In un distopico e avanzatissimo futuro, l’umanità è stata completamente sterminata da un’epidemia globale e ha cercato rifugio nella scienza, creando i suoi stessi Dei Ex Machina col compito di ricostituire la specie. Ma cosa rende un essere umano tale? E come può una macchina comprendere e ricreare un’entità così complessa ed empatica come l’Uomo quando non è in grado di provare nemmeno le più banali emozioni? Crymachina di FuRyu e NIS America propone la sua visione in un titolo action frenetico e impegnativo che metterà a dura prova i vostri pollici opponibili e la resistenza al pianto, che il gioco rischia di procurarvi in alcune sue amare rivelazioni.
La recensione potrebbe contenere spoiler.
Il titolo ci è stato fornito per PS5, ma in occasione della Gamescom 2023 abbiamo provato in anteprima anche la versione per Nintendo Switch che ci è sembrata fluida e graficamente apprezzabile per gli standard della console, anche se non possiamo valutarne appieno la qualità avendo giocato solo una ventina di minuti in quell’occasione.
Le premesse di trama di Crymachina sembrano decisamente allettanti, ma a portare avanti la narrazione di questa tragedia distopica è il combattimento, qui suddiviso in più dungeon per ogni area occupata da un diverso Deus Ex Machina. Queste creature supreme sono infatti state create ognuna con un diverso ruolo nella restaurazione dell’umanità, distinguendo chi deve occuparsi dell’estetica, chi della definizione di umanità, chi dello sviluppo della civiltà. Insomma, un organigramma complesso che aveva a capo Propator, il primo Deus Ex Machina, pacificatore di tutti gli altri, ora scomparso misteriosamente lasciando in balìa del caos e del conflitto tutto il sistema.
Enoa, il Deus Ex Machina incaricato di ricostituire la psiche umana, si farà aiutare nell’impresa di ristabilire l’ordine dalle E.V.E., ragazze meccaniche create dall’inserimento di dati della personalità all’interno di corpi robotici pensati per il combattimento, nonché i personaggi giocabili che ci ritroveremo a usare negli stage di gioco. Queste dovranno accumulare ExP per essere riconosciute dal sistema come veri esseri umani e iniziare la ricostruzione del mondo dopo la tragica epidemia di 2000 anni prima. Potrete scegliere tra Leben Distel, Mikoto Sengiku e successivamente Ami Shido, tutte e tre connesse alla trama principale (sebbene con un importante focus su Leben) e giocabili una alla volta nei dungeon.
Non è infatti possibile cambiare personaggio all’interno del livello, anzi, spesso non è neanche possibile scegliere perché la trama forzerà alcuni personaggi ad allontanarsi o riposarsi, costringendo il giocatore a proseguire magari con un personaggio dal playstyle meno affine al proprio o sottolivellato. Sebbene sia una buona idea per variare il gameplay, non tutti potrebbero apprezzare l’essere privati della propria waifu preferita: ricordate dunque di livellare i personaggi in maniera equa per evitare di trovarvi impreparati e dover ripetere troppo gli stage per guadagnare ExP.
I personaggi possono essere equipaggiati con un’arma diversa per lato e ciascun tipo ha le proprie statistiche e abilità, a distanza o melee, permanenti o variabili secondo le proprie preferenze. A tutta questa varietà di equipaggiamento si aggiungono le combo realizzabili mescolando attacchi normali, caricati, contrattacchi e tiri a distanza che portano all’entusiasmante messa a terra del nemico con attacco finale dalla potenza maggiorata. Inoltre, con l’Awaken, si sblocca un potenziale segreto: i danni inflitti aumentano e si diventa momentaneamente invincibili grazie alle schivate automatiche. Le varie funzioni di questa modalità possono essere potenziate spendendo EGO, valuta utilizzata anche per potenziare le singole statistiche dei personaggi e per acquistare collezionabili.
Le schivate perfette danno il via al bullet time, rallentando il tempo per qualche secondo e favorendo il contrattacco, ma il gioco riesce a essere parecchio complesso se non si ha una particolare abilità dato che i colpi nemici sono poco visibili perché indicati spesso in fucsia, colore che anche i personaggi giocabili usano in molti attacchi – e la situazione non migliora particolarmente in modalità casual, confermandolo un titolo difficile da gestire per i meno avvezzi al genere.
Non è possibile salvare all’interno di un dungeon, ma non risulta neanche necessario vista la brevità degli stessi. Si tratta di solito di qualche nemico che appare nelle piazzole più ampie e alcuni puzzle nascosti prima di arrivare a un boss finale. I puzzle che possono richiedere abilità di platforming o nello sparo, sbloccano dati di personalità collezionabili extra, equipaggiamenti speciali e stage bonus dalla difficoltà estrema (pensati chiaramente per il post-game). Graziosa l’idea di aggiungere a ogni macro-area un dungeon extra accessibile solo tramite l’inserimento di un codice rintracciabile nei testi collezionabili (ricchi di lore) sparsi per gli altri stage, ma è un peccato che questi siano estremamente ripetitivi e privi di collegamento alla trama.
La trama di Crymachina riesce a stupire e commuovere, ma lo fa soprattutto nelle sue cutscene 3D e nei meravigliosi momenti musicali animati in 2D che mettono in risalto il talento degli artisti Rolua e Yoshi. Lo stile dei personaggi è impeccabile nei modelli tridimensionali e soprattutto negli artwork 2D che possiamo ammirare durante ogni dialogo (aggiungiamo che il gioco è doppiato per bene in giapponese, ma i testi sono solo in lingua inglese). Nella lobby dove si rientra alla fine di ogni stage emerge poi la fortissima influenza delle visual novel, infatti i personaggi si ritrovano a chiacchierare dei fatti appena accaduti o dei loro gusti personali davanti a una tazza di tè delle cinque coi biscottini: talvolta queste interazioni riescono bene nell’approfondire il carattere dei personaggi, ma quando si soffermano su rivelazioni importanti per la trama si ha la sensazione di un espediente narrativo che mostra uno scarso impegno.
Sebbene l’empatia e l’amore siano certamente elementi chiave dell’essere umani, in Crymachina il concetto sembra essere ripetuto veramente a oltranza già dalle prime fasi di gioco in cui si palesano davvero rapidamente gli interessi sentimentali reciproci delle 4 ragazze, o almeno di 3 di esse visto che per Enoa il discorso è un po’ più complesso di così. L’eccessiva sdolcinatezza, rimarcata a ogni capitolo, potrebbe avere come sintomo indesiderato l’incombenza figurativa del diabete. Ogni personaggio principale però riesce ad avere il proprio spazio e narrare la sua storia tramite i ricordi della propria vita, ora immessi in un corpo meccanico e quasi indistruttibile, volto a ricostituire un mondo adatto a riaccogliere l’umanità perduta e la propria nuova felicità.
Una storia interessante quella di Crymachina, narrata con qualche dialogo statico di troppo e un po’ di fan service qua e là, ma comunque valida. Il gameplay riesce a mescolare in modo efficace e abbastanza intuitivo attacchi melee e a distanza, ma potrebbe risultare complesso anche alla difficoltà più bassa per chi non ha una grande abilità nelle schivate, visto che gli attacchi nemici non ci sono sembrati particolarmente visibili o prevedibili. Lo stile è impeccabile e i momenti musicali arricchiscono l’intera opera grazie allo splendido comparto artistico e sonoro. Un titolo che riserva delle sorprese di trama e nelle sue boss battle più complesse, ma si perde in alcuni aspetti di gameplay ripetitivi e in certi dialoghi sdolcinati e reiteranti. Tutto sommato però, è stata un’avventura interessante.
This post was published on 20 Ottobre 2023 15:00
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