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Recensioni

Like A Dragon: Infinite Wealth | Recensione del titolo più grande e completo della saga (PS5)

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando la serie Yakuza è approdata anche in Occidente: un cambio di combat system, un nuovo protagonista e anche un rebranding che va a rendere canonico il titolo ufficiale giapponese anche qui.

Ciò che non è cambiato, seppur qualche lamentela prevedibile sulla modifica del sistema di combattimento, è la grande passione che i giocatori provano nei confronti di questa serie, tanto da aver convinto Sega a rendere disponibili i sottotitoli anche in italiano nelle ultime iterazioni, compresi i capitoli di Judgment.

Passione reciproca perché quando si gioca a un capitolo di Like A Dragon si percepisce nitidamente l’ardore con cui il team ha lavorato per consegnare ai giocatori il miglior titolo possibile. E con Infinite Wealth che andiamo a recensire, siamo davvero di fronte al capitolo più grande e completo, su cui è stato riversato tutto l’amore e l’impegno possibili.

La donna più ricercata del mondo

Infinite Wealth è strettamente collegato, ovviamente, al capitolo precedente dal titolo Like A Dragon, che da molti fu visto come un reboot senza esserlo in realtà, e a Gaiden, anch’esso considerato in maniera erronea come uno spin-off per la sua durata più ridotta rispetto alla media, che presenta vicende fondamentali per comprendere ciò che avverrà dopo. Quel dopo è appunto Infinite Wealth.

Il clan Tojo e l’Alleanza Omi non esistono più, il Grande Scioglimento è l’evento – a cui Kazuma e Ichiban hanno partecipato attivamente – che ha scosso le fondamenta della Yakuza, creando però anche un grave problema sociale. Gli affiliati non hanno più un “lavoro” e si sono riversati sulle strade. come cani randagi. Ed ecco che entra in gioco di nuovo Ichiban che ha trovato occupazione presso Hello Work, l’ufficio di collocamento di Yokohama.

Qui Ichiban dà una mano agli ex membri della Yakuza a trovare un lavoro onesto. Si è rifatto una vita, come d’altronde i suoi vecchi amici, Nanba, Saeko e Adachi. I tumulti del passato, gli scontri all’ultimo sangue sembrano solo un ricordo, ma ben presto le cose cambieranno. Ichiban viene accusato ingiustamente di fare affari loschi da un canale che trasmette live streaming molto seguito. La sua reputazione e quella dei suoi amici viene rovinata, cosicché la loro strada incrocia nuovamente vecchie conoscenze.

Scoprirà verità scottanti sulla famiglia Arakawa a cui era legato, tra cui l’identità di sua madre biologica, una certa Akane. Ora il suo unico obiettivo diventa quello di trovarla e per farlo è disposto a spingersi fino alle Hawaii, ultima posizione nota di sua madre. Anche qui, però, le cose si complicano oltremodo: ancora una volta viene incastrato e si ritrova costretto a scappare dalla polizia locale.

Nel mentre, anche Kazuma, alle “dipendenze” della Daidoji, viene spedito alle Hawaii allo stesso scopo, trovare Akane. Qui i due protagonisti si incontreranno di nuovo rendendosi conto che la persona che stanno cercando è davvero la più ricercata del mondo. Sulle sue tracce ci sono la misteriosa Organizzazione Yamai, la gang locale dei Barracuda e la Ganzhe. Perché questo dispiegamento di forze criminali per una donna? Kazuma e Ichiban faranno la spola tra Giappone e Stati Uniti d’America per scoprirlo, tra vecchi alleati e nuovi amici/nemici.

Raccontare altro non ci è possibile per l’accordo di non divulgazione, ma sarebbe anche molto complesso, perché il team di sceneggiatori non si è adagiato sugli allori dopo i successi precedenti proponendo una storia avvincente dall’inizio fino alle battute finali e mettendo sul tavolo solo carte vincenti. Infinite Wealth mette in scena un crime drama complesso, ma mai confusionario.

Il giocatore sarà sempre in grado di unire tutti i puntini arrivando a comprendere il grande disegno, grazie a una sceneggiatura convincente che tratteggia quella zona grigia in cui spesso i personaggi della serie si trovano. Anche gli avversari possono diventare alleati, come chi credi che non ti tradirà mai può trasformarsi nel perfetto antagonista. Mai però il colpo di scena è guidato e, soprattutto, mai risulta ridicolo e insensato.

Anche il personaggio più odioso ha alle spalle una storia che dice tanto sulla sua natura e sulle sue motivazioni, in particolar modo bisogna fare un plauso alla caratterizzazione di Yutaka Yamai, a capo dell’omonima organizzazione, che da villain “pure evil” si è pian piano rivelato in modo inatteso. Il team poi ha voluto anche dare una dimensione più moderna affrontando temi come l’invasione nella vita delle persone dei social network e la capacità dei nuovi mezzi di comunicazione di manipolare l’opinione pubblica.

Come da tradizione, non mancano poi elementi comici che vanno a smorzare la serietà delle scene più intense. Questi, nel nuovo corso della serie, appaiono assolutamente in linea con l’atmosfera generale non risultando mai invadenti e anticlimatici perché, se nei vecchi titoli i combattimenti non proponevano elementi caricaturali rimanendo standardizzati sullo stile narrativo del gioco, in Like A Dragon invece, per la fervida immaginazione di Ichiban, grande amante di j-rpg, i nemici vengono visti dai suoi occhi – e quindi dai nostri – come folli e sopra le righe (grazie a un espediente narrativo molto intelligente, inoltre, anche Kazuma vedrà i nemici trasformarsi).

Combattere contro maniaci esibizionisti, lottatori di sumo, capitribù in mutande, statue che prendono vita, pirati alti tre metri, mentre dei fotografi ti scattano foto per indurti alterazioni di stato come malia, è uno spasso, ma non ti fa dimenticare che la main story è tutt’altro che leggera.

Il party al completo

Infinite Wealth è sotto tutti i punti di vista il capitolo più grande e completo della serie, dal punto di vista contenutistico, del casting e, di conseguenza, delle ore che servono a portarlo a termine. Circa 60 ore solo per la storia principale, ma se si vuole fare tutto, ma proprio tutto, le ore si moltiplicano vertiginosamente, anche perché, come vedremo, ci sono alcune attività secondarie che da sole sono giochi a sé stanti.

Il combattimento a turni è stato ampliato per venire incontro anche a chi è più affezionato allo stile da picchiaduro brawler. Ora il party può muoversi entro un’area circolare limitata che consente maggiore dinamismo e una maggiore strategia. Non basta più selezionare tra le voci del menu di battaglia a schermo – Attacco, Difesa, Tecniche, Altro (uso di oggetti curativi e di stato, cambio personaggio) -, infatti per avere un decisivo vantaggio è necessario guardare la posizione dei nemici e quella dei propri alleati.

In combattimento, è possibile fare più danni sfruttando il bonus prossimità e il bonus attacco alle spalle. Nel primo caso, se ci si avvicina il più possibile al nemico l’indicatore del bersaglio diventerà rosso, ciò significa che siamo abbastanza vicini per ottenere il bonus. Un attacco di prossimità toglie molti più PS per ovvi motivi, stessa cosa dicasi per l’attacco alle spalle. Se vediamo che il nemico ha ingaggiato un nostro compagno, ed è il nostro turno, bene, possiamo avvicinarci di soppiatto alle sue spalle e ottenere il bonus che fa danni incrementati.

Non è tutto qui. Se nello scenario ci sono oggetti contundenti (le biciclette e i comodini sono oggetti contundenti?), possiamo avvicinarci a questi per eseguire un attacco con oggetto che farà anch’esso molti più danni, se poi troviamo un oggetto con caratteristiche particolari (fuoco, ghiaccio, elettricità) e lo usiamo contro un nemico debole a quell’effetto di stato, potete immaginare che duro colpo possiamo infliggergli.

Ma la cosa più divertente ed efficace, che rende il combat system davvero più dinamico, è senza dubbio la possibilità di effettuare attacchi di coppia se prima di attaccare ci avviciniamo a un nostro compagno. Ciò sarà possibile se avremo un livello di legame abbastanza alto con esso. Più è alto il livello legame, più sarà devastante e diversificato l’attacco. Per aumentare il legame con gli altri membri del party bisogna, ovviamente, combattere il più possibile assieme, andare a mangiare qualcosa con loro, parlare dei loro interessi in punti specifici della mappa andando a completare una “scheda relazione” e completare missioni specifiche per ogni compagno.

Quando il legame diventa molto alto, si sblocca il gioco di squadra supremo, indicato da una barra a forma di infinito. Quando questa si riempie, saremo pronti a sferrare un attacco combinato, introdotto da una breve cutscene, dagli effetti distruttivi. Se si vuole avere la meglio su nemici molto forti, pertanto, oltre a guardare il livello dei pg, è fondamentale controllare il livello legame e il rango. Proprio come nel capitolo precedente, le classi sono sostituite dai lavori, con il rango che indica quanto siamo “esperti” in quel lavoro.

Il rango va a influenzare le Tecniche in nostro possesso, utilizzabili spendendo PT. Si parte con un lavoro di base che si può “masterare” per sbloccare le tecniche più potenti specifiche di quella professione, tuttavia il gioco non vuole che ci fossilizziamo su un lavoro per tutta la durata dell’avventura. Grazie alle cabine di Alo-happy, l’ufficio di collocamento di Honolulu, è possibile modificare la nostra posizione lavorativa, partendo di nuovo dal rango più basso. Questo non deve farci demordere, perché salire di rango su più lavori ci permette di sbloccare tecniche con cui potremmo trovarci maggiormente a nostro agio in fasi più avanzate del gioco, con nostra grande soddisfazione per aver trovato una combinazione di lavori efficiente per una sezione specifica.

Novità rispetto al capitolo precedente è quella di poter esportare – soddisfacendo dei requisiti – tecniche da un lavoro a un altro, perché potrebbe capitare di cambiare lavoro, trovando le tecniche giuste per il nostro stile di gioco, ma volerne utilizzare una della professione precedente che comunque ci piaceva. Le combinazioni sono tantissime, tra tecniche prettamente offensive o difensive, con elevato DOT, curative, che infliggono alterazioni di stato, all’arma bianca, con armi da fuoco, etc. Questa varietà è dovuta a una buonissima quantità di lavori su cui rankare e a un folto party, più grande del capitolo precedente.

A un certo punto dell’avventura, Ichiban e Kazuma si divideranno con il giocatore impegnato a combattere su due fronti, uno alle Hawaii e uno a Yokohama. Ognuno ha un proprio party per un totale di dieci personaggi con i quali sperimentare a proprio piacimento i lavori disponibili. In un certo senso, possiamo dire di essere di fronte a due capitoli della serie uniti in un corpus unico.

Il combat system con Kazuma si mantiene in questo standard, ma con delle differenze in linea con il personaggio. In battaglia, Kiryu può optare tra stili diversi, lottatore, assalto e bestia, da switchare in base alle caratteristiche del nemico che abbiamo dinanzi. La particolarità del gameplay di Kazuma sta nelle azioni furore che si attivano quando siamo vicini a un particolare oggetto o pezzo di scenario e, soprattutto, nella modalità Rinascita del Drago. Quando la barra Euforia si riempie, possiamo attivarla trasformando il gioco per qualche secondo da j-rpg a picchiaduro brawler. Potremo infatti controllare liberamente il Drago di Dojima per riempire di pugni i malcapitati di turno.

Attività per infinite ore di gioco

Prima abbiamo parlato di 60 ore di durata della main story che vanno di pari passo con la necessità di superare più volte i piani di due dungeon appositamente pensati per fare farming (come nel capitolo precedente); da questo punto di vista dobbiamo far notare che se nella prima avventura di Ichiban gli incontri casuali in giro per la mappa, ben presto, diventavano inutili per livellare a causa di nemici troppo scarsi e pochi EXP ricevuti da essi, in Infinite Wealth la situazione è stata migliorata con l’aumento progressivo della forza nemica casuale. Inoltre, i nemici, oltre a dare più EXP, droppano una gran quantità di materiali utili a potenziare e creare armi ed equipaggiamento presso l’officina.

Ciò, comunque, non fa sì che si possa evitare di ripetere più volte i dungeon che rimangono il mezzo migliore per livellare. D’altro canto, dobbiamo far notare che il gioco nel suo livello standard – l’unico accessibile nella prima run – risulta essere molto abbordabile. I veterani del genere noteranno sicuramente un livello di difficoltà non particolarmente impegnativo, infatti la ripetizione dei dungeon, pur non facendoci mai diventare degli dei, fa sì che con 4-5 livelli al di sopra del livello consigliato si possa andare avanti dritti come una spada.

In linea di massima, le 60 ore della main sono poco influenzate dai dungeon, risultando proprio effettive. Ciò che aumenta in modo considerevole la longevità è la struttura delle attività secondarie, ma chiamarle così sarebbe uno sgarbo. Alcune di esse possono considerarsi addirittura dei giochi a parte.

Senza entrare troppo nei dettagli di ogni singola attività, per non rischiare di rovinarvi l’entusiasmo quando le affronterete, sappiate che ognuna di esse potrebbe portarvi via settimane assuefacendovi. La più immediata è senza dubbio CrazyEats, minigioco con cui Sega omaggia se stessa; si tratta di una versione di Crazy Taxi in cui il nostro eroe, per racimolare un po’ di soldi, si mette in sella di una bici per consegnare cibo agli NPC. Se un giorno Sega dovesse decidere di immettere sul mercato un gioco del genere su smartphone, farebbe impallidire i mostri sacri del mobile gaming.

Da tempo aspettavate un Pokémon per PlayStation? Altro che Palworld, c’è la Lega Sujimon a tappare questo buco. Come nel gioco precedente, le versioni “mostruose” dei nemici – così percepiti da Ichiban – sono definite Sujimon, e ogni volta che ne viene sconfitto uno, questo va a inserirsi in una sorta di database, un bestiario. Stavolta, però, non è solo collezionismo, in Infinite Wealth i Sujimon possono essere catturati e fatti combattere tra di loro nelle arene. È possibile formare la propria squadra di Sujimon e andare in giro per la mappa a sfidare altri allenatori.

Se invece avete voglia di un’attività più rilassante, c’è Dondoko Island, un resort dei sogni risotto a una discarica che saremo chiamati a riportare all’antico splendore per far ritornare i turisti e rendere piacevole il loro soggiorno. Se vi piacciono i gestionali, questa attività potrebbe monopolizzare il vostro tempo e farvi dimenticare che c’è una donna da trovare.


Dal punto di vista tecnico, Infinite Wealth non si discosta molto dalle produzioni precedenti dato che ormai il Dragon Engine ha dato tutto quello che poteva dare, tuttavia la resa visiva generale è sempre di ottimo livello. È dal punto vi sta estetico che invece possiamo spendere due parole in più perché la nuova ambientazione hawaiiana rappresenta una ventata d’aria fresca di cui necessitavamo. Come abbiamo anche detto in fase di anteprima, camminare per Honolulu ci ha fatto percepire spesso le vibes di Vice City, cosa che non ci disturba affatto.

Sonoro e sound design ci hanno oltremodo convinti con una colonna sonora sempre sul pezzo e dialoghi recitati e doppiati – sia in inglese sia in giapponese – mai banalmente o in modo sciatto. Ovviamente, consigliamo di giocare in giapponese, anche se quando arriverete alle Hawaii alcuni personaggi parleranno comunque inglese perché è la loro lingua madre.

Commento finale

Like A Dragon: Infinite Wealth è un miglioramento del capitolo precedente: più grande, più completo, con un party più ricco, con nuove e vecchie ambientazioni. Ancora una volta RGG Studio ha confermato di avere voglia di stupire e di raccontare grandi storie. Se le 60 ore per completare la missione principale vi sembrano comunque poche, allora provate a fare tutto, ma proprio tutto, e vi ricrederete. Le attività secondarie sembrano quasi giochi a parte e potrebbero monopolizzare il vostro tempo, per settimane, in particolar modo la Lega Sujimon e Dondoko Island. Il combat system è divertente, a tratti dissacrante, con avversari bizzarri e tecniche folli da usare in battaglia che rendono ogni scontro un grande festival. Pur rimanendo ancorato ai turni, il gioco riesce a far percepire in maniera netta le differenze tra il gameplay di Ichiban e quello di Kiryu. Se proprio volessimo trovare un pelo nell’uovo, potremmo dire che il livello di difficoltà è tarato verso il basso, ma se questo è un difetto dovete deciderlo voi. Regia, sceneggiatura e recitazione sono ai massimi livelli, mentre l’aspetto tecnico è in linea con le produzioni precedenti. Discorso diverso per quello puramente estetico che giova della nuova ambientazione hawaiiana.

This post was published on 23 Gennaio 2024 16:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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