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Recensioni

Silent Hill: Ascension | Recensione/Opinione: E questo sarebbe il rilancio della serie?

Non è facile scrivere la recensione di Silent Hill: Ascension perché l’intera l’operazione, tuttora, presenta parecchi punti avvolti dalla nebbia, soprattutto in riferimento ai suoi veri obiettivi che, sulla carta, avrebbero dovuto puntare al rilancio della serie, ma che a conti fatti sembrano di natura maggiormente lucrativa e poco artistica, molto poco.

SH: Ascension è controverso per svariati motivi, dunque riuscire a unire tutti i puntini e redigere una recensione risulta davvero arduo; nel momento in cui scrivo, il gioco/web serie è arrivato al sedicesimo episodio, un numero che permette di mettere giù un’opinione abbastanza articolata. Avrei potuto iniziare a scrivere anche dopo il quinto episodio, perché fin dalle prime battute mi sono reso conto che ci fosse qualcosa che non mi convinceva appieno, però ho voluto aspettare di vederne quindici.

Entrano in ballo la professionalità e il rispetto per il lavoro altrui che non può essere messo sulla graticola come niente fosse. Il rispetto, però, deve essere reciproco, e io non l’ho percepito nei riguardi della serie horror per eccellenza e dei giocatori.

Cos’è SH: Ascension?

Una domanda che molti si sono posti prima, durante e dopo l’avvio del progetto. Il marketing dietro il “nuovo capitolo” della serie non è stato sempre esaustivo e particolarmente generoso di informazioni certe. Anche due minuti prima dell’inizio del primo episodio, molte persone non sapevano cosa fosse Ascension, e non solo giocatori comuni, i giornalisti stessi non avevano capito. Se questo accade, un problema c’è.

A lasciare più perplessi è stato il sistema di monetizzazione il cui funzionamento non è stato spiegato nei minimi dettagli quando ci sarebbe stata l’occasione. La struttura di Ascension fa sì che questo sistema non sia solo particolarmente predatorio, ma pure goffo. Ma ci torneremo dopo. Ascension è una web serie interattiva non live action – sfrutta l’Unreal Engine – suddivisa in episodi che vengono giornalmente trasmessi sul sito ufficiale e in parti giocate durante le quali gli spettatori diventano parte attiva potendo votare sull’esito di certe scene.

Ci si iscrive sull’app Android/iOS o sul sito, si crea un avatar (l’editor non è granché) e si personalizza con gli oggetti cosmetici che si preferiscono. A questo punto, è possibile visionare gli episodi o in live – l’orario italiano è parecchio scomodo – o in differita. Anche in quest’ultimo caso ci viene data l’opportunità di votare con la speranza di vedere l’esito che riteniamo opportuno. Ma come si vota? E qui si apre il vaso di Pandora.

Per votare dobbiamo essere in possesso dei Punti Influenza che vengono forniti completando le varie attività interne al gioco, compresi minigiochi ed enigmi, ma si tratta di una quantità talmente esigua che se si vuole davvero avere potere decisionale, è necessario mettere mano al portafoglio. SH: Ascension è gratuito, chiunque può vedere gli episodi e assistere alle decisioni altrui, tuttavia il suo sistema di monetizzazione si basa sui season pass e sugli IP bundle, i quali consentono di ottenere Punti Influenza.

Ci sono varie “misure” di IP bundle, più è costoso più IP vengono consegnati. Senza di essi, è praticamente impossibile poter davvero scegliere l’esito preferito. Le decisioni sono di gruppo, riguardano l’intera community, tuttavia chi ha speso più soldi riuscirà a far valere la propria scelta, sempre. Inoltre, è possibile votare la stessa preferenza più volte, questo porta a un tap compulsivo di chi ha soldi da buttare che riuscirà a far emergere solo e soltanto la propria preferenza.

SH: Ascension è a tutti gli effetti un pay-to-win, poiché alla fine di ogni scelta viene anche mostrata una classifica “top three” di coloro che sono riusciti a far valere maggiormente la propria influenza nella storia. Questo è a tutti gli effetti un sistema predatorio perché ti dice chiaramente che se non spendi soldi reali, non farai davvero mai parte della community, la tua scelta non varrà mai niente. Ed è goffo perché non tenta neanche di nascondersi, spiattellandoti in faccia il suo obiettivo, con una classifica di “buoni e cattivi”, dove i buoni sono i più ricchi/spendaccioni.

Dov’è il rispetto? In un sistema del genere manca del tutto, sia nei confronti dei giocatori sia della storia di Silent Hill perché questa viene sfruttata malamente per meri scopi di lucro, come viene sfruttato il suo nome per accalappiare coloro che aspettano un nuovo capitolo da ben undici anni.

Tutto sbagliato anche al di fuori della monetizzazione

Facciamo finta che il sistema di monetizzazione funzioni, anche in quel caso SH: Ascension rimane una grossa delusione per un motivo molto semplice: è concettualmente sbagliata tutta l’operazione, anche all’atto pratico. Provate a seguire una live e vi accorgerete che non può funzionare un survival horror inserito in quella struttura, figuriamoci Silent Hill.

Il gameplay vero e proprio è un insieme di QTE e minigiochi a schermo abbastanza banali, mentre intorno accade il delirio. Su browser è ancora accettabile, ma su mobile diventa letteralmente impossibile seguire ciò che sta avvenendo perché c’è una chat invasiva in cui si fa tutto tranne che seguire il gioco seriamente e lo schermo è perennemente occupato da stickers. Già, con i Punti Influenza si possono anche riscattare stickers che spuntano fuori fastidiosamente coprendo lo schermo e impedendo l’immersività.

Silent Hill è un horror molto intimo e personale, non può essere ridotto a una serata tra amici cazzoni che si fanno beffe di ciò che stanno guardando. Per quello c’è The Dark Pictures, e purtroppo devo tristemente rilevare che l’antologia di Supermassive Games è superiore ad Ascension. Dopo il primo episodio pensavo anche non avrei mai detto una cosa del genere, ma più sono andato avanti più mi sono reso conto che TDP ha perlomeno un obiettivo chiaro che viene perseguito con coerenza.

Le storie interattive di Supermassive riprendono il mood di un filone ben preciso dell’horror, ovvero il teen slasher, che vede un gruppo di ragazzi, non particolarmente brillanti, in situazioni di pericolo di morte. Le storie sono strutturate apposta per essere godute pienamente con gli amici – altrimenti non ci sarebbe la Modalità Cinema – e per passare una serata o due all’insegna di piccoli spaventi. Silent Hill non è questo e solo il fatto che si possa pensare a un paragone tra il target di TDP e la serie Konami significa degradare quest’ultima.

L’obiettivo di Ascension qual è? In quindici episodi non l’ho capito, anzi, un’idea me la sono fatta e non mi piace affatto. Genvid ha preso la palla al balzo della rinnovata voglia di Konami di riportare in auge la serie cercando di fare più soldi possibile attingendo da un sistema più vicino al mondo mobile e nascondendolo dietro a un nome importante che stava per tornare.

E ciò è confermato dalla durata degli episodi. Solo il primo dura una ventina di minuti, gli altri hanno una durata media di 5-8 minuti. Perché frammentare così tanto una storia che già di per sé fatica a ingranare ostacolata da chat, stickers e QTE a schermo? Genvid ha seguito una semplice equazione: più sono brevi gli episodi maggiore sarà il numero delle live, con un maggiore numero di live aumentano le occasioni in cui gli spettatori dovranno usare Punti Influenza… devo andare avanti?

Una serie da brividi

Adesso facciamo finta che non esistano né una parte giocata né un sistema di monetizzazione, che SH: Ascension sia esclusivamente una serie. Bene, il risultato purtroppo non cambia. A un certo punto, lo ammetto, ho smesso di guardare gli episodi in live sul sito e ho continuato la visione su YouTube, come una normalissima web serie.

Dopo quindici episodi, di Silent Hill neanche l’ombra. Si tratta di un horror generico senza alcun guizzo narrativo ed estetico che mostra dei limiti produttivi preoccupanti. La storia si divide in due filoni: da una parte abbiamo un culto, Foundation, i cui membri hanno risvegliato delle forze oscure mettendo in serio pericolo sé stessi e gli altri. La serie inizia proprio con un rito con un epilogo tragico, la morte di Joy, una giovane ragazza ben voluta dalla comunità. A praticare il rito è stata Rachel, uno dei personaggi principali della storia, la quale metterà in dubbio tutto ciò in cui credeva. La presenza di questa setta genera parecchi conflitti, in particolar modo Toby, fratello di Joy, medita vendetta aizzato dalla visione della vittima.

L’altro filone riguarda una famiglia norvegese proprietaria di una fattoria. Il patriarca Karl Johansen viene accusato da sua figlia, Astrid, di aver ucciso la madre, Ingrid, già gravemente malata, iniettandole della morfina, non prescritta dai medici. Quella notte, però, Karl ha visto qualcuno, o qualcosa in casa, la morte di sua moglie Ingrid è un mistero ben più complesso di un omicidio.

Per ora la storia ha mostrato pochissimi spunti interessanti e quasi solo punti deboli. A causa della brevità degli episodi, la trama fatica a venir fuori, perché spesso ci si ritrova a guardare cinque minuti di dialoghi che non portano avanti le vicende. La noia è lo stato d’animo più comune mentre si guarda un episodio, non ci sono angoscia, terrore, empatia nei confronti dei personaggi. Dimenticatevi la caratterizzazione di James Sunderland, Harry Mason, Angela Orosco, il mistero intrigante dietro a figure come Lisa Garland, Dahlia Gillespie, Michael Kaufmann, non c’è nulla di tutto questo. Faticherete a ricordarvi i nomi dei protagonisti.

Ciò è dovuto a una trama che non ingrana mai, un’estetica sciatta, un doppiaggio che, con un paio di eccezioni, risulta piatto e svogliato, animazioni rivedibili e totale assenza di espressività dei volti. La grafica arriva da almeno due generazioni fa, dimostrando che si è voluto fare il compitino e puntare esclusivamente sul sistema di monetizzazione. Alcune tracce della soundtrack sono carine, lontanissime dai fasti di Yamaoka, ma orecchiabili, tuttavia vengono sprecate per fare da colonna sonora a scene senza né capo né coda.

A peggiorare la situazione ci sono gli avatar dei giocatori che vengono inseriti nelle scene come premio per aver scalato le classifiche di influenza (per aver speso più soldi, quindi); sono davvero brutti, pertanto rovinano la già risicata immersività.

Commento finale

Zero rispetto. Non c’è stato rispetto per la serie e per i giocatori. Dopo quindici episodi (nel mentre saranno diventati diciassette), non si è visto nulla di decente, solo tentativi di spremere il più possibile i fan con un sistema di monetizzazione scandaloso. La serie non c’entra nulla con il gioco Konami, è un horror generico fatto male, con l’unico scopo di sfruttare un marchio importante che sta per tornare. E questo è il vero rammarico: il rilancio della serie è stato affidato ad Ascension, denotando poca lungimiranza e idee confuse. Peggio di così non si può fare, confidiamo nel remake di Silent Hill 2 e negli altri progetti – Townfall e F – perché proprio non ci siamo, per ora è stato sbagliato tutto.

This post was published on 17 Novembre 2023 11:37

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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