Già in un articolo del 10 Agosto, il buon Alessandro Colantonio ci parlava di come in questo periodo i TRPG (Tactical role playing games o giochi di ruolo tattici) stiano tornando alla ribalta (recuperate l’articolo qui) e devo dire di non poter essere più contento visto che il genere sposa perfettamente i due aspetti (che un po’ per indole e un po’ per deformazione professionale) in un titolo mi attraggono maggiormente: la sfida tattica e l’immersione narrativa.
Square Enix e ArtDink ci propongono dunque un titolo che sa’ di passato, ricordandoci le vecchie glorie degli anni ‘90 (Final Fantasy Tactics, Tactics Ogre e tanti altri ancora) pur non avendo paura di sperimentare e rinnovare il tema.
Accompagnatemi dunque in questo viaggio in cui scopriremo se l’intento è riuscito, perché come insegna il buon Ariosto, le storie di dame, cavalieri e nobili non muoiono mai.
Sin da subito il gioco si apre mostrandoci un’ambientazione che i più avvezzi al genere tattico forse potranno aspettarsi: un grande continente, diviso da tre nazioni legate da un fragile equilibrio: Glenbrook, il fiorente regno del sud-ovest, egemone del commercio fluviale; Aesfrost nelle fredde catene montuose del nord, padrona della produzione del ferro; e Hyzante, la grande perla del deserto e unica produttrice di sale del continente.
La grande particolarità è che nel grande continente di Nortelia (pronunciato Norzelia) le guerre non sono frutto di pretese territoriali o nazionali quanto piuttosto delle vere e proprie guerre di egemonia sulle risorse, esattamente come la Guerra del Sale e del Ferro terminata non più di 30 anni prima dell’inizio della nostra avventura.
Non è sempre facile trattare il tema della guerra, né lo è stato per me giocare questo titolo sforzandomi di non cercare parallelismi con gli eventi contemporanei. È comunque importante ammettere che il titolo di ArtDink e SquareEnix riesca con tatto, non solo ad analizzare il fenomeno della guerra (tra intrighi di palazzo e una vera e propria corsa alle armi) ma anche a tener conto degli effetti del conflitto sulla popolazione (cosa che il gioco non ci farà mai tralasciare in tutta la nostra avventura).
Ed è dunque in questo mondo segnato da una precaria pace che il nostro protagonista, Serenoa Wolffort, rampollo di una delle tre casate nobili del Regno di Glenbrook, dovrà destreggiarsi tra intrighi e tradimenti, pur di proteggere la sua famiglia e il suo dominio.
É chiaro sin da subito che la narrazione di Triangle Strategy sarà lenta; le prime ore di gioco saranno pienamente dedicate all’esposizione dell’ambientazione e degli eventi salienti passati. Durante queste ci verranno presentati personaggi su personaggi di cui non sappiamo praticamente nulla (a meno di non premere il tasto apposito per far comparire la scheda riassuntiva del personaggio) mentre il giocatore avrà la classica sensazione di trovarsi quasi davanti ad un film privo di interazioni, salvo giusto un tutorial su come affrontare le battaglie.
Fortunatamente questo titolo non è uno di quei JRPG che diventano interessanti alla quarantesima ora ma, anzi, è un gioco che fa del suo ritmo compassato una caratteristica super apprezzabile.
Non saremo infatti chiamati ad affrontare maghi pazzi che vogliono causare la fine del mondo o draghi millenari e ultra-potenti come in un classico fantasy: dovremo fare i conti con desideri, mire e macchinazioni politiche dei personaggi che ci circondano.
L’approccio più antropocentrico della narrazione, che ci porrà di fronte a problemi sistemici del mondo come la segregazione razziale, lo schiavismo e l’avidità di potere, lo avvicina più al fantasy contemporaneo, ed è sicuramente una ventata d’aria fresca che contribuisce a rendere il titolo più distintivo rispetto a giochi dello stesso genere.
In una narrativa di questo genere ci aspetteremmo dei personaggi forti, con dei chiari desideri ed istinti che possano rendere gli stessi eventi più interessanti, o quantomeno rendere le nostre scelte più complesse; purtroppo non è esattamente così.
Il casato dei Wolffort è volutamente caratterizzato come una forza intrinsecamente buona, e i personaggi coinvolti dunque non saranno da meno; anche quando dovesse presentarsi un vero e proprio conflitto tra i personaggi questi esporranno le proprie opinioni sempre in maniera quasi troppo calma e razionale, mai degenerando in pulsioni più profonde.
Il gioco però riesce con la sua narrativa ad ovviare al problema portando i personaggi quasi archetipici a sviluppare una parvenza di personalità tramite il continuo conflitto e le tensioni che si presenteranno davanti al gruppo; tutto ciò nonostante rimarrà comunque un alone positivo e responsabile sulle spalle dei personaggi.
Una delle meccaniche vincenti di Triangle Strategy e che lo rendono avvincente e differente alla dotazione di titoli usciti in passato è la meccanica delle Convinzioni.
Le nostre interazioni con il mondo saranno guidate da tre diverse inclinazioni morali: la Moralità ( intesa come la magnanimità o il prendersi cura dei nostri sottoposti) il Pragmatismo (ovvero preferire la strada più pratica al netto di guadagni e perdite) e infine la Libertà ovvero cioè l’amore per l’indipendenza e l’autonomia.
Qualunque interazione modificherà dei parametri nascosti che andranno a modificare il corso degli eventi in base al nostro approccio durante il corso dell’avventura. Questo finirà per precluderci il reclutamento di determinati compagni o l’esecuzione di alcune scelte.
Sì, perché in Triangle Strategy non saremo solo noi in quanto condottiero del gruppo a compiere le scelte più importanti. Ognuno dei personaggi avrà un voto (e delle opinioni anche forti) nelle questioni catartiche, introducendo una caratteristica che vista davvero poco in JRPG di simile calibro: la Democrazia.
Al giocatore viene comunque lasciato un importante frammento di potere decisionale: il protagonista avrà modo di influenzare le convinzioni dei membri del party, aumentando le nostre chance di successo che serviranno poi a raccogliere ulteriori informazioni durante i momenti di esplorazione così da avere delle cate da giocare a tempo debito.
Triangle Strategy divide in 3 “parti” i momenti di gioco; le sezioni narrative, in cui osserveremo gli eventi che stanno accadendo intorno a noi, le sezioni di esplorazione in cui avremo la libertà di muoverci in una mappa (che molto spesso sarà anche un luogo in cui combatteremo), e le sezioni di combattimento in cui le meccaniche da JRPG tattico vengono alla luce.
Ecco, se vi aspettate un complesso sistema di incastri e micromanagement siete nel posto sbagliato: Triangle Strategy riesce a fare molto con ben poco, trovando nel movimento la sua meccanica più forte. Il gioco permetterà di muovere in maniera strategica i compagni per fiancheggiare o pugnalare alle spalle il nemico, dando anche modo al giocatore di sfruttare l’altezza per aumentare il potenziale delle armi a distanza.
L’essenza, direi scacchistica, delle battaglie di Triangle Strategy è data anche dalla meccanica dei Punti Azione. Il giocatore potrà muoversi e compiere azioni più o meno potenti, consumando una risorsa chiamata PA. Il giocatore recupererà un PA per turno ma, esistendo azioni in grado di consumare multipli PA in un colpo solo, al giocatore viene lasciato il compito di ragionare benissimo come gestire questa importante risorsa.
L’IA non brilla di particolare intelligenza e, proprio in virtù dell’ importanza del movimento in questo titolo tenterà di attaccare preferibilmente le unità fuori posto o isolate (a meno di non avere una specifica IA data dalla missione). In alcune missioni la difficoltà più grande non sarà infatti gestire le tattiche del nemico quanto piuttosto i suoi numeri.
Anche dal punto di vista della personalizzazione dei nostri compagni d’avventura l’approccio sarà quantomeno essenziale; non avremo come in altri titoli la completa libertà di modificare la classe (e dunque il ruolo in combattimento) delle nostre unità mentre la progressione dei livelli ci darà in automatico nuove abilità da utilizzare. I potenziamenti ci costeranno risorse che potranno essere acquistate, trovate in esplorazione o, nel caso delle promozioni di classe, trovate a fine battaglia.
La “rigidità” delle classi però non deve trarre in inganno il giocatore e fargli immaginare delle battaglie statiche e sempre uguali; la varietà di approcci strategici è garantita dalla presenza di moltissimi comprimari dalle classi a dir poco particolari: guaritori a cavallo armati di pesanti randelli, furbi consiglieri che ci faranno recuperare PA, mercenari assetati di bottino e molto altro ancora.
La presenza di così tante possibilità ci porterà però davanti ad un’annosa scelta: su quali membri del gruppo puntare? Sì, perché se la mancanza di vere missioni secondarie è compensata dalla presenza di Battaglie Simulate in cui sperimentare i nostri approcci e guadagnare EXP, il vero problema saranno le risorse per i potenziamenti, scarse nel numero e sempre più costose.
Per Triangle Strategy Square Enix ha scelto di adottare ancora il 2DHD ovvero lo stile grafico in cui personaggi in pixel-art navigano in spazi modellati in 3D, così come per titoli passati come Octopath Traveler.
Questo stile grafico al costo magari di una spiccata immersione del giocatore, si sposa perfettamente con il sistema di combattimento e di esplorazione, in cui potremo muovere liberamente la nostra visuale come se stessimo osservando un ricchissimo diorama in cui muoverci e guadagnarci la vittoria. Inoltre, gli effetti visivi e di luce completano la scena, rendendola ancora più viva agli occhi del giocatore.
Lo stile aulico dei dialoghi per alcuni potrebbe risultare a tratti un po’ ostico, ma credetemi, ne vale assolutamente la pena per mantenere il tono della narrazione, che di per sé perderebbe molto se non si mantenesse quel tono medievaleggiante.
Un po’ deludente dal mio punto di vista l’adattamento dello scritto in Italiano (l’audio è solo Inglese o Giapponese). Persone che non siano avvezze ad ascoltare l’inglese potrebbero non accorgersi della questione, ma l’adattamento italiano in alcuni casi stravolge il senso di alcuni dialoghi e modifica termini e nomi dei personaggi nel tentativo di mantenere una “coerenza” con l’originale che per mia modesta opinione di giocatore sarebbe rimasta invariata se non fossero stati modificati.
La dissonanza cognitiva che mi ha causato ascoltare in inglese una cosa e leggerla in italiano completamente stravolta mi ha portato a giocare il titolo completamente in inglese; se per voi fosse una scelta difficile, vi consiglierei di usare l’audio giapponese e lo scritto in italiano.
Le musiche composte da Akira Senju, già compositore della soundtrack di Fullmetal Alchemist, fanno da perfetto contrappunto a tutti i momenti della narrazione; dai momenti di calma idilliaca fino a quelli di terrore e incertezza più pura, la OST ci comunica perfettamente quali sono le poste e le emozioni in gioco, coinvolgendo nel momento il giocatore.
Se dovessi definire Triangle Strategy con una parola, sarebbe “Potenziale”. É un titolo che non ha bisogno di mezzucci come draghi antichi o dei malvagi per farci sentire il peso e l’importanza delle nostre decisioni, ma sfrutta magistralmente dei personaggi che, seppur non sviluppati come avrei voluto (e come sono convinto un colosso dell’RPG come Square avrebbe potuto) rendono la trama molto più sentita, o quantomeno umana.
Nutro una grande speranza da fan dei TRPG: che Triangle Strategy non sia solo un fuoco di paglia, ma un trampolino di lancio verso nuovi titoli che prendano a piene mani da quest’esperienza, e raffinino quello che reputo un diamante ancora un po’ grezzo.
This post was published on 9 Novembre 2022 16:30
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