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Recensioni

Need For Speed Unbound | Recensione (PC) | sottotitolo provvisorio

Se c’è una domanda che mi sono posto molte volte ultimamente nel corso degli ultimi anni questa è quella che recita, tipo, “ma che senso ha un capitolo di Need For Speedin un mondo dove esiste Forza Horizon?”

Perché si, ai miei occhi appare tutto molto semplice: il mondo del racing arcade da quando Playground ha raffinato per cinque capitoli di fila la sua formula semi perfetta di open world, macchinoni velocissimi, tamarraggine e tanta bella musica; un ibrido creato dalla stessa saga di Need For Speed oltre vent’anni (aiuto) con Underground 2.

Se vogliamo fare proprio un paragone cronologico la saga di Need For Speed ha iniziato a perdere mordente ad inizio anni dieci: da una parte Playground Games iniziava a creare capitolo dopo capitolo una saga di racing game di stampo arcade ben ricevuti dalla critica e amatissimi dal pubblico, complice la natura di esclusiva vera per l’universo Microsoft; dall’altra invece c’era il progressivo indebolimento di Electronic Arts e delle software house che hanno lavorato storicamente alla saga.

Fast Forwards al 2022, anno in cui per la prima volta in quasi dieci anni sulla saga torna a lavorare Criterion Games, software house nota ai più per aver dato i natali ad una sfilza notevole di grandissimi racing game di stampo arcade con Burnout nel titolo. 

Need For Speed Unbound non è il primo approccio di Criterion con la saga, anzi, già il reboot dell’ottimo Hot Pursuit (la cui recente versione rimasterizzata ci ha soddisfatto leggermente meno) lasciava intuire la padronanza di Criterion del genere arcade racing mentre con i capitoli successivi l’entusiasmo è andato via via scemando, con tanto di Electronic Arts che ha letteralmente fatto cannibalizzare il personale dello studio al main studio relativo a NFS ovvero Ghost Games.

C’è giusto un problema: Ghost Games oggi non esiste più, al suo posto c’è EA Gothenburg che nella gerarchia di EA sta a significare qualcosa tipo ora sei solo uno studio di supporto ai grandi titoli. Mentre aspettiamo tutti insieme la release di questi grandi titoli siamo però felici di sapere come la licenza di NFS sia tornata in seno a Criterion.

Bando alle ciance: cerchiamo di capire come si comporta su pista Need For Speed Unbound

A tuning based western anime

Need For Speed Unbound arriva sugli scaffali digitali e fisici il 2 Dicembre 2022 dopo essere stato annunciato giusto un paio di mesi prima. Già dal primissimo trailer si capisce in maniera abbastanza palese una delle caratteristiche più interessanti del titolo, di cerco la più chiacchierata. 

Il comparto grafico di Unbound è… particolare, mettiamola così.
Le motivazioni sono facili da comprendere anche soltanto guardando il trailer con il quale il titolo è stato presentato: ambientazioni realistiche, molti poligoni a schermo ed un generale senso di pulizia visiva macchiati da bordi neri belli presenti, colori piatti e personaggi in stile western anime, un po’ come Fortnite per intenderci.

Questo ibrido, che attinge tematicamente in maniera davvero forte al mondo della street art e dei graffiti, riesce nell’offrire un’esperienza visivamente accattivante nonostante un’ambientazione, Lakeshore City, non del tutto esaltante. 

Graficamente il gioco si difende molto bene su PC, offrendo un buon colpo d’occhio e risultando nel contempo stiloso al punto giusto. Il gioco è lontano dai virtuosismi visivi del mostrare meteo dinamici, tramonti commoventi o in generale di giocare con le emozioni del giocatore attraverso il fotorealismo; in NFSU tutto è fatto affinché siano le macchine e gli effetti visivi ad esse associate ad essere al centro dello schermo.

Se Forza Horizon può vantare di una resa visiva dove tutto è fatto per emozionare il giocatore attraverso uno studio attento dei colori, delle inquadrature e degli scenari, Need For Speed possiede una resa visiva che cerca di accentrare le attenzioni sulla macchina, sugli accessori legati a quest’ultima e su tutta una serie di fattori che si possono riassumere con un bellissimo termine che farà sobbalzare il cuoricino ai più: tuning.

La tamarria è una malattia che non va più via

Storicamente parlando la saga di Need For Speed è stata camaleontica abbastanza da adattarsi a diverse idee: se inizialmente il brand era legato all’idea di belle macchine che corrono veloce con la polizia alle calcagne con l’esplosione di popolarità avuta dall’universo tuning ad inizio anni duemila (complice un certo Fast And Furious) il brand ha virato la sua impronta stilistica sul mondo delle corse clandestine, riadattando tutto il suo formato all’interno di un contesto cittadino.

La summa di questo percorso, a parere di chi scrive, si è avuta con Need For Speed Most Wanted, titolo che riusciva nel difficile compito di mescolare la formula open world propria di Underground 2 (ancora oggi il più famoso della saga) con un gameplay tanto pieno di storicità (i poliziotti alle calcagna) quanto di novità (tutta l’attenzione alla personalizzazione estetica e prestazionale propria del tuning). 

Need For Speed Unbound riesce a fare una cosa simile utilizzando a proprio vantaggio il DNA essenziale della serie, ponendo l’attenzione del giocatore su uno stile di guida arcade aiutato da un comparto visivo pieno di stile. Al netto di una user interface molto standard, Need For Speed Unbound riesce ad offrire al giocatore un grande numero di opzioni di personalizzazione diverse: dai semplici colori ai wrap più complessi, passando poi per la possibilità di applicare adesivi, disegnare e gestire in maniera approfondita. 

Chiaramente oltre a tutto ciò ci sono anche modifiche estetiche più astratte che pratiche, come quelle legate al rumore del motore dell’auto agli effetti visivi che l’auto sprigiona quando si attiva una delle 2 tipologie di turbo, senza dimenticare poi quel meraviglioso e cringissimo paio di ali che si attivano quando il giocatore prendere il volo in seguito al correre su una rampa.

Se c’è qualcosa che si capisce giocando ad Unbound è l’impegno profuso dagli sviluppatori per cercare di fare gli occhioni dolci ai giocatori più piccoli, cercando in ogni modo di far si che questo titolo diventi il need for speed underground di chi oggi ha ancora spazio nel cuore farsi emozionare.

Basta aprire i menu di personalizzazione per il nostro personaggio principale (nota di merito per l’editor, semplice ed efficace) per trovare una ventina di marchi appartenenti al mondo delle sottoculture fashion. In Unbound è possibile vestirsi dalla testa ai piedi Balenciaga o cercare di inseguire i trend degli skater moderni mescolando Vans ed altri brand; i richiami agli immaginari giovanili sono molto forti ed il comparto musicale non fa altro che porre l’accento su ciò.

Se non siete zoomer, di sicuro, imparerete a capire un po’ di più i giovincelli dopo un playthrough di questo titolo.

Guidare è divertente (finalmente)

Finora ci siamo limitati a parlare del comparto tecnico del gioco, analizzando con attenzione quello che la grafica porta a schermo con risultati mediamente positivi. Pad alla mano, però, il gioco riesce a dare il meglio di sé complice un gameplay loop molto interessante e che risulta essere il migliore messo in piedi dal brand da una decina di anni a questa parte.

Il modello di guida di Need For Speed Unbound sacrifica tutto l’aspetto simulativo in favore di un equilibrio interessante, dove al giocatore viene lasciata la possibilità di abbattere le leggi della fisica attivando il turbo speciale e dove per fare una derapata basta giocare un po’ con il freno della propria autovettura.

Nei vecchi Need For Speed il turbo era associato all’ossio di diazoto, NOS, per gli amici; in Unbound il NOS è declinato in due differenti varianti. C’è una barra blu che si carica molto lentamente e che permette di ottenere un’accelerazione sostenuta, oltre che un notevole aumento di velocità e poi c’è lei: la barra color arancio che rappresenta la vera novità del titolo.

Questo turbo, chiamato in maniera assolutamente scema turbo speciale tende a caricare molto rapidamente guidando in maniera spericolata, sfiorando le altre macchine, guidando in contromano, azzeccando le curve in aderenza e così via.
All’attivazione offre un’accelerazione bruciante, permettendo sorpassi contro automobili sulla carta più veloci e performanti e permettendo sopratutto di resettare le forze inerziali che altrimenti ci avrebbero costretto a derapare o a frenare per evitare di sbagliare la curva.

Quest’ultima caratteristica permette al giocatore di guidare in maniera particolarmente aggressiva, giocando in maniera strategica con tale turbo, così da poter affrontare le curve in maniera in maniera super ottimizzata e offrendo modi non intuitivissimi per affrontare le piste; il risultato finale è semplice: la formula di gameplay risulta essere arricchita.

In un normale gioco di corse tali cose non servirebbero nemmeno, complice un livello di difficoltà piuttosto risicato ma ciò non accade all’interno di Need For Speed Unbound che può vantare dalla sua una delle intelligenze artificiali più aggressive e arrabbiate della recente storia videoludica. 

Il dark souls dei giochi di guida (sì, siamo ironici state tranquilli) offre un gameplay privo di rubber banding con avversari molto veloci, poco tendenti agli errori e molto aggressivi. Le piste sono ricavate da frammenti dell’open world e offrono una certa libertà d’azione dando un certo grado di senso ed utilità alle scorciatoie, all’utilizzo strumentale del turbo per affrontare gli sterrati e compilando il tutto con un livello di difficoltà bello ciccioso, con macchine veloci e tanta precisione richiesta.

Altra differenza sostanziale con la concorrenza è rappresentata dalla limitatezza del rewind: l’intero impianto di gioco è costruito sulla base di semplici regole di game design che si possono riassumere in “risorse limitate all’interno di opportunità limitate”. Al giocatore viene fatto quindi presente fin da subito che è importante fare attenzione a ciò che si fa e a gareggiare mettendoci un certo grado di impegno; se ciò non si fa il rischio di finire nelle parti basse della classifica è abbastanza scontato.

Il rewind di cui sopra, prevedibilmente, è limitato all’intera gara e, ancora peggio, si ricarica soltanto al termine di una sessione di gioco. Il numero di retry, tra le altre cose, è pesantemente limitato a seconda del livello di difficoltà stesso; giocando a difficoltà normale ci penserete due volte prima di prendere una curva in maniera “originale” perché aspettare il cambio di setting tra giorno e notte non è facile per niente.

Rischi, rischi ovunque.

Il cambio di setting ci dà il gancio perfetto per parlare di un elemento molto interessante: il fatto che Need For Speed Unbound sia il Persona 5 dei racing games. Per quanto bislacco come paragone l’implementazione di elementi di time management all’interno delle meccaniche di gioco dona ad Unbound un sapore particolare.

La narrativa che disegna il sentiero da percorrere segue una divisione binaria delle giornate: giorno e notte, ovvero due slot per esplorare il mondo di gioco alla ricerca di gare e collezionabili. Esattamente come in Need For Speed Heat di giorno le gare sono più istituzionalizzate e richiamano meno l’attenzione della polizia, di notte i premi sono più ingenti ma i rischi maggiori. 

Ad ogni gara completata l’indicatore di notorietà presso le forze dell’ordine aumenta andando a creare sempre più grattacapi alla nostra libera circolazione nel mondo di gioco, con sempre più forze dispiegate.Muoversi tra un evento e l’altro diventa quindi rischioso, costringendo il giocatore a giocare con attenzione, calcolando tragitti e trovandosi spesso ad improvvisare manovre stealth.

Eh si, il metal gear solid dei racing games è arrivato proprio su queste pagine; in Need For Speed Unbound un occhio guarda all’asfalto e l’altro invece guarda al radar, alla ricerca dei coni di visibilità delle varie unità di polizia che pattugliano con una costanza invidiabile le strade di Lakeshore.

Per incentivare il senso costante di rischio il gioco sceglie scientemente di non dotare il giocatore di alcun sistema per il fast travel, costringendo ogni tragitto a diventare una simpatica traversata fatta d’improvvisi detour tra le foreste o di svolte a 90° alla ricerca di un luogo coperto dove non farsi beccare.

Il concetto di rischio è implementato in maniera intelligente all’interno dell’economia di gioco: farsi catturare dalla polizia equivale a perdere soldi che nella saga mai sono stati così importanti e, contemporaneamente, così insufficienti. 

Per sbarcare il lunario il giocatore può intraprendere attività secondarie come il ritrovamento di collezionabili ma parliamo sempre di azioni che portano a guadagni risicati, con cifre minute. Il grosso dei soldi si fanno completando le gare, magari scommettendo sulla propria vittoria a dispetto di un altro dei partecipanti; occhio però che basterà non rispettare il posizionamento su cui abbiamo scommesso per vedere il nostro patrimonio decurtarsi.

I soldi si possono utilizzare, oltre che per l’ovvio potenziamento dei veicoli, per acquistare nuovi fiammanti bolidi o per iscriversi alle gare; nello specifico alla fine di ogni settimana il gioco richiederà l’esborso di un importante somma di denaro per poter partecipare alle gare relative alla narrativa del titolo. 

Il risultato complessivo è quello di un gameplay loop molto interessante, dove al giocatore viene lasciato il compito di organizzare e di scegliere di sessione in sessione come massimizzare i propri guadagni al fine da rispettare i requisiti per poter avanzare nella storyline; sembra quasi il Disgaea dei Need For Speed (sì, la smettiamo).

Sulla strada giusta a 250 km/h

A conti fatti questo Need For Speed sembra veramente in grado di fare il botto, almeno con chi cerca un racing game con un gameplay in grado di risultare interessante anche sulla lunga durata. 

Nonostante sia indubbia la ripetitività, specie nella seconda metà del gioco, per quanto riguarda le sfide proposte il modello di guida rimane efficace e l’alta difficoltà mantiene l’attenzione sempre sui livelli di guardia. 

A tal proposito la valutazione della mappa di gioco è abbastanza altalenante perché se visivamente si poteva fare di più (anche senza puntare al lusso sfrenato di altre saghe), ludicamente parlando le piste molto spesso offrono scorciatoie interessanti o permettono dei trick divertenti da fare, mantenendo intatto il valore del gameplay.

Grande plauso va fatto al comparto musicale del gioco che, al netto di tutte le critiche inutili sulla zoomerosità della musica presenta una setlist impressionante. Le canzoni scelte in Unbound variano tra il “oh no questa è trap” al “oh si questa è trap”, con tanto di Sfera Ebbasta in Playlist a portare l’italico vessillo all’interno di un tessuto musicale, quello Urban moderno, molto più vasto e variegato di quanto ad un primo impatto si possa pensare.

Non mancano diverse tracce phonk, quel sottogenere musicale recentemente riesploso in Russia e ri-globalizzato grazie ai video cringe di TikTok tutti sigma male, citazioni di American Psycho e macchine che drifano.

Conclusioni

Need For Speed Unbound è una graditissima sorpresa all’interno del panorama videoludico dei racing game che anche quest’anno ha offerto qualcosa di arcade e divertente agli appassionati ormai stanchi dei DLC di Forza Horizon 5. Need For Speed Unbound prende la lezione classica della saga, la integra alle ultime evoluzioni positive della stessa (vedi NFS Heat) e ne raffina il risultato con soluzioni di gameplay intelligenti ed originali. Nonostante un mondo di gioco non bello come si poteva sperare le scelte grafica risultano essere efficaci, il gameplay loop è coinvolgente ed il comparto artistico da un’identità ben precisa al tutto; non lasciate passare in sordina questo gioco soltanto perché non è bello da vedere come Forza Horizon, mi raccomando.

This post was published on 15 Dicembre 2022 11:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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