Baton Pass, ovvero la staffetta tra un membro e un altro del gruppo che permette al giocatore di cambiare il personaggio giocabile quando si guadagna un turno extra; qualora tutti i nemici dovessero cadere a terra, il gruppo potrà effettuare un potente attacco chiamato assalto. A questa struttura base vanno aggiunte tutte le meccaniche tipiche di un JRPG: alterazioni, oggetti, guardia ecc.
Ancora più forte dell’assalto è un attacco speciale introdotto da Persona 3 Reload come ciliegina sulla torta: la teurgia. Determinate azioni, come usare abilità che consumano punti vita o punti speciali, cricano una barra chiamata teurgia. Quando questa barra si riempie, permette di effettuare un attacco potentissimo capace di infliggere danni ingenti e spesso anche alterazioni. Le animazioni e il design di questi attacchi sono mozzafiato e il loro potere è tale da far costruire intere strategia sulla loro esecuzione.
Queste fasi di combattimento sono alternate a fasi di esplorazione all’interno dei tantissimi piani del Tartaro. Il Tartaro è il luogo d’origine delle ombre ed è praticamente un enorme dungeon visitabile nella maggior parte delle sere. La sua struttura ricorda molto il mementos di Persona 5.
Oltre alla potenza dell’attacco, effettuare un assalto ha anche altri vantaggi. Qualora l’assalto sferri il colpo di grazia all’ultimo nemico, ci sarà la certezza di una mano arcana: una scelta tra alcune carte pescate a caso che offrono benefici e vantaggi. Tra queste carte, spiccano i tarocchi maggiori, che donano bonus permanenti o per l’intera durata della visita al Tartaro. Qualora si dovessero pescare un determinato numero di tarocchi in una sola visita al Tartaro, si otterrà un impeto arcano, che aumenterà la potenza/rarità delle carte pescate.
Inoltre l’intera esperienza è migliorata con una vasta gamma di cambiamenti “quality of life”. Sia sparsi per i i livelli che prima di ogni boss e mini boss vi sono teletrasporti che permettono di tornare al livello 1 e accedere alla stanza di velluto e curarsi prima di procedere.
Alcuni livelli hanno ricevuto anche aggiunte tematiche, tra cui livelli “al buio”, boss opzionali (mica tanto considerato l’ammontare di esperienza e risorse che donano) e la presenza di orologi che permettono di ripristinare le risorse; anche la stanza di velluto è stata ritoccata nel Reload e a questa poi si aggiungono le modifiche al parco dei Persona disponibili, più ampio, nonostante la mancanza di alcune caratteristiche i giocatori che hanno giocato P5 ben conoscono.
Il gameplay di Persona 3 Reload riesce tutto sommato a trovare una dimensione in cui poter coniugare, per usare termini abusati dal mondo capitalistico, innovazione e tradizione inserendo nuovo contenuto e nuovi cambiamenti senza stravolgere l’identità del gioco originale.
Insomma Persona 3 Reload, nel bene e nel male, non è Persona 5 con la trama del 3.
La veste grafica di Persona 3 Reload è stata tecnicamente aggiornata grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine ed è, al giorno d’oggi, visivamente il gioco più bello della serie. Graficamente ogni singolo dettaglio appare ispiratissimo e difficile da dimenticare, con una cura veramente profonda per tutto quello che riguarda l’espressione delle emozioni attraverso la grafica. Basta soltanto citare la palette di colori, con blu, bianco e verde pallido per capire che ci troviamo davanti a un videogioco che è stato fatto con l’intento di rimanere stampato nelle retine delle persone ancora a lungo.
Persona 3 Reload gioca con i colori come pochi giochi hanno la capacità di fare, e ogni singolo componente grafico è in grado di raccontare una parte della storia o esprimere qualcosa sui suoi temi; il menu di pausa del gioco ad esempio dà un senso di nostalgia e isolamento per dirne una e non è chiarmaente l’unico esempio di ciò. È possibile tracciare un paragone tra l’isolamento che il protagonista ottiene dalle cuffie, ovattando i suoni esterni a quello che si ottiene immergendo la testa sott’acqua. Pura poesia.
Così come negli altri capitoli, nulla è lasciato al caso in Persona 3 Reload.
Impossibile poi non spendere qualche parolina per celebrare il design dei personaggi e la cura riposta nella realizzazione delle animazioni, tra i migliori in assoluto della saga in entrambi i casi; in Reload il rinnovato livello tecnico raggiunto rende l’impatto visivo un vero e proprio spettacolo per gli occhi, che riesce anche a mediare quelli che sono i momenti più ripetitivi dell’opera come l’esplorazione del tartaro.
L’aspetto grafico non è stato l’unico a ricevere una ventata d’aria fresca. La soundtrack è stata registrata di nuovo più intensa e melodica che mai, con tutti i brani delle varie versioni in un solo gioco.
La colonna sonora è un misto tra rap e rock, ad accompagnare l’epica battaglia contro la depressione e le ombre del Tartaro. Sebbene nessun brano singolo lascia il segno come “Last Surprise” (You’ve never seen it coming …) di Persona 5, Mass Destruction fa il suo lavoro e accompagna tutti i combattimenti per più di 90 ore senza annoiare.
Il gioco ha anche ricevuto un doppiaggio ex novo e i doppiatori hanno fatto un lavoro egregio, con note eccezionali per Yukari e Junpei, i primi due compagni di avventure.
Il gioco è sottotitolato in italiano e la traduzione risulta grosso modo impeccabile, con giusto qualche parola qua e là tradotta in cannarsiana maniera.
Persona 3 Reload è il simbolo della qualità e bellezza che la Atlus ha raggiunto nei suoi titoli. Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli e con rispetto per l’opera originale. La trama è un pugno nello stomaco come pochi nella storia dei videogiochi e lo storytelling Atlus, in questa rinnovata veste, non fa altro che giocare con le emozioni del giocatore, forgiando un’esperienza indimenticabile come poche nell’industria.
This post was published on 1 Febbraio 2024 19:15
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