Quando fu annunciato uno spin off di Dragon Quest avente come protagonisti due importanti personaggi di Dragon Quest XI, il progetto era stato presentato come un nuovo capitolo della serie Dragon Quest Monsters. Tempo dopo, spuntò all’improvviso Dragon Quest Treasures, un progetto che aveva preso una strada diversa da quella pensata e comunicata inizialmente, ma di cui si potevano notare bene le influenze.
È stato quindi possibile avere tra le mani un altro tocco di sperimentazione in un franchise che ha superato i suoi 35 anni. Andiamo a discutere di questo esperimento.
Anni prima di Dragon Quest XI
Uno dei punti d’influenza di Monsters è immediatamente individuabile nella scelta dei protagonisti. Il primo Dragon Quest Monsters, come anche il suo secondo sequel Caravan Heart, partì con l’idea di voler mettere il giocatore nei panni di quelli che in un gioco della saga principale erano stati compagni d’avventura o altri personaggi non giocanti. In Monsters erano due compagni di DQ VI, in Monsters: Caravan Heart era una compagno di DQ VII e nel recentemente annunciato Monsters: Il Principe Oscuro sarà addirittura l’antagonista di DQ IV.
Con le proprie radici in quella serie, non stupisce molto la scelta di Erik e Mia, rispettivamente un compagno di squadra di Dragon Quest XI e sua sorella. Assumendo il ruolo di protagonisti, è possibile vedere Erik e Mia molti anni prima rispetto alla loro prima apparizione.
Innanzitutto, c’è immediatamente rispetto nei confronti di quanto descritto in DQ XI. In passato, Erik e Mia erano presentati come cacciatori di tesori, un tempo vissuti su una nave di barbari vichinghi. L’incipit di Dragon Quest Treasures ci riporta immediatamente in quella situazione, permettendo di osservare meglio la situazione in cui vivevano.
Ciononostante, la situazione muta presto quando ci viene presentato il vero luogo in cui si svolgerà il gioco, ossia il territorio di Draconia.
Un misterioso mondo draconico
Una volta arrivati a Draconia, è possibile conoscere tutto il necessario per intraprendere il mestiere di cacciatori di tesori, ma non solo. I personaggi abbondano immediatamente, sia tra quelli amichevoli che quelli a cui non stiamo troppo simpatici, inoltre sono ampiamente presenti personaggi mostri.
Draconia è quindi un mondo decisamente diverso da quelli che possiamo esplorare solitamente nella saga principale. Benché siano occasionalmente presenti strutture artificiali, tra cui una ferrovia molto importante tanto per la trama quanto per il gameplay, si tratta di un mondo in cui la natura è padrona. Esplorarlo significa imbattersi in una varietà di biomi che offrono caverne segrete, immense montagne, canyon ghiacciati, isolotti circondati dalla lava e molto altro. Tale esplorazione è letteralmente la chiave per il progresso nel gioco.
Treasures offre la possibilità di trovare tesori in vari modi. Tesori da dissotterrare e casse apribili.
Partendo dalla nostra base principale, è necessario intraprendere spedizioni dirette verso una delle zone esplorabili del gioco e lì può essere condotta la ricerca di tesori. Quelli da dissotterrare hanno un valore monetario, utile ad aumentare il livello della base. Quelli meno importanti emanano un’aura blu appena saremo abbastanza vicini, mentre quelli di grande valore sono più difficili da trovare e richiedono il corretto utilizzo di un’apposita bussola.
Inizialmente il gioco può quasi dare l’impressione d’essere un semplice gironzolare un po’ di qua e un po’ di là finché non si trovano abbastanza tesori prima di ritornare alla base e ricominciare da capo, ma è la presenza di diverse meccaniche a scuotere questo equilibrio.
Trovare tesori importanti attira l’attenzione di bande rivali e subire un attacco da parte loro può comportare il furto di uno o più tesori, quindi bisogna valutare quanto restare a lungo nelle terre di Draconia. Certi tesori rilevanti per la trama si trovano in zone molto pericolose e le casse apribili forniscono grande motivo d’esplorazione. Questo perché, a differenza degli altri tesori, le casse non sono segnalate in alcun modo ed è compito del giocatore avere l’occhio lungo e osservare bene sia il mondo di gioco che la sua mappa. Io mi sono imbattuto in una grande caverna sotterranea piena di cose interessanti solamente osservando attentamente la mappa e notando quella che mi sembrava una strana rientranza tra le dune. Altre volte, il gioco ti guida silenziosamente inserendo elementi geografici che suggeriscono la presenza di qualcosa d’importante. C’è una montagna immensa ed è possibile individuarne la strada per la sommità? Raggiungerla non sarà assolutamente una strada a vuoto.
Treasures vuole farci vivere un’esperienza fortemente esplorativa del proprio mondo ed è proprio ciò che riesce a fare, anche grazie alla quasi totale assenza di muri invisibili e di zone in cui scivoliamo forzatamente perché “no, dovete seguire la strada che dico io”. A coronare il tutto c’è il fascino di poter osservare quasi l’intero mondo di gioco da prospettive differenti. La profondità di campo di questo gioco è immensa e, mentre ci troviamo in un bioma, possiamo osservare da lontano i grandi paesaggi degli altri.
Andiamo avanti e parliamo di ciò che dona il nome a questo gioco, ossia i tesori.
Treasures non è stato casualmente annunciato durante il 35° anniversario di Dragon Quest, poiché uno dei suoi fini è proprio celebrare i decenni di questo franchise. Esclusi quelli legati a Draconia e alla sua storia, ci sono oltre settecento tesori che omaggiano ogni remoto punto di questa saga. Tra i tesori più ricchi troviamo armi e armature provenienti dai capitoli principali della serie, ma poi arriviamo a cose come il frammento di un muro di una città di Dragon Quest III o alcuni oggetti di merchandise prodotti realmente nel corso degli anni. Nel caso in cui qualcuno non sapesse o ricordasse, ognuno di questi oggetti reca la descrizione della sua prima apparizione nel franchise.
Questo titolo si impegna per trasmettere il messaggio “molto wholesome” dei numerosi tesori corrispondenti ai ricordi che un appassionato può dissotterrare dai propri anni passati amando questo franchise.
Stringere amicizie e battere avversari
Se si vuole conoscere meglio Draconia è importante conoscere chi la abita. Treasures ospita una moltitudine di personaggi che appaiono nel corso di tutta la storia e che offrono anche varie sequenze di missioni secondarie.
Solitamente tali missioni sono poco più che trovare oggetti e/o sconfiggere mostri, quindi nel gameplay non offrono nulla di realmente eccezionale. Tuttavia, il loro valore maggiore risiede nel poter conoscere la storia di questi personaggi, ciò che li caratterizza e ciò che li motiva. Una serie di missioni riesce anche a fornire molte risposte sul mondo di gioco e persino una valida risposta a: ma perché in questo gioco trovo oggetti degli altri titoli di Dragon Quest?
Una banda di mostri
Una componente molto importante di questo gioco è costituita dai mostri reclutabili. Il sistema non è approfondito tanto quanto avviene in un titolo Monsters, ma è comunque possibile ottenere candidature di reclutamento dei mostri dopo averli sconfitti, reclutarli concretamente soddisfacendo delle richieste di cibo e/o soldi, inviarli in spedizioni e usarne fino a tre contemporaneamente nelle proprie esplorazioni.
Reclutare non ha solamente uno scopo di collezionismo oppure di raggiungimento dei mostri più forti, poiché questo sistema si interseca pienamente con l’esplorazione e la caccia ai tesori. Siccome ogni mostro ha abilità che permettono di interagire diversamente con il mondo di gioco e preferenze nei confronti di determinate categorie di tesori, Treasures riesce a mescolare bene le meccaniche adottate da un’altra serie spin off con quelle che introduce per la prima volta.
Il mostro diventa parte integrante dello spostamento nel mondo ed è utile scegliere saggiamente quali portarsi per visitare punti delle mappe altrimenti difficili o impossibili da raggiungere.
Dal punto di vista del combattimento, Treasures offre le possibilità di combattere a Erik e Mia in corpo a corpo, ma si nota bene come questa parte sia poco più che accennata, poiché la lente d’ingrandimento è decisamente puntata verso la gestione dei mostri e il combattimento a distanza. Mentre il corpo a corpo presenta una singola combo d’attacchi e una sua versione più forte, il combattimento a distanza si presenta con una fionda equipaggiabile tramite una vasta gamma di proiettili.
Anche qui si può notare una sinergia tra meccaniche, poiché ci sono numerosi proiettili offensivi divisi per materiali ed elementi (sconfiggere più nemici dello stesso tipo permette di capire cosa sia più efficace su di essi), ma anche molti proiettili di supporto. Bonus alle statistiche, cure, applicazione di malus, aumento di possibilità di reclutamento. Prepararsi a dovere i giusti proiettili e imparare a utilizzarli è terribilmente importante nelle battaglie più difficili, specialmente nel post-game. Quest’ultimo, infatti, offre vari nuovi contenuti da affrontare. Chi è in cerca di un classico “megaboss forterrimissimo dei post-game di Dragon Quest” non sarà affatto deluso. Mi ha sinceramente ricordato le difficoltà affrontate nel trovare il modo di sconfiggere Xenlon in Dragon Quest III.
Superare le difficoltà di un prequel
Nel corso della propria storia, Dragon Quest ha creato una marea di prequel tramite diversi media. Le storie, i personaggi e persino i mondi si sono incrociati numerose volte. Treasures si aggiunge alla lista e deve affrontare la classica sfida di scrivere un intero gioco in modo credibile nei confronti del modo in cui i personaggi protagonisti si presentano nella storia successiva.
Erik e Mia non sono i più potenti eroi dell’universo quando li incontriamo per la prima volta in Dragon Quest XI, quindi combattere vagonate di mostri e accumulare centinaia di tesori potendo oltrepassare il valore di un miliardo di monete d’oro poteva risultare eccessivo se non adeguatamente giustificato.
Ebbene, sono stato contento di trovarmi di fronte a un gioco che riesce a creare le giuste motivazioni per Draconia e per le avventure vissute dai protagonisti.
Conclusioni
Dragon Quest Treasures è un gioco che prende le solide basi di un titolo della serie Monsters e le mescola a meccaniche tutte nuove che vogliono premiare l’esplorazione profonda e la strategia nell’utilizzo dei propri strumenti, dando come risultato un prodotto che sa sia divertire che fungere da grande omaggio all’intero franchise e a Yugi Horii, il suo creatore. Non è comunque un gioco che splende in ogni suo punto, poiché le missioni secondarie non sono così memorabili nel loro gameplay e il combattimento corpo a corpo è davvero poco elaborato. Forse tra molti anni non sarà ricordato nell’Olimpo degli spin off di Dragon Quest insieme ai Monsters e ai Mystery Dungeon, ma penso che sia assolutamente annoverabile nell’insieme dei più interessanti.
PRO
- Una storia divertente che si incastra bene con DQ XI
- Una buona capacità di premiare l'esplorazione più attenta
- Tantissimi tesori che non dimenticano un singolo punto di questo franchise
- Meccaniche molto sinergiche tra mostri, esplorazione e combattimento
- La localizzazione italiana di Dragon Quest è sempre memorabile
CONTRO
- Il combattimento corpo a corpo è poco elaborato, lo si abbandona presto
- Poche novità nella colonna sonora
- Può rischiare di non soddisfare giocatori che non hanno mai conosciuto Dragon Quest prima di Treasures
- In un Dragon Quest basato sui tesori, mi stupisce che non abbiano inserito i mimic
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