Così scriveva J.R.R. Tolkien, padre della narrativa fantasy contemporanea, nel suo Lo Hobbit e sembra che gli sviluppatori di Rekka Games abbiano ben acchiappato il sentimento che questa frase vuole esprimere.
E proprio da questo sentimento inizia Bravery And Greed: un beat’em up roguelite in cui saremo guidati da una sola cosa: un’insaziabile avidità, sia essa di tesori o d’avventura.
Attraverso vari dungeon e biomi ci ritroveremo ad affrontare nemici temibili, tremende creature demoniache, barbari, maghi, scheletri, solo per riuscire ad ottenere sempre qualcosa in più dell’esplorazione precedente.
In un titolo con elementi roguelite, basato fondamentalmente sul ripetere le stesse azioni finché non saremo soddisfatti del risultato, ciò che mai un giocatore dovrà arrivare a percepire dovrà essere la noia. Questa analisi aiuterà a capire dunque, quanto potenziale abbia Bravery And Greed in termini di contenuti e rigiocabilità, i due punti fondamentali per un titolo del genere.
I primi passi che muoveremo nel gioco non lasceranno certo di stucco, specialmente se si è giocatori navigati. Il gioco si propone come un beat’em up 2D con elementi roguelite e da dungeon crawling. Nulla di così innovativo ed affascinante da catturare l’interesse di chi si sofferma a ciò che viene trasmesso di primo acchito.
Il primo impatto con Bravery And Greed non lascia quindi sicuramente a bocca aperta.
Il gioco si apre con una cinematic in cui quattro avventurieri, avvinazzati ad una taverna, discutono di ciò che un Nano ha detto ad uno di loro.
Si parla di un tesoro. di miniere oscure e pericolose e di una quantità di monete d’oro che potrebbe esaudire ogni loro desiderio. “Alle miniere a Nord-est, dietro quell’enorme porta nanica…”
In particolare, ciò che dovremo cercare di ottenere saranno quattro rune:
Tramite queste, sempre da ciò che capiamo dalle parole degli avventurieri, potremo avere libero accesso ad un tesoro che ci renderebbe “più ricchi di un Re”.
Sarà possibile giocare con quattro personaggi, anche questi tra i più classici archetipi di un mondo fantasy medievale:
Sia concettualmente che esteticamente dunque, i personaggi non sono esattamente originalissimi e ciò potrebbe portare il giocatore medio a bypassare Bravery and greed in favore di altro.
Al giorno d’oggi, in cui la produzione mondiale di videogiochi sforna titoli ad una velocità impressionante e in cui il mercato indie propone avventure visivamente appaganti ed originali, il classicismo del titolo di Rekka Games potrebbe far calare il gioco in un tremendo abisso di banalità, per chi vi si approccerà più superficialmente.
Visto il motore motivazionale dei personaggi del gioco e l’obiettivo da raggiungere, capiamo subito quindi che non abbiamo a che fare con un gioco che cerca di imbastire una narrazione complessa e/o nascosta quanto più un titolo che punta a generare sensazioni elementari e gradevoli: lo spirito di ricerca, la conoscenza dell’ignoto, la sensazione di unicità attraverso la crescita.
È con queste basi che veniamo subito catapultati nel mondo di gioco, nello strenuo tentativo di far aumentare l’avidometro.
Ma ancora, tutta la forza del gioco fatica ad irrompere nella mente del giocatore che si troverà davanti un titolo solido, anche soddisfacente pad alla mano ma che non riesce nel brillare rispetto alla concorrenza.
Gli spunti interessanti comunque non mancano: uno su tutti lo stile grafico che riprende i vecchi videogiochi 2D dei cabinati anni ’90, restituendo un po’ quel nostalgico feeling alla Super Double Dragon o Golden Axe, con quella spruzzatina di Ghost ‘n Goblins.
Sarà solo iniziando a muovere i primi passi tra le miniere di ghiaccio che inizieremo a notare quanto la formula del gioco funzioni alla perfezione. Dopo aver eliminato i primi nemici, tramite combattimenti semplici ma che riservano un sacco di sorprese e spunti nel caso volessimo esplorare per bene il combat system, iniziamo a ricevere premi, tesori, potenziamenti.
Tutto inizia a splendere di luce nuova e quella che ci sarebbe potuta sembrare un’azzeccata operazione nostalgia, diventa assuefazione.
Grazie ad un gameplay molto veloce ed immediato nella comprensione e ad un’esplorazione che riserva tesori maggiori quanto più saremo coraggiosi nell’affrontarla, Bravery and Greed riesce subdolamente a incastrare il giocatore in un loop potenzialmente infinito di mazzate fisiche o magiche.
La voglia di giocare al titolo salirà esponenzialmente, il clangore delle spade diverrà il suono che ci condurrà passo dopo passo alla scoperta dei luoghi più pericolosi di ogni dungeon. E come ogni beat’em up a scorrimento che si rispetti, non potrà mancare il boss di fine livello.
Sebbene dunque, il primo impatto potrebbe apparire grezzo, quasi scontato e banale, dare una possibilità a Bravery And Greed potrebbe rivelarsi più appagante di quanto pensiate.
A rendere più profonda la funzionale, seppur semplice, formula del beat’em up saranno i potenziamenti ottenibili lungo tutto il gioco. Ve ne saranno di vario tipo, ora offensivi, ora difensivi. Alcune volte saranno cure, semplici ma utilissime nelle run più lunghe. Altre volte, si tratterà di potenziamenti complessi che potrebbero cambiare totalmente il proprio gameplay.
Diversi sono i modi con cui il giocatore può entrare in contatto con i potenziamenti: da una parte ci sono le carte dei tarocchi, veri e propri potenziamenti passivi da impostare prima dell’inizio di una run e non modificabili dopo; ai pezzi di equipaggiamento che, nella loro passività, ci permetteranno di costruire il nostro personaggio secondo varie build. Di queste ne esistono diverse: dal veleno alle fiamme, passando poi per il ghiaccio o per il dominio del regno vegetale.
Sempre parte dell’equipaggiamento saranno le bacchette o scettri che dir si voglia. Si tratta di vere e proprie bacchette magiche che permetteranno di utilizzare delle magie una volta che ne avremo caricato il potere. Degli utili strumenti per aggiungere varietà ad un gameplay che altrimenti, per alcuni personaggi, potrebbe limitarsi al semplice button mashing.
Sarà poi possibile trovare statue ed obelischi che, tramite il potere di una delle quattro rune, ci permetteranno di scegliere un “percorso” di potenziamenti. Ad esempio a Runa del Caos ci porterà ad ottenere potenziamenti tutti incentrati sul lato più offensivo mentre la Runa della Vita ci permetterà di diventare dei tank pieni di vita e resistenze varie e così via.
Andando avanti con l’avventura, i potenziamenti si faranno sempre più complessi e strutturati, permettendoci di ottenere abilità uniche. Non mancherà varietà negli approcci, cosa più che apprezzabile e che lascia il giocatore con la giusta curiosità.
Non vi nascondo che dopo la fine di ogni run, iniziavo a pensare a come sarebbe andata se avessi preso un potenziamento piuttosto che un altro. E tutto ciò che mi serviva fare era ripartire da capo, cercando un nuovo metodo per battere i fastidiosi boss che cercano di limitare il nostro viaggio.
Più che mai, la locuzione “chi trova un amico trova un tesoro” sembra calzante in Bravery And Greed. Uno dei punti su cui gli sviluppatori hanno più spinto è la possibilità di giocare il titolo in maniera cooperativa, sia online che locale, sino ad un massimo di quattro persone in simultanea.
Giocare con uno o più amici rende l’esperienza sicuramente più avvincente anche se la difficoltà ne risente. Mentre giocare in singolo offre un buon grado di sfida coi nemici più potenti che ci incuteranno genuino timore, giocare in cooperativa appiattirà un po’ tutte queste sensazioni, lasciando spazio però al genuino divertimento dato dalla costruzione di un team omogeneo che permetta soluzioni varie.
E nel caso in cui non abbiate qualcuno con cui giocarlo, non soffrirete comunque la solitudine. Durante l’esplorazione sarà infatti possibile trovare vari alleati da liberare, siano essi cani, barbari, stregoni o qualsiasi altra creatura si celi tra le impervie stanze dei dungeon in cui scorrazzerete. Certo, nella foga delle battaglie non saprete nemmeno se i vostri alleati stanno collaborando vista l’estrema confusione che si creerà a schermo, anche grazie ad una vibrazione dello schermo a tratti invadente.
L’aspetto migliore di questa meccanica sarà che, nonostante nessuno degli alleati ci permetterà d’interagire con lui, sarà possibile accarezzare i cani.
Un comando unico, solo per accarezzare i cani.
Impossibile non apprezzare, bravi Rekka Games.
Lato artistico, Bravery And Greed non brilla particolarmente.
Come già detto qualche paragrafo sopra, è apprezzabile la volontà di restituire quel feeling anni ’90 del gioco da cabinato e in parte il gioco riesce a farlo. Il problema è che, mentre l’operazione nostalgia funziona a livello concettuale, ciò che artisticamente ci troveremo di fronte sarà un miscuglio di banali ambientazioni fantasy medievaleggianti.
I biomi ad esempio, saranno dedicati a vari elementi: vi sarà la miniera di ghiaccio, quella di lava ecc. Ogni bioma avrà delle sue regole proprietarie e i piccoli elementi che lo comporranno, obbligheranno il giocatore ad adattare il suo pensiero al nuovo ambiente. Tolti però quei piccoli elementi che rendono unico quel bioma, tutto ciò che fa da sfondo resterà invariato.
La variazione di bioma lascia presagire al giocatore stanze uniche, arredi unici, unicità architettonica, qualcosa!
Ma il gioco disattende qualunque aspettativa, utilizzando stesso tipo di stanze, stesso tipo di arredi, stesso “qualcosa” per ogni tipologia di livello. E se da un lato questo può restituire una certa consecutio d’informazioni che il giocatore incanala, dall’altro appare come una scelta di sviluppo pigra. Probabilmente ciò è dovuto al basso budget o, a pensar male, ad una carenza di idee artistiche valide, cosa che non sorprenderebbe data la banalità visiva e grafica che si respira in tutto il gioco.
Il design dei quattro personaggi giocabili sarà quanto di più banale possiate immaginare, col Rogue vestito da ninja e il mago con tunica e cappello a punta. Allo stesso modo i nemici avranno design basilari e stereotipati, arrivando perfino a ripetersi come nel caso dei maghi che, nonostante utilizzino tutti elementi diversi, dal ghiaccio al fuoco, dall’oscurità al vento, non avranno nulla che ci permetterà di distinguerli.
Giocando Bravery And Greed, da appassionato del mondo indie e roguelike, ho subito pensato a The Binding Of the Isaac.
Il gioco di Edmund Mcmillen, nonostante gli enormi problemi di budget iniziali, era una fucina inesauribile di idee che lo hanno portato ad essere un punto di riferimento per il mondo indie. E solo di idee si trattava visto che, il primo Isaac a livello di design non era curato come lo è adesso, gli effetti particellari erano quelli di un indie a basso budget.
Ma un‘idea, piazzata in un contesto del genere, può fare più bene di quanto non possa fare un buon effetto visivo.
C’è poco da girarci intorno, Bravery And Greed a livello di sviluppo artistico lascia parecchio a desiderare e questo, ancora una volta, è un enorme problema che rischia di lasciare il titolo confinato in un angolo di internet, fuori dalla mente degli appassionati del genere.
La sfida che Bravery and Greed propone è tutto sommato bilanciata. Col proseguire dell’avventura ci troveremo a ripulire stanze con nemici man mano più forti, che potrebbero darci problemi seri specialmente se non abbiamo fatto attenzione alla sviluppo dell’equipaggiamento, durante la run.
La difficoltà crescente dei nemici tuttavia, sarà rappresentata da un aumento esponenziale dell’output di danno, senza variazioni di moveset o estetiche che possano farci percepire di trovarci dinnanzi a nemici più temibili, rispetto a quelli affrontati in precedenza.
Ancora una volta, piccole accortezze, avrebbero potuto migliorare l’esperienza generale.
A dare più difficoltà saranno sicuramente i boss di fine livello. A causa di un sistema di movimento non proprio precisissimo e di hitbox indecifrabili, potremo trovarci alternativamente a non riuscire a schivare un colpo o ad essere colpiti anche quando penseremo di essere fuori traiettoria.
Non aiuteranno di certo i comandi, non reattivi e confusionari. Molte combo saranno da attivare, da pad, tramite le levette direzionali. Il rilevamento del movimento delle levette non sarà però mai preciso, costringendo il giocatore a dover forzare un determinato movimento, facendo perdere qualunque immediatezza nell’esecuzione di una combo, o semplicemente a rinunciare e a ridurre il combattimento a metodi più elementari ma funzionali.
Per dovere di cronaca, ci teniamo a segnalare che per poter fare questa dichiarazione, abbiamo provato il gioco con due diversi pad (un DUALSHOCK 4 e un pad di Xbox One) perfettamente funzionanti, che hanno però dato lo stesso problema.
Quanto a level design ed interconnessione delle mappe, ritorna la pigrizia di cui discutevamo poc’anzi. Le mappe saranno enormi corridoi, con pochi bivi che non richiederanno nemmeno troppo per essere esplorate.
Ciò che ci muove, in quanto avventurieri, è appunto la voglia di esplorare e le mappe del gioco non lasciano tanto spazio a quest’aspetto. Sarà abbastanza intuitivo trovare la strada principale verso la fine del livello e le deviazioni saranno si utili a sbloccare qualche forziere nascosto o qualche altare per potenziarci, ma non ci sarà qualcosa che ci farà appassionare all’esplorazione, non ci sarà nulla che la renderà unica.
E questo aspetto, forse più di altri, è un enorme peccato. Giocando Bravery and Greed non eravamo sicuramente alla ricerca del nuovo Castlevania, ma avrebbe fatto piacere vedere un minimo di attenzione ad un lato che, in giochi del genere, ha il potenziale per racchiudere tante sorprese. E intendo vere sorprese, non l’ennesimo scrigno con dentro delle monete e della frutta.
Sarà possibile imbattersi anche in npc che ci presteranno dei servizi a pagamento, dal semplice mercante ad una chiromante che col suo potere, ci attribuirà un potere random.
Solo raramente si riesce ad assistere ad eventi unici, in grado di dare anche una bella sensazione di illusorio realismo, quanto alle motivazioni che spingono la nostra ricerca: tra i pochi episodi di questo tipo capitato durante una nostra run, quello che più ci ha colpito è stato un breve inseguimento di un goblin che custodiva tra le braccia un tesoro.
Ma anche per episodi del genere, belli ed inaspettati, sussistono luci ed ombre: se è infatti vero che meccaniche uniche aiutano a conferire all’opera una profondità diversa dal semplice picchiaduro a scorrimento con l’unico scopo di menar le mani, è anche vero che la messa in scena di tali eventi sarà dannatamente finta e, ancora una volta, noiosa e pigra.
Il goblin infatti ci supplicherà di lasciarlo in vita, con una voce sommessa, dissimile da quella di altri mostri della sua stessa razza incontrati. Potremo provare genuina tenerezza durante questa scena. E non abbiamo la pretesa di chiedere un sistema di scelte che ci permetta di scegliere della vita del goblin, dato che comunque noi siamo degli avidi in cerca di ricchezze.
Ma risulta quasi crudele che la mappa si chiuda attorno al goblin, costringendolo a correre all’interno di un piccolo quadrato di terra, senza possibilità di fuga vera e propria.
Implementare altre possibilità in eventi del genere, tipo dare al goblin la capacità di difendersi o di evocare degli alleati o di condurci ad una trappola, piuttosto che farlo diventare una semplice pignatta, sarebbe stato sicuramente più interessante e la profondità del gameplay ne avrebbe infinitamente giovato. Ancora una volta, peccato.
This post was published on 15 Novembre 2022 14:00
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