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Recensioni

Against the Storm | Recensione (PC) | City builder roguelite in un’ambientazione dark fantasy

Questo anno solare 2023 non ha mai smesso di sfornare videogiochi incredibili, e tra questi credo fermamente vada aggiunto il rilascio completo di Against the Storm, videogioco indie di cui vi abbiamo raccontato già qualcosa in fase di anteprima e di early access negli anni passati.

Rilasciato nella sua versione 1.0 lo scorso 8 dicembre 2023 grazie agli studi di Eremite Games e al publisher specializzato in giochi di strategia Hooded Horse, Against the Storm ha sfondato il muro dei 90 su Metacritic molto rapidamente e si è guadagnato sempre più recensioni positive in giro e sullo store di Steam, unica piattaforma dove al momento è disponibile.

Ma cos’ha di così efficace un city builder di stampo indipendente del genere? In passato vi abbiamo già parlato dei suoi punti di forza, non ci resta che approfondirli e inquadrarli nel rilascio finale di gioco, dove ormai lo sviluppo è stato completato e tutte le novità sono state aggiunte.

Un diluvio dark fantasy

La prima cosa che colpisce duro di Against the Storm è proprio il setting generale. Il dark fantasy è ormai un genere bistrattato e fin troppo reiterato, Against the Storm invece mette subito in campo una proposta originale e distante dai soliti cliché.

Il mondo di gioco è assediato da un diluvio magico e incessante chiamato Pioggiarovina che costringe i suoi abitanti a condizioni di vita estreme. Gli abitanti di questo mondo risiedono tutti alla Città Ardente, un luogo governato da una Regina impaziente che manda in avanscoperta i suoi sottoposti per creare insediamenti temporanei da cui estrarre risorse utili.

Il giocatore interpreta proprio uno dei Vicerè, comandato a esplorare il territorio circostante per costruire quegli insediamenti temporanei necessari a ottenere tutte le risorse possibili prima che torni di nuovo la parte imponente del diluvio, quella che cancellerà ogni traccia di civilizzazione e costringerà ogni nuova spedizione a partire daccapo.

In questo contesto, gli abitanti sono di diverse etnie fantasiose, ognuna con una specializzazione in alcune mansioni e con delle richieste specifiche per la propria felicità: gli umani sono bravi nel raccolto, le arpie preferiscono lavorare di filo e preferiscono mangiare biscotti, le lucertole sono brave nella caccia e preferiscono mangiare carne, e così via. Queste differenziazioni erano già presenti nelle vecchie build che abbiamo provato, ma nel corso dell’ultimo anno è stata aggiunta una nuova etnia: le volpi.

Ogni insediamento ha le sue sfide, regolate dalla mappa di turno. La vegetazione cresce fitta e per questo è necessario abbatterla per recuperare spazio ed esplorare le radure nascoste, tuttavia abbattere troppa vegetazione implica una avversione dell’ambiente, come se la foresta fosse viva e rigettasse il suo sfruttamento da parte del giocatore. Nel frattempo la pioggia incessante alterna le sue stagioni, dando il suo peggio in quelle più dure e toste.

In questo contesto il giocatore è spinto a esplorare ogni mappa, risolvendo gli eventi che le radure rivelano di volta in volta e avvantaggiandosi delle risorse che trova, sperando quindi di dominare le tempeste e le esigenze dei suoi abitanti… ma non finisce qui, perché per la riuscita dell’insediamento di turno è determinante anche l’impazienza della regina, che cresce col tempo portando pressione al giocatore. Questa può essere però diminuita completando gli ordini che arrivano dalla Città Ardente o risolvendo alcuni eventi scoperti nelle radure.

Ogni mappa scelta ha differenti caratteristiche e bonus, tutti consultabili dalla cartina generale con griglia esagonale. Più ci si allontana dalla Città Ardente al centro, più aumentano ovviamente la difficoltà e la varietà di biomi. Per la versione di rilascio di Against the Storm adesso sono presenti anche più strutture sulla griglia che possono conferire bonus o sfide agli insediamenti adiacenti, ed è stata aggiunta anche la possibilità di collezionare i Sigilli, utili alla progressione della struttura roguelite del gameplay e al lento ma inesorabile completamento del gioco. In particolare, le partite in cui bisogna sbloccare un Sigillo sono più ardue grazie a un evento centrale composto da più interazioni e, quindi, più malus.

Ogni volta che poi si torna alla Città Ardente è possibile acquistare miglioramenti per le partite future, salire di livello e, novità rispetto alle versioni di gioco precedentemente provate, si può approfondire la lore di gioco attraverso dei dialoghi da visual novel nella Casa. Per quanto sia carina come aggiunta, questa però sembra un po’ scollegata dal resto del gioco, complice forse anche la resa grafica in 2D che risulta un po’ piatta rispetto al resto del comparto grafico e artistico.

Ripetere senza mai ripetersi troppo

Against the Storm risulta un gioco complesso nel suo bilanciamento e nell’intersezione tra tutti i suoi sistemi, ma in realtà si presenta al giocatore con una facilità e un’intuitività ben studiata per essere di semplice approccio. Tutto inoltre è scalato per essere molto semplice all’inizio e progressivamente – e lentamente – sempre più tosto con l’avanzare del tempo.

Al tradizionale gameplay da city builder si accompagnano diverse meccaniche che, pur non snaturando la generale atmosfera di relax tipica di questi giochi, accendono comunque il tasto della sfida, donando al giocatore dinamiche coinvolgenti che spingono sempre a proseguire la propria partita o a costruire il prossimo insediamento.

Sfruttare una risorsa per generarne altre da sfruttare di conseguenza, tenendo a mente però le restrizioni e le possibilità della mappa di turno sono già di per sé prerogative coinvolgenti. In più si aggiungono gli eventi delle radure che impiegano abitanti per essere risolte; alcune radure, le più pericolose, hanno anche eventi che conferiscono malus mentre sono attive o se non vengono risolte entro certi limiti temporali.

A tutto questo poi bisogna tenere a mente i bisogni degli abitanti, i quali se sono insoddisfatti possono decidere anche di abbandonare l’insediamento o, peggio, possono morire, specialmente nelle stagioni in cui le piogge sono più forti. In più bisogna tener conto dell‘impazienza della Regina, dell’avversione della Foresta, degli Ordini in arrivo dalla Cittadella e, più avanti nel gioco, in alcuni effetti della Pioggiarovina che vanno trattati… col fuoco.

La stratificazione dell’esperienza di gioco di Aganst the Storm, soprattutto nel suo core della costruzione degli insediamenti, è accompagnata da una visualizzazione grafica dark fantasy ma non troppo, una cifra stilistica che fa molti occhiolini a opere come Warcraft con forme tondeggianti e colori saturi.

Per non parlare poi delle musiche sinfoniche da accompagnamento e degli effetti sonori che funzionano perfettamente anche da feedback acustici! Ovviamente in un’ambientazione del genere non può mancare il rumore della pioggia, perenne accompagnamento e probabilmente principale fonte di relax nell’esperienza generale del gioco.

Against the Storm tuttavia ha un incedere molto lento. Completare ogni insediamento dovrebbe durare circa 40 minuti, mentre salire nell’albero dei miglioramenti della Città Ardente, avanzare di insediamento in insediamento, di ciclo in ciclo, vuol dire avere tempi biblici per sbloccare il prossimo vero avanzamento di gioco o addirittura per finire l’intera esperienza.

Complessità, relax e sfida

Against the Storm è diventato mio malgrado uno dei titoli su cui ho giocato di più nel corso di questa conclusione del 2023. Ciò deriva solo in piccola parte dalla lentezza della progressione di gioco, perché in realtà è gran merito della gradevolezza del suo gameplay: un gioco contemporaneamente rilassante e sfidante, un city builder roguelite che nasconde un grande tasso di sfida e di complessità ma che, nella sua esperienza generale, è una carezza continua ai giocatori appassionati di strategia.

This post was published on 22 Dicembre 2023 18:45

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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