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Recensioni

Judgment e Lost Judgment | Recensione delle versioni PC

Giugno 2019, Ryu Ga Gotoku Studio propose in una nuova IP le dinamiche tipiche della sua serie più famosa, Yakuza (Like a Dragon), inserite in un contesto poliziesco, arricchendo di dinamiche investigative una formula ormai standardizzata e riconoscibile. Judgment fu considerato in prima istanza uno spin-off di Yakuza, in realtà ci si rese subito conto che quella nuova IP aveva tutte le carte in regola per diventare una serie parallela di grande successo. E infatti nel 2021 esce Lost Judgment, sequel diretto che conferma che non ci sbagliavamo.

Una versione PC è stata molto attesa, ma ha rischiato di non vedere mai la luce a causa del veto posto proprio dall’attore che interpreta Takayuki Yagami, il protagonista, il quale pensava che eventuali mod avrebbero potuto ridicolizzarlo. Questa almeno è la versione ufficiale. Ma ora poco importa perché i due capitoli della serie di Judgment sono ora disponibili su PC.

Nelle puntate precedenti…

Prima di parlare delle versioni PC nello specifico, è d’uopo fare un piccolo riassunto di ciò che propone Judgment dai punti di vista narrativo e di gameplay. Questa collection, infatti, non aggiunge nulla in nessuno dei due casi, si tratta di un porting, non di una rivisitazione, di un remake o quant’altro che possa modificare l’assetto di gioco e il suo concept principale. La Judgment Collection comprende i due capitoli principali più l’espansione intitolata I dossier di Kaito nelle loro forme originarie adattate al PC con tanto, quindi, di opzioni e impostazioni proprie del PC gaming che andremo a descrivere successivamente.

Se volete un’analisi approfondita dei due titoli, vi consigliamo di leggere le recensioni della versione PS4 di cui abbiamo, ovviamente, sviscerato tutto l’impianto di gioco:

In entrambi i giochi, vestiamo i panni di Takayuki Yagami, avvocato in rampa di lancio in grado di far assolvere (cosa atipica per il sistema giudiziario giapponese) un ragazzo accusato di omicidio, il quale però, una volta scagionato e tornato alla vita di sempre, uccide la propria fidanzata e appicca un incendio. Questo evento porta Takayuki a riflettere sul significato della parola giustizia e sulla propria moralità. Il protagonista decide così di svestire i panni da avvocato per indossare quelli da investigatore privato, con un unico obiettivo: perseguire la verità, sempre e comunque.

Nel primo capitolo, il caso principale che andiamo ad affrontare riguarda una serie di brutali omicidi che vedono come vittime membri della Yakuza, a cui vengono estirpati gli occhi. A Yagami non convince la spiegazione del regolamento di conti e inizierà così la caccia al serial killer. Già che ci siamo, diamo brevemente uno sguardo anche alla trama del secondo capitolo: questa volta, Yagami e i suoi colleghi dell’agenzia e dello studio Genda devono risolvere un caso particolarmente intricato, la cui soluzione sembra quasi impossibile.

Il cadavere bruciato di un uomo viene ritrovato in un edificio diroccato, ad autoaccusarsi del misfatto è Ehara, un ex poliziotto che però materialmente non può aver commesso quel terribile reato, in quanto si trovava in stazione… a palpeggiare una ragazza. Proprio così, Ehara, accusato di molestie, si prende la colpa anche dell’omicidio, nonostante le prove lo scagionino. In Lost Judgment sono presenti anche le delicate tematiche legate al bullismo e al suicidio. Queste, apparentemente scollegate dal resto, avranno un’enorme rilevanza anche nel caso di omicidio.

È proprio in Lost Judgment che RGGS dimostra grande maestria nel creare intrecci, sì intricati, ma comprensibili non appena tutti i pezzi del puzzle vengono messi insieme. La struttura narrativa è il vero punto forte della produzione perché riesce a proporre tanti spunti, collegare avvenimenti a prima vista senza un filo conduttore e introdurre nello schema generale una moltitudine di tematiche in modo coerente, senza lasciare nulla al caso e all’interpretazione. In entrambi i titoli, nulla viene banalizzato, la storia è un susseguirsi di colpi di scena che non fanno da rivelazione shock tanto per mettere un po’ di pepe e unire i puntini in modo sensazionalistico, altresì sono sempre funzionali e mai illogici e contraddittori.

Sceneggiatura, regia, dialoghi (ci sono i sottotitoli in italiano), interpretazione degli attori che prestano il volto ai personaggi, tutto funziona bene in una produzione (ormai i due capitoli li consideriamo un tutt’uno) che si rifà alla cinematografia orientale dal punto di vista scenico e “coreografico”, ovvero riprendendo i film sulle arti marziali e i polizieschi ambientati negli ambienti della Yakuza (Takashi Miike, Takeshi Kitano, ecc.), mentre l’atmosfera generale ricorda il genere hard boiled del cinema d’azione occidentale.

Sul combat system c’è davvero poco da dire, soprattutto se siete appassionati della serie Yakuza. Le meccaniche di combattimento non differiscono molto da quelle dei giochi dello stesso studio di sviluppo, d’altronde perché cambiare qualcosa che funziona? Calci, pungi, prese e acrobazie fanno parte del repertorio base di Yagami che può switchare tra due stili (gru e tigre) a cui se ne aggiunge uno – serpente – in Lost Judgment. Si passa da uno stile più evasivo che si basa maggiormente sull’agilità a uno in cui la potenza dei colpi si percepisce particolarmente quando si percuotono i nemici. Le animazioni sono più leggere rispetto a come le avvertivamo controllando Kazuma Kiryu, la sensazione è di avere tra le mani un personaggio stilisticamente più elegante nei movimenti, mentre l’azione di gioco appare più veloce e fluida.

Ma è nelle dinamiche investigative che la serie più recente di RGGS si distingue da Yakuza. Il protagonista è un detective, pertanto non può usare solo la forza per arrivare alla verità, ha bisogno di usare i trucchetti del mestiere. Non siamo di fronte a L.A. Noire o a Heavy Rain, quindi non aspettatevi la stessa profondità quando andrete alla ricerca di indizi o a interrogare dei sospettati, tuttavia il campionario di azioni disponibili e di strumenti utilizzabili è abbastanza ricco. Con il cellulare, ad esempio, è possibile scattare foto sulle scene del crimine o ai sospettati, in quest’ultimo caso il gioco chiede di catturare una foto in un momento specifico o mettendo in risalto precise caratteristiche fisiche dell’individuo; altre dinamiche riguardano i travestimenti grazie ai quali passare inosservati, lo scassinamento sporadico di porte altrimenti inaccessibili e gli interrogatori in cui dovremo anche mostrare la prova giusta che darà sostanza ai nostri sospetti.

In Lost Judgment, le fasi investigative si arricchiscono con pedinamenti, inseguimenti e soprattutto l’uso dei gadget. Con l’amplificatore sonoro possiamo percepire suoni e voci lontane, con il drone avere una panoramica migliore della situazione e con il cane shiba trovare indizi nascosti agli occhi umani. L’uso dei gadget è però limitato a quando il gioco ci chiederà di farlo, pertanto non c’è spazio all’improvvisazione. Lost Judgment prevede anche fasi stealth non particolarmente complesse, anzi, abbastanza basilari e poco libere. Nell’insieme, nulla è davvero approfondito dal punto di vista investigativo, ma è tutto funzionale e in grado di intrattenere i giocatori che, parliamoci chiaro, giocano Judgment più per menare le mani che per fare gli Sherlock Holmes.

La versione PC

Dopo un ripasso generale è arrivato il momento di parlare specificamente della versione PC. Una cosa molto carina da sottolineare fin dall’inizio è che, quando avvierete il gioco, il sistema vi dirà di usare il un controller perché “i veri detective usano il gamepad”. In effetti, mouse e tastiera per un beat’em up in tre dimensioni non sono il massimo della comodità.

Detto questo, va altresì evidenziato che il sottoscritto non ha giocato la Judgment Collection con un computer che potesse soddisfare i requisiti consigliati, ma rientrando in quelli minimi che sono i seguenti:

  • Sistema operativo: Windows 10
  • Processore: Intel Core i5-3470, 3.2 GHz or AMD Ryzen 3 1200, 3.1 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 960, 2 GB or AMD Radeon RX 460, 2 GB

Partiamo da un presupposto: i requisiti di entrambi i titoli sono perlopiù speculari perché, sebbene sia leggermente più all’avanguardia del suo predecessore, il secondo capitolo non ha bisogno di tantissima potenza in più. Diciamo che anche con requisiti di poco inferiori a quelli sopra descritti e impostando tutto su medium/low sarebbe possibile giocare, perché Judgment può essere supportato da macchine di fascia media, pur con dei compromessi. Il primo riguarda senza ombra di dubbio il frame rate che si attesta tra i 40 e i 60 con i requisiti consigliati, in base alla risoluzione che si sceglie, mentre bisogna “accontentarsi” dei 30 (stabili) se si smanetta per bene tra le opzioni per avere la miglior prestazione possibile da un pc che fino a un certo punto non arriva.

Ma scendiamo più nel dettaglio: il numero di opzioni grafiche settabili non è eccezionale, ma comunque di tutto rispetto e in grado di rispondere pienamente alle esigenze di tutti i giocatori. La Judgment Collection può avvalersi del filtraggio delle texture che, attraverso un mipmapping, riduce o aumenta la qualità delle stesse in base a quanto il giocatore si avvicina a una superficie o a un qualsiasi oggetto di scena, andando a modificare lo sfruttamento di risorse necessarie per rendere tutto più nitido e bello da vedere.

È possibile poi impostare la qualità delle ombre, i riflessi in tempo reale, la sfocatura del movimento, l’occlusione ambientale, ovvero un parametro che modifica la qualità dell’illuminazione e delle ombre sugli oggetti rendendoli più o meno realistici, la nebbia volumetrica e la profondità di campo. Ma le caratteristiche supportate davvero importanti che fanno la differenza sono due: la scala rendering e l’AMD FidelityFX Super Resolution 1.0 e 2.0. Anzi, con l’aggiornamento più recente adesso è supportata la versione 2.1.

Grazie allo scaling è possibile avere una risoluzione specifica, il 4K per dire, con un pixel count inferiore. Cosa significa? Significa che la risoluzione effettiva non sarà 4K, ma lo scaler la simula facendo credere all’occhio di essere di fronte realmente alla risoluzione selezionata. Inoltre, grazie allo scaler si possono ottenere maggiori prestazioni vista la duttilità dello strumento che può essere regolato a proprio piacimento. Ad esempio, non avendo un pc di fascia alta, ho scalato la risoluzione del 70%, questo ha permesso al gioco di arrivare ai 40 fps.

L’AMD FidelityFX Super Resolution può essere impostata su dei preset che vanno a modificare nitidezza e qualità generali, per avere le prestazioni adatte al proprio PC è necessario trovare i giusti valori tra scala rendering e AMD FSR, i più fortunati potrebbero addirittura riuscire a far girare il gioco con un frame rate superiore a 60 fps (si può arrivare anche a 120).

Qualunque siano le vostre esigenze, graficamente i due Judgment si difendono molto bene ancora oggi anche se il director di Yakuza ha affermato di voler passare a Unreal Engine 5 perché il Dragon Engine risulta ormai obsoleto, pertanto potremmo aspettarci un cambiamento in tal senso anche per Judgment. Kamurocho è uno splendore sia di giorno sia di notte, momento della giornata in cui dà senza dubbio il meglio di sé. Il nostro consiglio è però di preferire le prestazioni perché le animazioni di combattimento sono davvero eccezionali con la fluidità al massimo.

Il voto che abbiamo dato ai due giochi lo confermiamo, nonostante il primo Judgment possa sembrare un po’ vecchio oggi. In media è un 9, ma siamo tornati a Kamurocho per recensire la versione PC, pertanto è un po’ inutile dare l’ennesima valutazione al sonoro e alla trama, perché è rimasto tutto invariato. La valutazione, dunque, riguarda solamente il porting ed è la seguente:

Voto complessivo: 8.5

This post was published on 22 Settembre 2022 19:34

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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