Nippon Ichi è una vera e propria fucina di videogiochi. Quando non è impegnata a fare da publisher per altri studi di sviluppo, l’azienda ne sviluppa di propri: dalla famosa serie Disgaea a Yomawari, passando per il più recente Labyrinth of Gallerie: Coven of Dusk, tocca diversi generi e storie. Questa volta è il turno del murder mystery Process of Elimination, conosciuto in Giappone come Tantei Bokumetsu, un gioco del 2021 che finalmente trova la sua strada anche per l’Occidente.
L’abbiamo giocato su Nintendo Switch e, se siete giocatori appassionati di investigazione che non si fanno spaventare dalla verbosità di certi videogiochi, allora è pane per i vostri denti. Tra misteriosi, cruenti omicidi e una corsa contro il tempo per fermare un efferato assassino con oltre cento vittime all’attivo, ci siamo messi alla guida dei detective più abili in assoluto per fermare una minaccia che nemmeno il governo sembra in grado di contrastare.
Process of Elimination ci mette nei panni di Wato Hojo, studente e detective in erba che sogna un giorno di diventare il migliore; a dispetto di quella che potrebbe essere la semplicità della sua aspirazione, c’è un motivo serio che lo spinge, una tragedia che affonda le radici nel suo passato e di cui ricorda solo pochi dettagli – uno in particolare abbastanza vivido da motivarlo.
Il suo obiettivo ultimo sarebbe unirsi alla famosa Detective Alliance, un’organizzazione formata dai più brillanti investigatori in circolazione e impegnata, nel contesto della storia, a smascherare l’inafferrabile Quartering Duke: si tratta di un effertato assassino che, nel giro di soli sei mesi, ha ucciso oltre cento persone, mostrandone in diretta le morti e generando tanto un’ondata di terrore quanto di mitomani che ne imitano le gesta. Il Giappone è nel caos e il gioverno a deciso di affidarsi alla Detective Alliance per cercare di risolvere il caso.
Wato avrà modo di collaborare prooprio con l’organizzazione dei suoi sogni, sebbene l’incontro sia avvenuto in modo un po’ ortodosso, tuttavia dovrà farlo in una situazione tutt’altro che favorevole: lui e altri tredici detective si troveranno bloccati su un’isola, proprio alla mercé del Quartering Duke, e oltre a risolvere l’ennesimo caso di brutale omicidio dovranno anche capire come salvare le proprie vite. Wato, che la contrario dei suoi compagni non sembra spiccare per qualità particolari, si troverà a fare loro da guida (a sua volta controllato dal giocatore) per evitare che ci siano ulteriori vittime.
Poiché la visual novel è una componente molto sentita in Process of Elimination, gli eventi e le relazioni tra i personaggi vengono narrati nel minimo dettaglio, prendendosi tempo e spazio per sì costruire una narrazione intrigante (anche in virtù a omicidi che ricordano da vicino la serie Danganrompa) che lascia poco spazio alle pause. Il che non è assolutamente un male perché c’è sempre la voglia di scoprire di più, di andare un passo oltre, persino quando non si tratta di informazioni strettamente legate all’indagine.
Process of Elimination, soprattutto all’inizio ma in generale lungo il corso dell’esperienza, è un gioco dove c’è veramente tanto da leggere e da farlo in lingua inglese: per quanto sia tutto interessante, non aspettatevi di entrare nel vivo dell’azione fin da subito, anzi, quello che sembra un grande capitolo di per sé è in realtà solo il prologo – al termine del quale la trama prende definitivamente vita ma continua nel percorso di verbosità mista ad azione sul campo.
Quando infine potremo prendere davvero le redini della partita, saremo chiamati a guidare i nostri compagni in un’investigazione dove il tempo è tutto fuorché dalla nostra parte: ci sono infatti diversi turni entro i quali completare l’indagine, pena l’annientamento. Per farlo dovremo ogni volta mettere a frutto i personaggi a disposizione, indicando loro dove muoversi, quali azioni compiere tra le disponibili (possono analizzare, dedurre, investigare un punto di interesse e via discorrendo). Il gioco diventa quindi una sorta di piccolo strategico con visuale dall’alto, dove gestire le forse a disposizione nel modo più efficiente possibile – purtroppo un po’ ostacolato dalla mancata possibilità di ruotare la telecamera.
Detto così sembra semplice, in realtà Process of Elimination è molto ben curato sotto questo aspetto: al di là del tempo limitato, ci sono da tenere in considerazione le singole statstiche dei detective. Ognuno è più o meno bravo in qualcosa, ragion per cui bisogna pensare a quale sia il suo uso migliore; questo perché, una volta stabilite le azioni di ciascuno, si dà il via all’investigazione e il turno in corso si conclude. Ogni mossa a vuoto potrebbe rivelarsi fatale per la riuscita dell’indagine.
Inoltre, sebbene la maggior parte dei punti di interesse sia visibile, non basta avvicinarsi ed esaminarla per svelarne i segreti: c’è una sorta di livello di sfida da superare, per il quale spesso occorre far collaborare uno o più detective grazie all’opzione di fornire assistenta – anche quest’ultima ha un valore specifico per ciascuno che va preso in considerazione quando si fa questa scelta. Finita qui? No, ovviamente, perché gli investigatori, in quanto tali, sono dei solitari molto restii al lavoro di squadra: farli collaborare con un compagno che non apprezzano potrebe stuzzicare troppo la loro vanità e dunque spingerli ignorare tutti i vostri ordini successivi, agendo come pedine impazzite e privandovi di un alleato prezioso. Dura la vita del Mastermind, quando le tue uniche forze si comportano come bambini dell’asilo.
Una volta conclusa l’indagine, ovviamente si devono trarre le conclusioni. Qui si ritorna alla visual novel, nel corso della quale ci sarà chiesto di scegliere tra alcune risposte da dare: farlo correttamente aumenterà il valore di fiducia dei presenti nei nostri confronti, mentre sbagliare ci penalizzerà e siamo sicuri che non vorrete vedere l’indicatore raggiungere lo zero. Di nuovo si percepiscono un’atmosfera à la Danganrompa, complice anche l’assoluta peculiarità, estetica e non, dei personaggi in gioco.
Caso dopo caso, dunque, la tensione sale e con essa la sfiducia reciproca. Provare anche la nostra innocenza (perché tutti sono sospetti, sull’isola, noi compresi) sarà sempre più difficile e le sessioni di investigazione – sebbene mai proibitive – si presentano sfidanti il giusto, a maggior ragione se volete completare al 100% la mappa raccogliendo anche i collezionabili (parole chiave) sparsi qui e lì. Si vede chiaramente che Process of Elimination punta su un’efficiente gestione del tempo ed è senza dubbio tra gli aspetti che lo valorizza di più: ogni scelta ha il suo peso e dovremo fare uso di tutte le nostre abilità (sì, anche quelle di Wato!) per essere un passo avanti al Quartering Duke.
Process of Elimination è un murder mystery che pone moltissima enfasi sulla narrazione, al punto da rendere la componente visual novel prominente rispetto alla sua controparte investigativa. Ciò non toglie che, quando si entra nel vivo dell’azione, il gioco non sappia mostrare cos’è in grado di fare e metterci alla prova in una letale corsa contro il tempo: la gestione degli investigatori, con le loro caratteristiche e idiosincrasie, unita alle capacità latenti di Wato e ad alcune oculate scelte da compiere nel corso della storia, rendono l’intera esperienza molto godibile. In particolare per chi ha già avuto modo di apprezzare Danganrompa, al quale chiaramente si ispira.
This post was published on 7 Aprile 2023 15:00
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