L’Acquapocalisse è arrivata e solo noi, un inaffidabile gruppo di idioti, possiamo fermarla. Ship of Fools, roguelite cooperativo sviluppato da Fika Productions, non tarda a mettere in chiaro le cose: i sopravvissuti avrebbero volentieri preferito chiunque altro al posto nostro ma tempi drastici richiedono misure altrettanto drastiche – o altrimenti detto, ci si deve accontentare.
Per chi non lo sapesse, Ship of Fools si ispira alla metafora platonica, introdotta nel Libro VI della Repubblica, come figura della stoltezza volgare: falsi marinai, timonieri squinternati, pazzi e ammutinati si mettono al timone dell’unica nave in grado di navigare acque diventate preda di temibili mostri, con l’obiettivo di fermare la minaccia. Il tutto in chiave più ironica di quanto proposto da Platone, supportata da un’estetica caricaturale e una sceneggiatura, nelle sue poche battute, che enfatizza il totale scollamento dalla ragione di questi individui a partire da Todd, una rana antropomorfa che probabilmente non sa neppure per quale ragione sia al mondo.
Ironia a parte, il gioco è più impegnativo di quanto ci si potrebbe aspettare ed enfatizza moltissimo la cooperazione specie nei livelli più avanzati di questa stramba avventura. Di seguito vi parlo più nel dettaglio di come ho fermato l’Acquapocalisse su PlayStation 5.
Dopo un breve riassunto degli eventi che hanno portato alla crisi in cui ci troviamo, possiamo scegliere se prendere il controllo di Todd o di un altro personaggio – l’unico disponibile in attesa di sbloccare tutti gli altri giocando. Quale utilizzare dipende sostanzialmente dal cimelio che possiede e ne determina un punto di forza rispetto ai compagni: Todd, per esempio, mette a segno più colpi nella combo con il remo e lo fa molto più rapidamente.
Personalmente, avendo giocato principalmente in solitario, ho quasi sempre optato per Todd in virtù del fatto che il corpo a corpo lo userete tanto, ma non c’è un personaggio davvero sbagliato. Tutto si basa sul vostro stile di gioco. Scelto il nostro idiota di fiducia, veniamo subito introdotti alle meccaniche di combattimento del gioco e, una volta completato il tutorial, il mare si spalanca di fronte a noi pionieri di un futuro migliore: l’obiettivo è superare una serie di percorsi sulla mappa fino ad arrivare allo scontro con il boss, che a sua volta fa la propria mossa ogni tre turni nostri, andando a coprire parti della suddetta mappa per metterci i bastoni tra le ruote.
Il percorso scelto dipende dalle vostre necessità e c’è molto tra cui scegliere: legna per riparare la barca, scudi per proteggerla, arpioni per raccogliere qualunque oggetto si disperda in mare, ciondoli per potenziare noi stessi o le nostre armi, proiettili speciali, mercanti di sorta, forzieri, maledizioni (sconsigliate ma chissà che non vi piaccia il rischio) e chiromanti. La regola è che tutto può essere utile ma nulla è indispensabile: andando avanti con l’avventura dovrete fare delle scelte in base a cosa trovate migliore per la vostra navigazione, a volte anche sacrificando oggetti o manufatti.
Poiché siamo dei naviganti, non dobbiamo temere per la nostra salute bensì per quella della nostra nave: schiere di mostri, marini e non, cercheranno in ogni modo di abbatterla e il nostro ovvio compito è impedirlo. Da soli assieme al supporto di un cannone automatico, oppure in compagnia di qualche fedele idiota, ciascuna sezione della mappa che andremo a navigare presenta i propri pericoli. Bene o male, ogni macro area ha i suoi mostri che andranno a rimescolarsi di volta in volta, ma l’imprevedibilità può a volte raggiungere picchi di ingiustizia non indifferenti soprattutto se si gioca in solitaria.
Ship of Fools è chiaramente un gioco molto più orientato alla cooperazione, sebbene questo non renda il gioco infattibile da soli (del resto c’è anche un trofeo dedicato): a mano a mano che si procede, però, diventa ovvio come il tempo speso a potenziarci, in un continuo vivi, fallisci, ripeti tipico dei roguelike/lite, sia maggiore quando si gioca per conto proprio. Nel nostro percorso verso la fine otterremo, in diversi modi ma soprattutto sconfiggendo boss, delle Fibre che si dovranno scambiare con i mercanti nell’hub principale: questi ultimi non sono tutti presenti fin dall’inizio, anzi, andranno trovati e salvati affinché possano mettere i loro servizi a nostra disposizione.
Dal fabbro fino al venditore di perle, passando per la nonnina esperta di zuppe dal dubbio gusto, ognuno farà la propria parte per dare modo a noi poco brillanti protagonisti di fermare l’Acquapocalisse. Anche qui, la priorità dei potenziamenti dipende tutta dal nostro stile di gioco, nonostante alcune migliorie come le vite complessive o i danni inflitti dai cannoni possano avere la precedenza su altri aspetti. Questo per quanto riguarda la nostra base: navigando, e in base alla vostra disponibilità di sabbiodollari, potete decidere di fermarvi da un mercante e vedere cosa acquistare. In generale, c’è buona varietà.
Un po’ meno, invece, per quanto riguarda il sistema di combattimento. Laddove il gioco presenta creature con pattern di attacco differenti, il solo modo che abbiamo noi di respingerle è dar fondo all’artiglieria, menare fendenti con il remo nemmeno fosse una spada ed eventualmente rimandare al mittente i proiettili sempre con l’uso del remo. Poiché il personaggio principale in questo caso è la barca, lo sviluppo del gioco verte quasi interamente su di essa e su equipaggiamenti associati: i nostri baldi naviganti possono contare sui succitati ciondoli che garantiscono diversi potenziamenti, alcuni dei quali validi per loro (o meglio, per il remo). Ciononostante, combinando ciondoli e manufatti a disposizione anche in base a quali e quando li si trova, si riesce a creare ogni volta set differenti per farsi strada tra i nemici: la limitatezza di cosa potete fare viene dunque bilanciate dal come.
Il loop in cui inevitabilmente si finisce rischia di frustrare o venire a noia, soprattutto giocando da soli, ma la brevità delle diverse sezioni concorre per fortuna a mitigarne un po’ il peso. Ovviamente, trattandosi di un roguelite, bisogna mettere in conto di essere sconfitti e ripetere ancora e ancora i livelli, poiché è alla base del sistema di potenziamento (se avete giocato, per esempio, a Hades sapete di cosa parlo). Il gioco di Supergiant Games ha però delle mire che Ship of Fools non cerca, né vuole: non c’è alcuna storia alla base, né una caratterizzazione dei personaggi che li renda memorabili. Si tratta dell’ironica messa in scena di una metafora, accompagnata da testi accattivanti, che si incentra esclusivamente attorno alla cooperazione e a un buon gameplay.
Tra una navigazione e l’altra, la sfida risiede anche nello sbloccare gli altri idioti della ciurma sapendo di non sapere – così buttiamo nel mezzo anche Socrate – come riuscirci. Quando succederà, sarà per caso e sul momento potete decidere se mantenere il vostro personaggio o sostituirlo con il nuovo arrivato. In caso di (probabile) sconfitta, il gioco terrà conto del numero di creature uccise, sabbiodollari raccolti e diversi altri fattori per assegnarvi dei punti esperienza, che a loro volta andranno a riempire un indicatore: non servono propriamente a salire di livello, quanto a ottenere una fibra ogni volta accumulati tutti i punti necessari. Questo per dire che può esserci gloria e utilità anche nel vedere la propria nave andare in pezzi.
Per uscire vittoriosi da Ship of Fools servono fortuna, tempo e risorse ben spese. Anche così, una manciata di ore è sufficiente per vedere i titoli di coda: il roguelite di Fika Productions è frenetico, impegnativo entro una certa misura e accattivante tanto nell’estetica quanto nei pochi scambi tra i personaggi. Considerata la sua non eccessiva varietà, una durata contenuta era da aspettarsi e va bene così, perché allungare troppo il brodo avrebbe rischiato di renderlo noioso. In questo modo invece è perfetto per divertirsi soprattutto in compagnia di altri idioti come noi, cercando di salvaguardare l’Arcipelago e portare a casa pelle, conchiglia o squame.
This post was published on 22 Novembre 2022 14:00
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