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Recensioni

Dwarf Fortress | Recensione (PC) | Alla portata di tutti (o quasi)

Alla fine il giorno è arrivato.

Come un bambino a Pasqua che attende il suo uovo mi alzo e vedo Dwarf Fortress annunciato su Steam con una nuova veste grafica. Da amante dei colony sim, mi prostro davanti al PC e accendo una candela. Il re nonché l’inventore del genere finalmente arriva alla portata di tutti.

Recensire Dwarf Fortress è come cercare di dare una stima di quanto sia grande l’universo, è come dare un voto ai più grandi pensatori della storia dell’uomo. Il solo fatto che Dwarf Fortress sia ancora giocato (è uscito ben 18 anni fa) dovrebbe essere testimone della qualità e delle storie che può generare.

Quindi questa recensione vi parla di cosa aspettarvi da questa versione PC su Steam, quanto riesce nel suo allargarsi ad un pubblico maggiore e soprattutto se dopo aver inventato il genere, sia stato superato dai propri allievi oppure il maestro rimane indiscusso al timone.

Un’ultima nota: Dwarf Fortress è un gioco che richiede centinaia, se non migliaia di ore per poter essere assaporato. Nei pochi giorni avuti a disposizione per giocare il titolo, ne ho macinati poco meno di una ventina. D’altro canto ho giocato a quasi ogni colony sim esistente, essendo uno dei miei generi preferiti. Comunque sia, non ho che sfiorato l’inizio, perciò prendete la mia recensione cum grano salis.

IL colony sim

Momento medio su Dwarf Fortress Steam Edition

Nella mente di chi ama il genere Dwarf Fortress e colony sim sono forse la stessa cosa.

Eppure non tutti, come il sottoscritto fino a qualche giorno fa, hanno avuto il coraggio misto alla capacità di giocare la versione originale di Dwarf Fortress (che vi ricordo essere in ASCII).

Dwarf Fortress prima di tutti genera un mondo fantasy con luoghi, fazioni, personaggi e leggende. Questa generazione è così tanto complessa da avere una sua modalità di gioco associata chiamata “Leggenda”. Nella modalità leggenda possiamo esplorare la storia del mondo come se fosse una wiki liberamente.

Oltre questa, Dwarf Fortress ha altre due modalità

  • Fortezza. Gestiremo un gruppo di nani nel tentativo di costruire una fortezza e farla crescere il più possibile resistendo alla lunga serie di sfortunati eventi.
  • Avventura. In questa modalità di gioco Dwarf Fortress è a tutti gli effetti un RPG isometrico dove si esplora il mondo di gioco. All’uscita, ergo al 6 Dicembre, questa modalità di gioco non è presente nella versione Steam del gioco.

Tutte queste modalità sono persistenti e possono essere giocate nello stesso mondo e nella stessa timeline o in diverse. Qualsiasi azione faremo, se verrà salvata, lascerà il segno nel mondo di gioco e potremo ritrovarlo nelle nostre partite seguenti. Nulla ci vieta nella modalità avventura di visitare rovine di nostre vecchie partite fortezza e saccheggiarle.

Ad ogni modo, la modalità fortezza è quella più famosa e quella provata in questa recensione.

La modalità fortezza metterà a dura prova anche i giocatori di colony sim più veterani e preparati. Infatti riuscire richiederà un ammontare infinito di micromanagement e anche allora non sarà senza dolori.

I miei 17 abitanti della mia seconda run, con una popolazione di bambini pari al 35% della popolazione

Dwarf Fortress infatti è diverso dai colony sim più recenti. Mentre gli ultimi tendono a focalizzarsi maggiormente sulla complessità delle meccaniche, delle tecnologie e automatismi, Dwarf Fortress si presenta con un apparente minimo indispensabile. I nani sono d’altronde persone semplici: se scavano e bevono sono felici. All’inizio è facile pensare che nel giro di poche ore si finiscono la maggior parte degli edifici e che il contenuto di gioco sia poco ma qui il gioco trae in inganno. La presenza di più piani e di costruire edifici o zone a cavallo tra questi lascia anche spazio a una creatività particolare nel organizzare il nostro rifugio nanico. Sia verso l’alto che verso il basso i livelli sono potenzialmente infiniti, un po’ come il resto del gioco.

Proprio quando si abbassa la guardia accade qualcosa: solitamente qualcosa che ci sfasa completamente i piani o ci rende il micromanagement richiesto praticamente un inferno.

Come quella volta che proprio appena avevo raggiunto la prosperità economica il gioco ha deciso di far arrivare 10 migranti, di cui 4 adulti e 6 bambini. L’arrivo di sei bambini all’inizio della partita è praticamente un crimine visto che occupano inutilmente spazio e e consumano cibo.

Oltre ai classici sistemi di costruzione, zone, cibo, cucina, professioni classiche di ogni colony sim vi è un sistema diplomatico e politico che è così difficile da raggiungere (perché si perde prima) che quasi dà di Endgame. Ci sono arrivato vicino solo una volta per poi essere fregato da una carestia e la fine prematura della colonia.

La modalità Leggenda

Per farla breve in Dwarf Fortress cercheremo di costruire una colonia e non farla esplodere mentre la allarghiamo, esplorando i meandri della terra, schivando disastri come proiettili al fronte. Insomma prima o poi un proiettile vagante ci prenderà e potrebbe essere mortale.

Se il sistema di gioco è stato superato, ciò che risulta ancora follemente complesso, ed un miracolo di complessità nell’informatica, è la narrativa emergente.

Nel mero assaggio che ho avuto del contenuto possibile Dwarf Fortress è il miglior gioco sulla piazza se si tratta di catastrofi. Le mie catastrofi sono state tute minori (in parte perché non sono mai arrivato molto lontano), ma Dwarf Fortress è capace di molto di più:

Per citarvi una storia che trovate qui scavando si possono trovare bestie potentissime simili a draghi addormentati che una volta infastiditi distruggono tutto l’insediamento, facendo avere attacchi di panico e di stress post trumatico ai nani sopravvissuti scagliandoli gli uni contro gli altri e lasciando due soli nani in vita (da circa 70), che verranno poi salvati da una carovana di umani.

Menzione d’onore, perché ho come il presentimento diventerà parte fondamentale del gioco, va al supporto per lo steam workshop al day 1. Posso già vedere la comunità di modders trasformare Dwarf Fortress nel miglior gioco di sempre.

La nuova veste artistica

Quando gli animali muoiono di fame e il loro cadavere rimane fermo… beh diciamo solo che emette un miasma

I veri elementi nuovi di questa versione di Dwarf Fortress sono nuova veste grafica e la nuova soundtrack.

La grafica è una pixel-art curata ma estremamente statica. Per il tipo di gioco e la quantità di interazioni e animazioni richieste però è assolutamente comprensibile. In più l’assenza di animazioni non impatta realmente la qualità del gioco che rimane assolutamente godibile.

I modelli sono abbastanza dettagliati da incuriosire e i nani sono piacevoli, eccezion fatta per i bambini che sono ascrivibili agli orrori di Dunwich. L’interfaccia grafica è un enorme passo avanti rispetto alle grafiche ASCII della versione freeware, nonostante graficamente rimanga un gioco piuttosto confusionario e non esattamente intuitivo.

Questo perché al giocatore è richiesto un notevole sforzo per abituarsi a discernere le cose utili all’interno dell’enorme cluttering di informazioni presente in Dwarf Fortress; l’interfaccia in tal caso non facilità per niente il lavoro.

L’altro aspetto artistico rinnovato è quello sonoro con effetti e soundtrack estesa. Su questo il gioco riesce alla perfezione nel suo intento: le musiche creano l’atmosfera giusta e gli effetti sonori sono calzanti. Da musiche chill ad altre più tese, la musica calza accompagnando gentilmente il giocatore in storie tutte più matte e assurde della precedente.

Meglio dell’ascii ma lontano dal presente

Le informazioni sui nani sembrano racchiuse in una cartella clinica e ahimé non è facile trovare ciò che ci serve

A meritare un capitolo a parte è la discussione sull’user experience (qui descrivo brevemente cos’è).

Spesso ciò che crea o distrugge un buon colony sim nei tempi recenti è una buona user experience. In un colony sim, solitamente questa include un’interfaccia grafica intuitiva e facile da usare, un tutorial efficiente e tante altre piccole feature.

In questo, non so se per scelta o per limiti, Dwarf Fortress nasce vecchio. Dalla banale impossibilità di cliccare sulla mappa se si ha un pop up aperto, alla necessità di scegliere gli oggetti da craftare uno alla volta piuttosto che creare un compito da più istanze, Dwarf Fortress ci farà chiedere più volte se vale la pena questo intenso micromanagement che ormai è solo lì per mancanza di user experience.

Perché se devo fare 7 letti per i miei 7 nani, cambia poco se scelgo sette volte il letto e il tipo di legno nei compiti del carpentiere o se scelgo una sola volta con il numero 7 e poi magari scelgo il legno. Una delle due scelte però evita che debba cercare “Bed” in un gioco che ha decine di oggetti craftabili.

Il tutorial presente è utile a qualcosa solo se si ha un’estesa esperienza del genere, e mi pare che gli sviluppatori lo sappiano perché su Youtube hanno iniziato una serie tutorial.

Inoltre per citarne un altro Dwarf Fortress ha bisogno di un sistema di notifica di pericoli e notizie migliore. Le notifiche sono troppo piccole e non fanno rumore quindi si accumulano a nostra insaputa per poi renderci la vita un inferno.

Capisco che Dwarf Fortress sia tutto micro-management e sia molto lento, ma certe soluzioni come quella sopra elencate, o anche il più banale passthrough del click sono cose che mi aspetto assolutamente da un colony sim che esce (di nuovo) nel 2022.

Conclusioni

A conti fatti Dwarf Fortress è sempre il pilastro del suo genere: è dannatamente divertente e rimane il signore indiscusso della narrativa emergente. Le epiche storie di nani che falliscono nel tentativo di colonizzare terre inospitali rimarranno nei nostri cuori molto facilmente. Ma Dwarf Fortress Steam edition sembra non aver risolto appieno i problemi della sua versione freeware in ascii. Infatti Dwarf Fortress nasce con elementi vecchi sin dall’inizio, ma le promesse di una patch elo steam workshop fanno ben sperare per una storia simile a quella di Benjamin Button.

This post was published on 5 Dicembre 2022 16:00

Pasquale Monniello

Game designer, Dungeon master nonché Informatico. Ho imparato a giocare al computer prima di saper leggere, imparando a memoria i tasti da premere e le icone da cliccare. Passo almeno metà della mia esistenza a giocare o a creare esperienze di gioco.

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