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Recensioni

The DioField Chronicle | Recensione (PC) | Un elegante e intricato JRPG strategico

Sono qui dopo 30 ore di montagne russe emotive tra tradimenti, colpi di scena, combattimenti sul filo del rasoio, nozioni su nozioni, nomi su nomi, personaggi su personaggi. Tutto ciò succede se ci si immerge nel giocare a fondo un titolo che ha tanta voglia di raccontarsi come The DioField Chronicle.

Ve l’avevamo accennato in questo approfondimento, nel resoconto della demo e in questa rubrica dedicata ai giochi tattici: The DioField Chronicle era un titolo che ci interessava per le potenzialità di gameplay che andavano a inserire componenti tattiche in dinamiche in tempo reale, e per la sua narrazione che fin da subito ci è sembrata composta da un intreccio elaborato.

Ebbene, siamo arrivati finalmente al momento in cui tiriamo le somme e cerchiamo di capire dove e come questo potenziale può considerarsi espresso, e soprattutto quanto è stato espresso. Trattandosi di una nuova e inedita IP in un genere videoludico molto settoriale, The DioField Chronicle infatti è un titolo a cui Square Enix ha destinato la maggior parte del suo budget in reparti di gioco specifici, sviluppandoli molto, ma tenendone indietro altri.

Qual è il risultato di questa scelta? Direi, ottimo come primo episodio di quella che si spera diventi presto una saga su cui costruire un futuro più performante e variegato.

Un romanzo fantapolitico fatto videogioco

La storia raccontata da The DioField Chronicle è complessa e intricata, forse più di quanto mi aspettassi nei discorsi perpetuati su queste pagine nelle scorse settimane, ma è comunque una narrazione che nella sua fruibilità risulta molto lineare: al giocatore non è destinata alcuna scelta di trama, ma anzi è egli stesso spettatore di un teatro politico incredibilmente articolato e drammatico, dove perfino i personaggi principali gli nascondono i reali obiettivi delle loro azioni.

The DioField Chronicle nella sua narrazione è uno show da seguire pad alla mano, un susseguirsi di colpi di scena e rivelazioni che scandiscono un’alternanza incessante di curiosità e scoperta riguardo le vicende politiche e belliche che si susseguono in quel di DioField, isola vessata da disequilibri interni e dallo spettro dell’invasione da parte di due forze continentali in guerra tra loro, l’Alleanza di Rowetale e l’Impero Schoeviano.

Le mire espansionistiche di queste due nazioni si spostano sull’isola di DioField per il possesso della giada, una preziosa risorsa utile per il funzionamento della magia. Il tutto è poi contornato da elementi fantastici sullo stile dei più apprezzati Final Fantasy, un marchio Square Enix, tra creature mostruose, stregonerie antiche e magie più moderne.

Molte delle vicissitudini politiche di The DioField Chronicle ci vengono raccontate da una voce narrante proprio come se fossero delle cronache di guerra, con tanto di eleganti artwork-diapositive color seppia che si alternano come fossero un cine-giornale del ventennio.

Invece, per raccontare le decisioni e le azioni istantanee tra una battaglia e l’altra, nonché i repentini colpi di scena, il videogioco utilizza filmati cinematici dove i personaggi emergono con tutta la loro personalità grazie a un doppiaggio eccezionale (sia giapponese che inglese) e ad animazioni ed effettini efficaci.

Il giocatore entra nel vivo di questi eventi, come attore principale, nei panni di Andrias Rhondarson, coi suoi compagni Fredret Lester e Izelair Wigan, tre personalità ben distinte ma legate da un burrascoso passato comune e da un solo obiettivo: questi erano legati al principe Levantia, ucciso durante un tentativo di colpo di stato in quello che sarebbe stata una prima miccia dello scontro più esteso che coinvolgerà l’isola di DioField e le vicine potenze continentali.

Anni più tardi, una volta giurata vendetta, i tre si ritrovano arruolati in un gruppo di mercenari al soldo del Duca William Hende, un importante nobile del Regno di Alletain, la nazione che siede al governo dell’isola di DioField.

A loro si uniscono tanti altri mercenari, tra i quali spiccano per la variegata personalità Iscarion Colchester e Waltaquin Redditch. Anche loro due giocano un ruolo predominante all’interno della drammatica storia di The DioField Chronicle. In generale, i personaggi utilizzabili in combattimento sono davvero un’infinità, e la loro progressione così come la loro disposizione delle abilità è riconducibile per molti versi a giochi gacha come Genshin Impact. Al di là delle visualizzazioni grafiche delle loro schede, il raffronto coi gacha è evidente anche dalle chiacchiere di background che si possono intrattenere con loro per guadagnare monete da spendere in migliorie.

Con The DioField Chronicle ci troviamo dunque di fronte a un’orchestra narrativa ben diretta, dove quasi ogni personalità rappresentata cela rancori, ideali e sentimenti da far risuonare proprio nei momenti clou. Quasi nessuno dei personaggi è mostrato come un eroe piatto senza macchia.

Ne consegue una composizione di trama sì lineare e sì guidata, ma matura e strutturata in continui cambi di registro e di tono che fanno di DioField un’opera misteriosa e complessa, da seguire con attenzione per non perdersi in questo continuo crescendo di nomi, fazioni, casati e avvenimenti.

Un limite a questa storia sinfonica va trovato proprio nel ritmo con cui la trama ci viene raccontata: in alcuni capitoli tale ritmo è troppo trascinato e lento, specialmente se accompagnato da scontri e partite tutte simili tra loro, ma di questo parleremo tra pochissimo.

Danza di spade… e di dita

The DioField Chronicle è un videogioco strategico che va giocato pad alla mano, perfino su PC. Da cultore dei giochi di strategia, gestionali e simulatori per personal computer, in un primo momento questa caratteristica mi è sembrata una costrizione: lasciare da parte mouse e tastiera per un titolo strategico mi è sembrato assurdo, quasi un sacrilegio.

Col passare delle ore e delle battaglie però ho irrimediabilmente cambiato idea. Come mai?

Gli sviluppatori di The DioField Chronicle hanno coniato un nuovo termine per identificare il gameplay delle battaglie: Real Time Tactical Battle, abbreviato con l’acronimo RTTB. Come avevamo già inteso nella prova della demo, lo stile di gioco è infatti da puro strategico in tempo reale, un RTS, ma con elementi mutuati dai JRPG tattici come Tactics Ogre, Final Fantasy Tactics o Triangle Strategy, tanto per restare in casa Square Enix.

Ogni volta che si sceglie un’azione da compiere, il videogioco entra in una pausa automatica che consente al giocatore quei secondi di ragionamento attraverso cui può adoperare le sue strategie. A ciò si aggiunge un sistema di movimento che sfrutta il tracciamento tattico di waypoint, punti dove i personaggi scelti devono obbligatoriamente muoversi. Questo consente al giocatore un posizionamento tattico che sfrutta l’ambiente di turno, per poi utilizzare le abilità dei suoi personaggi che più fanno comodo in quelle determinate situazioni.

I personaggi utilizzabili sono divisi in quattro classi principali, ognuna dotata delle sue armi caratteristiche: il Soldato, abile in mischia, il Cavaliere, un’unità dalla grande mobilità, il Cecchino, utile dalla distanza, e il Magicker, di supporto con incantesimi e magie. Ogni classe ha le sue armi utilizzabili, e queste sono espandibili in varietà e abilità attraverso lo sfruttamento di risorse ottenibili in battaglia o acquistabili dal mercante del proprio accampamento, un hub visitabile dal giocatore in terza persona tra una guerra e l’altra dove si spendono le proprie risorse, si parla con gli altri personaggi e si accettano nuove missioni.

I singoli personaggi, oltre a poter equipaggiare un’arma e due strumenti accessori, possono sfruttare un sistema di perfezionamento delle loro caratteristiche che differisce da individuo a individuo. A tutto ciò vanno aggiunti gli strumenti di squadra, oggetti monouso utilizzabili da chiunque in battaglia, e i Magilumic Orb, potenti evocazioni dagli effetti devastanti in battaglia. Se poi contiamo che in campo posso entrare solo 4 personaggi, affiancati dal supporto di un altro personaggio ciascuno come se fosse equipaggiato, cominciate forse a comprendere quanta pianificazione c’è già nel solo party building prima di entrare in battaglia.

È proprio con la discesa in campo nelle missioni di gioco che il sistema RTTB di The DioField Chronicle mette in luce la sua essenza. Tutte le battaglie hanno la durata media di 6 minuti, e al contrario di quanto si potrebbe pensare, una volta padroneggiati e compresi i comandi del pad, il gameplay diventa frenetico, quasi arcade. Il tutto poi si arricchisce di spettacolarità quando entrano in scena abilità speciali accompagnate da filmati di animazione rapidi ma efficaci.

C’è stato un momento negli scorsi giorni in cui ho guardato le mie mani mentre eseguivo azioni di gioco in battaglia e sembrava quasi stessi giocando a un picchiaduro, inanellando delle combo; in realtà stavo solo cercando di schivare una mossa ad area avversaria, contrattaccando per fermarla attraverso un personaggio, allontanandone gli altri, forte della memoria muscolare delle mie dita.

L’adattamento di tale sistema RTTB al gamepad è probabilmente la cosa più riuscita, al punto da poter dichiarare che The DioField Chronicle è un gioco strategico pensato per console prima che per il PC, forse il primo della sua stirpe che ci è riuscito sposando una filosofia di gioco arcade adattandosi perfettamente al gamepad.

Dove il gameplay di DioField purtroppo risulta fallace è nella varietà delle quest e dei campi di battaglia: troppo ripetitive le missioni, anche se di breve durata, che unite a certi capitoli dal ritmo lento possono essere motivo di noia nonostante le tante possibilità strategiche pre-battaglia.

Non aiuta neanche la poca interazione con l’ambiente, destinata a soli barili esplosivi, torri di controllo che aprono a nuove aree, barriere e cannoni che ostacolano il percorso. Il consiglio per i giocatori di The DioField Chronicle è di spalmare le proprie partite in brevi sessioni di gioco, onde evitare di stancarsi della ripetitività.

Eleganza e dramma

Sia il gameplay che la narrazione di The DioField Chronicle sono contraddistinte da una certa eleganza di fondo che rendono il titolo un prodotto maturo, ma dove questa eleganza emerge di più è sicuramente il comparto grafico, specialmente nei sontuosi artwork di Isamu Kamikokuryo, maestro delle illustrazioni già coinvolto in opere come Final Fantasy XII e XIII.

Le espressioni e il livello di dettaglio dei personaggi rappresentati dalla sua matita sono carichi di drammaticità e, man mano che si scoprono le intenzioni e i caratteri dei personaggi, si riescono a comprendere tutte le sfumature racchiuse nelle espressioni disegnate dal maestro.

Nella rappresentazione 3D del gioco sono eccellenti i filmati cinematici già descritti e le ambientazioni di guerra. I campi di battaglia sono piccoli quadrati di terra abbelliti da lenti focali ed effetti grafici che li rendono dei diorama gradevoli alla vista, specialmente quando si entra nella visuale isometrica dei Log di Battaglia, che fa apparire il tutto quasi fosse un subbuteo, o meglio, un wargame da tavolo con tanto di pedine.

Peccato invece per i modelli 3D dei personaggi, eccellenti solo nei filmati cinematici, ma da rivedere nel gameplay all’interno dell’accampamento. È evidente che quei modelli sono fatti per essere visti da lontano, come in battaglia. Anche le intersezioni di gioco in cui ci sono dialoghi e brevi sequenze animate tra questi, sono evidenti i limiti di resa grafica rispetto al resto.

Ad arricchire la carica drammatica di The DioField Chronicle c’è un altro pezzo da novanta: la magnifica colonna sonora di Ramin Djawadi e Brandon Campbell, autori sinfonici che hanno già prestato la loro arte a capolavori fantasy del cinema e della TV come Game of Thrones e House of the Dragon, e altre opere importanti come Pacific Rim. Il loro apporto al gioco si sente e si percepisce con molto entusiasmo.

Buone fondamenta per il futuro del Regno

The DioField Chronicle mi è sembrato un esperimento riuscito di un nuovo modo di approcciarsi al mercato console con i giochi di strategia: il nuovo sistema di combattimento RTTB è adatto al gamepad e alla dinamicità di uno stile di gioco arcade, senza trascurare il pensiero tattico e ponderato. Square Enix e Lancarse potevano limitarsi a fare il compitino, invece hanno voluto costruire attorno a questo nuovo e sperimentale sottogenere strategico un’impalcatura narrativa di spessore, sfaccettata e ricca di personaggi, di colpi di scena e di dramma, abbellita da una colonna sonora di prim’ordine e da artwork e illustrazioni in grado di comunicare ogni sfumatura dei protagonisti. Gli inciampi dati dalla ripetitività del gameplay, dal lento ritmo narrativo di alcuni capitoli e dalla scarsa resa grafica in accampamento al di fuori dei filmati posso immaginare che possano essere stati compromessi necessari alla riuscita degli altri comparti di gioco per questioni di budget limitati, per cui speriamo che in futuro, qualora The DioField Chronicle diventasse parte di una serie di titoli strategici, possano essere punti su cui migliorare il tiro nelle prossime iterazioni.

This post was published on 29 Settembre 2022 13:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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