Tu ne cede malis, sed contra audentior ito.
La frase appena citata, arriva direttamente dall’Eneide, poema epico dalla magistrale penna dello scrittore Publio Virgilio Marone (più noto come Virgilio a chi lo ha incontrato come cicerone tra le pagine della Commedia dantesca); l’estratto da me riportato è di grande significato ed è in grado di mettere in prospettiva tanti aspetti della vita umana.
“Non lasciarti opprimere dalle calamità, ma va loro incontro coraggiosamente” è la traduzione che meglio riesce a carpire le sfumature di significato, che quel brevissimo brocardo porta con sé. Questo perché, le vicende dell’Eneide, che spesso per rilevanza e forma vengono associate ai grandi poemi epici di Omero (o chi per lui), sono estremamente umane.
D’altronde, se è vero che nell’opera di Virgilio ci viene narrato di dei, dell’odio di Giunone verso i troiani che funge non da demiurgo ma da scintilla per dare il via alle vicende, il fulcro della storia è un altro. La storia trova un senso nella sua risoluzione: Enea, il protagonista, che sbarcato sulle coste del Lazio, fonda una nuova civiltà, una nuova stirpe, i Figli di Enea che daranno vita alla sfavillante e imperitura Roma.
In questa storia vediamo due elementi fondamentali, che aiutano soprattutto a giustificare quell’estratto poco sopra riportato: prima di tutto, vediamo un intervento divino, talmente tanto importante, arbitrario e ingiustificato, da costringere Enea ad allontanarsi da Troia, cercando fortuna altrove; il secondo elemento è, invece, l’umana pervicacia di Enea.
L’eroe infatti, nonostante si veda schiacciato da una forza talmente tanto soverchiante, trova dentro di sé la voglia di proseguire per la sua strada, la forza per combattere quell’ingiustificato sopruso, così da trovare infine la pace.
Non a caso, la frase “Tu ne cede malis, sed contra audentior ito“, è stata più volte ripescata durante quel periodo di ricorso storico, in cui la storia romana riprese a destare forte interesse tra le popolazioni del XIV-XV secolo. Molto d’impatto, è l’associazione che l’artista italiano Giorgio Ghisi, fece nel 1561, quando realizzò la sua opera “Allegoria della Vita Umana“, conosciuta in alcune bibliografie ufficiali anche come “Sogno Di Raffaello“.
Proprio in quella stampa, come una moderna didascalia, stava quella frase.
E cosa rappresentava quella stampa?
Nonostante sia tutt’oggi di difficile interpretazione, un significato seppur maccheronico, è possibile trovarlo. Prima di tutto vediamo, in primo piano, una figura umana, presumibilmente proprio Raffaello che, scorge da dietro un albero quello che pare un mondo mostruoso, in cui creature aldilà della comprensione umana regolano la vita, seguendo soltanto la legge del più forte.
Il secondo elemento è una figura che ci aiuta a capire meglio cosa stiamo osservando: più in lontananza, scorgiamo Flegias, una figura appartenente alla mitologia greca che, dopo aver tentato di bruciare il Tempio di Apollo a seguito dell’uccisione della figlia, perpetrata da Artemide, venne scaraventato nel Tartaro. Su di lui, pende un enorme masso, costante minaccia sulla sua testa.
Ma tolte le note mitologiche, ciò che ci interessa è il personaggio Flegias all’interno della stampa di Ghisi. Notiamo infatti come l’ex Re dei Lapiti, sembri decisamente sofferente, calato tra i mali della vita, tra quelle creature che lo tengono ostaggio della sua condizione.
Ai piedi di Flegias, una frase si pone in perfetta contrapposizione con l’estratto dell’Eneide:
sedet aeternumque sedebit infelix
Flegias “siede e siederà in eterno, infelice”. L’allegoria della vita umana, si concretizza nella contrapposizione tra chi vive con la paura per i mali del mondo, molto spesso incomprensibili, che portano all’immobilismo totale con conseguente infelicità, e tra chi non si lascia opprimere da quelle calamità, ma le affronta a viso aperto, seppur cautamente.
E trovo incredibile quanto Exoprimal mi abbia ricordato tutto ciò.
Del titolo di Capcom c’è veramente tanto da dire, ma prima voglio cercare di creare le giuste basi empatiche da cui partire. Perché se è vero che il gioco, non vuole proprio puntare al cuore e alle lacrime dei giocatori, per me è impossibile non notare come si tratti di un’enorme allegoria della forza umana.
Uomini, che guidati dalla voglia di sopravvivere, non si lasciano schiacciare, nonostante debbano aver a che fare con cose più grandi di loro, incomprensibili. E che, nonostante vedano pendere sulle loro teste dei portali che sputano dinosauri, non compiono l’errore di Flegias e non si lasciano fermare da quel masso pendente. Perché quel masso non cadrà mai, e ciò che immobilizzerà l’uomo sarà sempre e solo la paura.
Non abbiate paura a immergervi nel nuovo titolo di Capcom. Al netto di alcuni problemi infatti, vogliamo subito anticiparvi che il giudizio generale sull’opera, da parte nostra è decisamente positivo. Ma tanti aspetti meritano un approfondimento.
Di Exoprimal, in questi giorni, se ne starà sentendo parlare in lungo e in largo.
Prima di procedere quindi, all’analisi un pizzico più tecnica del gameplay, vero fulcro del titolo di Capcom, è giusto concentrarsi su una storia che molto spesso, in sede di recensione viene liquidata con “non è il punto centrale”.
E per quanto sia vero che la storia non sia il punto centrale, in un titolo in cui il gancio verso il pubblico è rappresentato dal macellare dinosauri, è anche vero che tanti elementi risultano interessanti, seppur manchevoli di una narrazione unitaria e intrattenente.
Ma andiamo per gradi.
Exoprimal è ambientato in un ipotetico futuro prossimo, nel 2040 per la precisione. In questo mondo, le ricerche su intelligenza artificiale e robotica, hanno fatto passi avanti importanti, tanto che adesso i robot sono alleati degli uomini. Tuttavia, senza una vera e propria ragione apparente, un giorno di quel 2040, dal cielo iniziano ad aprirsi dei portali.
Da quei portali, neri con sfumature viola, iniziano a fuoriuscire frotte di dinosauri, incalcolabili orde, che in men che non si dica rischiano di mettere in ginocchio l’umanità. Oltre alla pericolosità delle creature, ciò che spaventa è l’imprevedibilità nella comparsa dei portali.
Una società però, si fa carico della difesa degli uomini: la Aibius Corporation. Questa società di robotica, inizia a costruire le cosiddette “Exocorazze”, degli esoscheletri corazzati, dotati di abilità micidiali, nonché estremamente resistenti, in grado di fronteggiare la minaccia giurassica.
Le corazze, in perfetta tradizione mecha da Mazinga Z in poi, richiedono un pilota all’interno. La Aibius inizia quindi ad assumere e addestrare soldati o exocobattenti che dir si voglia. Vengono creati dei team, composti da meccanici e ingegneri che, fungendo da supporto per gli exocombattenti, dovranno contribuire a fermare la minaccia.
Interpreteremo Ace, solerte soldato, fresca acquisizione tra le file della Aibius Corp.
A questo punto, un time skip ci porta direttamente nel 2043.
Da qui inizia la nostra storia.
Dopo aver creato il nostro exocombattente, verremo assegnati a un team incaricato di sorvegliare alcune aree ed eventualmente, lottare contro i dinosauri, nonostante la minaccia sembri ormai passata.
In un momento di convivialità tra Ace e il team, mentre si sorvola l’Oceano Pacifico, una strana forza gravitazionale ci farà perdere il controllo del velivolo e ci farà precipitare su una misteriosa e abbandonata isola, Bikitoa. Da quel punto in poi, si chiuderà di fatto il prologo e avranno inizio le vicende che ci porteranno a scoprire il mistero dell’isola.
Faremo la conoscenza di Leviathan, l’intelligenza artificiale creata dalla Aibius come supporto alla lotta contro i dinosauri, anche se noteremo immediatamente, che qualcosa non sembrerà andare come dovrebbe. L’intelligenza artificiale parrà infatti totalmente sfuggita a qualunque controllo umano. Ci troveremo infatti soggiogati dalla calma apparente di un mostro cibernetico.
Il suo intento?
Farci partecipare a guerre simulate, portandoci indietro nel tempo di tre anni, proprio al momento in cui i dinosauri hanno iniziato a invadere la terra attraverso i portali. La ragione, almeno in apparenza, è quella di raccogliere dati sui vari exocombattenti.
Ma a che scopo? Sarà questo l’interrogativo a cui dovrete cercare una risposta.
Senza rivelarvi nulla, ciò che veramente mi ha fatto quantomeno appassionare alla storia, è la figura del Leviatano a cui ho già dedicato, in sede di anteprima, un approfondimento. Non conoscendone gli intenti, all’inizio, sarà stupendo percepirlo come un Dio annoiato, un’immagine che tanto sembra ricalcare lo stilema delle divinità greche o norrene, quasi più vicine agli uomini per vizi, ma con l’insondabilità celeste, che crea fascinazione anche nelle più atroci azioni.
Una figura demiurgica che ci farà domandare se, tutta quell’operazione, non sia solo di un disumano accanimento o se, effettivamente, la vita umana sia sacrificabile in nome della ricerca. Che poi, vi basterà guardare i trailer giusto, per rendervi conto che queste mie elucubrazioni potrebbero venir smontate in meno di un secondo.
E proprio dei trailer e delle modalità con cui hanno cercato di proporre al grande pubblico il titolo, bisogna parlare, perché Exoprimal è uno di quei casi in cui, la software house pare voler affossare un suo stesso lavoro.
Arriviamo però adesso, al vero pezzo forte, il motivo per cui si deciderà se Exoprimal vale la pena essere giocato o meno. A meno che non siate fastidiosi come me, andandovi a impuntare sul Leviatano.
Questa quindi, è la parte che interessa effettivamente a chi è indeciso se acquistare o meno il gioco. E sull’acquisto in sé, ci sarà un breve discorso da fare, ma andiamo per gradi.
Exoprimal è un titolo third person shooter a squadre, PvP o PvE, in cui due team avversari si affronteranno all’interno di alcuni scenari, cercando di primeggiare per abilità e tempo di completamento degli scenari.
Di base quindi, nonostante il fulcro sia la sfida contro un team avversario, è possibile godersi il titolo anche in totale solitudine, giocando solo con e contro alcuni Headhunters BOT, che ci assisteranno nella conquista di alcuni “pezzi” per riuscire a comprendere bene tutta la storia e i motivi di Leviathan.
Risulta estremamente gradevole e ben integrato, il multiplayer asincrono che Capcom ha deciso di adottare. Non necessariamente infatti, durante le partite si arriverà a combattere contro il team avversario. Si avranno però sempre due tipi di avvisi, che ci aiuteranno a capire come se la cava la squadra avversaria.
Prima di tutto, Leviathan fungerà da HUD vocale e ci avviserà nel caso in cui, nel completamento degli obiettivi, fossimo più veloci o più lenti degli avversari, oltre a comunicarci le varie tipologie di dinosauro che vengono sparati dai portali, nonché gli eventi in gioco, come quando il team avversario evoca un dominatore. Di questa meccanica ne parliamo tra un po’.
Il secondo tipo di avviso, è visivo.
Per tutta la traversata, nel percorso che porta alla conclusione delle varie simulazioni di guerra, vedremo le sagome degli avversari, dei φάντασμα, delle immagini residue che ci saranno sempre accanto e ci aiuteranno, anche senza aver mai incontrato l’altro team, a renderci conto delle exocorazze utilizzate, così da poter bilanciare il team in caso di scontro diretto.
E ora, ribadiamo ciò che ho già urlato abbondantemente in entrambe le anteprime da me redatte: Exoprimal è estremamente divertente. Il gameplay è un continuo turbine di tamarrate in cui dovremo cercare di volta in volta il metodo più esplosivo per decimare le orde che ci arriveranno addosso.
La reattività dei comandi, aiuta a godere non solo di ogni colpo sparato o di ogni fendente tirato (si, si combatte anche in meelee) ma anche di tutte quelle abilità elusive e di fuga, che aiutano a destreggiarsi meglio quando ci si trova in situazioni, via via sempre più pericolose.
Avendo provato il titolo sia su PC grazie al Game Pass di Microsoft, sia su PlayStation, ho potuto ravvisare un interessante fattore: giocare col mouse è meglio, ma anche col pad il titolo è estremamente gradevole. Ovviamente, come ogni shooter o quasi, giocare col mouse restituisce meglio la capacità di mira, la gestione del rinculo nonché la rapidità dei movimenti. Tutto è più veloce se giocato su PC, anche solo girarsi, cambiare obiettivi, scattare.
Tuttavia, il titolo pad alla mano, riesce a compensare abbastanza bene la mancanza della precisione del mouse. La regolazione della mira è solida e solo all’inizio, quando non si è abituati, rischia di dare il classico problema in cui sentiamo “sfuggire” la mira. Inoltre, le varie abilità di ogni exocorazza, sono distribuite in maniera estremamente intelligente sul pad, così da renderle tutte di facile utilizzo, forse anche più di quanto non succeda con la tastiera.
Una meccanica molto interessante a cui accennavo sopra, è quella del dominatore che, in breve, si traduce con “Il Dinosauro sei Tu!”
Elaborando meglio la meccanica del dominatore funziona pressoché così: arrivati alla fase finale della sfida, dopo che sono stati completati i principali obiettivi e quindi, quando si tende soltanto a raggiungere il traguardo prima degli avversari, Leviathan concederà prima alla squadra in svataggio (quella più lenta nel completare gli obiettivi) e poi alla squadra in vantaggio, un Dominatore.
Il Dominatore è niente più niente meno, che un dinosauro molto più potente dei normali dinosauri che si possono incontrare durante tutta la partita. Per la maggior parte del tempo, i nemici che si vedranno a schermo saranno velociraptor e pteralodonti; il Dominatore finirà per rappresentare una sorta di boss, con tanto di barra della vita, dotato di grande forza e in grado di diventare più che un semplice fastidio per il team avversario.
Utilizzare il Dominatore al momento giusto, quindi, può essere decisivo in ottica di vittoria o sconfitta.
Il Dominatore può essere evocato da un solo giocatore del team che, per tutto il tempo che il Dominatore sarà in azione, lo “interpreterà”. Il giocatore infatti, sparirà temporaneamente, per diventare effettivamente quel dinosauro enorme. Evocare il Dominatore diventa quindi una scelta estremamente tattica: se in una squadra con un solo healer, è proprio lui a utilizzare il Dominatore, potrebbe sicuramente dare problemi al team avversario, ma lascerebbe scoperta la propria squadra sul lato cure.
Per chiudere il discorso sul dominatore, mi sento di dire che, al netto di quanto possa essere interessante sulla carta, la meccanica poteva essere sfruttata in maniera ancora più galvanizzante; di fatto esso non è altro che un dinosauro un po’ più grande degli altri, senza abilità esclusive o simili. L’utilizzo, quindi, corre il rischio di essere meno divertente di quanto realizzabile in potenza.
I dominatori potranno dare colpi di testa, di coda, fare brevi cariche e poco altro: colpi estremamente potenti, per carità, ma con il rischio concreto che il tutto venga a noia prima del previsto.
Exoprimal, sul modello di molti altri FPS/TPS, prevede delle divisioni nei ruoli dei componenti del team. Le varie exocorazze si dividono in tre grandi categorie con delle differenze interne da considerare per ognuna:
Le tre categorie sono:
Ogni Exocorazza potrà poi essere potenziata con dei moduli, dei potenziamenti che permetteranno di acquisire un sacco di abilità passive, offensive, difensive o elusive.
Ma per avere un’idea esatta di chi faccia cosa, è giusto darvi i mezzi per decidere, anche se, vi posso anticipare, che provare con mano ogni Exocorazza è il metodo migliore per identificare un main da utilizzare, anche in ottica un minimo competitiva.
Non esistono scelte giuste o sbagliate poiché sarà tutto fondato su due basi: il vostro insindacabile gusto personale e l’utilità per il team.
Perché sul gusto non si discute, ma dovrete fare estrema attenzione nell’imparare a riconoscere i ruoli degli operatori. L’equilibrio della squadra, è ciò che veramente può portare alla vittoria. Una squadra di soli Assault avrà una potenza di fuoco invidiabile, ma al primo attacco un minimo più elaborato e numeroso, sarà quasi impossibile sopravvivere.
Per fortuna, Exoprimal ha pensato a tale eventualità. Se riuscite ad avere la giusta contezza tattica, potrete essere voi stessi la soluzione al problema, cambiando Exocorazza in una manciata di secondi. Il cambio di Exocorazza può essere effettuato ogni volta che si voglia, senza alcun tipo di limite se non un brevissimo cool down tra una corazza e l’altra.
In questo modo, nel caso diventiate estremi conoscitori di ogni Exocorazza, in grado di padroneggiare ogni abilità e ogni ruolo, potrete effettuare delle scelte tattiche che renderanno il titolo molto più interessante. Se per esempio, vi rendete conto che durante la fase PvE di una partita, la vostra squadra non stia riuscendo a fare abbastanza danno tanto da stare al passo dei nemici, potrete giocare tutta la partita da Assault. Se poi, in fase di PvP, notate che il team avversario ha una grande potenza di fuoco, potete decidere di cambiare a Support o Tank, nel caso in team nessuno stia sopperendo.
Ma veniamo a un’analisi delle singole Exocorazze. Ricordiamo che, in sede di recensione, non saremo analitici come potrebbe accadere con una guida vera e propria. Tuttavia, ci sembrava adatto lasciarvi quantomeno una base da cui partire, che speriamo possa portarvi ad approfondire in autonomia il titolo.
Sebbene Capcom, stia chiaramente vivendo un periodo d’oro, tra produzioni che ogni volta innalzano l’asticella e spesso, ridefiniscono i canoni del genere, con Exoprimal ha sicuramente rischiato ma di certo non nella maniera più sensata.
Exoprimal era un progetto che nasceva, almeno nelle intenzioni, come sequel spirituale di Dino Crisis: un ruolo commercialmente molto interessante per la nostra epoca, in cui i titoli delle vecchie generazioni vengono riproposti con sempre maggiore frequenza in salsa moderna.
Il vero problema però, non è stato il non creare un nuovo Dino Crisis di cui, onestamente, non si sentiva troppo il bisogno. Semplicemente, Capcom non ha mai saputo comunicare veramente cosa fosse Exoprimal, mostrando immagini e trailer che lasciavano il fianco scoperto a tante critiche preventive.
Questo perché, sin dalla prima beta che ho avuto il piacere di provare, non sembrava di giocare lo stesso gioco che Capcom stava cercando di proporre. L’impressione è quindi quella di una Capcom, non in grado di riconoscere i punti di forza della sua stessa creatura. E il vero punto di forza, al netto delle belle parole e dei significati che ognuno ci trova, è il gameplay.
E qui arriviamo alla seconda questione.
Dopo una campagna pubblicitaria decisamente scadente, chi è che si sentito invogliato a comprare il titolo a prezzo pieno?
Perché si, il titolo è senza dubbio divertente e anzi, diverse delle critiche mosse in termini di ripetitivtà sembrano lasciare il tempo che trovano ma è indubbio come ci sia stato un qualche tipo di problema comunicativo o, quantomeno, un problema di commercializzazione: chi è che ha voglia di spendere 60 € su Playstation quando lo stesso titolo è disponibile su Xbox e PC dentro il game pass?
Si vede che Capcom ha grandi piani per il gioco, proponendo già all’uscita, una roadmap che mostra gli aggiornamenti e le season che si susseguiranno nel primo anno di vita del titolo. E mi viene da mangairmi le mani e temere, temere che una comunicazione sbagliata possa portare prima i giocatori e poi Capcom ad abbandonare quello che, al netto di alcune ingenuità, è un ottimo progetto multiplayer, che se giocato in gruppo è in grado di regalare bei pomeriggi.
Parliamo brevemente del lato artistico di Exoprimal cominciando con il nostro povero Ace, un personaggio inedito, da creare da zero e che è incatenato dalle limitazioni di un editor dei personaggi non particolarmente frizzante. Certo, il nostro Ace lo si vede poco, al massimo in qualche cutscene, ma l’assenza di un editor degna di tal nome un po’ stride con le peculiarità di questo gioco.
Per quanto riguarda le Exocorazze, per quanto non brillino per originalità, si possono notare alcune scelte cromatiche e visive associabili ad alcuni dei nomi più noti dell’universo degli hero shooters come Overwatch, Paladins o Transformers; a questo bisogna aggiungere anche una buona varietà visiva, con tante diverse skin equipaggiabili per l’occasione.
Il gioco è dotato di un sistema di battle pass e di loot box interne, così che moduli e ghirigori estetici possano essere anche vinti oltre che comprati. Gli acquisti con soldi reali, non solo sono ridotti all’osso ma non sono nemmeno influenti a livello di potenziamenti. Al resto pensano i BikCoin, ovvero la valuta interna ottenibile semplicemente attraverso il gameplay. Si tratta di denaro virtuale, che al momento, non pare possibile acquistare con soldi veri. L’unico modo per ottenerlo sono le loot box o i premi, ottenuti alla fine di ogni partita in modalità Dino Survival.
Purtroppo inutile dire come i dinosauri risultino essere la parte davvero più deludente: a partire dai più semplici arrivando ai più complessi, con tutte le varianti del caso, è difficile trovare dei design veramente interessanti. Molto spesso, infatti, parliamo di creature dal design fin troppo semplice e che difficilmente finiscono per venir ricordate dai giocatori. Considerando che Capcom è la stessa software house dietro Monster Hunter, uno dei brand di maggiore successo della recente storia videoludica console, risulta davvero strano vedere una simile piattezza visiva.
Per finire, giusto un accenno alle prestazioni: fin dalla prima beta il gioco si è dimostrato particolarmente solido, con centinaia di elementi a schermo dal buon livello di dettaglio, con esplosioni, effetti particellari e vfx vari senza mai scendere sotto i canonici sessanta frames o senza particolari crash visivi: brava Capcom e bravo l’engine utilizzato per quest’occasione.
Exoprimal è un titolo che vive di contraddizioni. Da un lato abbiamo un comparto narrativo che, al netto di tutte le elucubrazioni, tende a vacillare; dall’altro lato, un gameplay solido, divertente, in grado di regalare giornate intere su un titolo multiplayer, abbastanza diverso dalla concorrenza. Vi chiedo dunque, al netto di una pubblicità decisamente poco convincente, di dare una chance al titolo. Non vivete, come dei novelli Flegias, con la paura di quel masso che rischia di opprimervi. Siate coraggiosi, imbracciate le armi come dei moderni Enea, e liberate la vostra furia contro orde infinite di dinosauri.
This post was published on 25 Luglio 2023 21:30
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