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Recensioni The Legend Of Nayuta: Boundless Trails | (NSW) | Dolci avventure estive

Che vi aspettate di trovare nella recensione di The Legend Of Nayuta: Boundless Trails? Opinioni sul gioco? Ci saranno; paragoni con la saga principale? Ci saranno; lunghe lamentele su quanto il machine learning faccia più male che bene al magico mondo dei porting e dei remaster?
Anche questo potrebbe far capolino all’interno della recensione.

A differenza di quanto è necessario fare con altri titoli, per questo The Legend Of Nayuta: Boundless Trails (d’ora in poi principalmente chiamata Nayuta, per semplificare il lavoro a chi scrive e a chi legge) è bene eseguire una specie di introduzione. 

Parliamo di un videogioco che è lo spin of di una saga di popolarissimi spin of di una saga di popolari (ma solo in giappone) giochi di ruolo. Il nipote del figlio del fratello di Final Fantasy, per voler fare un irrispettoso paragone con un nome sicuramente più affine alle papille gustative di chi probabilmente sta leggendo.

Da dove partire per parlare di Nayuta?
Senza dubbio dalla natura commerciale del prodotto arrivato a noi, porting di un vecchio videogioco per PSP mai arrivato in occidente prima di oggi. No, scherziamo: Boundless Trails ci è arrivato in realtà in occidente ma mai su Switch (che è la versione di cui parliamo oggi).

Uno spin of di uno spin of di uno spin of…

The Legend Of Nayuta: Boundless Trails o Nayuta no Kiseki è un videogioco action RPG uscito nel 2012 grazie agli sforzi di Nihon Falcom per Playstation Portable alla fine del ciclo produttivo della console. La sua versione in alta definizione è invece uscita inizialmente per Playstation 4 e Windows (e quindi Steam) durante il corso del 2021, arrivando poi su Nintendo Switch nel 2022.

La traduzione ed il porting in inglese di questi giochi a cura di NIS America, da anni partner nella popolarizzazione dei prodotti dei brand Nihom Falcom fuori dal paese del sol levante, invece è sono roba recente e risalgono proprio a Settembre 2023.

Se il termine Kiseki ha acceso delle lampadine in te che leggi è perché, probabilmente, conosci un videogioco con uno storico molto simile a quello della saga di Persona.

Albero genealogico

C’era una volta The Legend Of Heroes o, come inizialmente volevano chiamarlo i giapponesi, Dragon Slayer. Dopo cinque capitoli di discreto successo nel 2004 la release di The Legend Of Heroes: Trails In The Sky ha cambiato le carte in tavola per Nihom Falcom, che si è trovata davanti un videogioco con un worldbuilding tale da costruire tutto un nuovo universo narrativo e di senso, dando così origine a una saga parallela che ad oggi ha letteralmente cannibalizzato il brand principale.

Trails In the Sky ha dato origine a una trilogia ambientata nel regno di Liberl, piccolo staterello nel sud del continente di Zemuria (che invece rappresenta la scenografia dietro cui si dipana la complessa trama di tutti i giochi con trails nel nome). Dopo Trails in the Sky Nihom Falcom ha rilasciato la cosìdetta duologia di Crossbell, con Trails from Zero e Trails to Azure durante i primissimi anni dieci. 

Nayuta esce proprio qui, prima che la saga si imbarcasse nel quartetto Trails Of Cold Steel che invece è ambientato nel gigantesco impero di Erebonia, la parte occidentale del continente di Zemuria. La duologia di Crossbell e i videogiochi ambientati ad Erebonia vedono in Trails Into Reverie uscito nel 2020 (in Giappone) il capitolo conclusivo, che ha poi presto lasciato il posto a Kuro No Kiseki per dare inizio alla seconda metà di questa infinita saga tutta geopolitica, militarismo e combattimenti.

Tutto questo preambolo, chiaramente, fa sorgere una spontanea e legittimissima domanda: ma quindi Nayuta è ingiocabile senza prima aver toccato da vicino tutti gli altri giochi della saga?

Risposta definitiva: NO, e anzi, Nayuta è uno spin off non canonico!
Le informazioni contenute all’interno del titolo non si interfacciano granché con quello che accade nei Trails se non fosse che il protagonista condivide il cognome con un personaggio piuttosto importante di Cold Steel.

Le motivazioni dietro questa bizzarra scelta si possono far risalire, in realtà, a decisioni di carattere commerciale: dal punto di vista del gameplay The Legend Of Nayuta: Boundless Trails assomiglia molto ad una saga di ARPG di casa Nihom Falcom messa da parte per favorire il successo di altri giochi.

A detta di molti, quindi, Nayuta non è altro che una fusione tra alcuni elementi di YS (saga che invece va ancora abbastanza bene: ne abbiamo parlato qui) e altri elementi provenienti dai sottovalutatissimi e divertenti Zwei (di cui è possibile acquistare i giochi anche su Steam, per la cronaca).

Presupposto tutto questo è arrivato il momento di iniziare davvero a parlare The Legend Of Nayuta: Boundless Trails e di come si comporta in questo porting in alta definizione su Nintendo Switch.

Dal passato con qualche filtro

Finora abbiamo sempre e comunque parlato di porting a cui bisognerebbe poi aggiungere la dicitura “e adattamento in Inglese per cercare di riassumere le caratteristiche più interessanti del videogioco come prodotto. The Legend Of Nayuta: Boundless Trails arriva su PC e Nintendo Switch forte di una grafica fedele all’originale aggiornata leggermente per poter passare dall’infima risoluzione della PSP a quelle mastodontiche dei moderni monitor, anche se con risultati altalenanti.

Il problema principale, infatti, lo si può rintracciare nelle texture e in come queste sono state upscalate da chi si è occupato del lavoro di porting. I più avvezzi all’emulazione, infatti, potranno trovare sulle texture tutta una serie di artefatti grafici e distorsioni cromatiche tipiche di ciò che accade quando si chiede agli algoritmi di machine learning di rimettere a posto un videogioco per portarlo al passo con i tempi.

Fortunatamente su Nintendo Switch questo è un problema leggermente più limitato di quanto invece si può osservare sulle altre piattaforme, complice anche la minor prestanza tecnica della versione in questione. In modalità docked il gioco, complice la risoluzione più elevata, presenta qualche difetuccio nelle texture (con le sbavature tipiche degli upscaling effettuati con il filtro SUPERSAL) mentre in modalità handheld questo si limita ancor di più, diventando decisamente meno visibile.

La conta poligonale e il numero di elementi a schermo rimangono comunque piuttosto bassi, specie se consideriamo la media tecnica delle produzioni videoludiche odierne. The Legend Of Nayuta, anche allora, era un videogioco che girava su una macchina dalla potenza limitata e non era possibile permettersi un comparto grafico di prim’ordine.

Anche in questo caso c’è un bilanciamento notevole in atto che rende visivamente il gioco molto gradevole: questo si deve alle scelte fatte dal punto di vista stilistico e cromatico, con un mondo di gioco particolarmente colorato e anche riccamente dettagliato. Per quanto non si raggiungano le meraviglie della saga madre da un punto di vista visivo (la serie di Trails è ben nota per avere dei setting molto interessanti, un po’ meno spinti dal punto di vista fantasy di tanta concorrenza ma senza dubbio fascinosi), Remnant Island, il mondo di Terra e le regioni che caratterizzano quest’ultimo sono sempre abbastanza interessanti da vedere.

Un’aggiunta interessante, invece, che farà felici i giocatori che hanno avuto l’occasione di provare il titolo all’epoca dell’uscita è la presenza di grandi immagini bidimensionali che accompagnano i momenti salienti della narrativa. Anche qui il character design si dimostra capace di resistere allo scorrere del tempo, per quanto lo stile estremamente nippofilo della produzione possa non piacere a tutti.

Divertimento e leggerezza

Pad alla mano The Legend Of Nayuta: Boundless Trails si presenta come un’interessante action RPG con una notevole profondità sul lungo periodo.

Possiamo provare a riassumere il gioco definendolo come una specie di platform 2.5D alla Klonoa in cui ampia importanza viene data all’eliminazione dei mostri e al completamento di semplici enigmi ambientali. I livelli, infatti, sono pieni di deviazioni, stradine secondarie momenti di riposo dove poter trovare risorse extra da capitalizzare per proseguire nel gioco, a volte sotto forma di forzieri, altre volte sotto forma di semplice denaro.

I livelli poi sono inframezzati da tantissimi scontri con gruppi variegati al punto giusto di nemici, alle volte posizionati assieme a pericoli di carattere fisico, altri volte solitari e ingombranti a schermo. Il nostro protagonista Nayuta, aiutato dalla fatina Noi, avrà la possibilità di massacrarli con un buon parco mosse (per quanto all’inizio limitato) grazie alla combinazione di tecniche marziali (ottenibili in maggior numero attraverso il raggiungimento di particolari obbiettivi di completamento nei livelli) e magie, quest’ultime relegate alla nostra amica fatina.

Poi, nel mentre, c’è una tutta una parte light RPG in cui potremo scegliere cosa equipaggiare ai nostri protagonisti, modificando i loro parametri per rendere gli attacchi più minacciosi e le difese più resistenti ai sussulti dei nemici. Non abbiamo la profondità di build di un Trails, sia chiaro, ma il gameplay è estremamente funzionale nel suo scheletro e viene poi arricchito da una serie di meccaniche parallele come la gestione del pranzo o il sistema di potenziamenti progressivi collegati al numero di colpi filati che si riescono a infliggere a un avversario.

In tutto questo le hitbo2x non sempre riescono a risultare chiare come il giocatore vorrebbe, sia chiaro: diverse volte ci siamo ritrovati a perdere una combo a causa della nostra incapacità di leggere correttamente gli iFrames durante una schivata o per colpa di colpi degli avversari che sembrano più minuti di quanto in realtà poi sono all’atto pratico. L’esperienza complessiva non è rovinata di certo, ma in un gioco che premia così tanto l’infalliblità è una scocciatura vedere i propri buff scomparire non per colpa propria.

Molto interessante la struttura dei livelli che, come abbiamo visto in diversi platform (tra tutti gli utlimi Donkey Kong o quel capolavoro mal raccontato di Yooka Laylee and the impossible lair), subiscono importanti variazioni in base alla… stagione dell’anno in cui si accede.

Quanta voglia di avventura

Il cambio repentino di stagioni all’interno del mondo di gioco è giustificato proprio dal comparto narrativo. All’inizio di TLN:BT il nostro protagonista torna su Remnant Island dopo mesi di separazione giusto per arrivare nel momento in cui una grande rovina si schianta lì vicino. All’interno di questa trova Noi, una fatina inseguita da una coppia di loschi e misteriosi figuri alla ricerca di un artefatto chiamato Master Gear.

Dopo aver portato in salvo la nostra fatina scopriamo che questi Master Gear permettono al mondo conosciuto come Terra, una specie di luogo mitologico chiamato anche con il termine di Lost Heaven, di funzionare correttamente secondo meccanismi prestabiliti, Convinta da Nayuta a farsi aiutare, Noi viaggerà in lungo e in largo per le regioni di Terra alla ricerca proprio dei Master Gear di ristabilire le condizioni climatiche adatte alla vita degli vari ecosistemi presenti, permettendo all’equilibrio di mantenersi.

Chiaramente i vari master gear sono nascosti bene e per poterli trovare il nostro protagonista dovrò esplorare quattro regioni con diversi climi, portando a interessanti modifiche di game design. Sole o neve, infatti, permettono una modifica delle route percorribili, oltre che dei nemici presenti; nuove minacce e nuovi ostacoli sono parte integrante di una gimmick di level design forse non originalissima ma che riesce a mantenere l’avventura fresca per la quindicina di ore che effettivamente dura.

Il profumo dell’estate

Abbiamo già accennato in qualche frangente al comparto narrativo che anima questo videogioco ma è giusto soffermarsi un po’ di più sulla questione. The Legend Of Nayuta: Boundless Trails ha uno stile di scrittura molto più leggero della saga madre da cui proviene, con molta meno attenzione risposta nel tratteggiare le situazioni politiche in favore di dialoghi più sbarazzini ma anche più consoni a ciò che accade a schermo.

Fin dal momento della prima accensione, infatti, Nayuta è uno di quei giochi che proprio profuma di salsedine ed estate; uno di quelli in cui c’è davvero poco spazio per le macchinazioni politiche di questa o quella compagine, e molto più per vedere eroi ed eroine andare all’avventura in luoghi esotici o distanti dal quotidiano.

Questo, comunque, si riflette anche in personaggi molto meno approfonditi se non proprio abbozzati di quelli che invece hanno reso estremamente gradita la saga di Trails; i dialoghi, alle volte, sono proprio bambineschi, specie nel come vengono trattati determinati rapporti interpersonali. Queste scelte, figlie di determinate strategie di posizionamento del gioco, sono invecchiate molto peggio di tutto il resto ma risultano difficili da valutare correttamente proprio perché l’utente medio a cui si rivolgono è cresciuto moltissimo durante il corso di questi dieci anni.

Di buona qualità la colonna sonora, questa molto simile alle colonne sonore dei videogiochi moderni per sonorità e profondità. Parliamo di brani dal sapore estremamente melodico, con tutta la plasticosità tipica delle produzioni nipponiche non ad altissimo budget dei primi anni duemila; non ci sono highlight particolari nella colonna sonora ma senza dubbio riesce bene nell’accompagnare il peregrinare del giocatore.

Estremamente apprezzata l’introduzione della high speed mode all’interno del gameplay del titolo. Premendo l’analogico destro sarà possibile attivare questa modalità fast forward estremamente apprezzata che permette di rendere meno tediosi alcuni passaggi un po’ fuori tempo per le sensibilità attuali.

Conclusioni

The Legend Of Nayuta: Boundless Trails è un ottimo action RPG che non è invecchiato in maniera perfetta sotto tutti i punti di vista ma che rappresenta comunque un titolo adatto a determinate frange di giocatori. Chiunque cerchi un ARPG divertente, sbarazzino, leggero e un po’ nostalgico in Nayuta ha trovato esattamente il prodotto che fa al caso suo; chi invece è lì per cercare riferimento a questo o quell’evento esclusivo di un determinato capitolo di Trails sta mirando male. Il buon adattamento inglese del titolo rappresenta comunque l’occasione perfetta per assaporare uno dei più interessanti capitoli perduti di una delle gemme nascoste del gaming nipponico.

This post was published on 15 Settembre 2023 15:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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