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Recensioni

Recensione “Everspace”

Everspace ha una caratteristica che, a chi come me da ragazzino giocava agli arcade da sala giochi, balza subito all’occhio.
Ricordate l’ elemosinare monetine ai propri genitori ed implorare per scendere alla sala giochi sotto casa?
O girovagare nei supermercati e fare gli occhi dolci adocchiando l’arcade di turno a fianco del cavalluccio o dell’ automobilina meccanica?
Lì risiedevano perle come “Star Soldier” o il forse più -diciamo- moderno “1942“.
Ecco.
Everspace vi riporta proprio lì.

Everspace rappresenta un nuovo modo di vedere gli Shoot Em Up, pensati nel vecchio stile

Si tratta di uno shooter 3D in prima o terza persona, dalle fattezze totalmente arcade.
Nasci, piloti, progredisci, muori. Ripeti.
Questo concept semplicissimo vi spaventa? Vi rincuoro subito.
Funziona alla grande!
Se non cercate la simulazione più esasperata ed una sfida PvP feroce, ma un gioco puramente Single Player capace di farvi innamorare, perseverare ed imprecare, capitate a fagiolo.

In sintesi, non dovete fare altro che partire dal primo settore di gioco, e muovervi in modo sequenziale in tutti quelli successivi, fino a quando non raggiungete “la fine” (si, HA UNA FINE) attraverso i sub-sistemi di quel settore (chiamati “orbite sicure“).

Un portale di salto che vi trasporta da un settore all’altro. Attenzione però. I danni alla vostra nave rimangono!

Alla fine di ogni settore troverete un portale di salto  che vi proietta in quello successivo.
Quando (senza SE) morirete, ripartirete dal vostro Hangar nel Settore 1 come clone di voi stessi, ma con tutti i soldi ed i potenziamenti precedentemente acquistati sulla vostra nave, spianandovi via via di più la strada verso il settore finale.
Già. Potenziamenti.
Si tratta di una sorta di “perks“, ed ognuno influisce in un modo mirato su armi o sistemi della nave o anche alcune meccaniche di gioco, tutti pagati con i vostri sudati crediti.
Oltre a questi, abbiamo diversi kit per ognuna delle 3 navi disponibili, tutti personalizzabili sul campo mentre giochiamo, raccogliendo materiali per potenziare le nostre armi o crearne di nuove, oppure droppandole direttamente da scontri a fuoco o da ritrovamenti di esplorazione.
Crediti, materiali armi, carburante per i salti e molto altro sarà droppabile durante le partite, e maggiore il rischio, maggiore la ricompensa.

Girovagando tra i sistemi troveremo navi-mercante come questa, per commerciare beni ed ottenere materiali per le modifiche o semplicemente crediti

Ma attenti.
Ogni partita è generata casualmente, quindi non ripartirete MAI dallo stesso settore, ogni volta sarà una nuova sfida, un’ incognita alla quale dovrete ovviare con molta abilità.

Il tutto sarà disponibile in 3 livelli di difficoltà, che potremo cambiare ad ogni “rinascita“.
Consiglio spassionato è prendere confidenza con il gameplay al livello facile, e mano a mano che si imparano le meccaniche, aumentare la difficoltà.
Ma vi assicuro che già il livello intermedio, a seconda del tipo di sistema in cui vi ritroverete, può essere un ottimo incentivo a strapparsi i capelli e disperarsi.
Se fino a pochi minuti prima eravate convinti di essere usciti da una situazione scomoda e di giocare una bella partita, basta un attimo a farvi ricredere.

 

 

 

 

Alla nostra morte queste due schermate ci serviranno da resoconto, e per personalizzare la nostra nave

La storia di Everspace prova a catapultarci nel concept di gioco con una base di trama piuttosto bizzarra, ma a tutti gli effetti azzeccata e divertente.
Siete un pilota che ha qualche problema di memoria.
Soffre costantemente di Amnesia (oppure una sorta di Alzheimer in giovine età, ma sono punti di vista) dovuto al continuo ciclo di morte e rinascita.
Ogni nostro Clone è affiancato da un IA di bordo molto loquace, capace di farci sorridere anche quando la situazione diventa critica, e di farci sentire meno soli contro le ondate di Okkar, la razza Aliena contro la quale dovremo combattere, difenderci e spesso dalla quale nascondersi durante ogni partita.
Alcune parti di trama possono venire sbloccate durante le missioni dove relitti ed altri Points Of Interest daranno al giocatore informazioni scritte riguardo agli eventi di Everspace.

 

Unreal Engine 4 ha come ogni versione un gran successo, ed Everspace ne sfrutta molte peculiarità

Sicuramente il ritorno agli anni ’80 può essere evidente a livello di gameplay ma la prima differenza abissale tra quei nostalgici shoot-em-up un po’ da paninari ed Everspace è l’impatto grafico.
Una bella gonfiatina ai poligoni, un possente abuso di effetti di luce, una lucidatina agli shader più shiny della generazione attuale, ed Unreal Engine 4 sa fare il suo sporco lavoro anche in questo caso.

Per averne una prova ci basta premere il tasto Menu (o START per chi non è ancora abituato alle nomenclature da Xbox One) e selezionare “Blocco Azione“.
Entreremo in una visuale libera in terza persona che ci consente di valutare i danni estetici discretamente riprodotti sulla nostra nave e catturare degli screenshot spesso molto suggestivi, e che danno sfoggio delle capacità del “neonato” engine di casa Epic.
Unica nota dolente è la mancanza di distruttibilità dell’ambiente, in cui potremo polverizzare soltanto piccoli asteroidi ricchi di minerale o pochi altri oggetti statici in gioco.
Il resto delle strutture e dell’ambiente sarà immacolato indipendentemente da quale arma si usi.

A differenza della versione PC però (hardware permettendo) su Xbox One il gioco presenta alcuni rallentamenti nelle fasi più concitate di gioco, e devo ammetterlo, a volte sono molto più che fastidiosi.

 

Appena entrati nel cockpit, chi ha precedentemente giocato a No Man’s Sky noterà alcune similitudini estetiche, sia per quanto riguarda l’environment di gioco che per quanto riguarda le scelte stilistiche di navi ed abitacoli.

Ed i combattimenti, direte?
Sicuramente non sono cose semplici.
Non finirò mai di ricordare quanto la difficoltà di Everspace sia il suo più grosso vantaggio ed al tempo stesso la sua incolmabile lacuna.
Già al livello intermedio molte situazioni rischiano di diventare critiche senza una nave ben costruita, ed alla difficoltà più alta la sfida diventa spesso quasi ingestibile, vista la bravura dell’ IA (nonostante verrete aiutati dalle forze della multinazionale estrattiva G&B), e la quantità di navi spawnate nello stesso livello.

Purtroppo poi, in molti casi le icone a bordo schermo sono confusionarie, andando a fondersi nel momento in cui gli oggetti più distanti si spostano verso il centro della visuale, e l’azzurro di icone e target, va via via fondendosi con gli sfondi.
Come sempre il mio consiglio è partire dal livello facile, e dopo aver familiarizzato con il gameplay ed i comandi, passare a un livello più avanzato, per non scoraggiarvi troppo con un gioco che basa tutto sulla vostra pazienza.

La G&B ci darà sempre una mano se ci sono nemici nelle vicinanze. Ma non facciamovi troppo affidamento!

I comandi da imparare sono veramente pochi, lo assicuro, ma per chi (come il sottoscritto ndr) viene da giochi più complessi e vasti, e con un obiettivo diverso come Élite: Dangerous o Star Citizen, sarà molto dura ambientarsi.
Ci sono soltanto due possibili combinazioni (A o B) e non avremo nessuna possibilità di assegnare singolarmente i tasti del nostro controller.
La mira assistita non è disattivabile ed è altresì l’unico modo per contrastare l’ IA spietata, soprattutto ai primi minuti, dove il prendere la mira è sempre un terno al lotto.

Avremo imbardata (yaw) e beccheggio (pitch) sullo stick sinistro LS, di default, e per il rollio bisognerà premere la leva poi muoverla.
Mentre la configurazione B sposta soltanto tutto questo sulla leva destra RS, mettendoci il tasto del target dalla parte opposta.
Ancora nessun supporto HOTAS ma tra poco, sarà in arrivo, così da rendere felici molti di noi (me incluso).

Con il comparto audio invece Everspace non fa gridare al miracolo.

Con effetti sonori spesso troppo pungenti, e colonne sonore orecchiabili che finiamo via via per ignorare durante le partite, anche a causa del non troppo dinamismo nei vari contesti, Everspace sta nel mazzo, ma non sul pezzo.

 

Ricordiamo che il gioco gode del sistema di gioco multipiattaforma Microsoft “Play Anywhere” che vi consente di avere lo stesso gioco, su 2 piattaforme (Xbox One / Scorpio – PC) e godere degli splendidi scenari di Everspace senza limitazioni.

 

Le immagini di Everspace parlano da sole (tutti screenshot ad HOC)

 

 

 

Titolo: Everspace
Piattaforma:
Xbox One
Publisher:
Rockfish Games
Developer: Rockfish Games

Data di Rilascio: 31 Maggio 2017
Genere:
Shooter Isometrico / Platform
Homepage: Sito ufficiale
Xbox Store: Compra Everspace

PRO  

  • Play Anywhere di Microsoft
  • Graficamente lodevole
  • Divertente e semplice
  • Concept e gameplay accattivanti

 

CONTRO

  • FPS Drop nelle zone e fasi più caotiche
  • Difficoltà nel leggere le icone-radar
  • Non si possono raggiungere pianeti
  • Può spazientire anche il Dalai Lama

Conclusioni Finali:

Everspace è un gioco fantastico, capace di incollarci ore allo schermo con una semplicità disarmante, e di farcene staccare in preda ad una crisi di nervi.
Manca qualche piccolo dettaglio e qualche angolo da smussare ma in fin dei conti RockFish ha fatto centro, ed un bel lavoro intorno al buco della ciambella.
Sia il gioco che il Team hanno dato sfoggio di capacità e carattere.
Aggiungiamo il servizio Play Anywhere di Microsoft che ne rende ancora più valido l’acquisto!

Ora stiamo a vedere cosa accadrà, e se il circolo vizioso di morte e rinascita di Everspace avrà mai la sua tanto agognata fine.
Da goderselo fino in fondo!

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Grazie Rockfish Games per la chiave di gioco per questa recensione.

This post was published on 14 Giugno 2017 0:46

Cristian Da Ros

Chris "Losco Nosciuto" Da Ros, player attivo su XBox ONE e PC, passionale ed appassionato. Cantante death metal in una band tutta Italiana (CrownLake), nella vita spacco le pietre ed urlo in faccia alla gente, mentre nel tempo libero spacco la gente ed urlo in faccia alle pietre. Amo le simulazioni, di qualsiasi genere, ed i giochi Sandbox, la saga di Unreal e le cose troppo complesse. Ah, ed amo i Meshuggah. Tutti insieme.

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