Nel capitolo “Un teatro di storie o otto storie diverse?” più avanti, è stato aggiunto un paio di giorni dopo la recensione un paragrafo per la meccanica delle Crossed Path, leggermente rivalutata proseguendo nel playtrhough.
Cos’è un racconto, se non la reinterpretazione di un vissuto?
Tutte le storie, anche quelle più fantasiose o utopiche, in fin dei conti cercano di comunicare in maniera diretta o meno delle esperienze, che siano le più comuni e universali appartenenti all’immaginario collettivo o che si tratti di racconti più intimi e personali.
E che cos’è un vissuto, se non l’incrocio di più esperienze?
Dall’incontro e dallo scontro con gli altri individui, le persone nel corso dei secoli sono riusciti a tirar fuori storie da raccontare ai posteri attraverso libri, quadri, canzoni, film, fumetti, serie e ad oggi siamo arrivati perfino ai podcast. E ai videogiochi.
Come fruitori di storie, anche noi andiamo a scontrarci e incontrarci con esperienze altrui. Siamo dei viaggiatori che si muovono attraverso i vissuti di altri viandanti, e riusciamo a navigare in questo mare di narrazioni grazie a punti di riferimento comuni a qualunque medium attraverso cui viene comunicato un racconto: gli atti di una storia, i ruoli dei protagonisti e degli antagonisti, gli stereotipi che incarnano questi personaggi, gli stili di comunicazione dei diversi apparati di questi racconti, e così via.
Senza andare a sfociare in altre nozioni di storytelling o di media studies, forse è un po’ con questo spirito che Square Enix e Acquire hanno pensato a Octopath Traveler, ormai definibile una serie grazie all’imminente uscita del secondo capitolo fissata per il 24 febbraio 2023: un racconto che nasce dall’intersezione di otto storie di otto personaggi diversi, otto viandanti che si fanno portatori di vissuti che il giocatore può incrociare quando vuole.
Il primo Octopath Traveler aveva strabiliato gli occhi dei giocatori nel 2018 non tanto per le otto narrazioni convergenti, quanto per la carica nostalgica e contemporaneamente fresca che il titolo offriva tramite le sue scelte grafiche: l’HD2D, una tecnica che unisce personaggi bidimensionali, texture in pixel art, ambienti 3D ed effetti grafici moderni. In questo secondo capitolo troviamo di nuovo gli stessi elementi o c’è da aspettarsi qualcosa in più?
Reiterare e reinterpretare
Non c’è seguito narrativo tra il primo Octopath e il nuovo, anzi, come la scuola Final Fantasy ha insegnato a Square Enix e a noi giocatori, la forza di una saga può scaturire anche da un’idea di fondo comune, lasciando più spazio alle idee narrative.
L’idea di Octopath Traveler, anche in questo secondo episodio, è semplice e chiara: rivivere i fasti dei videogiochi di un tempo – e in particolare dei JRPG – sotto ogni punto di vista narrativo, artistico e ludico, aggiungendo quel pizzico di modernità che le tecnologie attuali possono permettere oggi. Da un lato ciò rende il prodotto più appetibile alle nuove generazioni di giocatori, dall’altro è un chiarissimo e invitante occhiolino ai giocatori più stagionati.
Ecco quindi che Octopath Traveler II si rende di piacevole e di immediato approccio anche a quei giocatori che, proprio come chi sta scrivendo questa recensione, non hanno ben familiarizzato con le storie raccontate nell’episodio precedente.
Personalmente, del primo Octopath avevo provato la demo, attratto dallo stile grafico caratteristico, e mi ero annoiato a morte per la presenza di dialoghi e storie ingombranti uniti a un farming continuo e compulsivo. Nel corso del tempo ho poi appreso che queste erano state criticità osservate anche da chi il gioco intero era riuscito a completarlo.
Questi e altri feedback collezionati da Square Enix e Acquire hanno consentito di ragionare un secondo Octopath Traveler che inserisse alcune novità volte a limare proprio le criticità sopra indicate. Diciamo che in larga parte la missione è riuscita: ho personalmente trovato le storie molto gradevoli e meglio raccontate, con qualche piccola eccezione, e ho riscontrato un’esplorazione non troppo dipendente dal farming di livelli… a patto di alternare le storyline da un personaggio all’altro.
Tra le nuove aggiunte che vanno a speziare l’intruglio magico di Octopath Traveler, quella che ne esalta di più il sapore è sicuramente l’alternanza giorno-notte. Da un punto di vista artistico, è quasi scontato dirlo, ma riesce a caratterizzare ancora di più i bellissimi scorci che i creativi di Acquire sono riusciti a creare, forti della performance tecnica di luci e texture dell’HD2D.
Sul piano ludico, invece, questo porta a un cambiamento nella disposizione di abitanti e attività, nella modifica della pericolosità dei percorsi, nonché nello sdoppiamento della meccanica dell’Azione viaggio: ogni personaggio effettua un tipo diverso di azione nei confronti degli NPC a seconda che sia giorno o notte; tali azioni variano dall’estorcere oggetti o attacchi al farsi seguire in gioco come evocazione.
Un teatro di storie o otto teatri diversi?
Gran parte della gradevolezza della narrazione viene proprio dalla qualità della scrittura di Kakunoshin Futsuzawa. Salvo qualche minuscola sbavatura di senso (come fa a mangiare una persona imbavagliata per anni?) e un paio di personaggi un po’ piatti dal mio punto di vista (cosa c’è di interessante in una ballerina che vuole diventare famosa?), gli otto racconti sono belli da fruire e da vedere.
Esatto, vedere: oltre l’aspetto tecnico della già citata grafica HD2D, Acquire e Square Enix hanno cercato di allungare il brodo di effetti speciali introducendo movimenti di camera che centralizzano l’attenzione durante dialoghi, scene e combattimenti, luci teatrali calate dall’alto per enfatizzare i pensieri dei personaggi, interludi fatti di scritte in sovrimpressione su sfondi neri in trasparenza e flashback nei flashback.
Si tratta di mezzucci diegetici che riescono a presentare a chi guarda una composizione scenica volta alla qualità, a patto che ovviamente piacciano le storie che vengono raccontate. Va infatti tenuto a mente che questi elementi possono presentarsi anche come arma a doppio taglio, quasi come ostacoli, nel caso in cui una storyline non sia di gradimento per i giocatori (e con un totale di otto storie, è sintomatico che almeno una ci sia, purtroppo).
Octopath Traveler II porta i giocatori a vagare in un nuovo mondo, Solistia, formato da due continenti in visibile fermento culturale, in mezzo ai quali passa un vasto mare. Tra luoghi che reinterpretano il Far West e città di chiara ispirazione vittoriana, tra invenzioni al vapore e feudalesimo imperiale pseudo-giapponese, mi sono trovato a viaggiare da una regione all’altra inizialmente per sbloccare nuovi personaggi, e poi per proseguire le loro storyline mosso dalla curiosità.
Solistia è sicuramente un mondo che intrattiene e stupisce per la sua conformazione artistica tra pixel e lucette, nonché per il suo essere adeguatamente variegata negli ambienti. Nel suo apparato ludico invece, tolta l’alternanza giorno-notte, ci si trova davanti a una macro mappa irta di forzieri nascosti e senza alcun guizzo di percorsi contorti o almeno vagamente difficili o sfidanti.
Insomma, basta guardarsi attorno ed essere attenti per notare ogni passaggio “nascosto” da una sapiente pixel art. Almeno stavolta avremo anche imbarcazioni (piccole e grandi) attraverso cui muoverci da una zona all’altra.
Come accadeva nel precedente capitolo, anche in Octopath Traveler II è il giocatore a scegliere da che parte cominciare, e questo può modificare la sua completa esperienza del gioco. Io ho cominciato il mio personale viaggio scegliendo la cacciatrice Ochette, residente su una remota isola a Est dove gli abitanti sono semibestie che convivono con la natura. Vicende di cui non vi racconterò assolutamente nulla per non fare spoiler porteranno Ochette a partire per sincerarsi che non si avveri un’antica leggenda nefasta.
In seguito ho incontrato Temenos, un prete in viaggio per scoprire la verità su un omicidio e sulla sua organizzazione religiosa, poi è stata la volta della furfante Throné, in fuga per la libertà, e di Osvald, un potente saggio evaso dal carcere per realizzare la sua vendetta. Ho dovuto poi viaggiare verso il continente a Ovest per raccattare l’artista Agnea che vuole diventare una ballerina famosa, il mercante Partitio che tenta di costruirsi un futuro prospero, l’onorevole milite Hikari alla ricerca di mercenari per riconquistare la sua patria e la speziale Castti che ha apparentemente perso la memoria.
Un party bello folto e con prospettive di vita e obiettivi profondamente diversi ha sicuramente dalla sua parte una folta varietà, ma la forza della narrativa risiede quasi esclusivamente nelle storie singole. Come accadeva per il precedente Octopath, è difficile trovare collanti in comune tra le storie di tutti, se non nelle mere sinergie in combattimento.
Square Enix e Acquire si sono anche sforzate di introdurre le Crossed Path, ossia delle sequenze in cui in teoria dovrebbero incrociarsi le storyline di due personaggi, ma ci sono due grandi problemi in questo approccio: il primo, evidente anche senza giocarci, è che appunto sono solo due personaggi su otto a condividere questo destino comune; il secondo invece risiede nel fatto che questi percorsi condivisi sono comunque giocati e vissuti singolarmente, prima uno e poi l’altro, e non possono mai essere proseguiti coralmente insieme.
EDIT post recensione: fino alla recensione del gioco ho creduto che le Crossed Path fossero semplicemente l’intersezione di due capitoli di due personaggi diversi nello stesso luogo, questo perché per 20 ore di gioco non ho incontrato nient’altro di simile. Dopo la recensione ho continuato il mio playthrough e mi sono ritrovato davanti a un vero episodio in cui due personaggi erano contemporaneamente protagonisti. È sicuramente una meccanica adatta allo scopo di coinvolgere di più le interazioni del party narrativamente parlando, ma a questo punto è da considerarsi troppo poco diluita nel gioco.
Tuttavia, può capitare ogni tanto che, concluso il capitolo di una storyline, ci sia un commento di un personaggio del party al protagonista di tale capitolo. Inoltre sono anche presenti piccole scelte di trama in alcune storyline. Entrambe le trovate tuttavia sembrano comunque quasi un contentino. Se mai ci sarà un Octopath Traveler III, questo è sicuramente un punto da sviluppare meglio.
Eppure, forse è proprio nell’alternanza delle diverse storyline la magia di Octopath Traveler II: il continuo muoversi da una vicenda drammatica a una più leggera e gioviale, per poi avere il colpo di scena mortale, crea un ritmo variegato che si lascia seguire con piacere.
JRPG old school che fa ancora scuola
Octopath Traveler II è un JRPG di vecchia scuola con tutti i cliché ereditati dalla storia di questo genere: overwold esplorabile, battaglie a turni, sistemi elementali con forze e debolezze, livelli e attacchi speciali… praticamente c’è tutto quello che le vecchie IP Square Enix hanno sempre insegnato agli altri.
Come nel precedente capitolo, ogni personaggio ha statistiche che migliorano di livello in livello, attacchi e abilità passive da imparare, e classi secondarie che possono anche essere intercambiabili. A proposito di queste classi secondarie, in Octopath Traveler II possono essere sbloccate nelle gilde di competenza, e possono essere riferite o a classi già esistenti in gioco, o a introduzioni del tutto nuove.
Una menzione d’onore va fatta all’introduzione dei Poteri latenti, una meccanica da usare in combattimento che attiva effetti diversi a seconda del personaggio, in grado di poter cambiare le sorti di ogni battaglia qualora vengano usati al momento giusto.
Per quel che concerne il resto del sistema di combattimento, attacchi, magie, talenti e abilità speciali si alternano agilmente alle meccaniche di Dominio e di Potenza. L’una è un indicatore numerico che compare su uno scudo blu di fianco a ogni mostro, e che una volta distrutto utilizzando mosse efficaci, lo stordiscono per un turno. L’altra invece è un indicatore sopra ogni personaggio che aumenta di 1 ogni turno, e che può essere speso a piacere (fino a un massimo di 3 punti) per aumentare la portata di un attacco.
A tutto questo inoltre vanno aggiunti gli effetti che alcune Azioni viaggio possono portare in combattimento. Per esempio il mercante Partitio può assoldare NPC nell’overworld per evocarli in lotta quando serve, oppure il milite Hikari può apprendere tecniche dagli NPC che batte nell’overworld per utilizzarle in combattimento.
A fare da cornice a un gameplay che non invecchia mai e alla già citata grafica HD2D ci sono i bellissimi disegni di Naoki Ikushima e le musiche sinfoniche di Yasunori Nishiki, in questo secondo capitolo ancora più dominanti e calzanti tanto che è possibile distinguere stili caratteristici per ogni luogo di gioco.
E il naufragar m’è dolce in questo mare
Octopath Traveler II riesce ancora una volta a imporsi come sintesi perfetta del retaggio JRPG di Square Enix e della storia del genere, e lo fa senza eseguire un banale compitino. La messa in scena delle otto storie è pregevole, e in alcune storyline è addirittura al livello della già eccellente trovata grafica dell’HD2D.
E perfino il lato artistico, quello che proprio non aveva bisogno di ritocchini, subisce miglioramenti che sono volti proprio a enfatizzare il racconto, a conferma di quanto Square Enix e Acquire abbiano cercato una quadra per rendere l’esperienza Octopath Traveler un crocevia di storie ben narrate, oltre che belle da vedersi.
Vi ricordiamo che Octopath Traveler II è in uscita su Nintendo Switch, PS4, PS5 e PC a partire dal 24 febbraio 2023, e che è possibile anche preordinare la Collector’s Edition inclusiva di busti degli otto personaggi protagonisti. Nel caso vogliate provare il gioco è anche disponibile una demo su tutte le piattaforme in cui sarà lanciato il gioco completo.
In un mare di storie di viandanti che si alternano, il giocatore di Octopath Traveler II si ritrova a essere anche egli stesso un viandante che naufraga da una costa all’altra dei continenti di Solistia, da un’emozione violenta a una più speranzosa, da un’affannosa ricerca a una fuga disperata. Nel mezzo, nonostante le scarse interazioni tra i personaggi, emerge la scintilla comune del viaggio: un’occasione di crescita personale, di cambiamento e di ritrovamento di se stessi. Square Enix e Acquire potevano adagiarsi tranquillamente sugli allori dell’episodio precedente, riproporre semplicemente un continente diverso e usare le stesse vicende ma dal punto di vista di nuovi personaggi. Invece no, ci siamo ritrovati tra le mani qualcosa di più intrattenente e ambizioso, con miglioramenti di gameplay e di performance tecnica preziosi. Siamo ancora lontani dalla perfezione assoluta, ma probabilmente siamo ancora all’inizio del viaggio della saga di Octopath Traveler e, si sa, la perfezione è sempre un obiettivo a cui tendere.
PRO
- L'HD2D fa sempre la sua porca figura
- Migliorie grafiche volte a esaltare la narrazione
- Introduzione dei poteri latenti
- Alternanza giorno-notte utile anche nel gameplay
- JRPG vecchia scuola reso moderno
- Storie ben raccontate
CONTRO
- Un paio di personaggi sottotono
- Scarsa interazione tra i personaggi del party
Se hai letto tutta la recensione (e l'hai letta per davvero tutta senza imbrogliare) puoi cliccare qui sotto per scoprire il voto: