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Recensioni

Rocksmith+ | Recensione (PC) | La nuova frontiera dell’apprendimento musicale?

Dopo 3 mesi di prova, un articolo di prime impressioni sul software e un articolo dal punto di vista di un neofita del basso, la recensione di Rocksmith+ è pronta a essere servita.

Ve ne abbiamo già parlato più volte, ma torniamo a ribadirlo soprattutto adesso che bisogna recensire: il nuovo titolo targato Ubisoft non è un videogioco, ma uno strumento di educazione musicale che ha le sue componenti base derivate da videogiochi come Guitar Hero e altri rhythm game simili, oltre che altri elementi di micro-gamification.

Già il precedente Rocksmith, uscito tra il 2011 e il 2012 e glorificato dall’edizione 2014, tentava di essere un po’ software e un po’ videogioco, non spiccando in nessuna delle due cose ma comunque presentando un repertorio musicale notevole e un grado di immersione divertente.

Con Rocksmith+ invece Ubisoft ha spinto il pedale dell’acceleratore sulla strada del tool d’apprendimento, potenziando la struttura tecnica per essere il più snella possibile in modo da permettere un approccio plug ‘n play senza preoccuparsi troppo di cavi e impostazioni (in teoria), e modificando in maniera brutale il suo sistema di business, adesso basato su un abbonamento.

Non attorcigliatevi nei cavi

Prendi il tuo strumento ovunque tu sia, collegati a Rocksmith+ e impara le canzoni nel catalogo. Questa è la filosofia d’utilizzo con cui Rocksmith prima e il suo sequel adesso sono stati pensati. Il Rocksmith del passato ha formato tanti nuovi chitarristi e bassisti, oltre ad aver intercettato un nuovo segmento di giocatori, ossia quei musicisti che cercavano qualcosa di più realistico da un gioco musicale rispetto al feel dei controller di plastica di Guitar Hero e Rock Band. Collegare il proprio strumento personale a un software del genere per imparare a suonare una canzone era un’esperienza futuristica all’epoca.

Rocksmith+ incentiva questo feeling di estrema accessibilità potenziando ogni suo comparto; dal lato tecnico abbiamo un raffinamento della precisione degli algoritmi che comprendono quando una nota suonata corrisponde a quella rappresentata a schermo, sebbene la perfezione sia ancora lontana (a volte non sembra recepire bene le note, soprattutto quando si tratta di canzoni veloci o di usare gli armonici).

Dal punto di vista dell’usabilità invece è stato aumentato il ventaglio di possibilità di fruizione del software, nonostante per ora l’accesso da console non sia ancora attivo: in passato era già possibile collegarsi a Rocksmith tramite un’interfaccia audio attaccata al PC o attraverso il Real Tone Cable, un cavetto realizzato ad hoc da Ubisoft, ma ora sono state aggiunte anche le possibilità di utilizzare microfoni, un’app per cellulare chiamata Rocksmith+ Connect e il proprio amplificatore qualora sia provvisto anche di un canale output audio.

In fase di anteprima vi abbiamo già parlato delle soluzioni provate, e dopo tre mesi torniamo a ribadire che la modalità ottimale è l’interfaccia audio in tandem con i driver ASIO, alla quale ci si collega tramite un normalissimo cavo jack che usereste con un amplificatore, poiché fornisce un suono più fedele e puntuale. Il Real Tone Cable invece è la soluzione più immediata ed economicamente accessibile, perché per qualche decina di euro basta semplicemente avere una porta USB alla quale connettersi. La controindicazione qui è determinata dal fatto che con un PC non all’avanguardia o in sovraccarico si rischia di avere segnali in ritardo e suoni glitchati.

L’utilizzo di Rocksmith+ Connect o di un microfono invece sono preferibili solo con strumenti acustici non amplificati, mediante i quali noi vi consigliamo di affrontare solamente gli accordi delle canzoni, e non le piste soliste e ritmiche. I motivi di tali consigli sono da ravvisare nella poca precisione che possono avere questi strumenti, e in particolare nel ritardo del segnale nel caso dei cellulari. L’unica configurazione che non è stata possibile provare è quella con l’amplificatore, ma immaginiamo funzioni alla stregua dell’interfaccia audio.

Accordate sempre i vostri strumenti

Stando sempre in tema accessibilità, le opzioni di gioco permettono di interfacciarsi con diverse possibilità e preferenze per quel che riguarda il suono del proprio strumento e il ritardo del segnale. Peccato non esista la possibilità di cambiare il colore dei tasti, un dettaglio da non sottovalutare per utenti affetti da daltonismo e difetti visivi, ma anche per banali gusti personali: arancione e giallo personalmente li trovo colori un po’ troppo simili e quando si tratta di canzoni veloci faccio un po’ di confusione.

Ciò che invece non va bene è che alcune opzioni di collegamento non siano accessibili dai menu. Ho personalmente provato più volte a portare in streaming Rocksmith+ sul nostro canale Twitch usando le mie configurazioni e ho sempre avuto problemi su problemi: suoni che si glitchano, o interfacce che si riescono a sentire solo in cuffia. A un certo punto ho pensato di dover acquistare un mixer o un’altra interfaccia per poter sormontare tali problemi, ma alla fine grazie a una fortunosa chiacchiera con degli spettatori americani sono riuscito a risalire alla fonte di tale problema: proprio Rocksmith+. Come potete leggere da questa discussione su Reddit, ho dovuto mettere mano a un file interno del gioco e modificarlo con le mie dita perché il menu di Rocksmith+ non me lo permetteva.

Sono questioni di metodo

L’interfaccia di gioco di Rocksmith, seguendo le reminiscenze di Guitar Hero, mostra le note da suonare posizionate su un manico di chitarra infinito che scorre in perpendicolare sullo schermo. Seguire le note su una pista che scorre continuamente è ottimo in prospettiva di gameplay e corsa ai record, ma nel caso dell’apprendimento può essere ostico sotto molti punti di vista, specialmente quando si cerca di imparare una canzone per la prima volta. In particolare, se siete già chitarristi o bassisti, avrete sicuramente passato la vostra vita sulle tab (o tablature), trasposizioni in 2D su un manico orizzontale delle note e dei tasti da pigiare, un metodo standardizzato nello studio di questi strumenti.

Rocksmith+ per fortuna viene incontro a questa esigenza, offrendo la possibilità di accedere alle tab di ogni canzone attraverso il menù di pausa e rendendole accessibili anche durante lo scorrimento della canzone. Sebbene i brani più basilari io sia riuscito ad apprenderli anche attraverso il metodo tradizionale di Rocksmith fatto di piste e note posizionate a seconda della difficoltà, personalmente ho preferito le tablature quando si è trattato di imparare da zero un nuovo brano.

Visuale tab di More Than A Feeling

Il metodo standard di Rocksmith+ infatti prevede l’inserimento graduale di note, con la difficoltà che si adatta all’abilità del giocatore. Se da un certo punto di vista di gameplay questo potrebbe avere senso, in realtà nell’economia dell’apprendimento di una canzone, che è fatta anche di memoria muscolare, tutto ciò è un po’ confusionario: dopo esservi abituati a un fraseggio vi vedete improvvisamente aggiunte altre note mentre state suonando, e il vostro cervello rischia di esplodere.

Nel menu di pausa per fortuna si possono anche mettere in ripetizione sezioni di una canzone, e si può rallentarne il tempo oltre che aumentarne o diminuirne la difficoltà così da imparare gradualmente il brano. Il mio metodo di studio sia con chitarra che con basso è stato il seguente: brano sempre al 100% della difficoltà così da comprendere tutte le note da suonare, per poi selezionare una sezione per volta da imparare partendo dal 50% della velocità, la quale aumenta gradualmente ogni volta che totalizzo un punteggio di esecuzione perfetto.

In questa maniera ho applicato quello che ho sempre fatto normalmente fin dalla mia adolescenza: imparare una canzone un po’ per volta sapendo già quali sono tutte le note da toccare, prima piano e poi a velocità regolare.

Riproduzione infinita al 90% della velocità di una sezione di I Will Survive, traccia di basso

Una volta imparata la canzone, la sfida invece consiste nel ricordare ogni sua parte e nel cercare di riprodurla il più fedelmente possibile. In questi casi meglio disattivare la schermata delle tablature e abbandonarsi all’interfaccia tradizionale, con tanto di effetti visivi. Rocksmith+ da questo punto di vista incentiva anche ad accumulare esperienza e record attraverso l’introduzione di obiettivi settimanali e premi di personalizzazione.

Oltre a buttarsi a capofitto nella folta selezione di brani di Rocksmith+, Ubisoft stavolta ha previsto anche la sezione “Impara” fatta di video-lezioni, test ed esercizi. Lo studio di uno strumento musicale è sempre fatto di pratica, pratica e pratica, e in questo senso il software ci ha preso in pieno, suggerendo anche i brani più adatti alla propria abilità nelle altre sezioni di gioco.

Personalmente, come vi ho raccontato in questo articolo, sto vedendo risultati evidenti da Rocksmith+ nell’apprendimento del basso, uno strumento che ho da giusto due mesi. Insomma, la dimensione educativa di Rocksmith+ funziona e intrattiene, rendendo lo studio dello strumento un’attività giocosa.

Qualora siate interessati a questo aspetto del software, vanno presi in considerazione anche i veri difetti dell’edutainment targato Rocksmith.

Se siete alle prime armi, tenete presente che un software del genere manca di feedback umano. Per quanto imparare da un tool simile sia più economico del prendere lezioni da un maestro in carne ed ossa, Rocksmith+ non vi dirà mai se una nota la state prendendo bene o se ci sono delle interferenze di troppo, non vi può garantire che la nuova tecnica imparata venga usata alla perfezione, né vi dirà mai quando serve una plettrata alternata e quando no. Vi consigliamo quindi di accompagnare l’acquisto alla costante visione del canale YouTube di Rocksmith+ e alla consultazione di amici e conoscenti musicisti quando avete dubbi.

Ho sbloccato i Rabbids come meccaniche dell’accordatura

Inoltre, alcune tecniche pare non siano incluse (almeno per il momento) all’interno della sezione Impara. Per esempio, lo slap e il pop, tecniche usatissime dai bassisti, sembrano del tutto assenti dal software.

Una nota di merito invece va destinata all’implementazione del Workshop, un tool interno a Rocksmith+ che permette agli utenti di creare il proprio arrangiamento di uno dei brani presenti nel catalogo. Una volta completati e caricati, questi arrangiamenti possono poi essere condivisi con l’intera community. Alcuni di questi vengono anche selezionati dal team di sviluppo di Rocksmith+.

Rocksmith+ vale un abbonamento?

Il più grande problema di Rocksmith+ è purtroppo il catalogo di canzoni, sebbene tutto sembra farci intuire che si tratti di un ostacolo temporaneo. Il vecchio Rocksmith annoverava un repertorio formidabile, certamente denso di DLC, ma che almeno garantivano tante canzoni di qualità e di grande fama sulle quali divertirsi, oltre ai grandi classici sui quali tutti i chitarristi e bassisti si sono formati nel corso dei decenni.

Rocksmith+ da questo punto di vista invece ha deciso di puntare sulla quantità: più di 8000 canzoni – e il numero è destinato a crescere – ma sono davvero poche quelle considerabili impattanti. Ogni mese ci sono nuove introduzioni e perfino nuovi arrangiamenti, ma per ora si sente ancora la mancanza di una tracklist in grado di trascinare utenti. Scordatevi i Muse, i Rage Against the Machine, i Deep Purple, i Rolling Stones, i Tool o i Queen che comparivano nel precedente capitolo.

Anzi, date il benvenuto alla “Musica Regionale”, una trovata che sulla carta sarebbe servita all’introduzione delle chitarre acustiche non amplificate per inglobare tutte le canzoni da falò delle diverse culture del mondo, ma che nella pratica ha visto un controllo qualità non sufficiente: nel caso italiano, per esempio, invece di avere su Rocksmith+ il classico repertorio da spiaggia come i brani di Baglioni, Battisti o del nuovo cantautorato indie/itpop, ci siamo ritrovati canzoni sconosciute di Gigi D’Alessio e un paio sparse – sempre sconosciute – di Antonello Venditti e Ornella Vanoni.

Un risvolto positivo che ha avuto tale catalogo, almeno da un punto di vista strettamente personale, è l’opportunità di scoprire nuovi artisti e nuovi brani, o di ri-scoprire vecchi amori e di avere sorprese. Per esempio non sapevo che Childish Gambino avesse brani con tracce di basso così divertenti, né avrei mai capito che adoro i The Alan Parsons Project. E per queste nuove fiamme musicali devo ringraziare solo Rocksmith+.

Parte delle aggiunte di dicembre nella tracklist di Rocksmith+

Un’altra nota dolente potrebbe essere individuata nel modello di business di questa nuova iterazione di Rocksmith: l’abbonamento. Ubisoft presenta un canone mensile che può essere pagato secondo 3 diverse modalità: una volta al mese, una volta ogni 3 mesi o una volta all’anno, con un prezzo che viene scontato per le tipologie di abbonamento più estese nel tempo.

Se da Rocksmith+ cercate solo intrattenimento puro per sfoggiare i vostri virtuosismi ad amici o in diretta in streaming, il modello di business basato su un abbonamento potrebbe essere un ostacolo importante, soprattutto se comparato a un catalogo di canzoni che per il momento non comprende i brani più famosi né i vostri artisti preferiti. Basta farsi un giro per il web o provare a intercettare i vecchi appassionati di Rocksmith per trovare un disappunto tangibile.

Se invece da Rocksmith+ cercate di imparare uno strumento, allora la strada dell’abbonamento potrebbe non essere un problema così grande se l’alternativa è affidarsi a lezioni vere con persone in carne e ossa; magari per esigenze vostre di tempo, di socialità o di soldi, Rocksmith+ potrebbe rivelarsi un’alternativa più che valida. Dalle mie parti una lezione di chitarra costa dai 10€ ai 50€ a lezione, a seconda di chi sia il maestro, ma mi giunge voce che negli USA per esempio si può arrivare anche ai 100$.

Nel caso dell’apprendimento, se siete alle nuove armi, badate comunque che l’acquisto di uno strumento, della cavetteria e magari di un’interfaccia audio sono anche un investimento iniziale da mettere in budget. In definitiva, considerate Rocksmith+ come uno strumento di aiuto nella vostra pratica e nella vostra personale scoperta musicale, e non come un modo univoco e assoluto per imparare.

Scalinata per il paradiso o autostrada per l’inferno?

Personalmente dopo il mio periodo di prova di 3 mesi ho affrontato Rocksmith+ da chitarrista che aveva appeso i suoi strumenti al chiodo da diversi anni, ritrovando voglia di suonare e nuovi stimoli, e da novello bassista che sta imparando un nuovo modo di fare musica. Per questo motivo, terminata la mia prova, non ho saputo resistere due giorni senza software e sono corso ad acquistare un abbonamento annuale. Ciò che purtroppo dispiace è che questa prova gratuita di Rocksmith+ non sia disponibile per tutti, né sia compresa nel modello di business.

Nessuno mi ha detto quanto fossero divertenti i The Clash al basso

In generale, la mia predisposizione a continuare la mia avventura su Rocksmith+ è stata incentivata ovviamente dalla qualità del prodotto; malgrado il catalogo annacquato di canzoni di dubbia qualità, e malgrado l’assenza di un feedback umano, il software sta incoraggiando la mia pratica nella chitarra e, soprattutto, nel basso del quale sono completamente inesperto. Un altro incentivo mi è stato dato dalle aggiunte dei brani in questi mesi, dai piccoli fix di usabilità e di interfaccia, e dai continui aggiornamenti sui social: un segnale che i piani di Ubisoft per Rocksmith+ sono a lungo termine.

La presenza dei testi delle canzoni in molti brani e alcuni rumor che circolano per internet ci suggeriscono che l’implementazione di microfoni e di nuovi strumenti come le tastiere possa essere prevista nel futuro. Sul piatto personalmente aggiungerei anche i bassi a 5 corde e le chitarre a 7 corde, strumenti che per quanto possano sembrare esotici in realtà sono molto comuni, ma sono solo mie speranze.

Rocksmith+ rispetto al predecessore compie dei bei passi in avanti, pur avendo un paio di inciampi. Un catalogo ricco di canzoni di dubbia provenienza e qualità e un sistema di business basato sugli abbonamenti possono essere ostacoli temporanei a seconda di cosa l’utente voglia ottenere dal software e a seconda di cosa Ubisoft abbia in progetto per il futuro di questo tool. È probabile che Rocksmith+ entri più nelle vostre corde se cercate di imparare a suonare, piuttosto che scatenarvi in virtuosismi e concerti in streaming. In quest’ultimo caso, magari per voi è meglio aspettare una tracklist più intrigante. In definitiva, apprendere uno strumento su Rocksmith+ è possibile, e ci si riesce con una bella dose di intrattenimento.

This post was published on 24 Dicembre 2022 12:30

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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