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Recensioni

Diablo IV | Bene e male giacciono avvinghiati | Recensione [PS5]

Il bene e il male. Chi può dire di sapere esattamente cosa significhi?
Si tratta di concetti che l’umanità conosce, abbraccia e modula, ponendo un certo grado di discrezionalità nella continua analisi che mira al discernimento del bene dal male o viceversa. E su questi concetti ci arrovelliamo da che ne abbiamo memoria.

Per molte culture, parlare di bene e male, significa parlare di niente più niente meno, che delle forze che controllano l’universo. In base alla cultura di riferimento, i concetti cambiano, vengono formulati in maniere diverse, ma restano fissi su alcuni punti.

Pensiamo al taoismo, che con semplicità ha profuso questo concetto in una delle maniere più facilmente riconoscibili, graficamente parlando. Intorno al III secolo a.C. il cosmologo cinese Zou Yan, formulò la cosiddetta teoria delle cinque fasi, secondo cui l’uomo attraversa cinque evoluzioni nel corso della sua vita.

Il dettaglio più importante, è che le fasi di cui parla Zou Yan si alternano secondo ciò che lui definì Yin e Yang. Quello di Yin e Yang è uno dei principi cardine della cultura religiosa cinese e indica il vorticoso scontro a cui gli opposti sono costantemente sottoposti. Tuttavia, il famoso simbolo di Yin e Yang indica altro.

Il messaggio fondamentale sta nell’equilibrio che regola il simbolo. Nessuna delle due metà riuscirà a prevalere sull’altra e questo perché, se è vero che i due grandi macro gruppi paiono sempre nettamente divisi, da una parte il bianco e dall’altra il nero, è anche vero che dentro ogni macro gruppo riuscirà sempre a insidiarsi una piccola goccia della parte opposta. Ciò che ne scaturirà sarà equilibrio, che impedirà un’identificazione diretta di ciò che è bene e ciò che è male, limitandosi a creare due punti di vista di una stessa fattispecie.

La figlia dell’odio

Se dovessimo spostare l’attenzione invece, alla Grecia antica, quella tra il IV e il III secolo prima di Cristo, potremmo imbatterci in un pensatore che tanto mi è piaciuto approfondire: Eraclito. Identificato come un filosofo appartenente al filone dei presocratici e, troppo spesso, semplificato nei concetti che portavano alla ricerca dell’Arché (αρχή: l’elemento da cui ha avuto origine il mondo) come “quello del fuoco”, era solito nei suoi scritti identificare il bene e il male, senza necessariamente definirli tali.

Una delle sue teorie più celebri, viene a oggi definita come “Dottrina degli Opposti”. Il fondamento della Dottrina, risiede nella necessaria presenza universale di un opposto a tutte le cose. Come si legge in uno dei frammenti pervenutici dagli scritti di Eraclito:

Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.

La parola “Pólemos” può essere tradotta, senza arrovellarsi troppo con guerra o, meglio ancora, conflitto. Secondo Eraclito quindi, il conflitto sta alla base di tutto, il conflitto è quello che Aristotele avrebbe definito decenni dopo come “motore immobile”, una presenza tanto ingombrante tra gli uomini quanto apparentemente intangibile seppur estremamente necessaria.

E quindi, non si può sapere fino in fondo cosa sia la pace se mai si è conosciuta la guerra, così come non si conoscerà la luce se mai si è conosciuta l’oscurità. E ovviamente, mai si potrà conoscere il bene senza conoscere il male. Un po’ quel concetto che Hidetaka Miyazaki, ha definito in Dark Souls “Disparità”.

Bene e male sono quindi per Eraclito, due facce della stessa medaglia, che hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere. Bisognerà poi aspettare diversi secoli (più o meno fino al XV-XVI secolo d.C.), con l’avvento di concetti come diritto naturale e diritto positivo per iniziare a parlare di mutevolezza della morale, al mutare delle condizioni.

Nel mondo di Diablo IV si fa tesoro di quei concetti, senza mai riferivisi direttamente, ma rendendo palese il riconoscimento di quei contrasti che chiunque ha ormai assimilato, che ognuno sente dentro di sé.

In Diablo IV i confini diventano sfumati. Avremo a che fare con un ventaglio di sensazioni che, nonostante i demoni che accompagneranno le nostre ore di gioco, saranno tra le più naturali e umane che potremmo ritrovarci a esperire.

Ma dato che del gioco se ne è sentito parlare in lungo e in largo per settimane, prima di procedere alla recensione vera e propria di storia e meccaniche, vorrei focalizzarmi su un dettaglio esterno che mi ha fatto abbastanza sorridere. Per chi non è interessato alle mie disquisizioni sulla Blizzard, la software house che ha sviluppato Diablo IV, consiglio di saltare il prossimo paragrafo. A tutti gli altri auguro buona lettura, pronti a immergersi in uno dei mondi fantasy più intriganti degli ultimi tempi.

Diablo IV, il puntino bianco di Blizzard

Blizzard, fatti amare!

Di Blizzard, da qualche anno, se ne sente parlare decisamente tanto.

E purtroppo, purtroppo, molto raramente i commenti riguardo la software house californiana, sono positivi. Dopo alcune scelte di marketing e di sviluppo non proprio azzeccate, oltre a tutto il deprimente capitolo che l’ha vista al centro di cause legali intentate per molestie sessuali e discriminazioni salariali, i fan guardavano al passato della compagnia, con non poca nostalgia per i tempi andati.

Tuttavia, Blizzard più di altre compagnie, ha dimostrato di essere una software house che nei contrasti ci sguazza. Eliminiamo tutto quello che riguarda le questioni riguardo alla campagna a pagamento di Overwatch, alle microtransazioni, allo sviluppo fallace di alcuni titoli; focalizziamoci invece, su uno dei titoli che ha reso Blizzard grande negli anni: Diablo.

Dopo il successo dei primi due capitoli della saga e un terzo capitolo che, si era piaciuto, ma presentava delle criticità, sia nell’ottimizzazione e nel bilanciamento (soprattutto i primi tempi dopo la release), sia nell’impatto avuto sui giocatori affezionati, che hanno assistito a una rivoluzione di molte meccaniche ormai assimilate.

Tutti desideravano un nuovo Diablo. Tutti volevano tornare a Sanctuarium, respirando quell’aria angosciante ma affascinante. Poi, nel 2018, arriva l’annuncio di Diablo Immortal, un ulteriore tassello che, tra comunicazione indecente e progetto non esattamente solido, ha spinto in un baratro buio e maleodorante non solo la software house ma, apparentemente, la saga di Diablo.

Eppure, come una droga che non si riesce a smettere di assumere, come quella sigaretta che dovrebbe essere l’ultima ma poi non lo è mai, per i fan risulta impossibile smettere di sperare in un miracolo, in un ritorno in grande stile.

Diablo IV realizza quel miracolo. Il gioco è solido, divertente, focalizza la discussione di tutti i videogiocatori, che si tratti di veterani o di novizi. E a me viene solo voglia di urlare e sbattere i pugni al muro.

Nel simbolo del Tao, io mi sento come quel lato nero, che cerca razionalmente di rendersi conto che il bianco è sbagliato. Blizzard però, si insinua e dentro me, piantando quel seme bianco, che mi impedisce di odiarla come vorrei, perché io da Blizzard vorrei tanto, perché so che Blizzard può dare tanto.

E Diablo IV diventa quindi quell’enorme lato bianco del Tao, in cui una macchia nera d’odio persiste, perché è impossibile cancellare la sequela di errore di Blizzard, ma riesce a circondare tutto con un capolavoro di game design che riesce e riuscirà a regalare centinaia e centinaia di ore di divertimento.

Decisamente frustrante Blizzard.

Ma ora addentriamoci nel gioco, perché c’è tanto da dire.

Il demonio è tornato

Wow

Chi scrive non è il fan numero uno della saga, solo un appassionato di videogiochi che in Diablo ha sempre visto un tassello necessario nella storia del gaming moderno. Forse proprio per questo, uno degli aspetti che più aspettavo di scoprire in Diablo IV era la storia.

Diablo IV racconta una storia cruda e disarmante, ambientata nei territori di Sanctuarium, un agglomerato di terre variegate nei biomi, ognuna in grado di raccontare una sua storia, immergendo il giocatore in una narrazione di chiara ispirazione dark fantasy europea, in cui elementi fantastici e religiosi, tratti specialmente dal ramo giudaico-cristiano, confluiscono a creare una trama fatta di contraddizioni e opposti, di demoni e uomini, di poche virtù e tanti vizi.

Interpreteremo un eroe, che dopo essersi miracolosamente salvato da una tormenta, inizierà un viaggio votato all’estirpazione del male che sta affliggendo Sanctuarium: quel male avrà un corpo fisico e un nome: Lilith.

Lilith sarà il perno di tutta la storia, il motivo che ci spingerà a proseguire, in un continuo inseguimento impari, in cui noi, semplici umani, dovremo riuscire a ricostruire gli spostamenti e gli intenti della Progenie di Mefisto, la Figlia dell’Odio, una presenza oscura ma estremamente affascinante, così lontana da tutto ciò che è l’umanità eppure così tanto alla ricerca di proseliti.

Sul motivo per cui proprio noi dobbiamo accollarci l’arduo compito di inseguire e sconfiggere un essere tanto potente, tanto da trascendere l’umana concezione, basti sapere al momento che ci troveremo, nostro malgrado, a essere legati a doppio filo con Lilith, a causa di un rito andato non proprio come doveva.

Tramite Lilith verranno fuori proprio quei concetti contrastanti di cui parlavamo poco sopra: se Lilith è l’incarnazione del male, perché ha questa innata capacità nell’assoggettare le masse? Se si riesce a riconoscere il male, perché si decide comunque di seguirlo?

Forse perché, la natura umana, riesce a riconoscere immediatamente quel puntino bianco che buca la monotonia del lato nero del Tao. E così si riesce a vedere il disegno più grande, il quadro che prende forma e colore, inchiostrato da una pittrice d’eccezione.

Dall’altro lato invece, si parerà Inarius, un angelo decaduto e poi riammesso al cielo, espressione di una forza apparentemente buona, i cui seguaci parranno intenzionati a lottare contro Lilith, ponendosi come ultimo baluardo dell’umanità contro il demonio che ne cerca l’estinzione.

Storia speciale per gente comune

Oh, padre Inarius

Tuttavia, progredendo con la storia, ci si renderà conto di come le divisioni tra bene e male, siano tutto tranne che nette e marcate. Il gioco di contraddizioni che si innescherà, risulterà affascinante, in grado di tenere alta l’attenzione di chi ha voglia di seguire per bene tutto il racconto, così da scegliere sapientemente per chi parteggiare.

Lilith è sicuramente l’elemento più interessante dell’intera narrazione di Diablo IV.
Che gli uomini siano esseri avidi è risaputo, ma grazie alla costruzione narrativa di Lilith, si riesce a tirare fuori la vera essenza umana, che è corruttibile, indipendentemente da quanto si cerca di resistere alla tentazione.

A colpire è il modo in cui il demone, dimostra di conoscere l’avida natura umana, riuscendo a capire sempre quali punti toccare. Anche chi pare lontano dalle cose terrene, persone comuni che non cercano ricchezze o potere, ha il suo punto debole e nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta della conoscenza.

Sarà proprio la malsana e inarrestabile ricerca del sapere a innescare gli eventi di Diablo IV. Il giocatore assisterà in prima persona a quanto lo spirito di un uomo, apparentemente fermo e ligio, possa venir piegato, per la semplice volontà di avere quel goccio in più di conoscenza, pur sapendo che, molto probabilmente, non si avrà mai la possibilità di imprimere quella conoscenza su un libro.

Eppure, si muore felici. E si è felici in quanto sapienti. E con la morte, cessa anche il pericolo di condividere quella conoscenza, dandole un valore unico e inestimabile, appresa ma irripetibile.

Lilith sa bene dove colpire.

La trama procede in maniera abbastanza spedita e, nelle sue 20/25 ore necessarie al completamento, permette di esplorare tanti territori diversi, riuscendo a dare una visione completa di Sanctuarium e dei pericoli che la popolano.

Non ci sono mai evidenti cali di ritmo nella narrazione. L’attenzione verrà mantenuta alta sia da dialoghi scritti e doppiati in maniera eccellente totalmente in italiano, cutscene incredibilmente belle quanto agghiaccianti e un mare di informazioni da leggere: epitaffi, grimori, memoriali, storie. Ogni parola impressa vi farà percepire la vita di quel decadente mondo. Riuscirete quasi a percepire la persona che ha scritto quelle parole, imparando a conoscerla da quel breve stralcio lasciato a posteri ignoti, che forse mai avranno potuto leggerlo.

Ricordo ancora di aver perso minuti interi, solo stando vicino a un anziano signore che, col solito piglio di chi vuole edurre le nuove generazioni, raccontava a dei bambini le storie di Lilith, Inarius e di Sancturium prima dell’arrivo di questi esseri sovrananturali. E non ho potuto fare a meno di stare lì con loro, assaporando le parole di quel signore, dimenticando per un attimo di trovarmi in un videogioco.

In qualche modo, tutto vi apparirà più vero e le responsabilità di cui siete vascelli, acquisiranno un peso sempre maggiore e consistente.

Divertiamoci con le classi

Che scelta ardua

Veniamo adesso a tutto quel che riguarda il gameplay e le varie meccaniche. Voglio precisare prima di tutto che, in sede di recensione, non potrò tenere l’intento analitico di una guida. Cercherò però di farvi percepire quanto sia bello sentire, nel mio caso pad alla mano, tutte le sensazioni che può dare Diablo IV.

Iniziamo dalle basi.
Diablo IV è un action RPG con visuale isometrica, con una marcata componente di dungeon looter, in cui potremo intraprendere il nostro viaggio approcciandoci agli scontri con vari playstyle, in base al tipo di giocatori che vogliamo essere.

Potrete selezionare la difficoltà del mondo, in base all’esperienza che avete con giochi di questo tipo. Per rispondere a una prima possibile domanda, ci teniamo a precisare che, nonostante Diablo IV lo si assapori molto se giocato in co-op, è perfettamente godibile e giocabile da inizio a fine, in totale autonomia.

Per quanto possa diventare difficile, col progredire della storia e dei livelli e con l’accesso ad abilità che renderanno il vostro personaggio sempre più performante, riuscirete ad avere accesso a una gamma in continua espansione di possibilità, offensive, difensive o elusive. Con alcune classi inoltre, sarete in grado di ottenere a volte dei companion, altre volte un’intera armata da guidare, pronta a sacrificarsi per voi. Ma andiamo per gradi.

Una piccola ma doverosa precisazione: Diablo IV è always online.
Ciò vuol dire che, anche nel caso decidiate di giocarlo da soli, facendogli assumere più la dimensione di un single player che di un MMORPG-light (su questa definizione ci torniamo a breve), necessiterete comunque di essere costantemente connessi a internet.

Sebbene quando si parli di “always online”, si tenda a demonizzare tale procedura, in Diablo IV mi sento di dire che, considerato il cuore del titolo, non è poi una cosa così sbagliata. E il motivo, sta proprio in quella definizione: MMORPG-light.

Diablo IV è un MMO?

Eh, questo è grosso

Diablo IV punta a essere un “live service“, un titolo che quindi non punta tutto sulla prima vendita, ma che mira a rinnovarsi, a cambiare, a evolvere, tramite aggiornamenti continui (orientativamente, un grosso aggiornamento ogni tre mesi). In questo modo, verranno aggiunte parti alla storia, che già di per sé lascia parecchie porte aperte, parti di mondo da esplorare, nuove armi, nuove magie, nuove abilità, boss, dungeon, oggetti, quest.

Vi sarà inoltre possibile, incontrare decine e decine di giocatori durante la vostra esplorazione, a cui potrete unirvi anche solo momentaneamente per completare degli eventi o per affrontare i cosiddetti “boss mondiali”: enormi creature, con una squintalata di vita, tosti da buttar giù, che compaiono solo a determinati orari in determinate porzioni di mappa e che richiedono le mazzate di tante persone diverse per essere abbattuti.

L’accostamento agli MMORPG dunque, appare abbastanza corretto. Per chi ne ha giocati tanti negli anni, sarà impossibile non avere la sensazione di trovarsi in uno di quei popolosi mondi, dove ognuno con la sua cavalcatura troneggia nella città centrale (Kyovashad in questo caso).

Dando un giudizio di merito, parlando da appassionato di questo modo di edificare un’esperienza videoludica, mi dico molto soddisfatto del tipo di gioco che è Diablo IV. Riuscire ad avere un tale livello di interconnessione, riuscendo a vivere un’esplorazione così solitaria con la consapevolezza che, nel momento del bisogno potrai contare su un alleato casuale che passa di lì per caso, mi ha fatto vivere Diablo IV molto più “da dentro”. Mi sentivo in un mondo in grado di gestire, pieno di compagni sconosciuti, per cui sapevo che avrei dato la vita se fosse stato necessario.

Che classe scegliere?

Non esistono risposte sbagliate

Diablo IV offre una varietà d’approccio non indifferente, in grado di accontentare ogni tipo di giocatore, che si voglia combattere da vicino, da lontano, in mischia prendendo colpi o cercando di schivare tutto.

Sapendo di non conoscere bene Diablo quanto volessi, avevo paura di scegliere una classe sbagliata per iniziare la mia avventura. Ma a tutti quelli che hanno la mia stessa paura, dico di non preoccuparsi: non esistono classi sbagliate.

Questo perché, Blizzard ha saputo bilanciare il titolo in modo eccellente già al lancio e, considerando la mole di attività da svolgere, di nemici diversi da affrontare e di abilità da poter sbloccare, non era sicuramente un’impresa facile.

Dunque, il mio consiglio è, di prendervi il vostro tempo per la scelta della classe. Leggete le descrizioni di ognuno e delle abilità iniziali, cercate di capire quale classe tra le cinque presenti (Barbaro, Negromante, Incantatore, Druido e Tagliagole) fa al caso vostro e, semplicemente, iniziate a giocare.

Evitate di perdervi in video su video per la guida alla perfetta build. Immergetevi piuttosto nei menù, nell’albero delle abilità, assaporate il gioco e cercate di capire che tipo di giocatori di Diablo siete.

Prima di parlare delle classi, un piccolo accenno sul funzionamento delle abilità.

Come funziona lo skill tree?

Qui c’è da stare attenti

Diablo IV è un gioco pieno di numeri e statistiche che, anche se potrebbero spaventare all’inizio, saranno facili da leggere e interpretare, non preoccupatevi. Ogni arma e armatura avrà le sue peculiarità e ogni pezzo di equipaggiamento, oltre alle varia caratteristiche fisiche, potrebbe darvi dei bonus passivi legati alla classe.

Parlando invece di abilità, il discorso potrebbe complicarsi un po’ ma non disperate, fa tutto parte dell’esperienza e non vi pentirete di averla provata.

Ogni classe avrà a disposizione un albero delle abilità molto vasto, formato sia da abilità attive che passive. Le abilità attive equipaggiate per volta, potranno essere massimo 5 e potrete decidere di volta in volta a quale tasto equipaggiare un’abilità.

Fino al livello 50, potrete muovervi nello skill tree, cercando di sperimentare al meglio delle vostre possibilità. Dopo il livello 50, non avrete più accesso al normale skill tree, ma inizierete a muovervi su una sorta di tabellone, su cui potrete selezionare un’abilità passiva per ogni livello, che andrà a potenziare le abilità selezionate nei primi 50 livelli.

I punti guadagnati dopo il livello 50, saranno definiti “Eccellenza“. Inoltre, progredendo con l’avventura, avremmo accesso si poteri del CODEX, abilità uniche legate all’account, che funzioneranno come castoni da incastonare in armi e armature, per dar loro caratteristiche aggiuntive a difesa, attacco, risorse, utilità, mobilità.

Spiegare tutto nel dettaglio, come detto, sarebbe difficilissimo. Non spaventavi a sperimentare dunque, cercate piuttosto di ottenere build uniche, cercando di vendere cara la pelle ai nemici. E se vi doveste accorgere di aver sbagliato ad assegnare dei punti abilità o semplicemente vi viene voglia di provare un’altra build, potrete ridistribuire le vostre caratteristiche.

Farlo avrà un costo, anche piuttosto elevato, ma ancora una volta non preoccupatevi. Fare soldi in Diablo IV non è così complicato, vi basterà completare qualche secondaria tra le centinaia che troverete lungo il vostro cammino, vendere gli oggetti che non vi servono, combattere il mostrone grosso di turno e in pochissimo tempo potrete permettervi ciò che più vi aggrada.

Vediamo rapidamente le varie classi e cosa hanno da offrire. In questa analisi ci soffermeremo comunque soltanto a ciò che superficialmente si può apprendere delle varie classi, evitando spoiler di abilita avanzate così da non influenzare le partite di nessuno, lasciandovi il piacere di scoprire tutte le varie possibilità di ogni classe.

Barbaro mena bum bum spacca

Barbari! Au!

Il Barbaro è la classe per tutti quelli che cercano lo scontro fisico ravvicinato, per quelli che amano gettarsi nel mezzo della mischia ruotando vorticosamente il loro spadone, anzi, un enorme blocco di ferro troppo grande per essere chiamato spada. Troppo spesso, troppo pesante e grezzo. Nient’altro che un enorme blocco di ferro.

Scusate, sono andato in Berserk… Proprio come succede al barbaro! Ma andiamo per gradi.

Il Barbaro è una delle classi storiche del franchise di Diablo e, in Diablo IV, non tradisce quelli che sono i suoi classici punti di forza e di debolezza. Il barbaro infatti, potrà infliggere grossi quantitativi di danno con singolo attacchi, ma gli attacchi saranno molto lenti, non rendendolo sicuramente un efficace DPS (soprattutto nelle fasi iniziali del gioco).

Tuttavia, l’enorme resistenza, permette di gestire anche gli scontri più sanguinari senza troppa paura.
Il barbaro è in grado di utilizzare fino a quattro armi diverse contemporaneamente, grazie alla caratteristica unica di classe, detta ARSENALE. Utilizzare quattro armi diverse, si traduce ovviamente nella possibilità di utilizzare su ogni arma abilità uniche.

Le armi del barbaro si dividono tendenzialmente in arma primaria, arma secondaria, arma da impatto e arma da taglio. Ogni arma avrà un’abilità specifica, il cui utilizzo in battaglia dipenderà dalla FURIA. Si tratta dell’energia del barbaro, necessaria per utilizzare le varie abilità. La Furia parte da zero e cresce man mano che si menano le mani in battaglia, riducendosi nei momenti in cui non si combatte.

Quello della Furia, unito a un cooldown abbastanza importante delle varie abilità, potrebbe essere percepito quasi come un limite alle possibilità del giocatore, ma a mio modo di vedere aiuta quel taglio un po’ più tattico a una classe, quella del Barbaro, che altrimenti rischierebbe di essere un semplice uomo incredibilmente forte, che tenda ad averla sempre più grossa… l’arma.

Il Barbaro possiede comunque diverse abilità che gli permettono di essere abbastanza versatile, passando dall’essere un tank puro a un “DPS-light”. Prendiamo come esempio proprio l’abilità BERSERKER, che conferirà al Barbaro aumento dei danni e dalla velocità di movimento.

Non fatevi ingannare dalle apparenze, il Barbaro nasconde una profondità di gameplay tutta da scoprire.

Negromante, con lui alcuni amici

Davvero carino

Il Negromante è una delle classi più iconiche di Diablo, che da sempre affascina i giocatori e che ha accompagnato tanti miei pomeriggi in Diablo III. Si tratta essenzialmente di un evocatore, capace di utilizzare i morti nelle vicinanze per creare un personale esercito di scheletri non morti. Decisamente inquietante.

Il Negromante è quella classe con cui non vi sentirete mai soli, durante le ore di esplorazione di Sancturium. Certo, non vi consigliamo di affezionarvi troppo alle vostre evocazioni, dato che il vostro obiettivo sarà mandarle in battaglia o, tuttalpiù, farle deflagrare. Dicevo, inquietante.

Si tratta di una classe che può adattarsi a molte situazioni, dimostrando una versatilità invidiabile. Oltre all’abilità unica, LIBRO DEI MORTI, che sarà il tramite che vi permetterà di evocare i morti e che sarà soggetto a infinite modifiche e miglioramenti nell’albero delle abilità, potrete avere accesso a una discreta quantità di armi fisiche, così che possiate decidere liberamente di variare il vostro playstyle.

E cosa importante: è l’unica classe in grado di utilizzare le falci, che sia come output di danno sia scenicamente, fanno la loro porca figura.

E come se non bastasse, il Negromante è in grado di lanciare incantesimi di lunga gittata, così da poter decidere se gettarsi nella mischia insieme al suo esercito di scheletri o se usarli come scudi di ossa dalle cui spalle far partire potenti incantesimi.

Le tipologie di creature che sarà possibile evocare saranno tre: scheletri guerrieri, scheletri maghi e golem. Potremo decidere se evocare un solo di morti o se buttarli tutti nella mischia. Il Negromante disporrà della cosiddetta ESSENZA, una sorta di mana che servirà a castare gli incantesimi, le abilità e, ovviamente, a evocare i morti.

Inquietante.

Incantatore, il bicchiere cannone

Enchantix!

Arriviamo adesso all’Incantatore, una delle classi che può veramente considerarsi come il DPS del team. Si tratta di una delle classi più classiche nell’utilizzo: diciamo che se il Barbaro ha passato tanti pomeriggi in palestra, l’Incantatore si dimostra un ottimo sollevatore di ipotesi, che sui libri c’ha buttato il sangue.

L’Incantatore è sostanzialmente un mago che utilizza il più classico MANA per castare magie in grado di coinvolgere nel colpo vaste aree, dimostrandosi efficace nel cosiddetto “crowd control”, ovvero la capacità di tenere sotto controllo gruppi molto ampi di nemici.

Tuttavia, come per ogni classe, ci sono dei compromessi a cui scendere.
L’Incantatore infatti, è una classe molto poco resistente parlando di survive ability. Se dovesse trovarsi a fronteggiare il nemico sbagliato, potrebbe vedersela brutta. Tuttavia, dimostra grandi capacità di movimento elusivo (nonché la capacità di teletrasportarsi), così da riuscire a gestire il posizionamento in battaglia.

Si tratta infatti di una classe ranged, che privilegia il combattimento dalla distanza. Diventa quindi essenziale, trovare la giusta posizione sul campo di battaglia, così da essere sempre abbastanza coperti mentre si sparano magie. Il perfetto “glass cannon”: incredibilmente forte, ma toccalo e si sbriciola in mille pezzi.

Altro fattore cui prestare attenzione è il MANA di cui parlavamo pocanzi: si tratta infatti dell’unico (quasi) mezzo che ci permetterà di infliggere danni agli avversari. Ogni abilità consuma Mana e, manco a dirlo, più è potente l’abilità che lanciamo e più sarà importante il costo in Mana (e più sarà esteso il cooldown per riutilizzarla). Bisogna fare molta attenzione, ritrovarsi senza Mana non è sicuramente qualcosa di auspicabile.

Scegliere le giuste abilità poi, è essenziale per essere più versatili possibili. Se dovessimo costruire una build che gira attorno al congelamento e poi ci trovassimo a fronteggiare un boss molto potente e immune a tale elemento, potremmo essere nei guai. Per questo è importante avere un arsenale di magie be variegato, così da poterle cambiare con facilità prima di uno scontro.

Druido, San Francesco sotto steroidi

Un uomo meraviglioso

Una delle classi più discusse da nuovi e vecchi giocatori di Diablo, nonché classe nuova proprio di Diablo IV. E dico che è stata la più discussa, a causa di quanto successo nella Beta di Diablo IV.

Nella Beta, dato che ai giocatori è stato permesso di spingersi solo fino a un certo punto del gioco, senza mai poter oltrepassare il livello 25, in molti hanno iniziato a pensare che il Druido fosse la classe più debole.

Lo stesso Joe Piepiora, associate game director di Diablo IV, ha dichiarato:

Il Druido è in realtà una delle nostre classi più forti, almeno secondo i nostri test interni. Tuttavia, i giocatori non sono stati in grado di sperimentare il pieno potenziale durante le nostre beta.

Tralasciando il fatto che non esiste una classe assolutamente più forte o più debole quanto invece, si potrebbe dire che esiste una classe più adatta a situazioni specifiche che necessitano ora di danno ora di difesa ora di velocità- il Druido si è dimostrata una delle classi più divertenti da giocare.

Sicuramente, giocarlo all’inizio può dare qualche problema. Si tratta di una classe che, nonostante sia abbastanza resistente, si troverà a combattere corpo, potendo impugnare armi a una o due mani, trovandosi quindi coinvolto in maniera diretta negli scontri.

Tuttavia basterà progredire un po’ per rendersi conto del grande potenziale dietro questa classe, una delle più versatili. Potremo giocare come combattenti fisici, come incantatori giocando dalla distanza, come mutaforma sfruttando varie abilità uniche o addirittura come evocatori.

Lo SPIRITO sarà la nostra forma di mana, che dovremo utilizzare per lanciare le varie abilità. La caratteristica che mi ha fatto più gradire questa classe, è il fatto che la stessa abilità cambia, in base al nostro essere in forma umana o in forma animale, aggiungendo varietà e imprevedibilità al gameplay.

Tagliagole, un uomo in calzamaglia

Rubo ai ricchi per dare a Lilith

Dulcis in fundo, la prima classe che mi sono divertito a provare in Diablo IV. Il Tagliagole, l’assassino, colui che agisce nell’ombra e che punisce i nemici grazie a un output di danno altissimo e alla possibilità di alternare il combattimento a distanza con quello meelee.

Il Tagliagole infatti, dovrà sfruttare l’ENERGIA (si, tipo il mana), per lanciare abilità che potranno coinvolgere l’utilizzo di archi e balestre o di spade e pugnali. Potrete quindi decidere in che direzione spingere la vostra build: vorrete un arciere che sta fuori dal mischione e colpisce con frecce d’ogni tipo o un combattente abilità nell’arte della spada?

Altra caratteristica importante del Tagliagole è la capacità di utilizzare trappole di varia natura, fumogene o velenose, così da sfruttare la sua velocità di movimento e le varia abilità elusive aggiuntive (come una schivata più ampia rispetto alle altre classi) per attirare i nemici in terribili trappole mortali.

Tutto ciò ovviamente, va di pari passo con quanto detto finora: il Tagliagole è una classe molto poco resistente, che può però migliorare le sue capacità di survive ability grazie ad alcune abilità specifiche nonché a equipaggiamenti sempre più potenti.

Difficoltà, chiariamo una cosa

A chi piace Hardcore?

Prima di arrivare alle note finali della recensione, mi sento di precisare un aspetto che riguarda la difficoltà del titolo.

In molti avranno sicuramente sentito parlare della selezione della difficoltà presente in Diablo IV e, sicuramente, quella che desta più allarme è l’Hardcore. Proprio su questo punto, voglio chiarire un dettaglio per tutti i nuovi giocatori: la modalità Hardcore non alza la difficoltà del gioco.

Lo scopo di quella modalità è semplicemente regalare un brivido aggiuntivo a chi affronta Diablo IV, ponendo una condizione molto chiara: se si muore in modalità Hardcore, si tratta di permadeath. Significa che la morte, ucciderebbe letteralmente il nostro personaggio, obbligandoci a doverne creare uno nuovo.

Perché giocare in modalità Hardcore e rischiare di perdere decine e decine di ore di gioco, dunque? Beh, come c’è chi ama gettarsi da un aereo a 10.000 piedi d’altezza, così c’è chi non percepisce il brivido finché non sente la morte sopraggiungere, ricevendo una scarica pazzesca d’adrenalina.

Non demonizzate la modalità Hardcore dunque. Magari non alla prima, non alla seconda, ma giunti alla terza run su Diablo IV, valutate di approcciarla. Potreste restare piacevolmente sorpresi della scarica che vi da, sentire la tensione che cresce quando la bolla della vita rasenta lo zero.

Un mondo incredibile, dal suono autentico

Scena della vita. Circa.

A livello artistico, Diablo IV ce l’ha fatta, non ci sarebbe quasi più nulla da dire.
Il livello di cura di ogni piccolo dettaglio grafico, a partire dall’editor del personaggio che anche se non troppo approfondito regala buone possibilità, passando dalle ambientazioni così vive nonostante la decadenza che le popola, per finire nel character design dei demoni e sopratutto di Lilith, è incredibile.

Ogni area è perfettamente caratterizzata, ogni nemico, ogni cittadino, ogni persona incontreremo lungo la nostra strada verso Lilith, godrà di un character design che lo renderà perfettamente riconoscibile, cosa non banale in un mondo fantasy che rischia di cadere nei soliti stereotipi visivi.

Grande importanza è data alle cutscene, la cui realizzazione è qualcosa di impressionante. Molto spesso, quando si parla di cutscene nei videogiochi, si tende quasi a demonizzarle: alla fin fine si tratta di filmati in CGI, cha vuoi che siano? Beh, in Diablo IV questo assioma non conta.

Le cutscene sono un piacere per occhi e orecchie ogni volta che arrivano, riuscendo, anche grazie all’egregio doppiaggio italiano, a regalare emozioni fortissime e sensazioni devastanti. Tra l’horror e lo splatter, tra l’umano e il divino, tra queste insenature si muove la mano decisa della regia.

E dietro ogni grande regia, c’è una grande colonna sonora. E quella di Diablo IV non manca di intensità, nemmeno per un attimo. Ogni zona ha un suo tema musicale che la rende riconscibile, ogni boss, ogni creatura ha una OST in grado di valorizzare i momenti salienti e concitati o le semplici esplorazioni a cavallo.

Conclusioni

Diablo IV segna il ritorno in grande spolvero della Blizzard che ha fatto sognare grandi e piccini. Un comparto ludico, perfettamente mesciato a un impianto narrativo divertente, in grado di tenere alta l’attenzione fino alla fine. Ovviamente, il titolo non finisce in quella ventina di ore di campagna, che comunque rappresenta una parte importante e affascinante del titolo. Il titolo ha il grande pregio di rivolgersi a tutti, che si sia nuovi o vecchi giocatori. E il nostro invito è dunque di giocare Diablo IV, eliminando qualunque sovrastruttura. Ognuno di noi ha una propria idea di bene e male, ma a Sancturaium le vostre idee non vi aiuteranno. Il Signore del Terrore è tornato.

This post was published on 24 Giugno 2023 12:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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