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Recensioni

Recensione NBA 2K24 | (PS5) | Palla contesa tra gameplay e microtransazioni

Recensire giochi non sempre vuol dire rose e fiori, perché talvolta si è costretti a giocare fino alla fine titoli che non garantiscono piacevolezza e divertimento in ogni loro comparto, per non parlare del fatto che si passa continuamente da un gioco all’altro dimenticandosi per sempre delle esperienze precedentemente affrontate.

In questo mare di videogiochi che riceviamo ogni settimana, i capitoli annuali dei videogiochi NBA 2K hanno sempre occupato un posticino speciale nel mio cuore. Malgrado bug tralasciati e mai risolti di anno in anno, malgrado microtransazioni sempre più invadenti e malgrado versioni castrate su PC, NBA 2K per me è stato sempre il gioco fuori dal coro, quello su cui potevo rilassarmi tra una recensione e l’altra lungo tutto il mio anno lavorativo.

Recensire NBA 2K non è mai stato un peso, perché è sempre stato in grado di divertirmi e regalarmi buone scariche di serotonina alternate a quelle di adrenalina grazie a un gameplay sempre all’altezza, un comparto tecnico esemplare e a trovate di gioco che hanno sempre incontrato la mia curiosità. Sto parlando al passato in questo articolo perché non so più se il nuovo NBA 2K24 sia in grado di essere considerato un videogioco piacevole.

NBA 2K24 ha questa doppia anima in cui le migliori integrazioni tecniche in gioco e probabilmente il miglior gameplay degli ultimi 10 anni si scontrano con un business model troppo invasivo che inficia l’esperienza delle due modalità più giocate dagli appassionati, MyTeam e MyCareer. Ne parliamo meglio e approfonditamente lungo la recensione grazie a una edizione Black Mamba fornitaci proprio da 2K.

Simulazione che migliora di anno in anno

Partiamo dalle cose veramente belle: il gameplay.

Come di consueto, ogni anno Visual Concepts e 2K Sports cercano di alzare l’asticella implementando funzioni e logiche sempre più realistiche. Quando pensate che ormai il gioco abbia raggiunto un livello di simulazione elevato, ci pensa il prossimo capitolo a smentirvi ogni nuovo anno.

A questo giro dal lato del gameplay NBA 2K24 ha fatto il capolavoro. Ogni scontro tra cestisti risulta più fisico, e si nota fin da subito il lavoro svolto nel potenziamento di algoritmi e meccaniche nelle fasi difensive. Nelle settimane in cui ho provato il titolo non mi è praticamente mai successo di assistere a movimenti strani di palle e giocatori, occorrenze che invece capitavano a volte nei precedenti capitoli.

La sensazione è che prima, quando il risultato di un’azione di gioco era riuscito o fallito, la sua visualizzazione in campo era praticamente l’ultimo dei pensieri del codice e così a volte ci si ritrovava, dal lato del giocatore, ad osservare situazioni rocambolesche con braccia, mani e palloni che sfidavano le leggi della fisica pur di andare a canestro.

Con NBA 2K24 questo non mi è quasi mai successo, e credo che gran merito di ciò sia dovuto all’implementazione della nuova tecnologia ProPLAY. Questa innovazione, avvalendosi del motion capture, ha permesso di memorizzare movimenti con e senza palla di decine e decine di partite ufficiali. Così si ha avuto modo di implementare centinaia di nuove animazioni iper-realistiche di ogni situazione di gioco, e questo non giova solo come effetto visivo: avere finalmente avatar responsivi dei propri comandi e non forzati da algoritmi artefatti rende il gameplay più fluido, più fisico, più divertente.

Sul serio, erano anni che NBA 2K aveva seri problemi nella resa di certe dinamiche di gioco, e sono altrettanti anni che i vari problemi ereditati di versione in versione venivano risolti in maniera lenta, pochi alla volta. Vedersi sparire queste forzature di gioco tutte in una volta è appagante non solo per la resa del gameplay attuale, ma anche per le potenzialità future di questa serie. Dove si spingerà la tecnologia nei prossimi capitoli?

Passando alle modalità di gioco, ci riserviamo di parlare più approfonditamente di MyTeam e MyCareer nei prossimi capitoli, in quanto vanno affrontati i loro problemi specifici per l’ingombranza delle microtransazioni.

Ci limitiamo col dire che le diverse modalità di gioco di MyTeam sono sempre sul pezzo pur essendo le solite: nella triplice minaccia ci si sfida in 3 contro 3, nelle partite Dominio si ha a disposizione un solo quarto per vincere, le sfide sono stimolanti e il dominio prevede la predominanza totale di una partita con 3 diverse difficoltà… per non parlare degli anelli conquistabili ogni weekend secondo le modalità scelte da 2K di volta in volta.

In MyCareer l’aggiunta della meccanica GOAT offre un ottimo compromesso al paradosso di avere un giocatore inizialmente scarso ai suoi primi passi in NBA: in base all’archetipo di cestista creato, il giocatore può avere un boost delle statistiche durante la partita se riesce a soddisfare determinati requisiti.

Io per esempio ho creato un Playmaker a cui piace andare spesso a canestro sottomano o addirittura in schiacciata, e posso sfruttare questa meccanica facendo assist o provando dei terzi tempi. C’è anche una classifica da scalare per diventare leggenda, ma va affrontata nel corso di anni di gioco.

Lo sport più spettacolare del mondo

La vera profondità di un titolo come NBA 2K24 però la si assaggia addentrandosi nelle tante varianti de La Mia Lega, dove è possibile personalizzare all’estremo la propria esperienza: si può giocare solo come manager, si può giocare una lega NBA dove si aggiungono nuove squadre alle divisioni, si può giocare con più squadre, si può giocare contro altri amici, si può accedere alla lega femminile WNBA o si può addirittura giocare ad Ere passate dell’NBA, dove altri cestisti come Magic Johnson, Larry Bird, Michael Jordan o Kobe Bryant la facevano da padroni.

NBA 2K si conferma ancora una volta la simulazione più incredibile e realistica di uno sport, nonché un almanacco digitale della storia intera dell’NBA. Vedere leggende e nuove stelle calcare lo stesso campo, o semplicemente navigare nella nostalgia di un filtro CRT e dei calzoncini corti con un giovane Michael Jordan sono amore puro per un appassionato di basket.

Rodman negli Heat contro Adebayo nei Warriors? Ma certo

Ci sono state certe situazioni in cui ho speso anche decine di minuti a trovare l’angolatura perfetta per la modalità foto, per riprendere al meglio una schiacciata, un’esultanza, ma anche un semplice movimento che mi è sembrato così fluido e naturale da sembrare incredibile la sua esistenza.

Dei modelli 3D, solo i personaggi che accompagnano il giocatore nella sua carriera sono decisamente sottotono rispetto al resto. Pensando invece agli asset bidimensionali, per quanto alcuni menu risultino ancora macchinosi in termini di UX, è la modalità MyTeam con le sue carte a rubare la scena: ogni espansione rilasciata aggiunge qualche art particolare che fa crescere a dismisura la smania da collezionista.

E che dire del sonoro? Come ogni anno NBA si fa promotore di musica perfettamente calzante con l’ambiente cestistico. Aprite Spotify o premete play qui in alto e giudicate, non so se sia l’annata migliore dal punto di vista musicale ma ci avviciniamo quasi. Il resto del comparto sonoro invece è il solito eccezionale concerto di urla in campo, esultanze dagli spalti, cori e piedi strisciati sul parquet.

Ma a che prezzo?

Arriviamo ora alle cose brutte, a ciò che ha condizionato di più il mio giudizio su NBA 2K24 in negativo. Da più o meno sempre son due le valute virtuali di cui si avvale ogni capitolo di NBA 2K, le VC e le MT. Le prime possono essere acquistate con soldi veri o guadagnate attraverso le diverse modalità di gioco, le seconde invece si trovano solo ed esclusivamente nella modalità MyTeam.

Certo, non è obbligatorio cadere in tentazione e acquistare un Season Pass o lanciare qualche euro reale per avere abbastanza VC da essere al livello con gli altri giocatori, il problema però è quando questo sistema di microtransazioni comincia a condizionare anche la progressione di gioco di chi giustamente non vorrebbe spendere nulla in più al prezzo d’acquisto del gioco.

Carriera troncata

Finora, per quanto invasivi, i tentativi di monetizzare attraverso acquisti in game dei vari capitoli di NBA 2K non li ho mai sentiti condizionare la mia progressione in gioco, se si esclude la competizione online con il MioGiocatore. Peccato che ora questo sia indissolubilmente unito alla modalità MyCareer. Riuscire ad avere un giocatore al massimo del suo potenziale vuol dire spendere tante VC nell’aumento delle statistiche, e farlo esclusivamente attraverso le meccaniche di gioco è sempre stato un lavoro di farming estenuante.

Con NBA 2K24 però si rasenta quasi il ridicolo, a cominciare proprio dalla Carriera: ormai non esiste più il buon vecchio single player in questa modalità, non c’è più una storia, si comincia direttamente nella città-hub del multiplayer e si è gettati in pasto a tutto il sistema di progressione di missioni online, minigiochi e minisfide, ma soprattutto microtransazioni su microtransazioni. Giocare una partita con il proprio giocatore nella squadra scelta? È solo una missione tra le tante.

Per carità, le storie delle Carriere di Visual Concepts sono sempre state ridicole e mal realizzate con tanto di dialoghi skippabili, ma almeno erano tentativi di inscenare un percorso di crescita in salita. Ma comunque, anche il banale partecipare a un Draft, o in generale la possibilità di partire da un college prima di accedere al mondo dell’NBA, dava almeno un’idea di progressione al giocatore interessato alle tradizionali esperienze single player. Anche perché, ovviamente, dal momento che il MioGiocatore e la MiaCarriera ormai sono la stessa cosa, bisogna essere sempre costantemente online.

Si potrebbe obiettare che adesso la storia è focalizzata sulla crescita del giocatore da nuova matricola a leggenda, con tanto di show televisivi ad hoc e sistema GOAT molto simpatico di cui abbiamo già avuto modo di parlare, ma essendo questa storia spalmata su anni e anni di competizione potete comprendere quanto sia lento ed estenuante da vivere una esperienza del genere.

Il caos di MyTeam

E abbiamo parlato solo della Carriera… La modalità MyTeam in realtà è quella che ha subito di più i colpi aggressivi del business model. Questa è sempre stata la mia modalità preferita di NBA 2K24 perché univa la mia curiosità per le carte a una sorta di all star game pieno di sfide e ricompense dove Zion Williamson calca lo stesso campo di Abdul-Jabbar e Shaquille O’Neal. Le microtransazioni ci sono sempre state, ma in qualche maniera si riusciva sempre a sbustare molto e vincere altrettanto anche senza spendere un singolo centesimo.

Ho obbiettivamente “sculato” (gergo tecnico, ndr) sbustando Scottie Pippen

Con NBA 2K24 questo non è più possibile per una serie di motivi che fanno tutti capo alla stessa identica causa: il nuovo stramaledetto modello di business di questo videogioco. Da dove cominciare?

Partiamo dal fatto che l’edizione Black Mamba, dal costo di circa 100€, tra i vari bonus garantisce VC ed MT che non sono assolutamente adeguati ad acquistare il bundle di 10 pacchetti di carte, quello che garantirebbe più probabilità di trovare giocatori forti. Per raggiungere la sua cifra esatta bisognerebbe spendere altri soldi reali nell’acquisto di un pass stagionale, ovviamente non incluso nel bundle del Black Mamba.

Il caso…

È anche vero che con l’edizione Black Mamba si ha già un bundle di 10 pacchetti ma si tratta di “pacchetti promozionali” che di certo non hanno le stesse chance dei pacchetti nel mercato. Non voglio nemmeno pensare come siano combinati quei poveri giocatori che hanno solo l’edizione base, e che quindi non hanno nemmeno alcun tipo di bonus.

Una volta fatto il segno della croce su questa markettata, si prova a giocare e si scopre che ormai la maggior parte dei pacchetti che vengono dati in regalo come ricompense son fatti di scarpe e potenziamenti per le scarpe, robe che non servono assolutamente a nulla finché non si hanno giocatori forti da sfruttare. Questo già accadeva gradualmente nelle edizioni precedenti di NBA 2K, ma adesso questa tendenza è cresciuta a dismisura.

Dopo una settimana di gioco in modalità MyTeam di NBA 2K24 sono arrivato appena al terzo livello del pass base, impensabile nei capitoli precedenti di NBA 2K dove sfida dopo sfida riuscivo ad accumulare abbastanza esperienza da arrivare molto in fondo con i livelli stagionali. Che succede? Succede che non ho boost dell’esperienza ovviamente, aggeggi che possono essere vinti per la maggior parte sbloccando il pass pro che va acquistato solo ed esclusivamente con soldi veri.

E va bene, buttiamo questi 10€ nel pass per la scienza e per la mia sanità mentale: nello stesso identico arco di tempo che senza pass pro sono aumentato di soli 3 livelli, ora spendendo soldi sono al livello 14.

Appurato che la progressione della modalità MyTeam in NBA 2K24 premia solo ed esclusivamente chi spende soldi a discapito di chi invece ha poco tempo e non è ricco, passiamo al più grande orrore che questo business model ha portato con sé nella modalità MyTeam: la sparizione dell’Auction House.

La Casa d’Aste permetteva ai giocatori di vendere e acquistare carte di qualunque tipo stabilendo i propri prezzi in MT. Chi ha anche piccole basi di economia, sa che i mercati si autoregolano e infatti era così: giocatori di alto valore costavano tantissimo, giocatori di basso valore pochissimo. Essendo però un mercato basato su aste, capitava a volte di avere fortuna e riuscire a ottenere carte forti a poco prezzo, o a vendere carte deboli a prezzi esorbitanti perché magari qualche giocatore in giro per il mondo aveva bisogno proprio di quella carta per completare una sua collezione o per soddisfare i requisiti di una sfida.

Tutto questo non è più possibile, l’unico mercato esistente oltre a quello dei pacchetti da sbustare è un mercato automatico di NBA 2K24 dove le carte hanno un prezzo sempre fisso, sempre a discapito del giocatore, e una sola carta al giorno viene scontata. Capita così che carte che in questo mercato costano 5000 MT, se vi capitano come doppioni potete rivenderli solo a 500 perdendoci quindi anche valute virtuali. Anche perché solo quello vi resta da fare, visto che non si possono avere doppioni. Robe da matti.

Ciliegina sulla torta: finora non sono stati ancora mai rilasciati codici spogliatoio, tranne un paio attivi per le sole prime 10 persone su Twitter che sono stati in grado di riscattarli. In passato ogni tanto 2K rilasciava codici per far sbloccare ai giocatori carte e bonus in maniera del tutto gratuita. Speriamo che almeno con l’inizio della stagione nel mondo reale tornino in auge.

Non va bene

Da questa esperienza ho capito che per quanto possa essere perfetto sul piano tecnico e bello da vedere, NBA 2K24 è un gioco che non è fatto per chi ha poco tempo da dedicare ai videogiochi né per chi ha ristrettezze economiche. Se siete ricchi e avete tanto tempo da perdere, troverete sicuramente in questo titolo il vostro appagamento. E ovviamente solo se avete una PS5 o una Xbox Series X, perché la versione PC a questo giro è ancora più castrata del solito, senza alcun motivo apparente.

Io capisco le ragioni dietro questa scelta di diventare invadenti con le microtransazioni, capisco che le licenze di giocatori e squadre di uno sport così dispendioso come la pallacanestro americana abbiano bisogno di un costante rifinanziamento, capisco che comunque ci siano un sacco di videogiocatori che non si fanno problemi a mettere mano abitualmente al portafoglio per avere tutte le carte e tutte le statistiche aggiornate, ma è mai possibile che tutto ciò adesso vada anche a discapito di chi non ha lo stesso tempo e la stessa disponibilità economica delle balene bianche che giocano a NBA 2K24?

Non vi nascondo che ero molto tentato dall’inserire un 4 come “voto di protesta” per quanto possa valere. Alla resa dei conti non solo NBA 2K24 non si è dimostrato sufficiente nel divertirmi per gran parte del mio periodo di prova, ma mi ha anche arrecato enormi fastidi nel cercare di proseguire il mio percorso di gioco… finché non ho trovato un compromesso sufficiente quando ho deciso di distanziarmi dalle modalità MyTeam e MyCareer negli ultimi giorni di gioco.

Ho trovato la mia pace chiudendomi per un paio di giorni in una lega personalizzata dove ho espanso le divisioni con 6 squadre nuove create da me, oppure calandomi nelle ere passate dell’NBA tra filtri CRT e vecchie glorie. Questa pace mentale che ho trovato è l’unico motivo che mi ha fermato dal mettere un’insufficienza.

Sublime nella sua performance tecnica, eccelso nelle aggiunte e nel rifinimento del gameplay, tremendamente realistico come simulazione sportiva. NBA 2K24 è sicuramente tutto questo, ma dall’altro lato del campo c’è un cimitero di videogiocatori sotterrati da un nuovo sistema di microtransazioni molto invadente che limita la loro progressione nelle modalità MyTeam e MyCareer a patto di non mettere mano al portafoglio. Ne vale davvero la pena? Il tempo darà il suo giudizio, per il momento il nostro è appena sufficiente.

This post was published on 28 Settembre 2023 18:30

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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