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Recensioni

Spongebob Squarepants: The Cosmic Shake | Recensione (NSW) | Si, signor multiverso

Scrivere la recensione di Spongebob Squarepants: The Cosmic Shake e non cominciare con il meme sul “multiverso concetto di cui conosciamo poco blabla” mi sembra il più grande peccato del mondo da fare perché cade li a fagiolo, esattamente come fa questo titolo all’interno dell’attuale contesto videoludico. Nel 2023 la line up da qui a fine anno è fatta di videogiochi tripla e quadrupla A le cui aspettative sono alle stelle, con durate di svariate ore e valori produttivi fuori da ogni canone.

Nel mezzo, a fine Gennaio, fa capolino la spugna più simpatica di tutto il sott’acqua con un nuovo platform, il primo vero seguito del cult game Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom Rehydrated. Questo nuovo capitolo, dall’evocativo sottotitolo The Cosmic Shake, è un buon prodotto a medio-basso budget che risulta essere adatto a grandi e piccini. Questo spongebob ha anche il grande pregio di riuscire in ciò senza per forza di cose essere il miglior prodotto sulla piazza, regalando ore di divertimento leggero e vivace senza dover per forza finire fuori dal seminato.

A partire dalla comparsata della spugna di Nickelodeon: AllStar Brawl ad oggi abbiamo visto sempre di più il simpatico personaggio farsi strada nel mondo dei videogiochi. Nel fare ciò ha sempre cercato tanto di riconquistare il pubblico dell’originale platform dal titolo lunghissimo di cui sopra quanto di fare gli occhioni dolci alle nuove generazioni. Questo suo target molto ampio si riflette in un livello di difficoltà alla portata di tutti che però non distrugge l’esperienza per il restante gruppo dei giocatori.

Andiamo a vedere più da vicino come si comporta questo videogioco della spugna più famosa del mondo dei videogiochi e se vale la pena provarlo.

Un multiverso tra spugne e bolle

Dove può cominciare un videogioco di Spongebob se non da Bikini Bottom?
La casa di Spongebob e dei suoi amici subacquei durante l’inizio di The Cosmic Shake viene colpita da un interessante esempio di disastro naturale. Niente tsunami, terremoti o invasione alinea bensì un crash dimensionale che apre varchi verso altri universi e che risucchia tutto quanto: personaggi, edifici, abitanti, abitudini, krabby patty e chi più ne ha più ne metta.

Tutto, chiaramente, succede per colpa del nostro simpaticissimo amico giallo, troppo impegnato ad esprimere desideri con un artefatto acqusitato presso una bancarella e appartenente direttamente a re Nettuno in carne e branchie. Queste bolle di sapone venduteci da una sirena mercante hanno avuto un piccolissimo effetto collaterale: quello di smontare Bikini Bottom e di modificare in maniera quasi irreversibile il mondo intorno a noi.

La città non esiste più come ce la ricordavamo, i suoi abitanti sono scomparsi, le piazze si sono allagate (ma non eravamo sott’acqua? lol) e Patrick Stella è diventato ciò che desiderava: un fastidiosissimo ibrido tra un palloncino ed una stella marina; Nintendo l’avrebbe chiamato sfavillotto.

Grazie a questo artificio narrativo Spongebob Squarepants: The Cosmic Shake mette subito le carte in tavola: basta livelli canonici e benvenute ambientazioni bislacche che difficilmente si potrebbero integrare all’interno della normale scenografia del fondo del mare.
In una maniera non molto dissimile da quanto Bugs Bunny: Lost In Time ha fatto su Playstation 1, questo capitolo di Spongebob ci porta a spasso nel tempo e nei luoghi che hanno caratterizzato le varie epoche: dagli studi cinematografici fino al medioevo, tra costumini, nemici e tanti salti fare in giro.  

Ad ogni ambientazione il suo costume ma, chiaramente, non finisce qui. Proseguendo nel gioco e esplorando il mondo di gioco sarà possibile ampliare l’arsenale di mosse a propria disposizione attraverso particolari oggetti importanti ai fini della narrativa. Questo ci porterà presto a saper cavalcare cavallucci marini, a dare calci volanti come novelli e spugnosi Bruce Lee, a scimmiottare il gameplay di Subway Surfer armati di monociclo sottomarino e tanto altro.

L’esplorazione, tra le altre cose, è anche incentivata dalla presenza di collezionabili che hanno il potere di migliorare in maniera permanente questo o quell’altro parametro del nostro protagonista. Più vita, più attacchi consecutivi, più danni. A questi poi vanno aggiunti i collezionabili valuta come monete e globi colorati: le prime servono ad accedere ai costumi con il quale vestire la nostra spugnetta, i secondi invece sono ciò che serve per acquistare i suddetti costumi. I costumi non aggiungono alcun tipo di elemento extra al gameplay, risultando soltanto in una simpatica decorazione estetica.

Tutto questo serve ad esplotare un concetto ben preciso: le bizzarrie all’interno di The Cosmic Shake sono sempre dietro l’angolo e arricchiscono la proposta di gioco con un elemento sempre ben accetto nelle produzioni indicate anche per il pubblico più anagraficamente piccino. La comicità non è mai abbastanza e l’umorismo un po’ nonsense di Spongebob si adatta perfettamente all’idea di esplorare multiversi con i personaggi canonici della saga con ruoli diversi.

L’abito non fa il monaco quanto la spugna

Di per sé lo scheletro del gioco è quello del platform tridimensionale con mappe aperte: grandi livelli macro esplorabili con grande libertà i cui contenuti si nascondono dietro il possesso di determinati requisiti sotto forma di abilità.

Il level design tende a suggerire un percorso principale ben specifico durante la prima visita al livello, andando poi ad ampliarsi durante le visite successive grazie a tante diramazioni accessibili con le varie abilità che si ottengono durante il corso del gioco. Un’idea che da una parte è avvincente per il giocatore, che si ritrova con un numero sempre maggiore di strumenti ludici con cui divertirsi e dall’altra è efficiente per gli sviluppatori che possono risparmiare sulla produzione degli asset andando a valorizzare ciò che è già in loro possesso.

Cambiare i vestiti a Spongebob è visivamente carino, complice anche l’irresistibile character design del titolo, ma ha anche senso nell’economia di gioco. Le dimensioni delle mappe e l’approccio libero del gameplay al level design rendono The Cosmic Shake un platform tridimensionale gradevolissimo, senza quell’anima da fastidioso collectathon che negli ultimi anni abbiamo visto ritornare a galla nel mondo dei videogiochi.

La natura semi-lineare dei percorsi viene accompagna da un arsenale di mosse niente male, cosa che permetterà sicuramente agli speedrunners di divertirsi molto durante il corso dei prossimi anni. I giocatori più piccini invece (target che ragionevolmente corrisponde a buona parte degli effettivi acquirenti) avranno la possibilità di approcciarsi alla totalità di contenuti in maniera gentilissima, complice anche il livello di difficoltà piuttosto onesto che rende l’esperienza centrale alla portata di mani grandi e piccine; se invece si desidera completare nella sua totalità l’opera sarà necessario interfacciarsi con i contenuti secondari e in tal caso la situazione varierà verso altri lidi.  

I minigiochi sono sempre molto semplici da portare a termine e servono giusto a rendere meno monotona l’esperienza

Rispetto al passato a mancare è la possibilità di vestire (metaforicamente) i panni altrui: nel precedente capitolo della saga al giocatore veniva lasciata la possibilità d’interpretare diversi tra i volti più noti del brand, qui invece oltre a Spongebob a Patrick palloncino/sfavillotto non ci sono grandi variazioni sul tema. I vari Sandy, Mr. Krabs, Plankton sono presenti in mondo in mondo con ruoli e compiti diversi, andando ad abbozzare un divertente multiverso spugnoso tutto da esplorare ed esperire.

Il gioco prevede anche un sistema di combattimento balisare e funzionale nel contesto del gioco, offrendo al giocatore una varietà minima di azioni offensive e difensive. Il sistema è indubbiamente semplicistico ma rispetta tutti i canoni della produzione, andando a fare l’occhiolino anche al pubblico di riferimento: a cosa servono delle combo lunghissime da fare se tanto poi il nucleo del gioco si ritrova all’interno della precisione dei salti e all’interno della varietà delle situazioni? Non nascondiamo, comunque, un certo divertimento nell’eseguire determinate manovre: una volta appresa la tecnica del calcio volante, ad esempio, è possibile concatenare diversi attacchi con la prssione di un singolo tasto, toccando terra un limitato numero di volte e finendo per assomigliare più alla pallina impazzita di un flipper.

Avete presente l’homing attack di Sonic? Tipo quello ma con un “uattààà” in più. Le meccanica che vengono aggiunte durante il corso del gioco poi, per quanto non troppo originali, vengono sfruttate per proporre al giocatore situazioni interessanti in cui calarsi: da una parte, ad esempio, abbiamo la meccanica dell’aspirapolvere che permette di creare delle bossfight davvero spettacolari visivamente, a favore di una potenza di fuoco degna di questo nome, dall’altra invece il classico gancio che permette al giocatore di ondeggiare tra determinati tipi di appigli; altre scelte sono un po’ meno felici (tipo la schiacciata a terra potenziata) ma all’interno di un gioco dalla durata limitata sono cose che hanno un peso inferiore al presupposto.

Da premiare comunque la scelta degli sviluppatori di rendere quanto più variegata possibile l’esperienza di gioco attraverso la presenza di tante piccole sezioni dove il gameplay muta. Dalle cavalcate sul cavalluccio marino che scimmiottano le sezioni su binari di videogiochi come Ratchet And Clank fino al divertentissimo finale di un film tutto calci volanti e doppi salti.

Questa scelta permette di alleggerire il gameplay e donare all’esperienza il giusto numero di alternative al “salta, salta, doppio salto, plana” e così via. La scelta di ambientazioni tematiche, tra le altre cose, permette di avere a che fare con livelli che seguono schemi esecutivi differenti: nonostante una linearità di fondo, ad esempio, il livello dei pirati è decisamente più open ended di quello a tema cinema, mentre quello horror impone al giocatore uno studio più approfondito della verticalità delle varie mappe.

Alti, bassi e medi

Spongebob fiore è uno dei costumi più stupidi e ugualmente meravigliosi di sempre

Come si presenta agli occhietti questo titolo dallo spugnoso protagonista?
Spongebob Squarepants: The Cosmic Shake è un videogioco che fa uso di una grafica tridimensionale pura, senza dover per forza puntare sull’aspetto cartoonoso tipico del cel shading. Il suo parente più prossimo è senza dubbio lo stile di Sponge On The Run, l’ultimo film misto live-action computer grafica uscito nel 2020.

Su Nintendo Switch (la versione da noi provata) chiaramente non è possibile aspirare ad un tale livello di fotorealismo, complici anche i limiti tecnici della console; l’impatto visivo resta comunque piuttosto gradevole. La situazione è tale perché gli sviluppatori hanno utilizzato in maniera saggia tinte piatte di colori ed hanno riempiti livelli di dettagli e modelli poligonali, creando scenografie fascinose e mai noiose. Grazie a questa ricchezza visiva e grazie alle scelte fatte in termini di color palette le atmosfere risultano essere affascinanti, per un risultato finale altamente gradevole.

Molto divertenti le animazioni facciali del nostro spugnoso protagonista, tanto qui quanto nella serie originale capace di movenze al limite dell’assurdo che strappano più di una risata se si ha ancora un 1% di bimbo dentro il proprio cuore. Altra scelta super gradevole è quella degli sviluppatori di far muovere le cutscene e la storia secondo una scrittura ed una regia che non avrebbero stonato troppo all’interno del contesto animato: ci sono i close-up sui particolari indecenti dei vari personaggi, ci sono i a few moments later diventati poi meme, c’è Spongegar… di che altro abbiamo bisogno?

Questo è un perfetto esempio del tipo di immagini servono a spezzare le cutscene realizzate col motore di gioco

Sempre divertentissima la colonna sonora che continua sullo stilema tipico della serie animata, con questa musica hawaiana psichedelica, distorta e quasi ubriaca. Le varie iterazioni divise per periodo storico e per ambientazione aggiungono un po’ di brio alla ricetta complessiva ma fungono da accompagnamenti efficienti e gradevoli per l’esperienza del giocatore.

Di cosa lamentarsi quindi? La versione da noi provata su Switch girava ad una trentina di frames stabilissimi in portatile e molto meno stabili in modalità docked, complice anche l’upscaling che viene fatto per migliorare la qualità visiva. La situazione è comunque ampiamente giocabile, per quanto in un platform la fluidità risulti sempre di fondamentale importanza per evitare di regalare al giocatore errori gratuiti a causa di un framerate ballerino.

Un po’ peggio invece va con la telecamera che, invece, non possiede tutti i crismi e le soluzioni intelligenti delle produzioni di casa Nintendo per rimanere sempre all’interno del genere. La telecamera di Spongebob The Cosmic Shake è libera, completamente gestibile dal giocatore ma finisce spesso per prendere posto all’interno di angolini con visibilità limitata, o per nascondersi dietro ostacoli.

Questo significa che finché il gameplay tende a svilupparsi all’interno di grandi spazi privi di ostacoli (come, per la cronaca, accade la maggioranza delle volte) è tutto ok, quando invece i livelli si fanno più stretti o le ambientazioni più chiuse la situazione diventa più difficile da gestire. I salti diventano più semplici da sbagliare, i nemici più ostici da sconfiggere così via: fortunatamente il basso livello di difficoltà e la gentilezza del sistema di checkpoint e vite rende questo problema più fastidioso che strutturale.

Ancora peggio, invece, va dal punto di vista della pulizia ludica.
Durante il nostro playthrough durato circa una decina di ore il titolo si è buggato almeno una decina di volte, con trigger che non partivano o con eventi che non avanzavano. Questo ci ha costretti al metaforico suicidio, così da poter sperare di non buggare niente durante il tentativo successivo: fortunatamente l’abbondanza di checkpoint ha ampiamente aiutato a mitigare questo problema che verrà plausibilmente corretto con le prossime patch.

Conclusioni

Finisce qui la nostra recensione di Spongebob SquarePants: The Cosmic Shake, con un caldo abbraccio alla nostra infanzia ed un buon quantitativo di divertimento. L’avventura di Purple Lamp Studios è un ottimo prodotto: un platform divertente con buone intuizioni, un buon comparto tecnico ed un buon carisma. Un buonissimo gioco che potrebbe fare ancora meglio se decide di osare un po’ di più nel corso delle sue prossime iterazioni ma che, al giorno d’oggi, rimane perfettamente adatto per grandi e piccini.

This post was published on 9 Febbraio 2023 12:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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