Non è semplice per un survival horror moderno ripescare dal passato e risaltare per le proprie unicità, i classici stilemi del genere sono rimasti affascinanti nonostante lo scorrere del tempo, tuttavia è nel particolare che un prodotto può distinguersi. È vero anche che la riproposizione dei tratti caratterizzanti della golden age del videogioco horror può essere un buon banco di prova per piccoli studi indie che propongono l’omaggio “nostalgico” in modo da diventare loro stessi un punto di riferimento per gli appassionati di un’epoca che, ormai, solo attraverso gli indie può essere rivissuta.
Ed ecco che arrivano sul mercato giochi tipo Signalis, survival horror retro-futuristico sviluppato da rose-engine che attinge a piene mani da Resident Evil e Alone in the Dark per proporre la propria visione dell’orrore. Adesso vi diciamo se ci ha convinto.
Signalis è un horror fantascientifico che scaraventa il giocatore in un contesto che fonde passato e futuro come da tradizione delle opere distopiche. Il contesto culturale e politico rimanda alla Guerra Fredda e ai regimi totalitari che hanno terrorizzato il mondo nel Novecento, si nota in modo particolare dall’estetica rigida fatta di colori freddi e spenti, e dai continui riferimenti, sotto forma di note, manifesti e poster, a un sistema governativo oppressivo e poco incline al fallimento e alla disobbedienza.
A questo contesto, Signalis aggiunge richiami agli anni ’90 con l’inserimento di oggetti che spesso vengono ricondotti a quell’epoca come schermi CTR e floppy disk, e cenni a un futuro però ancora abbozzato e poco lontano dal passato attraverso la rappresentazione di marchingegni e strutture troppo avanzate per le epoche appena citate. Non è un miscuglio confusionario, anzi, tutto è perfettamente integrato nella storia restituendo un’immagine chiara e solida dell’intento narrativo degli autori.
La trama di Signalis ci fa vestire i panni di Elster, una Replika, ovvero un tecnico a cui vengono affidate missioni solitamente di stampo ingegneristico (come Isaac di Dead Space) che si risveglia su un pianeta ghiacciato all’interno della sua navicella. Non c’è più traccia della pilota, Ariane Yeong, così Elster decide di indagare scoprendo la presenza di strutture governative abbandonate. Lei però non sembra la prima ad essere giunta lì e spingendosi sempre più in profondità capirà di dover combattere per sopravvivere. Creature umanoidi si risvegliano dal loro stato apparente di morte e le danno la caccia, mentre lei cerca risposte su se stessa e la sua partner di viaggio.
Facendo ciò, scova terribili segreti che un governo totalitario non vorrebbe mai che fossero disvelati. Cos’è il Penrose Program e perché alcuni ricordi la tormentano? Questo è in linea di massima il plot che convince il giocatore ad andare avanti, non si tratta di una storia molto fuori dai canoni delle produzioni del genere, piuttosto è particolare come questa venga presentata. Infatti, Signalis non è un gioco che imbocca l’utente, rimane criptico su molti aspetti e tende a una narrazione addirittura quasi lynchiana. Non è un male, ma non è neanche semplicissimo riuscire a seguire il filo sempre e comunque (inoltre, per onor di recensione, vi avvisiamo che dovrete accontentarvi dei sottotitoli in inglese).
Recensire Signalis è come recensire il Resident Evil del 1996 sotto molti punti di vista. I punti in comune sono tantissimi, partendo dall’aspetto grafico che in Signalis viene proposto in un finto 32 bit in omaggio appunto dei videogiochi della prima storica PlayStation. L’horror di rose-engine ha schermate fisse in cui la telecamera, leggermente posta in alto, non può essere spostata, proprio come avveniva con gli scenari prerenderizzati di Resident Evil.
La schermata di gioco vera e propria è solo quella centrale, con i due lati perennemente al buio e inesplorabili per dare anche un maggior senso di claustrofobia. Il gameplay si basa fondamentalmente, come abbiamo accennato, agli stilemi classici del genere, abbiamo dunque un’esplorazione che si concentra sul ritrovamento di oggetti chiave e risorse e alla risoluzione di puzzle. Elster può utilizzare armi da fuoco, con apposito mirino laser, per uccidere le creature che infestano il luogo. Proiettili e oggetti di cura sono abbastanza rari, a eccezione di parti in cui il gioco ci fa capire che si dovrà sparare più del solito, come contro un boss, ad esempio, pertanto l’uccisione di ogni singolo nemico non è da contemplarsi, piuttosto è meglio farsi colpire una volta e scappare in una zona sicura.
Tra l’altro, i mostri non riescono a scoprirci con facilità nell’oscurità, in questi casi è importante tenere spento il modulo che fa da torcia e camminare molto piano per non fare rumori che li allerterebbero. Da questo punto di vista, il senso di ansia e di oppressione è ben realizzato perché i mostri sono davvero inquietanti nel loro incedere, una tattica stealth è sempre preferibile quando in una stanza ci sono più di due nemici. Il sistema di puntamento si gestisce con la levetta destra che va a indirizzare il mirino laser, quest’ultimo è un quadrato che si restringe progressivamente, più si restringe più sarà preciso il colpo. Una volta a terra, i nemici possono essere calpestati per impedire loro di dare fastidio in seguito (ma con alcuni mostri questa cosa non basterà).
Esplorazione ed enigmi sono il punto forte del gioco visto che per tutta la durata dell’avventura (della durata di circa 10 ore) siamo chiamati a fare parecchio backtracking tra le varie stanze, anche su più piani, per aprire porte prima inaccessibili, trovare oggetti utili alla soluzione di un puzzle o solo per andare a salvare. Sì, in Signalis ci sono le stanze di salvataggio al di fuori delle quali non ci sono checkpoint. All’interno di queste safe room è presente uno schermo CTR per salvare i progressi e una cassa per immagazzinare gli oggetti che non possiamo portarci dietro. Il nostro inventario, infatti, è ridottissimo, solo sei slot totali che dobbiamo farci bastare per munizioni, armi, oggetti di missione, moduli e quant’altro. Non ci sono compromessi moderni – inventario diviso in sezioni come nei RE più recenti – dunque la gestione dello spazio è fondamentale.
Un’altra caratteristica ripresa dai survival horror di un tempo, ma stavolta scomodiamo Silent Hill, è la mappa che si autocompila mostrando le zone di interesse. Questa dinamica che aiuta nell’esplorazione è presente anche nei Resident Evil odierni, ma prima era una prerogativa di Silent Hill. Oltre al colore diverso delle porte (azzurre se aperte, rosse chiuse e gialle da aprire con una chiave), sulla mappa vengono segnalati gli enigmi da risolvere e le safe room.
Gli enigmi sono la parte più riuscita di Signalis che propone un gran numero di rompicapo che richiedono un po’ di concentrazione. Gli horror moderni ormai non offrono più ai giocatori sfide di questo tipo, essendo maggiormente incentrati su esplorazioni “allucinatorie” e fughe da mostri stalker, mentre Signalis ci riporta indietro di più di vent’anni a quando i puzzle erano la prassi.
Chiariamo, nulla di impossibile, gli enigmi di Signalis non mettono a rischio la sanità mentale del giocatore, tuttavia sono ben ragionati, hanno una certa coerenza con il mondo di gioco e soprattutto hanno una logica che non se ne va per la tangente. È necessario fare attenzione agli indizi lasciati sui documenti e alle istruzioni presenti sugli aggeggi che andiamo a manipolare.
In alcuni casi, abbiamo avuto bisogno di carta e penna per riuscire a districarci perché gli enigmi propongono schemi da ricordare e inserire in un luogo diverso da dove li abbiamo visti. Da questo punto di vista, Signalis fa bene il suo compito di omaggiare il passato. Tutta la sua struttura è convincente, il gioco di rose-engine è un survival horror con solide basi… anche se prese quasi tutte da altri prodotti.
Ecco, prima abbiamo parlato di unicità e forse è proprio in questo che Signalis è deficitario. L’unica meccanica che possiamo considerare specifica per questo gioco è la presenza di una radio con cui smanettare per risolvere alcuni enigmi. Ogni frequenza ha suoni e codici che possono essere utilizzati per aprire casseforti, interagire con dispositivi e liberare una stanza da nemici particolarmente sensibili a delle frequenze specifiche. Ciò comunque non toglie nulla alla bontà del prodotto.
Di buona fattura il sonoro anche senza raggiungere picchi esaltanti, accompagna bene le varie fasi di gioco restituendo in modo persuasivo sensazioni ansiogene e di pericolo.
Signalis è una lettera d’amore destinata ai survival horror e a coloro i quali hanno apprezzato e continuano a farlo i classici del genere con le loro meccaniche oggi prerogativa dei titoli indie. Queste sono state riprodotte in modo convincente, e ancor più convincenti sono gli enigmi che ci hanno riportato indietro nel tempo. Estetica e contesto sono affascinanti, mentre la storia, seppur intrigante nella premessa, poteva forse essere meno criptica durante il suo progredire. L’unica nota davvero stonata è la mancanza di vere e proprie unicità.
This post was published on 25 Ottobre 2022 18:00
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