Nel quindicinale dall’uscita del primissimo gioco della serie, Ubisoft ci regala Assassin’s Creed: Mirage: la risposta alla domanda che nessuno di noi nostalgici di Altair ed Ezio Auditore aveva fatto, ossia come sarebbe giocare a un gioco del 2007 nel 2023.
Bentornati nel deserto, bentornati tra gli assassini, bentornati alle origini.
Partiamo dalle note positive: Baghdad è bellissima, la passione che il team mette nel curare ogni minimo dettaglio è come sempre sbalorditiva. Anche in questa tredicesima iterazione del franchise, Ubisoft non si smentisce riuscendo a ricreare la capitale irachena nel suo periodo di massimo splendore, durante l’epoca d’oro islamica del IX secolo.
Bazar, magioni, caravanserragli, palazzi e moschee sono stati ricostruiti magistralmente e vi permetteranno un’immersione totale, come forse era nelle ambizioni del team già dal 2007 con il primo Assassin’s Creed ma che per motivi tecnici non era stato possibile ricreare.
Divisa in 4 diversi settori – Harbiyah, Abbasiyah, Karkh e la Città Rotonda – Baghdad appare viva, piena di cose da fare (più da guardare, in realtà) e con tantissime opportunità di approfondimento storico sotto forma di oggetti collezionabili che vi faranno anche imparare bellissime storie su uno dei luoghi più controversi del mondo contemporaneo.
A circondare la città poi vi attende un vasto deserto, disseminato di oasi, fenicotteri, palme e segreti tutti da scoprire. Vale davvero la pena di perdersi, tra i tetti della città o tra le dune in groppa a un fidato cammello, nei 2 chilometri quadrati di mappa che se paragonati alle centinaia dei tre precedenti giochi della saga potranno sembrare pochi ma sono decisamente più vivi e interessanti da esplorare.
Senza fare spoiler, Assassin’s Creed: Mirage ci farà vestire i panni di Basim Ibn Ishaq, volto noto a chi ha già giocato Assassin’s Creed Valhalla, in quella che è a tutti gli effetti la classica storia del self made man.
Nato in povertà, come un novello Aladdin, Basim si dovrà fare strada tra le ingiustizie di Baghdad, rubacchiando qua e là. In una delle sue sfortunate avventure farà la sua conoscenza con Roshan e con la Confraternita degli Occulti (leggasi Assassini), che lo accoglieranno e addestreranno fino a diventare il Maestro Assassino che abbiamo imparato a conoscere proprio nel capitolo norreno della saga.
Di per sé una trama abbastanza lineare e priva di colpi di scena eclatanti ma tutto sommato godibile fino alla fine, anche grazie a un interessante sistema di indagini che è alla base del progresso della storia.
Per proseguire nella trama dovremo infatti ricostruire le informazioni su alcuni membri dell’Ordine degli Antichi (leggasi Templari) e risalire al loro capo per poi ovviamente provare ad assassinare tutti. Ognuno dei casi sarà a sua volta composto da missioni secondarie che però tanto secondarie non sono: per riuscire a completare ognuna di queste indagini dovremo risolvere tutti questi casi e ricostruire pezzo dopo pezzo l’identità di questi misteriosi membri dell’ordine, persone potenti e con un’influenza tale da riuscire a plasmare la situazione politica della città per i propri interessi.
Per riuscire nella nostra impresa avremo ovviamente l’aiuto di alcuni nostri Confratelli, con i quali potremo interagire nelle varie basi segrete degli Occulti disseminate per la città e che faranno da fulcro per ognuna delle 4 missioni principali della trama.
La libertà con cui potremo affrontare l’ordine di queste missioni è interessante ma rischia di rovinare un po’ l’esperienza narrativa che si presta molto a essere seguita in maniera lineare, come fosse la trama di un thriller/noir/poliziesco vecchia maniera.
Detto questo nulla vi vieta, tra una missione e l’altra (o anche durante), di passare a fare tutt’altro, come ad esempio i contratti, questi sì vere e proprie missioni secondarie, che serviranno ad accumulare oggetti, denaro e risorse utili a potenziare e arricchire il nostro arsenale.
Insomma, un’avventura che tutto sommato intrattiene, riesce a filare abbastanza bene durante tutta la narrazione e ha forse come unica pecca la ripetitività di alcune missioni (raccogli informazioni, non farti scoprire, assassina questa persona, ripeti) e la durata un po’ striminzita di circa 20 ore, ma anche meno rushando la trama principale.
Oltre a queste missioni principali e secondarie potremo poi approfondire la nostra amicizia con tre personaggi chiave: Dervis, il vostro primo “datore di lavoro”, vi chiederà di rubare per lui 18 Artefatti, borseggiando dei malcapitati.
Nehal, amica storica di Basim, vi farà scoprire l’esistenza di 10 Frammenti Misteriosi e starà a voi trovarli e scoprire a cosa servono.
Al-Jahiz, il libraio, vi chiederà di ritrovare 7 Libri Perduti.
Senza rovinare la scoperta, possiamo dire che tutte e tre queste sottotrame sono sostanzialmente delle fetch-quest di collezionabili che vi permetteranno di accedere a oggetti speciali e scoprire dei misteri misteriosi (semicit.).
Per concludere ci sono poi 6 piccole missioni speciali, denominate Storie di Baghdad, che vi faranno scoprire di più sulla vera storia della città, come la difficile convivenza tra Cristiani e Musulmani nel IX secolo, ma anche fare la conoscenza di alcuni volti noti del franchise.
Come tutti sappiamo Assassin’s Creed è sinonimo di parkour, le arrampicate acrobatiche sono al centro del gameplay e Mirage non fa differenza. Cominceremo la nostra avventura tra vicoli di Baghdad e presto dovremo destreggiarci sui tetti di bazar e moschee, arrampicandoci sui 21 punti d’osservazione disseminati per la mappa di gioco fino a compiere il famoso Salto della Fede *strido di aquila in lontananza*. Ovviamente il parkour non avrà solo fini esplorativi ma soprattutto ci tornerà utile per colpire di soppiatto i nemici dall’alto o, più spesso di quanto ci farà piacere ammettere, per scappare da interi plotoni di guardie pronte a inseguirci per chilometri.
C’è però un però: tutto il sistema di parkour è sempre lo stesso, o forse è addirittura peggiorato. Niente salti precisi e calibrati al millimetro, nessuna scelta strategica su tecniche da utilizzare per scalare una determinata parete: il tutto è gestito da un unico tasto. Insomma, Basim inserirà il pilota automatico e sarà pronto a compiere le acrobazie che sceglierà di volta in volta in base alla distanza e all’altezza dall’oggetto da scalare e voi non dovrete fare altro che continuare a premere quel singolo tasto. L’unica variante potrà essere la scelta di attivare o disattivare lo scatto con la pressione della levetta analogica di sinistra. Piccola digressione: le animazioni tra corsa con e senza scatto sono davvero difficili da distinguere e spesso vi troverete in situazioni strane in cui non saprete come mai le guardie vi riescono a raggiungere in pochi metri. Un sistema insomma fin troppo riduttivo e che toglie tutto il divertimento della scoperta e dell’avventura, riducendolo a un ripetitivo e monotono correre in avanti o verso l’alto. E no, gli spettacolari volteggi su funi e carrucole o le scivolate sotto gli ostacoli più bassi non riusciranno da soli a migliorare l’esperienza.
Passando ai combattimenti la questione, tristemente, non cambia.
I comandi sono sostanzialmente 3: attacco (leggero con pressione singola, pesante con pressione prolungata), parata, schivata; il combat system quindi è veramente ridotto all’osso. I nemici vi attaccheranno in gruppi ma comunque la stupidità artificiale la farà da padrona per tutti i combattimenti che andrete ad affrontare e dopo un breve periodo di adattamento non avrete grosse difficoltà a sterminare interi plotoni.
Proprio riguardo ai nemici ne affronterete sostanzialmente di 2 tipi: leggeri (equipaggiati con varie armi, dalle spade alle lance) e corazzati (anche questi potranno avere vari gadget nel loro arsenale, tra i quali dei LANCIAFIAMME, sì avete letto bene). Quando vi attaccheranno potranno effettuare due tipi di attacco: attacco parabile, durante il quale si illumineranno di un colore beige/dorato, o attacco imparabile, durante il quale si illumineranno di rosso. A seguito di una parata perfetta avrete la possibilità di insta-killare l’avversario. Gli attacchi pesanti invece dovranno per forza di cose essere schivati oppure, in late game, potrete sbloccare un’abilità che vi permetterà di scavalcare l’avversario e piombargli alle spalle.
Le promesse per questo capitolo erano quelle di un ritorno alle origini, con un approccio più ragionato e pianificato. Se da un lato è vero che le missioni principali sono spesso costruite per sfruttare appieno le formidabili doti di assassino di Basim, c’è da dire che mi sono ritrovato in non poche occasioni a chiedermi “ma come diamine volevano che affrontassi questa missione?!” dopo aver fatto saltare la mia copertura in maniere goffe ed essere stato costretto a maciullare decine di malcapitate guardie.
Al di là del classico “attiva modalità stealth, fischia alla guardia, assassina la guardia, ripeti” c’è davvero poco altro. Tornano i classici nascondigli del franchise, ovvero balle di fieno e non meglio precisati guardaroba a baldacchino da balcone, e torna l’opportunità di mimetizzarsi tra la folla o acquattati negli arbusti… ma anche di diventare invisibili sedendosi in piena vista su una panchina, magari nel mezzo del Gran Bazar.
Purtroppo la stupidità artificiale dei nemici continua a creare quelle situazioni surreali in cui vi troverete a sterminare una decina di persone armate di tutto punto accoltellandole una dopo l’altra dall’interno di un carretto di paglia (che a quanto pare può contenere almeno 12 persone). Insomma tante promesse ma anche qui nulla di nuovo sotto al sole e soprattutto grazie ai talenti da sbloccare, vi ritroverete in poche ore di gioco a essere una macchina da omicidio seriale invisibile e inarrestabile.
Proprio a proposito dei talenti, lo skill tree offre una diramazione abbastanza classica, con 3 principali rami (Fantasma, Ingannatore, Predatore) dai quali sbloccare le varie abilità con punti ottenibili non tramite XP ma dal completamento di missioni principali o contratti. Stranissima la scelta di poter respeccare infinitamente e in qualsiasi momento, cosa che rompe un po’ il bilanciamento del gioco perché vi permetterà di plasmare il vostro Basim a seconda delle situazioni.
Le abilità di combattimento diventeranno presto overkill grazie al Focus dell’Assassino: potere inarrestabile che vi permetterà di concatenare assassini istantanei e invisibili ricaricando la specifica barra del focus.
E a proposito di abilità, quelle del ramo dell’Ingannatore sono tutte incentrate su Enkidu, la vostra personalissima aquila da compagnia che si rivelerà un utile alleato per l’ispezione del territorio, sia nelle fasi di esplorazione e raccolta degli oggetti collezionabili che nelle fasi di preparazione e pianificazione degli attacchi alle strutture più fortificate. Non solo un simpatico minigioco ma una vera e propria necessità in tantissime situazioni. E, ciliegina sulla torta, potrete anche personalizzare Enkidu con delle skin particolari che potranno addirittura trasformarla da aquila a falco, ma questo è un discorso anatomico-chirurgico-veterinario al di là della nostra comprensione umana.
Abbastanza curato l’inventario, con la presenza di una borsa nella quale troverete tutti i collezionabili, gli oggetti vendibili presso i mercanti e gli oggetti delle missioni.
L’equipaggiamento invece è composto da armatura, spada e pugnale, ognuno dei quali con poteri e caratteristiche peculiari da scoprire, provare e scegliere per il proprio stile di gioco. Questi oggetti saranno anche potenziabili presso fabbri e sarti, a patto di ottenere e accumulare le giuste risorse (componenti, cuoio e lingotti di acciaio) e di sbloccare lo schema di aggiornamento adeguato.
Non manca poi la personalizzazione estetica: avrete la possibilità di cambiare il colore dell’armatura, abbinare una tenuta (puramente visiva che non altererà le caratteristiche dell’armatura) o modificare l’aspetto di una spada o un pugnale per fare in modo che appaia con l’estetica di un altro tra quelli in vostro possesso.
Discorso diverso invece per i consumabili: oltre ai classici coltelli da lancio (veramente utilissimi e fortunatamente facili da recuperare), avrete a disposizione delle pratiche Fiaschette Estus dei buonissimi Elisir per recuperare la vita e potrete sbloccare, presso una delle basi degli Occulti, anche altri 4 gadget da assassino, che non vi spoileriamo ma si riveleranno decisamente più inutili del previsto.
Aprendo la mappa di gioco la prima cosa che salterà all’occhio sarà sicuramente la mole di oggetti collezionabili. Abbiamo già parlato di Artefatti, Frammenti e Libri ma non finisce qui: grazie a ben 66 Siti Storici il gioco vi permetterà di scoprire di più sulla città, anche con interessanti spiegazioni sulla storia del medioriente nel IX secolo.
A questi aggiungiamo 30 Casse Equipaggiamento, contenenti le attrezzature più disparate e 12 Enigmi, ovvero oggetti particolari che potranno essere delle vere e proprie mappe del tesoro o indovinelli che dovrete risolvere da soli senza l’aiuto dell’onnipresente minimappa.
Oltre a quelli da trovare in game, almeno su PC, è sempre presente il popup di Ubisoft Connect che vi proporrà di acquistare oggetti vari con soldi veri o punti ottenibili completando sfide e achievement.
E non parliamo solo di oggetti puramente cosmetici come gli ormai iconici abiti di Altair o Ezio Auditore, ma anche di equipaggiamento con particolari poteri, come ad esempio il set completo delle Sabbie del Tempo che vi permetterà di rallentare il tempo per qualche secondo dopo una parata riuscita come dei novelli Prince of Persia.
Ecco: questa è l’unica feature “molto 2023” che magari avremmo voluto più “stile 2007”.
La valuta di gioco è il Dirham, che servirà per acquistare oggetti e consumabili dai mercanti della città.
Per poter usufruire invece dei servigi di specifici gruppi di abitanti della città, avrete bisogno dei cosiddetti Gettoni Khidmah, che si dividono in tre tipologie: Monete dei favori delle fazioni dei Mercanti, degli Studiosi e del Potere.
Questi gettoni potranno essere ottenuti come ricompensa dei contratti o borseggiati da ignari passanti in maniera randomica, e saranno utilissimi per assoldare mercenari che combatteranno al vostro fianco, chiedere a musicisti di strada di distrarre le guardie o ancora far rimuovere i livelli da ricercato di Basim da un Araldo, e molto altro.
Sono i dettagli a fare la differenza: è una cosa che si dice sempre, spesso di circostanza, spesso come frase fatta, ma è una verità che si impone su un gioco che come abbiamo già detto doveva essere massima espressione e affinamento di un concept e invece si rivela essere un maldestro copia e incolla di tutti gli errori del passato.
Se riguardo al parkour macchinoso, sulle fasi stealth che potremmo definire addirittura comiche e sulle meccaniche di combattimento striminzito possiamo magari chiudere un occhio, ci sono tante piccole cose che rovinano l’esperienza di gioco nei modi più disparati.
Vi faccio un rapido esempio: nel corso della vostre peripezie da assassino vi troverete spessissimo a dover camminare (o cavalcare) di fianco a un compagno d’avventura che vi dovrà raccontare qualcosa. Ebbene nel 2023 è inaudito che la velocità di camminata del nostro personaggio protagonista sia SEMPRE diversa da quella del nostro interlocutore, causando questa continua danza surreale in cui dovrete correre, fermarvi, riprendere il passo, accelerare, decelerare, fare una giravolta, farla un’altra volta…
Poi ci sono i complicatissimi puzzle: aggrapparsi a una libreria, spostarla da un punto A a un punto B. Ora ci sono due opportunità: la prima è aver liberato una seconda libreria che ora potrà a sua volta essere spostata per rivelare uno scrigno nascosto, la seconda sarà saltarci sopra per raggiungere un punto che prima era irraggiungibile. Davvero.
Altro esempio? Il menù di gioco su PC. Per muovervi all’interno dell’interfaccia potrete tranquillamente utilizzare il mouse ma se, come il sottoscritto, vogliate giocare col pad… dovrete muovere un cursore con lo stick analogico, lo stesso cursore da muovere col mouse. Perché?
Oppure vogliamo parlare di come, per mimetizzarsi nella folla, ci sia per forza bisogno di evitare il contatto con qualsivoglia oggetto, animale, passante indesiderato oppure la nostra copertura salterà rovinosamente, facendoci scoprire dalle guardie?
O ancora di come, in alcune situazioni, alcuni personaggi con i quali interagire si trasformino in dei veri muri invisibili, invalicabili, contro i quali correre sul posto, all’infinito, fino a trovare lo spiraglio di 6 pixel per poterli finalmente circumnavigare?
E la cosa più triste è che queste frasi starebbero bene nella recensione di un qualsiasi altro Assassin’s Creed uscito negli ultimi 15 anni.
Non ci siamo, non ci siamo, non ci siamo.
Abbiamo provato la versione PC e il comparto grafico di Assassin’s Creed Mirage non farà gridare al miracolo per complessità dei poligoni, espressioni facciali o dettagli in 8K ma è solido e convincente. L’atmosfera calda e asfissiante del deserto, il brulicare sabbioso delle strade, i colori sfavillanti delle merci nei bazar e anche il verde lussureggiante delle oasi, sono tutti ricreati con cura dei dettagli e attenzione ai particolari. I modelli dei personaggi principali sono accurati e le animazioni sono solide e convincenti, nulla di futuristico come Unreal Engine 5, ma nemmeno disastri come i più recenti giochi (chi ha detto Starfield?).
Al di là dell’impatto visivo, è da un punto di vista tecnologico che Ubisoft ha fatto scelte azzeccate: pieno supporto per tutte le tecnologie di upscaling sia per il DLSS di Nvidia che per FSR di AMD e addirittura il supporto a XeSS per fare contenti i 42 possessori di GPU Intel nel mondo! Scherzi a parte, il grado di personalizzazione delle impostazioni grafiche è decisamente apprezzabile, così come anche le specifiche tecniche abbordabili, proporzionalmente all’impatto visivo, e soprattutto la loro spiegazione schematica come potrete vedere nello screenshot allegato.
È presente inoltre anche un benchmark in game per testare le prestazioni del vostro sistema ma… come tutte le cose belle di questo gioco fa da contraltare l’ennesima cosa “molto 2007”: per applicare le impostazioni grafiche dovrete riavviare il gioco.
Non poteva mancare ovviamente la Photo Mode, attivabile con la pressione di L3+R3, anche se non viene spiegato da nessuna parte, molto ricca e abbastanza facile da padroneggiare. La resa degli scatti parla da sola.
Se le cose da salvare sono poche, il sonoro è sicuramente una di queste: il gioco è completamente localizzato in Italiano, ben doppiato (anche se da voci note, ma questo è un problema del settore sul quale ci sarebbe da dilungarsi per ore e non è questa la sede) e con un audio avvolgente durante le fasi di esplorazione della città che vi garantirà quell’immersione totale tra le strade di Bahgdad di cui non ci stancheremo mai di parlare. Tornano poi tutti i suoni classici del franchise, come l’ormai iconico strido dell’aquila durante i tuffi nei pagliai Salti della Fede. Però anche qui permettetemi una nota stonata – pun intended. Non è possibile che il cammello faccia un suono in loop per tutto il tempo del galoppo, dopo un po’ causa un esaurimento nervoso!
Nota dolente sono invece i caricamenti: troppi, lenti, inspiegabili. Se da un lato ci si può aspettare caricamenti iniziali lenti, poiché la mappa di gioco viene effettivamente messa tutta in memoria sin dal primo momento… o magari anche nel passaggio da un capitolo all’altro della trama, in realtà la situazione è decisamente peggio di così.
Dovrete attendere noiosissime schermate nere di caricamento anche quando, durante l’esplorazione con Enkidu, vi allontanerete troppo da Basim, oppure, randomicamente, prima o dopo un dialogo con un NPC. Ancora una volta feature 2007 in un gioco del 2023.
Tirando le somme, Assassin’s Creed: Mirage doveva essere la versione definitiva del classico Assassin’s Creed e invece finisce per essere solo l’ennesima versione del classico Assassin’s Creed. La possibilità di affinare e perfezionare una struttura consolidata finisce per perdersi nello sviluppo di un gioco che è solo una variazione del parco a tema al quale siamo abituati ormai da 15 anni, ma le giostre sono sempre le stesse. E fa male doverlo dire, perché come voi sono un grande appassionato della saga dal lontano 2007 e questo tredicesimo capitolo potrebbe essere la pietra tombale definitiva, piuttosto che la rinascita dell’amore. Di certo se vi piace l’idea di tornare con la mente a quando avete scoperto la saga di Assassin’s Creed non c’è prodotto sul mercato migliore di Mirage!
This post was published on 15 Ottobre 2023 14:30
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