Come un fulmine a ciel sereno, il 25 Gennaio Microsoft annuncia nel suo developer direct l’uscita per lo stesso giorno di Hi-Fi Rush, un ibrido tra un action e un rhytm game con una grafica fumettosa in cell shading, giocabile immediatamente su Game Pass o Steam e Epic Games.
Il nostro canale telegram esplode, il trailer conquista chiunque lo veda e il nostro buon Alessandro Colantonio lo porta su Twitch la sera stessa. In me si forma una curiosità molto specifica: chissà com’è un gioco sviluppato in tutta calma, senza essere annunciato prima, senza costruire hype, senza pressioni dall’internet.
Così mi approccio alla nuova opera di Tango Gameworks, sviluppatori anche di The Evil Within e Ghostwire: Tokyo, e mi lascio guidare dalla mia passione per i rhytm games (tranne OSU, quello è impossibile da giocare).
Fresco dalla maratona dei Devil May Cry, e finalmente concluso Crypt of the Necrodancer, decido anche di mettere alla mia prova le mie abilità e finisco il gioco in modalità difficile, il che non mi risparmierà qualche imprecazione sparsa, ma che mi dona una riflessione particolare sul gameplay.
Ma quindi com’è questo Hi-Fi Rush?
Il gioco ci catapulta subito in un mondo fantascientifico che mi ricorda molto quasi quello degli Invincibili o perfino di Cattivissimo Me: ricco di una fantascienza assurda, senza reali spiegazioni né tanto meno pretese. Di preciso con un tocco… scrap-punk per prendermi libertà poetica.
Infatti nella terra di Hi-Fi Rush una mega corporazione, la Vandelay Technologies, è responsabile della maggior parte delle invenzioni che hanno salvato il mondo e hanno portato alla creazione di questi robot dall’aspetto molto retrò, quasi fossero fatti da pezzi di metallo riciclati.
Dopo anni d’innovazioni scientifiche e di politiche a favore della popolazione e dei meno abbienti però la Vandelay cambia gestione e insieme a questa cambia anche la linea manageriale, diventando quasi la caricatura estremizzata della mega-corporazione cyberpunk.
In tutto questo, il protagonista, Chai, un giovane scalmanato con il sogno di diventare una rockstar, si ritroverà nel posto sbagliato al momento sbagliato, vittima di un processo che lo lascerà con un braccio robotico dalla presa magnetica e un MP3 al posto del cuore.
La trama e il mondo di Hi-Fi rush sono semplici e chiaramente umoristici, ma riescono a non scadere mai nel cringe o nella macchietta, complici anche un doppiaggio davvero di qualità e un vibe molto cartoonesco. Più volte capiterà di sentirsi immersi in un cartone per adolescenti con un anima ribelle… ed è stupendo proprio per questo.
Nonostante la scrittura semplice i personaggi non sono mai ridicolizzati o ridotti a una qualità e un difetto, accennano a sfumature diverse durante le varie interazioni ed è bello vedere il gruppo di scalmanati (o come si direbbe dalle mie parti “Scappati di casa”) creare un legame e ribellarsi alla corporazione Malvagia con la M maiuscola.
La trama verso la fine si riserva alcuni colpi di scena ma la punta di diamante della storia sono gli antagonisti. Chiaramente ispirati ai sette peccati capitali (anche se sono solo sei), ogni antagonista è divertente e interessante da affrontare, accompagnati e potenziati da un design conscio della semplicità della narrativa che carica sugli elementi fumettistici.
Giocare Hi-Fi Rush sarà un tuffo nei cartoni per quindicenni wanna be gotiche, ragazzi anticonformisti e con la passione per la tecnologia e la musica. E non si sarebbe potuto desiderare di meglio da Hi-Fi Rush.
Sul fronte del Gameplay, Hi-Fi Rush si ispira ai grandi classici action, di preciso si nota molto l’influenza di Devil May Cry. Infatti il gioco ci presenterà davanti tre tipi di fasi di gioco: Platform, semplici puzzle ambientali (che insieme fanno fasi di esplorazione) e combattimenti.
Tutte queste fasi sono guidate e unite da un singolo nucleo in comune: l’mp3 nel cuore di Chai fa muovere tutto il mondo (ed ergo Chai stesso) a ritmo di musica. Tutte le azioni, i movimenti, i suoni, seguiranno infatti i battiti della canzone in sottofondo. Nello specifico nel combattimento se il giocatore preme l’input dell’attacco a tempo con i battiti questo viene eseguito senza alcun ritardo e con maggiore punteggio, altrimenti qualora l’input avvenisse tra un battito e l’altro l’attacco partirà al prossimo battito. Questo fa sì che muoversi a ritmo non sia fondamentale per funzionare, ma sia fondamentale per essere efficienti abbastanza per riuscire ad andare avanti nel gioco.
Ergo la componente rhytm, sebbene non sempre semplice, non risulterà mai frustrante.
Quindi se nelle fasi platform effettuare azioni fuori tempo sarà questione da poco, nei combattimenti affonderà il nostro punteggio e rallenterà molto le nostre combo. Più avanti nel gioco, nei combattimenti più avanzati, sarà addirittura fondamentale un minimo di senso del ritmo per i parry. Questo muoversi al ritmo di musica è accompagnato da suoni di schitarrate che partiranno ad ogni colpo andato a segno e verranno accompagnati da applausi o urla della folla ogni volta che colpiremo a tempo di musica, creando quasi letteralmente una sinfonia di schiaffi.
Per questa ragione il combattimento in Hi-Fi Rush è una scarica di adrenalina continua. È difficile descrivere quanto sia divertente combattere a ritmo di musica. Ogni colpo avrà il suo peso e il feel pad alla mano dei movimenti è davvero eccezionale. Le combo sono non solo divertenti da eseguire (perché ricorderanno i pattern di un rhytm game) e combo diverse creano melodie differenti con i suoni prodotti dai colpi.
Hi-Fi Rush dunque carica la mano su un concetto che altri giochi, Doom e Hades ad esempio, ma anche i Batman Arkham con il chiaro suono del colpo durante i parry, hanno fatto prima di lui: basare il combattimento su un ritmo e sul feedback positivo dato all’utente, quasi come combattere fosse suonare uno strumento e il giocatore venisse premiato con bei suoni o bel feedback quando lo suona a tempo. In un lampo di genio insomma, rende letterale quello che altri giochi avevano intuito e rende esplicita “la musicalità delle mazzate”.
Tutto questo viene arricchito con meccaniche nuove fino a circa la settima ora di gioco (e il gioco ne dura tipo dodici). Hi-Fi Rush infatti è l’esempio di come introdurre il giocatore a nuove meccaniche e aumentare la complessità senza soverchiare il giocatore, anche a difficoltà più alte. Ai ceffoni classici (rapido e pesante) si aggiungeranno dunque, evocazioni di compagni, schivate, rampini e parry, tutti eseguiti a tempo di musica.
Preoccuparsi dunque per la difficoltà non può che essere comprensibile. Non temete, anche su questo fronte Hi-Fi Rush non sbaglia un colpo. Infatti, non solo il gioco fa un lavoro egregio nell’introdurre il giocatore alle meccaniche ma riesce ad essere, anche a difficoltà più alte, un’ottima ma mai impossibile sfida.
Parlando di combattimento, dove Hi-Fi Rush brilla più intenso di una (rock)star, scusate l’inglese per la battuta orribile, è nelle bossfight. Ogni bossfight sarà infatti differente in esperienza, design, grafica e soundtrack. Tutto ciò si combina nelle boss fight più divertenti che abbia mai giocato nella mia carriera videoludica, senza mai frustrare. I boss di Hi-Fi Rush sono un po’ come quei giochi che vorremmo tutti rivivere di nuovo per la prima volta.
Le fasi di platform ed esplorazione sono in genere semplici ma a modo loro riescono a unire il ritmo e richiedere un minimo di sincronizzazione da parte del giocatore. Il level design è eccezionale ed esplorare per trovare power up vari e tesori è sempre divertente. Non mancano anche in questo caso suggerimenti o ammicchi mezzi segreti da visitare. Nonostante credevo di aver visto dappertutto in ogni livello mi sono perso parecchi power up e graffiti (praticamente dei collezionabili).
Menzione d’onore va data al post game content. Quando ho finito il gioco non immaginavo di sbloccare una modalità a tempo, la customizzazione delle skin e nuove zone in ogni livello (sì avete capito bene). Che dire di Hi-Fi Rush, chapeau ai designer.
Hi-Fi Rush ha un’art direction ispiratissima, presentando una grafica in cell shading ricca di dettagli divertenti e colorata. Tutti gli elementi a schermo si muovo a ritmo di musica, creando un grande e gigantesco concerto per gli occhi, nonché un suggerimento costante del ritmo della canzone.
In un certo senso, Hi-Fi Rush è quasi paragonabile ad un’animazione Disney, sebbene i protagonisti siano abbiano un design eccezionale e memorabile, gli antagonisti conquistano i nostri occhi con il loro stile e le loro grafiche ad hoc per le bossfight.
Il design dei robot è sulla stessa riga e presto impareremo quale nemico odiare di più (l’uccellaccio infame, ve lo assicuro io). Ancora meglio, alcuni nemici hanno proprio un design “schiaffeggiabile” e prenderli a colpi di chitarra nelle loro gengive metalliche avrà un sapore eccelso.
La mia parte preferita in assoluto dell’art direction di Hi-Fi Rush è nei livelli. Ogni macro area sarà unica e caratteristica e coerente con il tema dell’antagonista che dobbiamo affrontare. Il tema in alcuni livelli è così chiaro che mi ha ricordato il design dei palazzi di Persona 5.
Con Persona 5, Hi-Fi Rush condivide anche un UI ispirata dai fumetti che non fa altro che rafforzare l’idea di star giocando un fumetto interattivo.
Unica nota di parziale demerito, la barra dell’aiuto per il ritmo è un po’ troppo in basso. Mi risultava difficile usare quella e focalizzarmi sui nemici allo stesso tempo.
A livello tecnico Hi-Fi Rush è impeccabile. Le mie 15 ore di gioco sono state senza mai un singolo calo di framerate e qualora ci fossero, Hi-Fi Rush offre diverse opzioni per l’upscaling della risoluzione, dal DLSS al FSR (che ricordo essere una soluzione software, quindi gira su qualsiasi hardware) fino addirittura all’intel xess.
Un gioco come Hi-Fi Rush può essere elevato o distrutto dalla qualità del sound design. Tra le scelte di brani, originali e non, e i suoni dei colpi, dei nemici e dell’ambiente, Hi-Fi Rush è forse il gioco con il sound design migliore che abbia mai giocato nella mia carriera videoludica.
I suoni che vengono riprodotti a ogni colpo contro i nemici creano una sinestesia di sensi dando un peso e un tatto tramite il suono. Il ritmo dei nemici è anche molto chiaro e presto impareremo a cogliere anche i segnali di questi.
La soundtrack di Hi-Fi Rush è impeccabile. I brani, spesso a tinte rock (d’altronde Chai vuole fare la rockstar, mica il DJ!) sia fuori dalle bossfights che durante sono divertenti e azzeccati, carichi di pathos ed emozioni. La musica in Hi-Fi Rush non sbaglia un colpo e riesce sempre a costruire la giusta atmosfera.
Le bossfight meritano qualche parola in più (se non si è capito sono forse la cosa più bella del gioco). Ogni bossfight ha almeno un brano ad hoc che accompagnerà le diverse fasi e barre della vita (che spesso sono proprio chiamate prima strofa, ritornello e seconda strofa).
Nella sua dozzina di ore di gioco la soundtrack di Hi-Fi Rush non annoia mai, ma anzi lascia con una fame di più bossfight come quelle già viste, più combattimenti unici e soundtrack ad hoc. Non resta che sperare che altri giochi seguano le stesse orme, o in un sequel.
Ultima nota di merito per la sound design: il doppiaggio in Italiano è eccezionale e non ne sentivo di così belli da tempo. Solitamente gioco in inglese, ma questa volta sono stato contento di aver lasciato la lingua Italiana.
Vi lascio con il brano della mia bossfight preferita, che è un banger certificato.
In conclusione Hi-Fi Rush è una hit da disco di platino, una rockstar dei videogiochi; entra a gambe tese nel mercato senza preavviso e spacca la chitarra dopo un assolo da paura. Ci fa vivere un fumetto e una storia divertente ma mai banale. Dona un’esperienza sinestetica tra mazzate nei denti, rock nei timpani e linee di fumetto riflesse negli occhi. Una lezione non solo di marketing, ma di design simbiotico e di come sperimentare con meccaniche di generi e categorie diverse, se fatto con criterio e amore, può dar vita a dei capolavori. È vero, non tutti i giochi devono essere capolavori, ma di giochi come Hi-Fi Rush ce ne vorrebbero di più.
This post was published on 1 Febbraio 2023 16:00
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