Dopo due anni di accesso anticipato, finalmente Ishtar Games ha rilasciato ufficialmente The Last Spell, un videogioco che fonde filosofie da tower defense e un’impalcatura roguelite dentro un impianto da RPG tattico a turni. Ve ne avevamo già parlato proprio negli scorsi anni quando abbiamo provato l’early access su Steam con opinioni davvero positive, e torniamo a parlarne oggi con un po’ di materiale in più testato in questi giorni.
In pubblicazione da parte di The Arcade Crew, Gamera Games e Dangen Entertainment e in uscita anche su Switch e PlayStation, The Last Spell finalmente arriva a portare il suo cuore dark fantasy negli schermi dei giocatori: lo diciamo fin da subito in questa recensione, se siete appassionati di strategia a turni questo è un videogioco da avere assolutamente nella vostra collezione.
Cos’è che può andare storto quando si ha a che fare con magia oscura, anche quando si hanno buone intenzioni? Beh, tutto.
Un circolo di saggi maghi voleva solo porre fine ai conflitti del mondo con la magia, e invece tale magia è fallita generando un evento che viene chiamato il Cataclisma: esplosioni magiche hanno cancellato dall’esistenza quasi tutto, una nebbia violacea ha avvolto ogni luogo e orde di non-morti hanno cominciato a risvegliarsi in ogni dove decimando ancora di più i pochi superstiti rimasti.
L’unico modo rimasto per salvare il salvabile è avviare l’Ultimo Incantesimo, un potente e lunghissimo rituale magico che, una volta concluso, dovrebbe cancellare la magia per sempre e annullare così anche il Cataclisma.
Questa è la cornice dark fantasy in cui The Last Spell si sviluppa nella sua narrazione, dove l’ultima resistenza dell’umanità (e di elfi e nani), accampata in piccoli insediamenti semi-distrutti, cerca disperatamente di avviare il rituale mentre orde di non-morti piovono addosso da ogni punto cardinale.
Nonostante il gioco sia sviluppato a turni e quindi sia costituito da pause in cui pensare alla propria strategia, The Last Spell riesce comunque a comunicare sensazioni al cardiopalma, dove un minimo movimento sbagliato o un attacco fallito possono determinare la sconfitta eterna dell’ultimo baluardo dell’umanità.
Al di là delle premesse narrative e dei filmati sagacemente narrati con la maestosa pixel art di Ishtar Games, è un peccato che la trama non riesca a dare ulteriori spunti di lore o di ambientazione, presentandoci solo pochi personaggi iconici, di cui nessun protagonista. In effetti, il protagonista siamo proprio noi, il Comandante.
La storia cercherà comunque di disvelarsi tra un avamposto e l’altro, dopo aver battuto i boss di turno, fin quando non arriverà l’inevitabile resa finale dei conti.
Dark fantasy, roguelite, pixel art, RPG tattico, strategia a turni, tower defense, zombie… sono tante parole da mescolare per trovare un punto di unione che non risulti una semplice accozzaglia di concetti messi insieme senza un filo logico.
The Last Spell invece ha trasformato questo agglomerato di concetti in una formula magica interessante, in grado di riesumare un genere quasi morto come il tower defense, e di nasconderlo benissimo all’interno di un solido impianto di gioco tattico a turni con componenti roguelite.
Rispetto alla versione early access provata due anni fa, la struttura di gioco è cambiata relativamente poco, semplicemente sono stati aggiunti nuovi contenuti nel gameplay e nuove meccaniche che fanno scendere l’approccio di gioco sempre più in profondità. Ci sono per esempio gli Omen, i presagi, che fungono da modificatori intercambiabili per l’avamposto che scegliamo di partita in partita, oppure ci sono le challenge Apocalisse che aggiungono delle sfide in più all’avamposto di turno.
Il tutto è comunque caratterizzato da un percettibile bilanciamento della difficoltà. Sia chiaro, The Last Spell ha una curva di difficoltà bella tosta, ma gli impianti di gioco sono tutti così ben orchestrati e legati tra loro che è possibile vedere miglioramenti di partita in partita, di ciclo in ciclo.
Alla sua base The Last Spell è sempre diviso in due momenti di gioco: il giorno e la notte. Di giorno il giocatore bada alla gestione dell’avamposto di turno cercando di assumere lavoratori per trovare risorse, concentrando tali risorse in acquisti di equipaggiamento o in edificazioni di difese come balliste, mura e staccionate, e nel buildare i propri personaggi con abilità, talenti e oggetti da equipaggiare in combattimento.
Di notte invece si passa al combattimento vero e proprio contro le ondate di non morti. Proprio come un tower defense, il gioco ci presenta un numero esorbitante di nemici, prefigurando i loro percorsi di movimento (sebbene siano rappresentati semplicemente da una bandiera che indica la direzione di arrivo e la forza dell’ondata).
Come qualsiasi TRPG, il combattimento di The Last Spell garantisce al party azioni di movimento e abilità su una griglia quadrata, solo che tali abilità invece di appartenere alle classi (che non esistono), sono basate sull’equipaggiamento del proprio personaggio e sui perk appresi durante il leveling. Ogni personaggio ha inoltre dei tratti generati casualmente che modificano ancora di più l’approccio al suo utilizzo.
Nonostante ogni eroe abbia davvero tante statistiche e particolarità a cui fare caso, l’immersione nel combattimento è comunque semplice e immediata, con punti azione, punti mana e punti movimento da spendere singolarmente per ogni eroe. Le espansioni degli insediamenti e degli edifici inoltre possono incrementare l’ottenimento di buff e oggetti di volta in volta, amplificando in questa maniera sempre di più la strategia di combattimento.
Sopravvivere ogni notte significa non solo far fuori tutte le orde di zombie in arrivo, ma anche proteggere l’insediamento e il rituale dell’Ultimo Incantesimo in corso al suo centro. Le barricate possono essere attaccate e distrutte, così come edifici importanti e trappole. Più ci saranno distruzioni da parte del nemico, meno ricompense avremo il giorno dopo.
E non è finita qui, anzi. Abbiamo menzionato più volte l’esistenza di una struttura roguelite di fondo, in che senso? Già a partire dalla fine del primo combattimento ci ritroveremo a interagire con due spiriti, uno viola e uno giallo.
Quello viola accetta la nostra Tainted Essence, una risorsa che si farma dopo ogni notte che si è sopravvissuti, in cambio di nuovi elementi da sbloccare nel gameplay. Quello giallo invece funziona come un sistema di achievement (chiamati benedizioni), per il quale una volta soddisfatti determinati requisiti di gioco ci offre nuovi contenuti (perlopiù oggetti ed equipaggiamenti).
Ciò che le due forze misteriose ci consentono di avere, resta sbloccato in maniera permanente nel gioco. Ogni volta che invece il Cataclisma avrà la meglio, perderemo tutti i personaggi, gli edifici e gli oggetti equipaggiati.
Ci ritroveremo quindi a ricominciare daccapo, con personaggi del tutto nuovi dal livello 1, scalando pile e pile di corpi e macerie ma con i nuovi potenziamenti permanenti guadagnati dalle nostre precedenti vite che ci consentiranno di avanzare quel tantino in più da vedere un nuovo giorno e ottenere di nuovo ancora nuovi potenziamenti permanenti.
E così saremo di nuovo in bilico ad affrontare anonime creature con anonimi personaggi a cui saremo anche in grado di affezionarci, ma che perderemo inevitabilmente come volgare carne da macello. Un ciclo continuo che vede per esempio un barbaro pluriomicida costruito nel tempo con tanta cura, da avamposto ad avamposto, con un martello infernale +3 e con l’equipaggiamento mitico, lascere il suo posto a un nuovo umano smilzo dai capelli colorati che dovremo preservare e potenziare finché resistiamo.
The Last Spell è un gioco intenso, ben ritmato e strategico, ma non sarebbe tale se non fosse anche per due componenti fondamentali del suo sviluppo: la pixel art sontuosa ricca di effetti speciali creati ad arte, e il comparto sonoro composto da più di 25 tracce synth metal di Rémi – The Algorithm – Gallégo.
Per quanto la trama sia priva di personaggi veri, e per quanto non riesca a dare ulteriori spunti di lore, l’ambientazione e il contesto post-apocalittico/post-magico di The Last Spell creano grazie a grafica e musiche un’atmosfera dinamica e tensiva, ora con le tonalità prevalentemente scure della pixel art tagliate da dettagli di un viola violento, ora con le plettrate in palm mute e accordature basse delle chitarre in sottofondo.
Nonostante i personaggi disegnati nel classico stile chibi in pixel art e nonostante la sua natura strategica che porta il giocatore più volte a delle pause di riflessione, The Last Spell va giocato a tutto schermo col volume a palla. Le pause strategiche fatele con l’headbanging.
The Last Spell è un videogioco che fonde in maniera intelligente e bilanciata filosofie da tower defense, RPG tattico a turni e roguelite, creando nella sostanza una formula magica interessante nel panorama indie. Nonostante la poca narrazione e la scarsa presenza di lore, l’ambientazione dark fantasy del Cataclisma calza benissimo con il gameplay creato dalla software house, trasformando la strategia di The Last Spell in qualcosa di coinvolgente e intenso. Coinvolgimento e intensità che sono sicuramente amplificati dagli effetti grafici, dalla maestria della pixel art e dalla perfetta colonna sonora synth metal.
This post was published on 9 Marzo 2023 16:00
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