Nella lista di generi videoludici di nicchia, spesso affiancati nell’immaginario collettivo al videogiocatore PC, vi è quello dei giochi stealth strategici. Un genere di cui il nome Commandos rappresenta un’autorità indiscussa.
Ci sono degli sviluppatori alla ricerca di strumenti e prodotti per rinvigorire questa fiamma, un po discendente tra il 2005 e il 2015; oggi infatti vi parliamo di Mimimi Games e del loro ultimo prodotto Shadow Gambit: The Cursed Crew. Meccanicamente un sequel di Shadow Tactics: Blades of the Shogun, contestualmente e narrativamente un gioco particolarmente diverso.
Shadow Gambit: The Cursed Crew appare come un fulmine a ciel sereno e dona un cambio completo di registro rispetto al precedente capitolo, dal serio e officioso Giappone degli Shogun a dei caraibi fantasy, tempestati da non morti e da un culto di fanatici religiosi.
Ma un gioco stealth isometrico non si giudica soltanto dalla scrittura, ma da cosa fa con i pilastri del genere, ormai lì da anni. Shadow Gambit ci prova, in modi diversi e più o meno audaci; ci riesce? Scopriamolo.
C’è sempre un tesoro e, questo, non è l’amicizia
Shadow Gambit prende luogo in un mondo alternativo dove i Caraibi sono infestati da maledizioni e dall’influenza occulta degli abissi, una dimensione tanto terrificante quanto misteriosa che quasi richiama Lovecraft. Di risposta alla presenza dell’Abisso è nato un culto di fanatici che venerano la fiamma purificatrice che brucia tutto ciò che è corrotto e maledetto. Di preciso la protagonista, Afia Manicato, è una pirata dannata, cioè una persona che si è ritrovata a camminare sulla terra anche oltre la morte.
Afia, come ogni pirata che si rispetti, è a caccia del tesoro del leggendario Capitano dannato Mordechai Occhio Nero e inizia la sua ricerca partendo dalla nave del capitano: La Red Marley, una nave spettrale alimentata e guidata da uno spirito necromatico e una ciurma di scheletri.
Sin da subito Afia e la Red Marley si scontreranno contro l’Inquisitrice Ignacia e i suoi piani di trovare il tesoro in una corsa contro il tempo. Per riuscirci, Afia e la Red Marley prima dovranno rianimare la vecchia ciurma di maledetti del capitano Mordechai.
La ciurma è composta da altri sette pirati, ognuno dannato e morto da tempo e ognuno con la propria storia e i propri poteri che lo caratterizzeranno. Non solo, ogni personaggio è unico e sarà dotato di un carisma tutto suo, da Teresa, una riservata ex inquisitrice ora cecchina e vedetta della ciurma, al nobilissimo Pinkus Von Presswald, alle prese con la scrittura costante delle sue memorie (ora arrivate alle tre cifre di volumi).
La scrittura di Shadow Gambit è intelligente ed eseguita in maniera furba: se la rivalità con Ignacia e la ricerca del tesoro è sempre seria e la sua evoluzione piena di tensione, i personaggi invece hanno una scrittura geniale e quasi goliardica. Diciamo che la morte, e la lunga permanenza della ciurma in una nave dal contesto unico ha può aver fatto perdere qualche rotella ai pirati.
Insomma, affrontare la ricerca del tesoro e la spietata Ignacia in compagnia della ciurma ci donerà un bellissimo dualismo che ricorda quello di Pirati dei Caraibi, ma anche quello che ogni buon gioco di ruolo ha; riassumendo: una banda di gente molto competente, ma un po’ idiota compie azioni spettacolari nel caos più totale.
La trama in sé inoltre non è delle più scontate e si riserva qualche colpo di scena ed evoluzioni coraggiose e inaspettate, risultando in un ventata d’aria fresca per il genere.
Scelta scelta scelta!
Il gameplay loop di Shadow Gambit è semplice e il gioco si divide principalmente in due momenti: le missioni e la nave. Sulla nave possiamo interagire con gli altri pirati, portare avanti dei “Racconti della ciurma”, cioè del contenuto puramente narrativo che ci donerà più scene di un determinato personaggio e ci aiuterà a farci un’idea di chi sono all’interno della ciurma, e dialoghi sia tra Afia e gli altri pirati che tra gli altri pirati e la Red Marley stessa.
Dalla nave si può inoltre scegliere la missione da intraprendere. Infatti Shadow Gambit offre una serie di mappe e una serie di missioni ma non richiede di eseguirle in nessun ordine. L’unico requisito è il numero di pirati che stiamo portando in missione, cioè tre. I personaggi (e di conseguenza i poteri a nostra disposizione) che ci porteremo in missione, al contrario di altri giochi dello stesso genere non sono predeterminati e questo favoreggia molto la sperimentazione del giocatore. Infatti il gioco premia il riciclo di pirati nelle missioni tramite un sistema di “brama”.
Shadow Gambit infatti ha un sistema di potere, ogni missione compiuta donerà un determinato ammontare punti potere. Ogni venticinque punti, otteniamo un punto abilità che possiamo usare per comprare uno dei potenziamenti disponibili per i pirati. Questi potenziamenti sono molto forti e spesso possono cambiare di molto come il personaggio può essere utilizzato. Per ogni missione in cui un membro della ciurma non è usato, questo guadagna +1 ai punti potere guadagnati se viene usato nella missione seguente. Quindi se ad esempio Afia non dovesse partecipare a due missioni di fila, al completamento della terza darebbe +2 punti potere.
Oltre al premio meccanico, Shadow Gambit premia la sperimentazione col pure e semplice divertimento. Infatti alcuni dei personaggi avranno forti sinergie tra loro e utilizzarli per svolgere le missioni molto in fretta o con particolare efficacia donerà quel tipico sorriso che gli amanti del genere conoscono.
Ogni personaggio è divertente da utilizzare. Sebbene ve ne siano alcuni molto forti e quasi fondamentali, tutti i personaggi sono bravi in qualcosa e il contesto fantasy ha permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi.
L’invito è dunque quello di esplorare e provare i nuovi personaggi e nuove combinazioni ad ogni missione. D’altronde con 336 permutazioni differenti, perché giocare lo stesso gruppo due volte?
Nelle missioni, la “meccanica principale”, che nasconde un’intuizione geniale, è quella dei ricordi: infatti sarà possibile salvare lo stato della partita per poi tornarci alla pressione di un semplice tasto qualora qualcosa dovesse essere andato storto… cioè i salvataggi e i caricamenti rapidi hanno un contesto in gioco e sono nient’altro che il potere della Red Marley di manipolare il tempo e i ricordi.
Shadow Gambit fa anche un ottimo lavoro nel donare al giocatore molto contenuto. Infatti come il capitolo precedente di Mimimi Games, il gioco è molto longevo e offre ancora più contenuto dopo l’endgame. A giudicare dalle ore coperte fino al momento della scrittura della recensione, un 100% richiederebbe dalle 40 alle 60 ore di gioco.
I livelli sono interessanti, anche se non perfetti e a un’analisi più attenta rivelano di essere, per la maggior parte più lineari di quanto sembrano. Ogni livello è in sostanza una serie di scenari e piccoli scontri che potremo affrontare diversamente in base alla ciurma a nostra disposizione, ma tra questi scenari c’è ben poca interazione se non per poche missioni.
Dunque, se da un lato Shadow Gambit dimostra di essere un passo avanti rispetto al precedente capitolo, risultando più divertente e premiando maggiormente la creatività del giocatore, dall’altro la strada davanti a Mimimi Games per perfezionare il genere ha ancora qualche kilometro di percorso mancante.
Nella ciurma che vorrei
Shadow Gambit The Cursed Crew abbraccia l’eterno cell shading in una grafica ispirata e perfettamente funzionale. Se dal punto di vista di mera misura del dettaglio i modelli non spiccano, il design estetico, delle mappe, ma specialmente dei personaggi risulta invece sempre memorabile.
I membri della ciurma del capitano Mordechai infatti, ma anche i fanatici, hanno tutti illustrazioni che sembrano quasi uscite da un manuale di un gioco di ruolo (e quasi mi viene voglia di hackerare Blades in the Dark).
Personaggi come Pinkus Von Presswald, Teresa o anche Afia stessa, raccontano la loro storia e la loro personalità semplicemente guardando l’illustrazione. Un ragionamento simile è applicato anche alle mappe e al level design. Ogni isola racconta la sua storia, passata o in corso ed è piena di dettagli o angoli da esplorare, con scenari o paesaggi piacevoli.
L’unica nota di demerito colpisce l’interfaccia grafica, che vede a volte colori troppo simili tra loro assegnati a due personaggi separati, che quando si è assorti pienamente dalla missione in corso può facilmente scadere in errori.
Doppiaggi Sublimi e Sea Shanties
Il comparto sonoro di Shadow Gambit fa il suo dovere nel complesso senza infamia senza lode. La soundtrack è un ottimo sfondo ma non è mai realmente memorabile e nessun brano ci colpirà abbastanza da notarlo, a eccezione fatta di un sea shanty (un canto marinaresco da pirata) che è nascosto dietro un contenuto non obbligatorio.
Il discorso si fa diverso se si parla di doppiaggio. Infatti le voci dei personaggi, primari o secondari, sono perfette e calzano a pennello con l’atmosfera a tratti goliardica a tratti seria. Aiuta il fatto che ogni membro della ciurma ha una forte identità vocale, ergo le linee di dialogo sono memorabili.
Shadow Gambit inoltre è interamente tradotto e sottotitolato in Italiano. La qualità delle traduzioni è tutto sommato ottima anche se in alcuni punti risulta un po’ disallineata con il doppiaggio.
Conclusioni
Shadow Gambit The Cursed Crew è un passo avanti sotto ogni comparto per i ragazzi di Mimimi Games, i quali hanno dimostrato di essere capaci di un game design e un comparto grafico molto ispirati in cui il loro amore per il gioco si può toccare con mano. Dai personaggi memorabili, alle mappe e le sfide per finire col doppiaggio spettacolare è difficile trovare ragioni per cui non giocare Shadow Gambit se vi piace il genere
PRO
- Mille modi per affrontare le missioni
- Personaggi molto divertenti
- Premia la sperimentazione
- Molto longevo
CONTRO
- Non molto accessibile per i neofiti del genere
- Può essere frustrante in alcuni scenari
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