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Recensioni

Made in Abyss: Binary Star falling into Darkness | Recensione (NSW) | Adesso non posso né scendere e né salire

Se c’è una cosa che ho pensato guardando Made in Abyss, anime di successo tratto dall’ omonimo manga di Akihito Tsukushi, è stata proprio “sarebbe bello avere un gioco con questa ambientazione!“. Fortunatamente il grande signore dei videogiochi ha deciso di accontentarmi e mi ha dato direttamente su Switch un titolo che parla di Riko, Reg e della loro discesa nell’abisso.

Naturalmente la domanda che sorge spontanea è una soltanto: questo gioco sarà riuscito a soddisfare le aspettative?
Preparate zaino e scarponcini perchè partiremo per un viaggio di sola andata verso l’ignoto.

Due parole sull’opera

I due protagonisti pronti all’avventura.

Le vicende di Made in Abyss si svolgono su un’isola al cui centro si staglia un’enorme voragine la cui profondità impedisce di vederne il fondo; questa è da tutti conosciuta con il nome di “abisso”.

Questo abisso è un luogo ricco di misteri, creature sconosciute e soprattutto tesori inestimabili chiamati a loro volta reliquie. Tali artefatti attirano l’attenzione di molti esploratori che si avventurano sempre più nelle profondità della voragine; uscire dalla stessa però è tutto fuorché facile perché gli esploratori si trovano a dover combattere con un segreto molto pericoloso.

Esplorare l’abisso significa diventare vittima di una pericolosa maledizione, con tanto di sintomi che si aggravano in maniera non dissimile dal come accade ai sub che non rispettano le tappe di decompressione. Tanto più a fondo si sarà scesi, tanto più è di valore ciò che si dovrà lasciare dietro per poter tornare a casa.

Facciamo quindi conoscenza con Riko, una giovane esploratrice che insegue il sogno di diventare un fischietto bianco, ovvero un esploratore di massimo grado, esattamente come la madre, in avventura nell’abisso da almeno dieci anni.
Durante una delle sue prime missioni nei livelli superficiali della voragine, Riko si imbatte in un enorme mostro per venir giusto salvata poi da Reg: uno strano ragazzino dalle sembianze umane ma dotato di arti robotici. Reg viene presto accolto dall’orfanotrofio di Riko, complice anche l’aiuto della madre di Riko. I due, poco dopo, si incammineranno verso il fondo dell’abisso alla ricerca di Lyza stessa, tra mille pericoli e infinite minacce.

Riassumere Made in Abyss è complicato: parliamo di un opera dall’animo avventuroso che sotto un art direction carina e fiabesca nasconde temi di grande pesantezza e crudeltà, in una progressiva discesa verso le profondità dell’abisso.

Hello Abyss

Il gioco si presenta come un Action RPG con due modalità Hello Abyss e Deep in Abyss, la prima modalità rappresenta un’enorme tutorial di sole 4 ore (!!!) per introdurre il giocatore al mondo e alle meccaniche principali del gioco.

Questo ci permetterà di ripercorrere in maniera fedele le vicende del manga fino all’incontro di Riko e Reg con Ozen, al secondo livello dell’abisso. Quello che viene ripreso è quindi il primo terzo della prima stagione, tutto il necessario per avere un quadro generale della situazione.

Il viaggio dei nostri eroi non sarà molto piacevole, non tanto per le brutture dell’abisso quanto per il basso livello dell’intelligenza artificiale che farà combattere Reg con l’aria, lasciandoci indifesi agli attacchi dei mostri. A questo dobbiamo aggiungere anche un problema curioso ma reale: le voicelines che permeeranno le nostre avventure, troppo poche per dare un minimo di senso di varietà a tutto quanto.

Nel nostro primo viaggio però impareremo non solo ad affrontare i sintomi della risalita ma anche a creare strumenti per la sopravvivenza, a pescare, scalare e soprattutto a cucinare squisiti piatti con i materiali che troveremo in giro attraverso una serie di quest lineari.

Deep in Abyss

Meno male che ho trovato questa rientranza a forma di vertebra di moffetta.

Solo dopo aver completato la modalità Hello Abyss potremo finalmente accedere al gioco vero con la modalità Deep in Abyss. Attraverso una storia originale (e speriamo non canonica) ci viene raccontato cosa succede in superficie nei giorni successivi alla partenza di Riko e Reg presso l’orfanotrofio.

Qui facciamo la conoscenza del nostro avatar, un nuovo arrivato presso l’orfanotrofio anche lui pronto ad avventurarsi alla ricerca di reliquie ed artefatti.

Il sistema di talenti e forse la cosa meglio riuscita.

Deep in Abyss è sicuramente molto interessante perché aggiunge al gameplay una nota di roguelite che non dispiace. L’obiettivo di questa modalità infatti, oltre al dipanarsi dela storia, sarà quello di effettivamente intraprendere la carriera da esploratore, scalando i ranghi fino ad ottenere il fantomatico fischietto bianco.

Questo obiettivo si traduce quindi in una costante sfida all’Abisso cercando di spingersi sempre più in profondità per poi cercare tornare al villaggio con quante più reliquie possibili da vendere, tutto questo fatto naturalmente evitando di morire sulla strada del ritorno.

La sfida principale sarà quindi cercare di prepararsi al meglio per il viaggio con strumenti e cibo, sfruttando in maniera intelligente le provviste per sorpassare tutti gli ostacoli tanto all’andata quanto al ritorno.

Ma come funziona quindi la maledizione a cui abbiamo fatto in precedenza un accenno? Attraverso un contatore posto sulla parte alta dello schermo sapremo in tempo reale quanti a quanti metri di profondità ci troveremo; ogni qual volta ci ritroveremo a dover andare a ritroso, vuoi per uno scalino, per una parete rocciosa o per un dislivello, ci troveremo ad incappare in malus sempre peggiori, fino a perdere i sensi o addirittura morire.

Complici della maledizione sono sicuramente i level designer, simpaticissimi bastardi che hanno appositamente infilato sezioni in cui saremo costretti a risalire o a prendere strade alternative. Una volta riportata a casa la pellaccia il personaggio crescerà, sbloccando abilità, talenti e ricette per continuare a semplificare sempre di più il viaggio di discesa nell’ignoto.

Probabilmente alcune cose si sono perse nell’Abisso

Spesso sarà meglio scappare.

Nonostante il gioco di Made in Abyss presenti tantissime idee interessanti, si perde in un bicchiere di PseudoAcqua.

La prima grande problematica è il core del gameplay, composto da un sistema di movimento e combattimento eccessivamente legnoso ed ingessato, penalizzando molto le fasi di esplorazione. Le bossfight, tra le altre cose, riescono ad essere terribili grazie ad una combinazione di scelte opinabilissime, tra cui moveset con una o due mosse iper lente. La scelta poi di aggiungere nel titolo i quick time event per dare un po’ di azione extra al ritmo a schermo finisce per essere deleteria, spezzettando ulteriormente il combattimento e azzoppandone ancora di più il poco ritmo che ha.

Altra problematica è da ricercarsi nel comparto audio: se l’adattamento anime deve il suo successo in parte proprio alla fantastica colonna sonora, il gioco invece soffre di canzoni molto anonime e spesso mal legate tra di loro.
Se sulle musiche possiamo anche chiudere un occhio (o meglio un orecchio), con la gestione degli effetti audio ci ritroviamo a dover bocciare tutto: la gestione delle voiceline ripetuti in loop e la presenza di un singolo sfx per azione dei personaggi rende l’esperienza di gioco tediosa e fastidiosa.

Vi consigliamo infatti di giocare, SPECIE IL TUTORIAL, lontano da orecchie indiscrete: alcuni effetti (soprattutto di Riko) sono abbastanza equivoci.

L’importanza di leggere le indicazioni PEGI

Ci saranno animazioni diverse in base a come moriremo in pure stile Dead Space.

Mai come in questo caso mi sento di ricordare ai nostri lettori l’importanza del PEGI.

Il gioco ha un design ed una campagna marketing molto pucciosa e carina che finirà sicuramente per trarre in inganno i genitori. Il gioco è PEGI 18 per un motivo preciso e non è assolutamente per nessun motivo un gioco per bambini.

anzi, a volerla dire tutti, i bambini se la passano malissimo ed in generali nel titolo vengono trattati temi molto pesanti.

Conclusione

Difficile nutrire grosse aspettative per un gioco su licenza, soprattutto se preso da un anime, ma con una IP e soprattutto un’ambientazione del genere un minimo di speranza si era accesa. Purtroppo il risultato finale è un gioco abbastanza superficiale che non sfrutta al meglio le ottime idee che dimostra di avere, ricordando vagamente per certi versi il primissimo Monster Hunter per quanto riguarda l’aspetto survival. La pessima gestione delle IA, del comparto audio e dei combattimenti impediscono al titolo di trasmettere le stesse sensazioni e voglia di avventura date dall’opera originale. Un vero peccato.

Riassunto del gameplay.

This post was published on 9 Settembre 2022 17:00

Diego Del Buono

Classe 1992 Studente di lingue cresciuto a pane e videogames, dalla Super Nintendo a tutta gamma Playstation. Nel 2007, scoperto l'online gaming con World of Warcraft, il suo interesse per il mercato videoludico è cresciuto a dismisura. Il suo sogno è di trasformare la sua passione per i videogames in un lavoro. Proprio parlando di WoW, spesso lo troverete su Twitch con il suo canale Ilvecchiojameson.

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