Dopo una gestazione che sembrava non avere fine, Dead Island 2 è finalmente approdato sulle nostre piattaforme di gioco, accompagnato tanto dall’hype dei fan quanto dai dubbi riguardanti la qualità effettiva del prodotto. D’altra parte, sappiamo bene quanto uno sviluppo lungo e travagliato possa influire in maniera non indifferente sull’esperienza di gioco, soprattutto quando, nell’arco di circa 10 anni, si sono avvicendati qualcosa come quattro diversi developer, tra cui Dambuster Studios, che è riuscito in un’impresa tutt’altro che agevole.
Nonostante tutti, ma proprio tutti, desiderassimo il ritorno di uno dei survival horror più irriverenti di sempre, il timore era quello di ritrovarsi davanti a un’opera figlia del suo iter di creazione, magari non completamente rifinita, con idee innestate ma non perfezionate e magari con una qualità tecnica altalenante, poiché è più che legittimo che il publisher, dopo tanti anni di lavoro, voglia immettere il titolo sul mercato.
Tutti questi timori hanno accompagnato il nostro approccio al videogame che però, è bene sottolinearlo in apertura, ci ha ampiamente sorpresi; probabilmente anche per (de)merito di nostri pregiudizi, il titolo riesce subito a trasmettere tutte le sensazioni che avevamo percepito nei vari trailer pubblicati nel corso degli anni.
Ma quindi Dead Island 2 è una ciambella riuscita con o senza buco? Come sempre, qualcosa ha funzionato bene, qualcosa ha funzionato egregiamente, mentre qualcos’altro ha funzionato di meno, ma non preoccupatevi: abbiamo diverse righe in cui scendere nel dettaglio.
Ambientato circa 10 anni dopo i fatti del primo capitolo della saga, questo sequel ci fa subito capire che il destino del mondo non è affatto cambiato in meglio. L’infezione nata sull’isola di Papua Nuova Guinea sembra essersi estesa agli Stati Uniti, la cui popolazione si sta rapidamente trasformando in un’orda di non morti sempre più incontrollabile, in particolare a Los Angeles; pochi fortunati si accalcano su aerei diretti al di fuori dei confini di L.A. e, tra questi, ci saranno anche i nostri sei protagonisti che tuttavia, dopo pochi minuti di volo, si renderanno conto che la fortuna ha rapidamente voltato loro le spalle.
Uno dei passeggeri si trasforma rapidamente in zombie e, dopo aver scatenato l’infezione a bordo, il velivolo precipita al suolo, dando il via alla nostra avventura ad Hell-A, la versione post apocalittica della “città degli angeli”, di cui dovremo esplorare ogni anfratto, interagendo e tentando di salvare i suoi eccentrici sopravvissuti.
Inutile dire che il protagonista che sceglieremo sarà morso da uno degli infetti e, con la sorpresa di tutti, non si trasformerà in uno zombie. Proprio per questa ragione, alla ricerca di una via di fuga si accompagnerà la voglia del nostro “eroe per caso” di comprendere l’importanza del suo ruolo per il destino dell’umanità. Ovviamente, una missione dopo l’altra, incroceremo tutta una serie di personaggi e loschi figuri che aggiungeranno non pochi quesiti sulla nostra reale natura.
Non scendiamo più nel dettaglio per evitarvi spoiler, ma vi basti sapere che, da un certo momento in poi, la trama avrà dei risvolti decisamente interessanti, soprattutto per quanto sarebbe lecito aspettarsi da un survival horror dai toni scanzonati come Dead Island 2.
Una delle prime cose che dovremo fare sarà scegliere di quale personaggio vestire i panni e, come di consueto, ognuno di essi sarà tanto iconico quanto diverso dai suoi compagni di (s)ventura. Dead Island 2 ci pone davanti sei diversi sopravvissuti: Dani, con il suo senso dell’umorismo ed il suo ghigno onnipresente; Jacob, con la sua attitudine da rockstar e la costante voglia di fare a polpette gli zombie; Ryan, il cui unico scopo sembra essere quello di salvare suo fratello; Amy, un’atleta paralimpica che ha scoperto un nuovo hobby: uccidere i non morti; infine Bruno e Carla, nonostante una calma apparente, saranno ugualmente letali.
Gli eventi della trama principale, è bene sottolinearlo sin da subito, saranno gli stessi per ognuno dei sei protagonisti; tuttavia, quanto ora detto non significa che non cambierà nulla tra l’avventura di un personaggio e quella di un altro. Prendiamo ad esempio Jacob: qualora la scelta ricadesse su di lui, la vostra esperienza sarà totalmente surreale ed ogni uccisione sarà caratterizzata da un campionario di frasi tanto iconiche quanto volgari. Se invece selezionerete Amy, il tasso di ironia si abbasserà drasticamente, dando spazio anche a dei momenti decisamente più drammatici.
Quanto ora detto potrebbe spingere i giocatori a rivivere la storia con tutti e sei i sopravvissuti, cogliendo le varie sfumature di una trama che parte un po’ col freno a mano tirato ma che, verso la metà, aggiunge qualche interessante colpo di scena. È bene chiarire che siamo sempre davanti a qualcosa di estremamente classico, ma con delle interessanti variazioni sul tema che, ad essere onesti, ci hanno piacevolmente sorpreso.
Anche i personaggi secondari saranno tutti perfettamente riconoscibili: dall’attore western in pensione all’influencer con la mania dei contenuti a base di zombie, ognuno di essi saprà intrattenervi con la sua personalità, regalandovi qualche minuto di divertimento in salsa zombie.
Inutile dire che, come in ogni zombie game che si rispetti, la gran parte dell’esperienza di gioco ruoterà attorno al fare a polpette qualsiasi cosa si muova ed emetta versi gutturali; ciò in cui Dead Island 2 eccelle è la varietà con cui portare a termine questo compito. Ogni angolo della mappa di gioco saprà offrirvi delle armi con cui difendervi dai tanti, tantissimi zombie in cui vi imbatterete e, non appena trovato un banco di lavoro ed i progetti giusti, avrete la possibilità di personalizzare, riparare e potenziare il vostro arsenale, garantendo effetti aggiuntivi, aumentando i danni, e via discorrendo.
Qualsiasi arma bianca, dopo un certo numero di usi, tenderà a rompersi e, proprio per questa ragione, farete bene non solo a non affezionarvici troppo, ma ad avere delle “sostitute” a portata di mano. Non mancheranno le armi da fuoco ma, come vi spiegheremo a breve, il cuore del combat system riguarda il combattimento ravvicinato. Sotto questo aspetto, ogni personaggio avrà delle diverse statistiche che condizioneranno il vostro approccio al gioco, ma nulla che possa realmente farvi percepire una netta differenza tra l’uno e gli altri.
Va da sé che l’ambiente circostante sarà sempre una risorsa su cui contare: nel momento in cui vedrete un barile rosso, sparate e fate esplodere tutti gli zombie nei paraggi. C’è un cavo elettrico scoperto? Gettatelo in piscina e friggete i vostri nemici! Avete trovato della benzina per terra? Basterà una scintilla per gustarsi un po’ di zombie flambé! A quanto ora detto si aggiungono granate ed esche che vi consentiranno di sbarazzarvi di più nemici in un colpo solo.
Quanto ora descritto riesce sempre ad offrire un bel po’ di varietà ad una formula che, altrimenti, risulterebbe ripetitiva dopo poche ore. E non vediamo l’ora di poter approfondire, nei prossimi giorni, anche la modalità Co-op del gioco.
Al di là di un combat system divertente ed abbastanza vario, Dead Island 2 riesce a garantire anche una cospicua dose di personalizzazione. Se quella delle armi è piuttosto varia (anche se non raggiunge i picchi di Dead Rising), la vera sorpresa è il sistema di carte con cui, in buona sostanza, potrete equipaggiare le abilità più disparate al vostro protagonista.
Queste carte sono divise in quattro diverse categorie: Abilità, Superstite, Ammazzazombi e Numen. Se di queste ultime preferiamo non dirvi niente per motivi di spoiler, le altre tre tipologie di carte consentiranno al nostro superstite di poter contare su tutta una serie di skill e perk con cui portare a casa la vittoria (e la pelle). Gran parte di esse si sbloccherà semplicemente salendo di livello e progredendo nella trama, mentre altre dovremo trovarle in certi punti della world map o ottenerle come ricompensa di determinate side quest.
A tal proposito, il gioco ci propone una cospicua quantità di missioni secondarie, divise in classiche side quest e nelle “Missioni Chi l’ha visto“, in cui dovremo ritrovare delle persone scomparse. Queste attività riescono ad essere il giusto riempitivo, consentendoci di esplorare ogni angolo della mappa di gioco e di sbloccarne tutte le aree più nascoste che, altrimenti, ci perderemmo.
Tuttavia l’esplorazione, se nella trama principale e nelle missioni secondarie riesce ad essere molto intrigante, non è tale anche nei momenti di maggiore libertà, dove entrerete in abitazioni piuttosto simili tra loro, trovando ricompense a volte un po’ deludenti.
Ad aggiungere ancora più varietà, infine, ci sono alcune fasi di gioco più “investigative”, in cui dovremo usare la nostra deduzione per capire come procedere oltre, e non vi nascondiamo che alcune di esse potrebbero mettervi in difficoltà, soprattutto se siete abituati agli open world moderni, dove ogni obiettivo è contrassegnato da un apposito marker sulla mappa di gioco.
Un altro dei punti di forza di Dead Island 2 è sicuramente costituito dal suo comparto tecnico ed artistico. Sin dalle prime battute di gioco, avrete sin da subito la sensazione di trovarvi nella parte più ricca di Los Angeles, con tutte le sue lussuosissime ville con piscina ed i suoi panorami. Non tutte le ville saranno esplorabili, ma quelle in cui potrete entrare (soprattutto se per una missione principale o secondaria) saranno ben caratterizzate e riconoscibili.
Hollywood, Bel-Air, Beverly Hills, Venice Beach e tutti gli altri stage che visiterete sono stati realizzati con una cura in cui raramente ci si imbatte, lasciando intatto il fascino di questi luoghi tanto iconici ed aggiungendo quella spruzzatina di splatter che tanto ci piace. Ovviamente non mancheranno un po’ di ripetizioni, ma non saranno mai tante e tali da essere avvertite con fastidio, soprattutto per l’iconicità delle ambientazioni.
Se però il sole di Los Angeles non soddisfa la vostra voglia di horror, ci penseranno la claustrofobia delle fogne e l’oscurità del molo a controbilanciare l’atmosfera colorata e quasi “festosa” dei altri livelli. Sotto questo aspetto, il sistema di illuminazione svolge egregiamente il suo lavoro, riuscendo a comunicare il feeling più o meno rilassato delle aree che esploreremo; tutto questo, ovviamente, insieme ad un comparto sonoro di primissimo livello, sia dal punto di vista dei “rumori” che da quello delle musiche, sempre calzanti e con delle punte di assoluto livello.
Non vi nascondiamo che fare a fette gli zombie in una sala giochi sulle note di “Humans Are Such Easy Prey” di Perturbator ci ha esaltato, e non poco!
Ed a proposito di non morti, l’originalità si estende anche a loro: ognuno di essi sarà un perfetto stereotipo dell’abitante di L.A., ma in versione zombie. Vi imbatterete costantemente in infetti in tenuta da jogging, con lo zaino da corriere, con la divisa da poliziotto, da soldato o da pompiere, così come non mancheranno citazioni ai capisaldi dell’horror, basti pensare ai “Premi Romero” che spesso compariranno nel corso dell’avventura.
Sotto l’aspetto puramente tecnico, Dead Island 2 riesce a restituire un’esperienza di gioco sbalorditiva, senza alcuna sbavatura grafica e, soprattutto, ad un frame rate che sembra non conoscere cali o battute d’arresto. Anche le arene più affollate non andranno minimamente ad impedire la fluidità dei fotogrammi al secondo su schermo, che renderanno gli scontri dannatamente piacevoli ed adrenalinici.
Tuttavia, l’elemento tecnico che spicca maggiormente riguarda gli attori principali in scena: gli infetti. Al di là della già descritta varietà estetica e degli esemplari più pericolosi (Frantumatori, Urlatori, ecc.) che saremo chiamati ad affrontare, quello che stupisce è l’enorme numero di interazioni che potremo aver con ciascuno di essi. Come abbiamo detto, ogni arma di gioco potrà essere equipaggiata con un effetto elementale, consentendoci di bruciare, elettrificare, far sanguinare o ricoprire di sostanze tossiche l’avversario di turno.
Ognuno di questi effetti andrà a scatenare le sue conseguenze sul corpo dello zombie di turno, ricoprendolo di ustioni o di pustole, facendolo contorcere dalle convulsioni o sbalzandolo all’indietro. Aggiungete a quanto ora detto la possibilità di recidere praticamente qualsiasi arto dal corpo del vostro avversario (con tutti i vantaggi tattici che ne conseguono) e vi renderete conto di quanto certosino sia stato il lavoro svolto da Dambuster Studios.
L’intelligenza artificiale riesce a fare il suo dovere, facendo rivestire ruoli diversi alle varie tipologie di non morti e mettendo in difficoltà il giocatore. L’unica cosa che lascia un po’ perplessi è il sistema di spawning degli zombie, che spesso ci compariranno alle spalle, senza emettere alcun rumore e, soprattutto, spuntando fuori dal nulla.
Infine , sarebbe stato stupendo poter contare sul feedback aptico e sui grilletti adattivi del Dualsense, così come sul suo audio 3D ma, tuttavia, nessuna di queste tre funzioni sembra essere stata sfruttata appieno dallo studio di sviluppo britannico, impedendo all’opera di raggiungere un maggior grado di immersività.
Dead Island 2 è quel classico ritorno in grande stile che probabilmente nessuno di noi si aspettava, soprattutto a causa della storia relativa al suo sviluppo. Il gameplay proposto da Dambuster Studios, al di là di qualche piccola sbavatura qua e là, riesce nel suo intento: divertire il giocatore, facendolo sbizzarrire nell’inventare i metodi di uccisione più diversi. Il sistema RPG del precedente capitolo è stato abbandonato in favore delle carte abilità, decisamente più immediato e capace di favorire l’azione. Se l’esplorazione non ci ricompensa quanto avremmo desiderato, è da rimarcare il fatto che ogni singolo stage è realizzato con un’enorme cura ai dettagli, di quelle che colpiscono lo spettatore. Proprio per tutte queste ragioni, ci sentiamo di consigliare caldamente Dead Island 2 a chiunque fosse alla ricerca di un’esperienza di gioco tanto splatter quanto divertente ed ironica, celebrando degnamente il ritorno sulle scene di un franchise di cui si sentiva la mancanza.
This post was published on 18 Aprile 2023 16:00
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