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Recensioni

F1 Manager 2022 | Recensione – Un manageriale arcade

Dopo anni di noia totale e calo continuo degli spettatori, la Formula 1 è tornata. Gli spettatori sono in aumento soprattutto tra i giovani, le rivalità in pista hanno iniziato ad accendere i social come mai prima (beh, prima i social non esistevano), ed i VIP fanno a botte per potersi far fotografare nel box del team di turno o in pista prima del via.

Questo nuovo interesse passa anche dalla rinascita dei videogiochi a marchio F1, qualcosa che è stato fortemente sostenuto da Liberty Media, proprietaria del brand. Dopo il rilascio di ben due titoli per mobile, e l’espansione dell’ormai celebre gioco di corse F1 2022, si aggiunge finalmente all’albo anche l’attesissimo F1 Manager 2022, un manageriale a tema F1 di cui si sentiva davvero un gran bisogno.

Essendo questo il primo capitolo era difficile sapere cosa aspettarsi, ma gli annunci in pompa magna di Frontier sembravano indicare un gioco dall’altissimo livello simulativo e con un livello di dettaglio mai visto prima. Non ci sono riusciti, ma tutto sommato il gioco non è da buttar via. Vediamo perché.

It’s lights out, and away we gooooooo

Nei panni del boss

F1Manager 2022 mette il giocatore nel ruolo più difficile in Formula 1, quello del boss, o “team principal” come viene chiamato in gergo tecnico. Se una volta in F1 le star erano solo e soltanto i piloti, negli ultimi anni i responsabili dei team hanno visto il proprio ruolo crescere agli occhi del pubblico grazie anche (e soprattutto) all’avvento di Netflix nel paddock. Ed è proprio qui che F1Manager trova la sua radice, nel mettere il giocatore davanti la complessita della gestione di un team di Formula 1, dandogli il compito di occuparsi di qualsiasi ambito legato al team, dentro e fuori il circuito.

Come nella realtà, il giocatore dovrà infatti indossare due vesti tanto diverse quanto complementari: quella dietro la scrivania, e quella in pista. Nel primo, il giocatore dovrà tenere traccia di tutto ciò che riguarda l’amministrazione del team, dalla ricerca dello staff ai contratti dei piloti, passando per la gestione delle infrastrutture, degli sponsor, dell’innovazione, e della produzione di nuove ed aggiornate componenti. Questo lavoro è propedeutico alla discesa in pista, dove il giocatore dovrà gestire l’intero weekend di gara. La complessità del gioco è notevole a prima vista, anche se col passare del tempo diventa palese che sia solo apparenza: le finanze sono semplici da gestire in quanto le spese sono limitate da un numero non altissimo di design, gli aggiornamenti sono banalmente ridotti a degli slider, e i piloti non hanno un’anima, sono semplicemente nomi coi numeri e con la foto da mettere sulla macchina. A tal proposito, col passare del tempo i piloti guadagnano punti esperienza, che il giocatore potrà manualmente assegnare per far crescere i propri campioni. Peccato che con l’età questi punti non calino, portando i piloti a diventare delle macchine da guerra inarrivabili per i giovani che arrivano dalle categorie più basse come F2 e F3 (le quali non sono simulate, ma sono presenti).

Avrei dovuto photoshoppare un personaggio di Skyrim…

Al netto di ciò, il gioco presenta comunque qualche notevole idea, come le votazioni per i cambi di regolamento a fine anno. Si passa da modifiche tecniche e aerodinamiche al cambio dei punti per gara, con una vasta gamma di possibili fattori che sconvolgeranno le classifiche da un anno all’altro, obbligando il giocatore a rivedere lo sviluppo della propria monoposto di continuo. Sorprende dunque che davanti tanta variazione apparente riguardo il ruolo di team principal non si rifletta in tutti gli aspetti. Per menzionarne uno, gli achievement sono molto limitati, banali, non richiamano alcun aspetto storico della F1, e soprattutto possono essere tutti raccolti nell’arco di una sola stagione. Una occasione persa senza apparente motivo.

Stai fallendo l’obiettivo, ma per ora tutto bene.

Dietro un bel viso, il vuoto

Il paradosso di F1 Manager 2022 sta nell’eccellere in tutto ciò che solitamente è di secondaria importanza in un manageriale, peccando mortalmente in quella che invece dovrebbe essere la componente principale di un gioco manageriale, ovvero la trasparenza e la complessità della simulazione.

Partendo dai punti di forza, il gioco si presenta con una grafica meravigliosa, di svariate spanne superiore a quella del gioco di Codemasters. I colori sono molto fedeli a quelli dei modelli ufficiali, l’interfaccia è perfettamente definita (anche se troppo invadente come dimensioni) e semplice da navigare, i modelli 3D dei piloti sono fedelissimi agli originali, e gli effetti del meteo dinamico sono pregevoli anche se con qualche cambiamento troppo repentino. Insomma, la scelta di Unreal Engine paga, e paga molto, qualcosa su cui Codemasters dovrebbe fortemente riflettere. Anche la scelta delle telecamere con cui seguire le auto è molto ben ponderata, e risultano tutte utili a seconda del momento di gara.

Non mi capita spesso di dirlo, ma sono davvero felice di non essere quello alla guida…

Inoltre, il comparto audio è di pregevolissima fattura, le auto danno le stesse vibrazioni che danno i modelli reali, ed il campionamento delle voci di tecnici e piloti aggiunge un livello di immersività, anche se tendente alla monotonia sul lungo andare.

Da simulazione ad arcade

Se all’apparenza il gioco sembra davvero complesso e ricco di feature, il castello inizia lentamente a sgretolarsi man mano che si corre. Chi ha un occhio esperto per la Formula 1 si accorgerà immediatamente di come tutti gli aspetti legati alle corse sono trattati in maniera superficiale, lasciando poco spazio al giocatore per cercare di risalire la china e rendere le proprie vetture performanti in pista.

Partendo dal peccato più grave, i pneumatici offrono tutti prestazioni molto simili tra di loro, rendendo inutile la strategia. In una delle prime gare che ho fatto, senza saper molto del gioco, ho chiesto al mio Magnussen su Haas ben poco performante di spingere a 3 giri dalla fine, con delle gomme hard al 35%. Incredibile ma vero, ho fatto il giro veloce, nonostante quasi tutti gli altri piloti avessero le gomme rosse fresche. Insomma, ciò che dovrebbe determinare la strategia non lo fa, e basta avere uno stint solo per gara per guadagnare un sacco di posizioni a gratis a discapito della IA.

Per velocizzare un pò il gameplay, potete usare la visuale mappa a x16 di velocità

Questa differenza di passo si riflette in un altro elemento cruciale della gara, il DRS. Se le gomme sono tutte uguali e non c’è delta causato dall’usura, il DRS diventa l’elemento dominante della gara. Si creano infatti lunghi treni di auto, che danno il DRS l’una all’altra, un serpentone che dura decine di giri e che offre non solo poco realismo, ma che annulla qualsivoglia tentativo di strategia in gara. Durante la mia prima gara, il mio povero Schumacher si è ingarellato per tutti i giri con Vettel, superandosi a vicenda almeno 20-25 volte perché nessuno dei due riusciva ad uscire dal DRS range dell’altro. Una pantomima incredibile, causata da un modello di gomme completamente inconcludente.

Il secondo problema è la mancanza totale di profondità nel setup della vettura. In Formula 1 è fondamentale bilanciare dettagliatamente tutti i componenti, e la modifica di un singolo elemento può comportare un radicale cambiamento nel comportamento dell’auto. Un elemento così fondamentale nelle corse automobilistiche, che persino il gioco di corse di F1 ha un livello di attenzione quasi maniacale ai setup. Ecco, in F1 Manager tutto ciò non esiste, se non in forma di “driver confidence”, o quanto il pilota si adatta al setup. Non ci sono ali o elementi di carrozzeria con diversi carichi aerodinamici, semplicemente durante le prove libere si maneggiano 5 diversi slides finché non se ne azzecca uno che al pilota piace. Questa superficialità rende completamente inutile la raccolta di dati delle prove libere e lascia sbalorditi per una mancanza che non è giustificabile con il classico “è il primo gioco della serie”.

“Azzecca il setup” è il nuovo “Tira una monetina”

Questi problemi di setup si riflettono anche nell’evoluzione dello sviluppo della macchina: design e ricerca si riducono di nuovo a qualche slider, con la possibilità di sviluppare componenti così buone da poter essere considerate dei bug. Se un gioco manageriale porta il giocatore a non aver motivo di gestire la complessità del design e riduce tutto a pochi click, difficilmente può essere considerato come tale.

Simulazione da rivedere, molto

Se quelli elencati sopra sono problemi legati a deliberate scelte di design, ci sono una serie di problemi del motore che gestisce la simulazione e aggiungono fuoco a ciò che è stato detto sopra. Il più fastidioso dei problemi è l’assenza totale di bandiere blu: che sia in qualifica o in gara, le auto della IA non lasciano mai spazio a chi ha “la precedenza”, rovinando spesso il giro senza nessunissimo motivo. Oltre al danno, la beffa: il problema si presenta anche a parti invertite, ovvero se una macchina doppiata è più veloce di quella davanti non si può sdoppiare, semplicemente resta piantata dietro e perde tempo.

Un altro grosso boccone difficile da mandare giù è quello della simulazione di danni. Per quanto il modello delle auto sia molto più realistico rispetto al cugino F1 2022, e i danni siano potenzialmente più complessi, si vedono spesso incidenti estremamente strani o che avrebbero dovuto causare danni più imponenti venire completamente ignorati dalla direzione gara. Ora, la rappresentazione visiva è solo l’ultimo tassello dei calcoli che la simulazione calcola dietro le quinte, ma dimostra come il gioco non abbia una vera fisica dietro, e che sia molto “event driven”. L’engine decide che la macchina esce e rompe l’ala, pazienza se poi la parte visiva mostri esplosioni e affini.

Eppure io non avevo parcheggiato qui…

Forse queste critiche passano come esagerate, visto che F1 Manager è godibile nel weekend di gara per il 90% del tempo. Purtroppo il restante 10% manda a quel paese strategia, nervi, e voglia di giocare.

Conclusioni

Tirare le somme di F1Manager 2022 è molto difficile. L’articolo ha decisamente un tono negativo e critico, ma che deriva solamente dalle aspettative che Frontier stessa aveva creato bollando il gioco come la simulazione più complessa mai realizzata su un titolo di Formula 1. Il gioco è molto godibile per un pubblico arcade o che ha voglia di una esperienza immersiva ma poco dinamica, un manageriale di difficoltà tra il facile e il medio, ma è una delusione terribile per chi si aspettava una vera simulazione del circus più veloce al mondo. Il gioco ha la grafica di un AAA e la profondità simulativa di un gioco arcade per cellulare. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, ma era stato presentato come una sorta di Football Manager del motorsport, e invece è un Motorsport Manager con un bel viso e molte feature in meno. Sono sicuro che con gli anni questi aspetti verranno sicuramente migliorati, ma la scusa del “primo capitolo” non può scusare un simulativo che di simulativo ha ben poco.

This post was published on 8 Settembre 2022 11:58

Riccardo "The Gametist" Galdieri

Da bambino non riuscivo ad addormentarmi senza che mio padre si mettesse vicino a me a giocare al PC. Per forza di cose, negli anni, ho fatto mio questo amore, divorando tutto ciò che poteva stare su un Floppy. Crescendo, questo amore è diventato una professione: ad oggi sono un Freelance Game Developer (con esperienza nell'ambito della gamification legata ai beni culturali) e dottorando in Interazione Uomo-Macchina per ambienti virtuali immersivi alla Scuola Superiore Sant'Anna. Quando non faccio follie come guidare una vecchia macchina da Londra alla Mongolia, vivo di videogiochi. Li creo, li studio, li recensisco.

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