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Recensioni

Puffi Kart | Recensione [Xbox Series S] | I paragoni sono davvero necessari?

C’era un tempo ormai lontano nel quale il mondo dei videogiochi ospitava diversi titoli tie-in, ovvero prodotti su licenza dedicati a film, serie televisive o altri contenuti d’intrattenimento.

Al giorno d’oggi quest’abitudine si è un po’ persa, ma nonostante questo cambio di rotta c’è ancora attualmente qualche titolo appartenente a questa categoria: uno degli ultimi è Puffi Kart, sviluppato da Eden Games e pubblicato da Microids.

Come si può chiaramente evincere dal nome si tratta di un videogioco di corse arcade dedicate ai Puffi, personaggi creati nel 1958 dal fumettista belga Peyo.
Nonostante siano nati come personaggi dei fumetti, i Puffi sono diventati celebri nel mondo e anche in Italia grazie alla serie animata ideata a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e poi riproposta anche negli anni successivi.

Chiunque è stato bambino in quegli anni si ricorderà perfettamente dei Puffi, un prodotto davvero ben realizzato, ma parlando di videogiochi la storia cambia drasticamente.
I famosi esserini blu hanno ricevuto diversi adattamenti videoludici negli anni abbastanza infelici, la maggior parte di essi appartenenti al genere platform, molto inflazionato in quegli anni, ma anche un gioco di corse nel 2001: Puffi Kart, dunque, può essere anche considerato un sequel spirituale di quel gioco, che in Italia venne chiamato “3, 2, 1 – La 1º corsa dei Puffi“.

Cercare la via più facile non è sempre sinonimo di qualità

Abbiamo specificato come il genere platform fosse davvero inflazionato tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, soprattutto se andiamo a considerare i numerosi tie-in realizzati sotto licenza di Disney.
Un altro genere molto utilizzato per creare videogiochi del genere era il simulatore di corse arcade, col tentativo di bissare il successo di Mario Kart e di Crash Team Racing, i due esponenti principali di questo genere.

Tra spin-off di serie videoludiche e tie-in di film e serie animate, il mondo dei racing game arcade era abbastanza saturo e a quanto pare sta tornando di moda.
Mario Kart è ancora uno dei prodotti di punta di Nintendo, ma negli ultimi anni sono stati diversi i videogiochi inediti che rientrano in questo genere: Crash Team Racing Nitro-Fueled, Team Sonic Racing e anche DreamWorks All-Star Kart Racing che uscirà quest’anno.

Puffi Kart, dunque, è soltanto l’ennesima espressione in salsa leggermente diversa dello stesso tipo di videogioco o c’è qualcosa in più?
Il titolo è originariamente uscito lo scorso anno su Nintendo Switch, ma dal 22 agosto è disponibile anche su tutte le altre piattaforme: l’abbiamo provato su Xbox Series S per rispondere al quesito precedente e per capire se un gioco del genere può davvero funzionare anche se non sei uno sfegatato appassionato dei Puffi.

I Puffi non fanno la differenza

Puffi Kart presenta un gameplay molto simile (per non dire identico) a quello presente nei capitoli di Mario Kart e in tutti i titoli del genere che abbiamo anche citato in precedenza.
La modalità di gioco è piuttosto basilare: scegliere un personaggio tra i 12 Puffi disponibili e gareggiare lungo i tracciati cercando di arrivare primi conquistando la vittoria.

Essendo un simulatore di corse “arcade” i kart presenti nel gioco non hanno chiaramente una fisica realistica, ma si può soltanto accelerare, sterzare, derapare per acquisire un leggero sprint e chiaramente ostacolare e rallentare gli altri piloti utilizzando gli oggetti raccolti lungo le piste.
Un gameplay visto già tante volte in altri giochi, ma questo può non essere considerato un difetto a patto che ci sia almeno un elemento di originalità che ti porti a scegliere Puffi Kart anziché altri giochi simili.

Puffi Kart pecca proprio in questo: tutti gli elementi del gioco sembrano soltanto una brutta copia di quanto già visto in altri titoli più famosi e la sola presenza dei Puffi non può essere considerata l’elemento che può fare la differenza, anche per chi magari è fan sfegatato di questi personaggi.

Puffi Kart sente inoltre la mancanza di altre modalità oltre a quelle già presenti: ovvero la corsa libera, nella quale si può gareggiare su un tracciato scelto manualmente, il Gran premio, dove si gareggia su quattro piste dello stesso gruppo e, infine, la più classica delle prove a tempo dove l’obiettivo è registrare i tempi migliori su ogni tracciato.
Sarebbero anche bastate se non fosse che i tracciati sono pochi (soltanto 12) e sono anche molto brevi, dunque praticamente nel giro di 1 ora si completa l’intero gioco.

L’unico elemento che rende il titolo leggermente più longevo e le piste rigiocabili è la presenza degli adesivi: si tratta di 110 collezionabili che possono essere conquistati raggiungendo degli obiettivi durante le gare come un certo quantitativo di vittorie con ogni personaggio o un preciso numero di derapate.
Si tratta in ogni caso di una missione fine a se stessa che non rende più variegato il gameplay.

Il titolo presenta anche una modalità multigiocatore, ma soltanto in locale fino a 4 giocatori, che aiuta magari a rendere più piacevole il gioco che altrimenti sarebbe abbastanza mediocre nel complesso.
Una volta completate le 12 piste e magari ottenuti i trofei d’oro in tutte le Coppe non c’è più nulla che ti possa spingere a continuare a giocare a Puffi Kart.

Un comparto grafico che non centra il bersaglio

Puffi Kart non ha un comparto tecnico e grafico brutto, ma per un titolo uscito su console di nuova generazione del 2023 ci si poteva aspettare di più.
Sia i Puffi che il design generale delle piste hanno un aspetto fin troppo “plasticoso” con texture piatte e ambientazioni davvero poco memorabili.

Puffi Kart presenta 12 piste che variano leggermente l’una dall’altra, ma sostanzialmente cambiano davvero poco e nessuna di esse davvero ti resta impressa nella mente.
È chiaro che cercare per forza dei paragoni con Mario Kart è ingiusto, dato che la saga di Nintendo ha tutt’altra storia che budget alle spalle, ma è doveroso specificare come lo spirito e il design delle piste di MK sia del tutto impresso nelle menti dei giocatori, obiettivo che purtroppo non riesce a Puffi Kart.

Discorso diverso sul comparto musicale dato che sia le musiche di sottofondo delle piste che quelle presenti all’interno dei menù sono abbastanza orecchiabili e memorabili.
Anche gli effetti sonori, soprattutto quello dei vari oggetti utilizzabili in pista, sono davvero ben fatti e richiamano alla perfezione lo spirito dei cartoni animati anni ’80 e ’90.

È davvero solo il target il problema di Puffi Kart?

Non bisogna nascondersi dietro un dito e sarebbe stupido ignorare il fatto che Puffi Kart sia un titolo pensato principalmente (se non esclusivamente) per un target di giocatori più piccoli, ma può essere davvero una giustificazione?

Si può soprassedere sul fatto che i 12 Puffi selezionabili in realtà non siano altro che skin, dato che non presentano differenze di gameplay: questo ovviamente rende il gioco meno stratificato, ma allo stesso tempo permette ai giocatori più piccoli di poter scegliere il proprio Puffo preferito.
Tutto ciò che abbiamo detto nei capitoli precedenti però va ben al di là del target scelto dagli sviluppatori.

Il gioco, inoltre, ha una difficoltà bilanciata e la CPU in certi frangenti può essere davvero cattiva anche allo stage Normale, dunque in fin dei conti la questione non è quella del target, ma di un videogioco che cerca di emulare chi ha avuto più fortuna di lui, mal riuscendoci.

Conclusioni

Puffi Kart è l’ennesima riproposizione in salsa racing arcade di opere esterne al mondo dei videogiochi, ma che questa volta non ha davvero centrato il bersaglio.
Un titolo che si fa fatica a consigliare anche a chi è fan dei Puffi o ai più piccoli, dato che sul mercato sono presenti tanti giochi simili, ma con un gameplay più stratificato e completo.
Un comparto grafico che non fa il salto di qualità, ma una colonna sonora allegra e graziosa.

This post was published on 25 Agosto 2023 19:30

Salvatore Montagnolo

Nasce il 21 maggio 1996 a Napoli e cresce con la passione per i videogiochi e per tutto ciò che c'è di tecnologico nel mondo. Preme il suo primo tasto "START" all'età di 6 anni con Crash Bandicoot per l'inizio di una grande avventura all'insegna di console, comandi e schermi.

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