Cosa vi viene in mente quando leggete Xenoblade Chronicles 3? JRPG? Anime? Accenti britannici? Beh, il gameplay di Persona è piuttosto JRPG, ma non è affatto come Xenoblade. La serie Disgaea ha una narrazione piuttosto anime, ma non è come Xenoblade. E Fable è piuttosto britannico, ma non è comunque simile in misura significativa. Quindi… cos’è Xenoblade? Beh, è Final Fantasy. Solo che non lo è. Lasciate che vi spieghi.
Quando Tetsuya Takahashi, veterano di Final Fantasy e padre di Xenogears e Xenosaga, si accinse a realizzare l’originale Xenoblade Chronicles, aveva l’intenzione di creare niente meno che un capolavoro di JRPG. Il suo nuovo team alla Monolith Soft aveva il compito di creare un gioco che ristabilisse l’equilibrio tra sistemi e storia che era stato messo in crisi da alcuni giganti del genere negli anni ’90, e che riportasse il JRPG ai suoi fasti.
Alla sua uscita nel 2010, il primo Xenoblade Chronicles ha soddisfatto le sue aspettative e non solo: arrivato sei mesi dopo il fallimento ad alto budget di Final Fantasy 13, il gioco di Takahashi ha riaffermato e perfezionato gli elementi che hanno contribuito a rendere i JRPG così amati nel loro periodo d’oro. Monolith Soft ha creato un mondo fantasy apparentemente sconfinato, i cui orizzonti impossibili si estendevano per chilometri (con paesaggi mozzafiato come quelli di Breath of the Wild, un gioco che Monolith Soft ha contribuito a creare insieme a Nintendo nel suo ruolo di sviluppatore di supporto). Si trattava di un JRPG infuso di un contagioso senso dell’avventura abbinato ad alcuni sistemi di pregio. All’epoca fu a dir poco una rivelazione.
I titoli successivi hanno faticato ad avere lo stesso impatto. Xenoblade Chronicles X, uno spin-off fantastico e affascinante, è stato frenato dalla pochezza di fanbase di utenti della Wii U mentre spostava l’equilibrio verso i suoi sistemi open world; Xenoblade Chronicles 2, nel frattempo, è stato limitato da alcune discutibili scelte di design dei personaggi, dagli eccessi della sua storia e, purtroppo, da un periodo di lancio tanto affollato di giochi dato che è coinciso con l’esordio sul mercato di Nintendo Switch.
Con Xenoblade Chronicles 3, arrivato in un periodo relativamente scarno di nuove uscite, sembra sia arrivato il momento che il Re sieda nuovamente sul trono dei JRPG.
L’incipit di Xenoblade Chronicles 3 è un pò insolito, ma pone le basi per un’epopea di oltre 60 ore – che diventano più di 150 se si vogliono completare tutte le attività extra – che porta il giocatore ad attraversare un mondo affascinante caratterizzato da personaggi forti e combattimenti gratificanti. Il gioco inciampa di tanto in tanto, specie in alcuni dialoghi, ma le sue ambiziose premesse sono ripagate da una storia appassionante e da un finale sentito.
Le avventure che andremo a vivere hanno luogo nel mondo di Aionios e che vede due fazioni in perenne guerra tra di loro. Agnus e Keves si scontrano quotidianamente su campi di battaglia in una lotta senza fine per risorse, che sono letteralmente una questione di vita o di morte.
Si, perchè quando un soldato viene ucciso sul campo di battaglia, la sua forza vitale alimenta la Cronofiamma del Ferronis della fazione avversaria – un gigantesco Mech che funge da base operativa mobile – conferendo anche energia extra a tutte le truppe in campo. Sin dai primi momenti di gioco Monolith spinge sull’importanza di questa forza vitale e fa capire al giocatore come Aionios è caratterizzato: vivi, combatti, cadi in battaglia.
Tutta la popolazione è, infatti, allevata al solo scopo di combattere: gli “umani” vengono letteralmente allevati in provetta ed hanno una aspettativa di vita di 10 anni, entro i quali sono sottoposti ad un duro addestramento al combattimento; superato questo periodo ci si aspetta da tutti che combattano fino al termine del loro lifespan.
Il premio per aver servito con coraggio durante questo periodo è la cerimonia del “Ritorno“, l’onore più grande per tutti i Keves e gli Agnus: letteralmente ritornare nel grembo della Regina tramutandosi in scintille (di vita). Tuttavia la maggior parte della popolazione non raggiunge i 10 anni di vita e cade sul campo di battaglia, rendendo il Ritorno una esclusiva di pochi fortunati.
È qui che entrano in gioco i nostri protagonisti: li incrociamo brevemente in un ricordo passato, una città piena di gente con adolescenti che corrono a destra e a manca passando attraverso la folla per vedere dei fuochi d’artificio. Poi un boato, il tempo che si ferma, il buio. Apparentemente non è morto nessuno, ma ci ritroviamo catapultati su un campo di battaglia qualche anno più in là.
Noah è un Tramandante e suona melancoliche melodie su un flauto per facilitare il passaggio agli spiriti dei cadaveri caduti in battaglia. Ci viene subito presentato come un guerriero atipico, di buon cuore; ripudia la guerra e tramanda sia compagni che nemici caduti.
Affianco a lui Lanz e Yunie, i due classici amici sempre intenti a punzecchiarsi a vicenda. Lui il tipico tutto muscoli – ma con un gran cuore – e lei, una guaritrice d’attacco! Sono tutti soldati Keves, impegnati a riempire la Cronofiamma del Ferronis della Colonia 9.
Altrove, invece, a lottare per la compagine Agnus sono impegnati Myo, Sena e Taion, rispettivamente la Tramandante – a cui rimangono solo pochi mesi al raggiungimento dei 10 anni di vita – una frivola ma forte ottimista che brandisce un martello gigante, ed un tattico cinico e pragmatico.
I sei si incontrano come nemici durante una missione di recupero di un artefatto sconosciuto, ignari che proprio quell’occasione sarà il punto di svolta delle loro vite e di quelle di tutti i loro amici.
L’incipit della storia si conclude con un piccolo colpo di scena e l’inizio di quella che è la quest principale del gioco: raggiungere il Pian di Spada, luogo ove i nostri protagonisti potranno trovare le risposte a tutti i quesiti che li attanagliano e, soprattutto, gente anziana. Una novità per i giovani, che non hanno mai visto qualcuno con le rughe in tutta la loro breve vita.
Portare a termine questa missione non è però semplice. Sono stati marchiati come Ouroboros, coloro che distruggeranno tutto, e sono anche ricercati da entrambe le fazioni e bollati come traditori.
Immaginate che il viaggio fino al Pian di Spada può essere considerato l’introduzione al gioco. Potrebbero volerci circa 30 ore – e 4 capitoli – per raggiungerlo, ed il gioco propone costantemente nuove meccaniche, nuovi personaggi secondari e storie associate, o semplicemente nuovi modi per approfondire la lore di Aionios.
Tutte le conoscenze vengono acquisite man mano che ci si avvicina alla meta, e la costruzione del mondo di gioco così come la sua esplorazione, è squisitamente legata a tutto ciò che i nostri protagonisti imparano strada facendo.
Sei diversi protagonisti quindi, con questa diversità che si presenta anche a livello di combattimento. Ognuno dei nostri, infatti, equipagga un Gladius (le armi di Aionios) differente che gli conferisce particolari poteri ed abilità.
La particolarità di Xenoblade Chronicles 3 è che il giocatore è libero di utilizzare chiunque voglia dei sei protagonisti, con la possibilità di cambiare “al volo” durante l’esplorazione e persino durante un combattimento.
Ancor meglio, ognuno dei protagonisti è completamente personalizzabile grazie all’approccio brillantemente fluido di XC3 alle classi. Come da tradizione per la serie i protagonisti partono con una classe, un ruolo ed un set di equipaggiamento principale che, nel corso della storia può cambiare ed essere personalizzato in base alle esigenze del party in previsione di una determinata battaglia.
Il combattimento prevede che tutti e sei i membri del party si diano manforte durante gli scontri, con la possibilità di aggiungere un Eroe Extra (la cui affilizazione si sblocca portando a termine determinate missioni in-game). L’andamento degli scontri è sempre lo stesso dei precedenti capitoli: si inizia con degli attacchi automatici in attesa che si “carichino” le Tecniche, attacchi più potenti e che causano effetti di stato. Quest’ultime, se utilizzate correttamente e col giusto tempismo danno la possibilità di utilizzare una sorta di “mossa distintiva” che varia in base alla classe scelta per il personaggio.
È un circolo vizioso, un Uroboro per rimanere in tema, perché ogni tecnica porta ad una più potente e così via, fino ad arrivare alle tecniche di Fusione, la trasformazione in Ouroboros dei nostri protagonisti ed agli Assalti di Gruppo.
I veterani di Xenoblade Chronicles sicuramente avranno già familiarità con il sistema di combattimento, poiché risulta il giusto mix tra quello adottato nei primi due capitoli della serie.
Poco più su scrivevo di Classi, Ruoli e Personalizzazione: qui Monolith Soft ha davvero fatto centro!
XC3 prevede tre ruoli diversi – attaccante, difensore e guaritore – e sei classi principali. Proseguendo con la trama e completando le “Missioni Eroe” si ha la possibilità di sbloccare nuove Classi, che rendono possibile una personalizzazione quasi totale dei nostri personaggi.
Come da Xeno-tradizione, il giusto mix tra MMO ed RPG offre la possibilità di mescolare tra loro i tratti caratteristici dei personaggi, delle classi e dei ruoli in battaglia. Maturare esperienza con una determinata Classe permette di utilizzare a piacimento la sua abilità distintiva: ecco quindi che potremo avvalerci di un Guaritore che può anche chiudersi a riccio in una solidissima difesa o un Tattico che sferra un attacco devastante. Il limite è la nostra immaginazione.
È letteralmente il sogno di ogni appassionato, anche se a volte tutta questa complessità si perde nel fretetico ritmo dei combattimenti spesso affollati con sei protagonisti ed i nemici tutti ad occupare il piccolo schermo della Nintendo Switch; ma trovate la giusta quadra tra posizionamento offensivo ed utilizzo delle tecniche personali e scoprirete che le fasi combattive di Xenoblade Chronicles 3 possono davvero incantarvi.
Che si scelga o meno di addentrarsi nelle profondità delle meccaniche di combattimento di XC3, o di adottare un approccio più semplicistico (perché si, a livello facile il gioco è davvero troppo facile e si potrebbe tranquillamente completare lasciando che i protagonisti facciano da se con solo gli autoattacchi) quello che colpisce è il senso di avventura in giro per il mondo.
È sicuramente uno degli elementi cardine di tutto il genere J-RPG: una storia caratterizzata da una galoppante urgenza, trascinata dai suoi protagonisti e dalle fasi emotive che attraversano e li distinguono. Subdole divinità, cerchi del destino che devono essere spezzati o, nel caso di Xenoblade Chronicles 3, dei quadranti di Orologi – letteralmente, si – da distruggere mentre si liberano le colonie Keves ed Agnus incrociate sul proprio cammino.
Come per molti altri elementi di Xenoblade, siete liberi di girare un pò per queste colonie – e portare a termine delle side quests – o proseguire. Fermatevi negli accampamenti e potreste assistere a conversazioni che conducono ad una missione o semplicemente fungere da trampolino per una chiacchierata tra i protagonisti (e che conferisce esperienza extra). Semplicemente fermatevi ad ammirare i paesaggi e vedrete il sole sorgere e tramontare in uno splendido ciclo giorno-notte. Xenoblade Chronicles 3 rappresenta la profondità ed al contempo l’adattabilità che ogni amante del genere ricerca in un JRPG.
Si perché girare per i mondi è una cosa, ma il tutto viene enfatizzato quando si esplora Aionios, un insieme di aree aperte incredibilmente vaste con panorami da cardiopalma. Da qui nasce il fascino “estetico” di XC3. Ci sono i dirupi ed i crepacci di Aetia, con le cime delle scogliere che siaffacciano su lagune e campi interminabili.
Vedete quel Drago di livello 80 laggiù? Se volete potete attaccarlo in ogni momento del gioco. Basta avere coraggio nel farlo con un party di livello 6 magari…
A Pentelas c’è la colonia Lambda insediata sotto una cascata, con un arcobaleno che fende la nebbia. Più in la un esteso specchio d’acqua da attraversare in nave visitando le varie isole che lo caratterizzano, come se stessimo giocando a The Legend of Zelda: Wind Waker.
Xenoblade Chronicles 3 è il JRPG spinto al suo limite: quella sensazione di esplorazione spinta, di voler correre in ogni angolo del mondo affrontando avventure e mostri di ogni genere con i propri compagni.
È un peccato, tuttavia, vedere che a volte tutte queste fantastiche ambientazioni perdano la loro bellezza a causa dei limiti Hardware della Switch, spinta ben oltre l’immaginabile da un progetto tanto ambizioso come quello di Monolith Soft.
Durante il mio provato è capitato che alcune texture fossero caricate a bassa risoluzione – soprattutto nei combattimenti contro 6 o 7 nemici in contemporanea – con un successivo pop-in dopo un paio di secondi. Nulla di “sconcertante” se si considera il tipo di gioco e quanto richieda in termini HW e SW alla console Nintendo.
Le cutscene, invece, sono sempre nitide e perfette, e mantengono un framerate stabile di 30 fps anche se a schermo accadono tante cose in contemporanea o sono presenti più nemici o “effetti scenici”.
Accade a tutti di ascoltare diverse canzoni a seconda dello stato d’animo in cui si versa; le nostre scelte musicali variano a seconda di ciò che proviamo: tristezza, amore, allegria. Ma che succede quando accade il contrario? Può il comparto musicale di un gioco influenzare le emozioni di chi tiene in mano il joypad?
Il gioco per eccellenza che, almeno con me, l’ha fatto è stato Final Fantasy X. Scena di apertura, “To Zanarkand” di Nobuo Uematsu in sottofondo.
Se voi non avete mai provato questa sensazione – o non avete mai giocato FFX (male, malissimo direi) – allora è arrivato il momento di prendere in mano Xenoblade Chronicles 3.
Yasunori Mitsuda e Manami Kiyota hanno dato il loro meglio nella creazione della colonna sonora del gioco.
I due artisti hanno alle spalle anni ed anni di “esperienza” nel campo, avendo collaborato alle Soundtrack di svariati titoli come Final Fantasy V, Chrono Cross, Secret of Mana, i precedenti Xenoblade Chronicles e la raccolta Final Fantasy Song Book: Mahoroba. Un curriculum di tutto rispetto!
In XC3 la musica passa con disinvoltura da ninnananne ossessionanti ad ampie orchestrazioni che si adattano perfettamente all’atmosfera di una scena o al tono di una intera regione. E poi c’è il flauto, vera e propria colonna portante di tutto il comparto musicale del gioco e che conferisce solennità ed intimità alle scene, quando richiesto.
Ascoltate il brano qui sopra. Cosa si percepisce dalla melodia del flauto? Un accenno di tristezza o di malinconia? Del timido sgomento? Beh tutto questo è il microcosmo musicale di Xenoblade Chronicles 3 nel suo complesso. Tutto ciò che il flauto esprime riassume l’essenza del gioco. Uno strumento che si adatta perfettamente al prodotto, tanto da far sorgere una domanda: è stato il flauto ad influenzare il tono di XC3 o il tono del gioco ne ha forzato l’inserimento?
A proposito delle melodie dei flauti c’è un piccolo aneddoto da raccontare: gli strumenti utilizzati per registrarle sono stati creati appositamente per Xenoblade Chronicles 3.
Dutante l’intervista “Ask the developers Vol. 6″ Koh Kojima – Art Director e Producer di Monolith Soft – ha rivelato quali sono state le idee alla base degli strumenti musicali:
Prima che Mitsuda-San iniziasse a scrivere la musica ha proposto di fabbricare dei flauti. Mi sono chiesto perché avremmo dovuto farli, ma Mitsuda-San mi ha detto che facendo i flauti ex-novo avremmo potuto creare un suono che non era mai stato ascoltato prima.
Koh Kojima | Art Director & Producer @ Monolith Soft.
Poiché gli avevamo detto in anticipo che Takahashi-San – cofondatore di Monolith Soft. e Game Producer – voleva intrecciare le melodie di Noah e Miyo in un unico brano musicale, Mitsuda-San aveva l’idea che creare i flauti da zero gli avrebbe permesso di esprimersi più facilmente e creare una musica più libera.
Soprattutto mi ha detto che, il fatto che gli stessi flauti usati nel gioco fossero esistiti nella vita reale, sarebbe stato avvincente ed unico.
Il tutto sembrava interessante ed abbiamo deciso di provarci, con gli strumenti che sono stati progettati alla Monolith Soft. e sono stati utilizzati realmente durante le registrazioni.
Successivamente abbiamo chiesto ad un artigiano di Flauti Shinobue di realizzarli sulla base del nostro progetto ed ad un artigiano giapponese di Lacche Urushi di decorarli.
Xenoblade Chronicles 3 ha, tra le tante cose, persone con le orecchie da gatto e persone con le corna. Ci sta! Ma non è questo che ne fa un eccellente JRPG, bensì un mondo unico ed un combattimento tattico e coinvolgente che continua a divertire anche dopo le oltre 150 ore necessarie per completare al 100% il gioco. Per la prima volta nella serie le missioni secondarie sono davvero divertenti da svolgere ed offrono altri scorci di trama e di lore su cui riflettere. Le meccaniche di cambio classe ed Ouroboros rivisitano e rinfrescano il sistema di combattimento, forse un pò saturo e stantio dopo XC2, e la storia riesce, coi i suoi alti e bassi, a coinvolgere dal primo all’ultimo istante della partita. Siamo davanti ad un prodotto maturo, che esplora temi come la morte, l’abbandono ed il senso di colpa, come mai prima d’ora nella serie.
L’unico peccato è che a volte la bellezza di Aionios sia frenata dai limiti hardware della Switch, ciononostante non dovreste scoraggiarvi dall’affrontare una fantastica odissea, fidatevi!
This post was published on 1 Agosto 2022 18:00
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