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Recensioni

Slaps and Beans 2: Bud Spencer e Terence Hill tornano a tirare schiaffoni – Recensione (PS5)

Anche nell’intrattenimento esistono delle comfort zone, quel libro che rileggi quando la sera non riesci a dormire, quel videogioco che rigiochi quando non hai nulla di nuovo con cui distrarti, e quel film che rivedi tutte le volte che hai bisogno di sentirti a casa. I film con Bud Spencer e Terence Hill sono proprio questo, una comfort zone che ti fa rivivere ricordi spensierati di quando bastava una scazzottata in un saloon dopo una partita a poker palesemente truccata dalle abili mani di Trinità a renderti sereno.

Tuttora, quando passano un film con il leggendario duo in tv, per molti è impossibile continuare a fare zapping, e chi ci riesce è un figlio di buona don… no, non esageriamo, però senza dubbio quei film avevano una forza attrattiva irresistibile che non è scemata neanche un po’. Pellicole divertenti, scanzonate, con un messaggio di fondo anche importante: bisogna sempre stare dalla parte dei più deboli, senza però che questo venisse veicolato con fare buonista. Perché un bel cazzotto in testa al prevaricatore di turno è sempre buona cosa.

Il team italiano Trinity Team riporta per la seconda volta sullo schermo i due famosi attori italiani con un beat’em up che vuole essere un tributo accorato alla coppia e anche un bel videogioco. Saranno riusciti nel secondo intento? Vediamolo insieme.

Il multiverso di Bud Spencer e Terence Hill

Bud e Terence hanno recitato insieme in diciotto film a cui vanno aggiunti quelli interpretati da soli o con un diverso compagno artistico (Bulldozer, Banana Joe, Bomber con Jerry Calà, Anche gli angeli mangiano fagioli con Giuliano Gemma, Cane e gatto in coppia con Tomas Milian, per quanto riguarda Bud; Poliziotto superpiù, Mister miliardo, Il mio nome è Nessuno se ci riferiamo a Terence), ma questo ciclo di commedie, western e polizieschi non rappresentano una serie, poiché, sebbene gli attori che interpretavano i comprimari e i cattivi fossero sempre gli stessi, tutte le storie erano autoconclusive.

Ebbene, in Slaps and Beans 2 possiamo invece parlare di multiverso di Bud Spencer e Terence Hill perché i quindici livelli di cui si compone il gioco formano una storia unica in cui i vari film dei due attori si combinano e si incastrano per motivi di “copione”. I film rappresentati sono molteplici, Banana Joe, Io sto con gli ippopotami, …Altrimenti ci arrabbiamo, Nati con la camicia, I due superpiedi quasi piatti, Pari e dispari, Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre, Chi trova un amico trova un tesoro, tuttavia questi non vengono rappresentati, né nelle scene né nelle citazioni, a tenuta stagna, come film singoli, ma vengono mischiati.

Chi gioca Slaps and Beans 2 dovrà abituarsi a sentire pronunciare una frase iconica di un film da un personaggio diverso e in una situazione presa da un altro lungometraggio; ad esempio, la battuta “Questo mi è nuovo, non l’ho mai picchiato prima” che pronuncia Mezcal in Lo chiamavano Trinità viene proferita in una sequenza ispirata a Banana Joe e Io sto con gli ippopotami. Di questi casi ne è pieno il gioco, e funziona nel quadro generale, a favore di gag, però potrebbe comunque dare “fastidio” ai puristi.

La trama di Slaps and Beans inizia con un carico di banane che porta i due protagonisti a scontrarsi con i cattivoni della situazione e scoprire un disegno più ampio architettato da un’organizzazione criminale che ha le mani sulle scommesse sportive e in molto altro; i due infatti, per un caso fortuito, diventano agenti (come in Nati con la camicia) e sono chiamati a sgominare l’organizzazione. Nel mentre, si mettono in mezzo anche gli alieni (quelli di uno Sceriffo extraterrestre). Insomma, un susseguirsi di vicende caciarone atte a giustificare le mazzate.

Le scene dei film sono riconoscibili alla prima occhiata, ricostruite con una sfiziosissima grafica retrò in 8 bit, ma ciò che davvero costruirà un ponte tra quelle scene e la nostra memoria è la soundtrack. Le canzoni degli Oliver Onions danno il ritmo nostalgico alla nostra pressione dei tasti. Il sonoro in toto è ben fatto perché va a giocare appunto sulle note ben riconoscibili dei film con Bud e Terence, compreso il doppiaggio che risulta più ispirato per certi personaggi, meno per altri, ma nel complesso di buona fattura. I due protagonisti sono doppiati da Michele Gammino (Terence) e Bruno Schirripa (Bud) che hanno svolto un egregio lavoro cercando di evocare nella mente dei giocatori le voci di Glauco Onorato e Pino Locchi, i doppiatori originali, senza però ridursi a fare una loro brutta imitazione. D’altronde, Gammino non è una matricola, l’attore nato a Roma infatti ha prestato la voce a Harrison Ford.

Un bordello di schiaffoni

Slaps and Beans è un beat’em up a scorrimento, di quelli che si giocavano in sala giochi, da questo punto di vista non siamo di fronte a un titolo che vuole innovare il genere riportandolo in auge con nuove idee. Si tratta di un tributo alla celebre coppia, proprio come il primo capitolo. Ciò che caratterizza il gameplay del gioco di Trinity Team sono ovviamente le medesime cose che caratterizzavano le scazzottate nei film: attacchi, prese, parate e animazioni emulano le iconiche e caricaturali “mosse di combattimento” del dinamico duo.

C’è un attacco leggero, molto basico per entrambi, e un attacco pesante che per Bud si concretizza nel “piccione”, il suo caratteristico pugno in testa dall’alto vero il basso, mentre per lo smilzo equivale a una serie di pugni velocissimi, come quelli che si vedono nella scena della palestra in … Altrimenti ci arrabbiamo. Anche per quanto riguarda le prese, le animazioni propongono simpatiche variazioni della canonica presa per la collottola dei picchiaduro, con l’omone che raccoglie letteralmente da terra i nemici come dei sacchi di patate, e Terence che li rialza prendendoli dai piedi e facendogli fare una capovolte, per poterli picchiare nuovamente.

Ci sono anche dei colpi speciali che consumano una barra celeste ricaricabile attaccando. Tutto ciò è accompagnato da effetti sonori che l’orecchio di un fan capta all’istante, ad esempio il suono dei piatti della batteria quando Bud effettua un doppio schiaffone, a sandwich sulla faccia del malcapitato. I quindici livelli, della durata di circa 5-6 ore complessive, filano lisci così, anche se dobbiamo segnalare che in parecchie situazioni abbiamo notato troppa ressa su schermo. È vero che le risse dei loro film non fossero sofisticate, ma in un videogioco troppi nemici non funzionano sempre. Non capita di rado di perdere totalmente contatto visivo con i due personaggi, iniziando a premere i tasti in modo compulsivo per capire dove siamo finiti e nel frattempo non soccombere al numero soverchiante di avversari.

Il titolo rimane godibile sia che si giochi in singolo (con la possibilità di switchare personaggio in qualsiasi momento) sia che si giochi in co-op. Le hitbox sono state nettamente migliorate rispetto al capitolo precedente, seppur permangano situazioni in cui queste fanno le bizze. Segnaliamo inoltre un’IA del compagno molto buona quando si gioca in singolo, è in grado di combattere autonomamente e di capire il momento opportuno per andarsi a curare mangiando il cibo droppato dai nemici.

Variazioni sul tema: abbuffate e boss fight

Abbiamo detto che Slaps and Beans non vuole gettare nuova luce sul genere dei beat’em up, però ci sono delle variazioni sul tema che permettono al titolo di cambiare ritmo. La più interessante è rappresentata dai minigiochi, presenti nel primo capitolo e giocabili anche a parte in una modalità dedicata, sono un buono svago e particolarmente divertenti se si vuole avviare una sfida con un proprio amico, sia nella modalità storia sia in quella specifica. I minigiochi attingono dalle scene più importanti dei film, ad esempio c’è la partita a carte che ci permette anche di barare, il coro dei pompieri che si svolge come un rhythm game e l’abbuffata al banchetto di Mr. Ormond in Io sto con gli ippopotami.

Un’altra variante riguarda le boss fight che chiedono al giocatore di agire in modo alternativo alla consueta pressione dei tasti d’attacco. Non tutte sono riuscitissime anche a causa di comandi a volte un po’ farraginosi in queste fasi, ma è positivo che Trinity Team abbia pensato a delle boss fight più particolari. E poi ci sono fasi con elementi platform e da puzzle game durante le quali si nota che il gioco vuole invitarci a giocare con un amico. Sono palesemente pensate per la co-op, con i due giocatori che agiscono studiando un piano d’azione, tirando leve e sollevando piattaforme. In singolo invece bisogna switchare più e più volte da Bud a Terence e viceversa, azione che risulta un po’ monotona.

Una nota a margine prima di concludere: non capiamo la mania del team nei riguardi dello stealth. Nel primo capitolo, l’ultimo livello era stealth, anticlimatico e poco coerente col gioco e con i film, infatti era indubbiamente lo stage più brutto. Ebbene, ci sono ricascati. Parte del penultimo livello, fortunatamente breve, è stealth, con luci e laser da aggirare, e hitbox -questa volta sì – che rendono tutto frustrante. Vi prego, non mettete lo stealth alla Metal Gear in un gioco di Bud Spencer e Terence Hill.

Commento finale

Slaps and Beans 2 migliora praticamente tutto ciò che era presente nel primo capitolo. Il tributo di Trinity Team al leggendario duo è riuscito grazie a una combinazione efficace di mazzate classiche da beat’em up e le simpaticissime esagerazioni dei film con Bud Spencer e Terence Hill. Animazioni, effetti sonori e soundtrack sono pienamente a fuoco, divertenti i minigiochi e interessanti variazioni sul tema che però consigliamo di gustarvi in co-op, perché da soli perdono un po’ di efficacia. In molti momenti c’è davvero troppa ressa su schermo che rende difficile capire cosa stai succedendo, cosa che in un videogioco può risultare fastidioso. Anche il miscuglio di scene e citazioni potrebbe dare un colpo al cuore dei puristi, ma lì è una questione soggettiva. Lo stage stealth, inoltre, fatichiamo ancora una volta a capirlo.

This post was published on 23 Settembre 2023 14:53

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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