So cosa state pensando.
E, in fondo, so anche cosa molti di voi hanno pensato, negli scorsi tre anni circa, ogni volta che Hogwarts Legacy saltava fuori durante un E3 o un qualsiasi altro showcase.
Nello specifico, se siete dei trentenni cresciuti con la saga di romanzi e film fantasy che da circa vent’anni costituisce – nel bene e nel male – una delle colonne portanti dell’intrattenimento contemporaneo, vi sarete chiesti
“E’ vero? E’ davvero un gioco così “perfetto”, nella sua mission di prenderci per mano e portarci a Hogwarts a studiare magia?”.
Ed era una domanda non banale, tenendo presente che costruire quello che HL è-un action-rpg a sfondo Harry Potter-sembrava davvero un’impresa difficile da portare a termine, anche tenendo presente il fatto che il suo sviluppatore, Avalanche Software, non aveva mai affrontato di petto un progetto così grande, e il rischio di fare il passo più lungo della gamba, sull’onda del successo ultraventennale, sembrava alto. Ad alimentare i sospetti e lo scetticismo ci sono poi stati i rinvii, le complessità nello sviluppo, i periodi di silenzio e molto altro, che avevano fatto temere il peggio.
E invece… e invece, no. Invece, questa storia ha un lieto fine.
Vorreste entrare subito nel vivo della nostra chiacchierata, lo so, ma prima di farlo è necessario affrontare un attimo una questione, e dobbiamo farlo subito, per onestà.
Sappiamo tutti che purtroppo Hogwarts Legacy parte con un grosso problema mediatico da gestire, che in questi mesi e persino nelle scorse ore l’ha messo al centro della scena più per il contesto in cui si ritroverà a “vivere” che alle sue oggettive qualità. Il gioco si ritrova al centro di una campagna di boicottaggio dalla forte natura politica figlia delle posizioni che JK Rowling ha assunto nei confronti delle persone transessuali nel corso degli anni.
La questione è spinosa e complessa e, a tal proposito, noi ci sentiamo di consigliare caldamente la lettura di alcuni articoli redatti in queste settimane da altre testate italiane: nello specifico ci sentiamo di consigliare questo speciale di Games Division, questo di Multiplayer o questo episodio di Heavy Meta. Chi scrive si sente soltanto di dire che, per quanto l’autrice di Harry Potter si sia fregiata di determinate idee, Hogwarts Legacy vive di luce propria ed è figlio di un sistema produttivo che, per quanto coinvolga la precedentemente citata scrittrice, riesce a svincolarsi dall’opera originale camminando sulle proprie gambe.
Avalanche stessa ha rimarcato direttamente all’interno del gioco le sue posizioni sul tema lasciando libertà di scelta nella creazione del personaggio, non inchiodando il processo di personalizzazione dell’avatar a definizioni di carattere binario.
Hogwarts Legacy, come sa bene chi ha seguito la vicenda produttiva del gioco, è un titolo che si pone nel canone di Harry Potter in maniera molto particolare, essendo una storia che – un po’ come gli Animali Fantastici cinematografici – scava nel passato del Wizarding World proponendo personaggi e contesti storici differenti da ciò che il pubblico ha imparato ad amare e apprezzare.
Siamo alla fine del XIX secolo, e la società magica è come al solito in tumulto, stavolta a causa della minacciosa rivolta di una fazione goblin che sembra decisa a mettere in discussione il primato dei maghi all’interno dell’ordine delle cose, anche ricorrendo a oscuri segreti.
In questo mondo in crisi verremo chiamati a creare e far crescere il nostro “studente personalizzabile”, vero e proprio alter-ego da action-rpg col quale dovremo affrontare l’avventura destreggiandoci tra lezioni scolastiche e avventure nei sotterranei del castello più famoso del fantasy contemporaneo. Scavando nella Storia di Hogwarts, tra segreti inerenti alla magia e complotti, costruiremo il nostro cammino ed entreremo a nostro modo a far parte dell’epopea potteriana.
Non scenderemo nei dettagli, ma sappiate che la vicenda di cui saremo protagonisti non ha nulla da invidiare, come potenziale evocativo, a quella di un qualsiasi episodio della saga letteraria. Gli sceneggiatori del gioco, infatti, hanno avuto l’intelligenza di utilizzare tutti i migliori ingredienti e persino gli escamotage narrativi che hanno reso Harry Potter un ottimo esempio di romanzo scolastico/di formazione mescolato con le avventure fantastiche.
Per quanto la freschezza e la profondità dei personaggi originali non siano efficaci quanto quelli del materiale di partenza, è encomiabile il modo in cui la storia di Hogwarts Legacy riesca a cullare il giocatore in atmosfere a lui care, proponendogli delle “variazioni sul tema” della materia originale senza tradire il respiro della saga. Tutto ciò viene veicolato attraverso un impianto narrativo con una scrittura che, pur senza mai brillare, fa il suo lavoro dando a tutto un’aspetto convincente: non aspettatevi comunque guizzi particolari o caratterizzazioni di livello per i vari personaggi.
Ciò in ogni caso è comunque “giustificato” da una macro scelta: quella di non dare al giocatore un Harry Potter interattivo quanto un biglietto di sola andata per il Wizardring World, mai stato così coinvolgente ed esplorabile.
È proprio qui che emerge il cuore dell’opera in questione.
Tagliamo la testa al toro: Hogwarts Legacy è un notevole esempio di videogioco a carattere ludico, meritevole di attenzione per come sceglie di far esplorare il mondo e per come gestire la “cosa magica”.
L’ossatura del gioco, com’era prevedibile, si può riassumere in tale binomio, da declinare per l’occasione in una variegata gamma di contenuti ludici: questi ultimi, fortunatamente, non risultano soffocanti o bulimici come invece accade in molti altri videogiochi dalla simile impostazione.
Com’è ovvio, durante l’avventura l’intera cifra caratteristica sarà sempre la libertà d’azione in mano nostra, elemento che ci permetterà tanto di concentrarci sulle missioni (suddivise as usual in principali e secondarie, più incarichi dei professori e per i nostri compagni di corso) o di perderci fra i corridoi di Hogwarts e nei territori intorno, alla ricerca di nuove sfide.
Anche in questo campo, come per quel che riguarda la scrittura, Hogwarts Legacy prende come fulcro un canovaccio tipico del genere al quale appartiene senza la pretesa d’innovarlo; si tratta del classico caso di un gioco gigantesco e ricchissimo di contenuti nel quale tutti i tasselli funzionano bene.
L’obiettivo resta quello sopra esplicitato: veicolare attraverso gli scorci narrativi e le ambientazioni proposte il necessario a generare un invito all’immersione, al vivere come plausibile ciò che si vede e percepisce a schermo.
Il primo plauso da fare è alla gestione della magia, componente centrale che permea tutte le fasi di esplorazione, risoluzione delle sfide e combattimento. Avremo quindi a disposizione tutti i principali incantesimi del mondo magico, a cominciare da Revelio (centrale nell’individuazione di fonti arcane e segreti di gioco), che ci porteranno a manipolare la realtà con una semplice pressione di tasto (a margine, grande plauso va fatto all’ interfaccia e alla mappatura dei comandi, abbastanza intuitive e immediate).
Come da canone, tutte queste skill magiche potranno essere imparate grazie alle lezioni frequentate, ma anche facendo missioni di incarico per conto dei singoli docenti.
Cosa ben più centrale, potremo sempre scegliere quali magie utilizzare in una data situazione inserendole in quattro slot attivabili con semplici combinazioni di tasti, veri e propri set di “incantesimi preparati” (per dirla à la Dungeons & Dragons) da usare in azione.
Chiaramente, l’uso di vari incantesimi corrisponde è pensato per lo più per risolvere specifiche sfide poste dai programmatori, quindi non aspettatevi di poter utilizzare questo set arcano in modo chissà quanto creativo o di avere gran margine di manipolazione dei livelli, ma le occasioni di utilizzo sono talmente tante e ben congegniate da rendere questa meccanica fondamentale sfiziosa da utilizzare.
La relativa profondità dell’albero incantesimi è anche una delle ragioni di esistenza di tutta la componente RPG di Hogwarts Legacy; accumulando punti esperienza il nostro PG salirà di livello, e potrà apprendere nuove abilità in cinque campi: oltre a “Incantesimi” avremo “Arti Oscure”, “Furtività” e “Stanza delle Necessità” e, dulcis in fundo, le abilità “Principali” (come quelle di difesa, analisi del mondo del gioco e abilità nel lancio delle magie), ognuno dei quali abbastanza ramificato da permetterci un certo grado di specializzazione.
Si tratta di una componente di gioco che, per quanto “semplice” rispetto ad altri esponenti del genere, possiede una tale quantità di opzioni da rendere realistica la creazione di una build unica e personale: un vero percorso formativo per il nostro studentello, con discrete variazioni all’interno dell’esperienza di gioco.
Hogwarts Legacy è quindi uno di quei titoli che vive sul confine fra un tradizionale action con formato open-world e una più marcata impronta rpg che, pur non fondamentale, riesce a essere accattivante e assolutamente non accessoria nello svolgimento del gioco.
L’open-world era, fin dal suo annuncio, una delle features di Hogwarts Legacy che più aveva al contempo attratto e preoccupato; questo perché l’adozione di tale template per strutturare i contenuti costringeva i programmatorsi ad una serie di sfide impegnative per implementare in maniera sensata alcune alcune features tipicamente potteriane: pensiamo all’esplorazione in sella a una scopa magica o su Ippogrifo, o ancora ai vari dungeon di cui le storie del maghetto sono ricchissime.
Eppure, la navigazione nel mondo aperto è a tutti gli effetti la parte più riuscita di tutto il gioco, tanto nelle sezioni all’esterno, nelle quali potremo muoverci in una mappa ricca e ben caratterizzata (a partire da Hogsmeade, cittadina di soli maghi e streghe a nord di Hogwarts), sia soprattutto all’interno del castello. Un particolare plauso va proprio alla realizzazione di quest’ultimo che, lungi dall’essere soltanto un hub centrale al quale tornare per attivare missioni, dà invece la possibilità di passare ore a cercare segreti e risolvere piccoli enigmi all’interno dei suoi corridoi labirintici.
La cura per i dettagli è inoltre maniacale in qualsiasi sezione del gioco, persino nella ricreazione delle giuste proporzioni di ogni elemento dello scenario (pensate all’effetto scenico che nei film nella monumentale Sala Comune e capirete cosa intendo) e riesce ad aumentare il senso dell’immedesimazione. Il fatto poi che i caricamenti tra interno ed esterno siano estremamente rapidi, fatto che ci permette di spostarci in continuazione dal “dentro” al “fuori”, unito a chicche come la possibilità di sorvolare in scopa anche gli stessi giardini interni di Hogwarts, rendono il mondo di gioco organico e l’esplorazione sempre un’attività appagante, coinvolgente ed estremamente piacevole.
Immaginate cosa voglia dire fare un giro d’esplorazione a caccia di quest, sorvolare le montagne scozzesi sulla propria scopa, scendere a terra quel che basta per notare una creatura magica pascolare a terra, risalire attraversando le nubi e vedere il gigantesco castello stagliarsi dritto di fronte a noi, e poter scendere sul prato davanti a esso mentre il DualSense vibra.
Inoltre, non serve dirvi che perdersi fra lande inesplorate è più che incoraggiato, per più motivi, come la ricerca di ingredienti per le pozioni da utilizzare poi nel nostro laboratorio alchemico. Ed è durante queste sessioni, quando incapperemo in subquest, accampamenti di ribelli o tane di creature magiche, che ci ritroveremo al centro di una tela di incontri e occasioni di gioco ricca di occasioni di gioco sempre diverse, che costituiscono forse il vero punto focale dell’esperienza.
Quindi, lato gameplay tutto okay?
In realtà forse no, e a pesare su questo giudizio è soprattutto un combat system non del tutto convincente, a giudizio di chi scrive.
Come accennato prima, l’unico modo che il nostro PG avrà per sconfiggere le minacce saranno gli incantesimi offensivi (com’è sacrosanto che sia), e in questo potremo contare sul classico dardo magico e, con una combo di R2+triangolo/quadrato/cerchio/X, sull’arsenale arcano che avremo preparato.
Si tratta come accennato prima di un sistema che permette di approcciare ai combattimenti con diverse combinazioni di attacchi, permettendo ai giocatori di puntare prima allo sfondamento delle difese e poi all’attacco vero e proprio con i dardi magici (di fatto le armi principali). L’idea, di base, offre al giocatore una serie di sfide piuttosto interessanti ma che, purtroppo, rischia di diventare troppo spesso risolvibile con la ripetuta pressione del grilletto.
L’approccio, quindi, risulta essere si immediato e arcadey ma anche non del tutto appagante, specie se presa in esame la varietà di approcci effettivamente possibili: una nota stonata all’interno di una sinfonia, che altrimenti, funziona con grandissima armonia.
Infine, concedete a chi scrive una piccola nota da modestissimo appassionato del brand: nell’infinita meraviglia, avrei tanto desiderato un anche piccolo sistema di gestione delle relazioni fra il PG, gli insegnanti e i nostri compagni di classe, che permettesse di lottare non solo per scoprire i misteri di Hogwarts, ma anche per tenere alto l’onore della propria Casata in una serie di prove di abilità, come avviene nei romanzi… sarà per Hogwarts Legacy 2.
Abbiamo scavato, tentando di dissezionare un gameplay profondo, ma ritornando in superficie non possiamo che spendere parole di plauso anche per il gran lavoro tecnico di Avalanche.
Partiamo dal presupposto che quello di Hogwarts Legacy non poteva essere un comparto visivo di primissima linea, soprattutto per la sua natura di open-world e per le tantissime dinamiche che deve gestire; tutto ciò nonché per tutte le complicazioni dovute alla natura cross-gen del progetto, che porta inevitabilmente a dei compromessi.
Eppure, nonostante tutto ciò, in termini di performance (che tra l’altro è anche la modalità in cui è stato provato su PS5 per questa recensione) il gioco è fluido, ritmato, ha pochissimi se non nulli cali e riesce a immergere alla perfezione nella frenesia dell’azione, nonché a sfruttare egregiamente le features di ultima generazione.
Il plauso più grande, tuttavia, è al modo Avalanche è riuscita a replicare le dinamiche “naturali” di un mondo magico.
Chi ha letto i libri e visto i film sa perfettamente che quello di Hogwarts è un ambiente cangiante, in cui “alle scale piace cambiare” e dove i dipinti prendono vita: uno scenario del genere varia con continuità e si sa rendere versatile. Questa versatilità rende l’esplorazione costantemente gradevole dove le sezioni di esplorazione riescono sempre ad avere il loro tratto di unicità.
Il motore di gioco regge tutto sulle sue spalle, lo gestisce egregiamente e senza troppe sbavature, culla letteralmente il giocatore fra le sue onde con pochissimo sforzo.
A decretare una decisa vittoria nel comparto visivo è poi la riproposizione perfetta dell’art design del brand cinematografico: colori, design degli elementi di gioco, vestiario, l’illuminazione, la colonna sonora che varia brillantemente i temi che John Williams e il suo team hanno realizzato per la saga cinematografica, sono riproposti con perizia per farci essere lì, a lezione.
Eccoci qui, alla fine.
La grande mole di contenuti di Hogwarts Legacy, che hanno il compito di trasmettere al giocatore le tante sfaccettature del mondo magico, ci restituisce un gioco enorme, che vive al contempo di alcune componenti molto approfondite e caratterizzate e di altre che poggiano su dinamiche molto semplificate e ben poco innovative.
Il motivo è che Hogwarts Legacy è un gioco “di frontiera”, commerciale come può esserlo solo un gioco di Harry Potter e al tempo stesso profondo e ricco come un grande open-world contemporaneo, che deve accontentare il fan numero uno di Harry Potter (che sia giocatore assiduo o meno) attratto dal marchio come il giocatore navigato e in cerca di qualcosa di appassionante e ricco.
Proprio per questa duplice natura, da appassionato di Harry Potter, voglio concludere facendo fare un po’ di “consigli” a tre possibili tipi di giocatori che nei prossimi giorni vorranno provare Hogwarts Legacy, ognuno dei quali in cerca di qualcosa di specifico.
Risposta semplice: la cosa più vicina a un sogno a occhi aperti.
Se siete fan di lungo corso che vogliano immergersi nel gioco accendendo la vostra console dopo anni di inutilizzo perché avete fatto il conto alla rovescia per avere HL fra le mani, vi troverete di fronte la migliore e più grande interpretazione di questo universo che il videogioco possa offrire, con davvero troppe occasioni per ritrovarci ciò che amate di esso. Si tratta di un’esperienza da provare a tutti i costi, senza compromessi, e l’unico limite che potreste trovare è forse una storia senza quella componente di scrittura “d’autore” che caratterizza libri e film.
Insomma, fateci sul serio un pensierino.
Qui le cose si complicano.
Hogwarts Legacy è un gran gioco, un grande action open-world ricco di opzioni e contenuti, perfetto per chi è a caccia del prossimo titolo iper-immersivo in cui piantare le tende per un mese e più in cerca di grandi avventure. La componente tecnica è pregevole, vi troverete bene, benissimo. Quanto a quella ludica, ricordate che siamo di fronte a un titolo che per forza di cose deve vivere di rendita verso i classici del suo genere, che non innova in nulla (e neanche lo vuol fare) e che deve tenere diverse meccaniche a un livello di complessità “comfort zone” adatto ai neofiti. Quindi potrebbe piacervi moltissimo, come potreste desiderare qualcosa di più o trovare un po’ di deja-vù. Giocatore avvisato mezzo salvato, ma in generale avrete di fronte un gioco sorprendente.
Questa è difficile.
Come detto sopra, vale l’adagio che HL è un gioco che deve appassionare due pubblici non spesso in contatto, e voi potreste ritrovarvi nel bel mezzo di essi.
Diciamo che se state cercando IL gioco di Harry Potter sarete a casa vostra in tutto e per tutto, troverete cose che attendete da anni (tutte, intendo), ma per assurdo potreste anche chiedere di più (vedete sopra, dove mi lamento per l’assenza di relazioni sociali dinamiche e “tracciate” fra PG e PNG).
Tuttavia, se lo prenderete come un solidissimo gioco d’azione magica, che riesce nella straordinaria impresa di dare corpo al vostro universo preferito pur non essendo ultra-sofisticato, avrete un’esperienza di gioco formidabile.
Hogwarts Legacy, pur proponendo una serie di ovvi compromessi ludici e tecnici dovuti alla sua natura di prodotto “di frontiera” fra grande pubblico e nicchia, e non essendo un gioco dall’impatto innovativo, è probabilmente una delle più grandiose ed entusiasmanti trasposizioni videoludiche di un universo narrativo di successo. Vastissimo, ispirato tecnicamente, divertente, regala al giocatore un’esperienza profonda e appagante, che porterà via moltissime ore. Infine, è una straordinaria scommessa vinta per uno studio, Avalanche, alla sua prima uscita tra i big del settore.
This post was published on 6 Febbraio 2023 12:00
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