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Recensioni

Pac-Man Museum+ | Recensione (PS5) | Un viaggio nella storia del videogame

Gli anniversari, si sa, sono sempre eventi che vanno festeggiati nel giusto modo, chiamando a raccolta gli appassionati della primissima ora, quelli della generazione successiva ed, infine, cercando anche di far avvicinare qualche nuova leva. D’altra parte, quando ti chiami Pac-Man e puoi vantare più di quaranta anni di onorata carriera, è inevitabile che una ricorrenza del genere attiri l’attenzione di praticamente tutti coloro che bazzicano il nostro medium preferito.

Come molti ricorderanno, Pac-Man Museum era già stato pubblicato nel 2014, ben due generazioni di console fa, ed era stato funestato da alcune problematiche non di poco conto, come un’emulazione non sempre sugli scudi, una lista piuttosto ridotta di titoli e una poca attenzione “filologica” nei confronti della storia di una delle mascotte videoludiche per eccellenza.

Sarà forse proprio per queste ragioni che Bandai Namco ha deciso di pubblicare nuovamente il suo titolo, in una versione aggiornata, con più carne al fuoco e cercando di rendere giustizia ad un pezzo da novanta del gaming.

La domanda che in molti si staranno ponendo potrebbe essere la seguente: vale la pena addentrarsi in questo museo di poligoni e pixel? Soprattutto a così grande distanza di tempo dalla release originale dei titoli in questione?

Trovare una risposta al summenzionato quesito non è mai semplice, soprattutto quando si è in presenza di cofanetti celebrativi di questo genere, perché la linea di demarcazione tra un sincero omaggio ed un’operazione di marketing è dettata dalla cura e dall’attenzione ai dettagli.

Nelle righe che seguono, cercheremo di spiegarvi quanto siano presenti questi due elementi in Pac-Man Museum+, tuffandoci in un viaggio nel tempo che parte dai bei tempi delle sale arcade e che si spinge fino al 2016.

Una gita al museo

L’HUB del gioco ha un aspetto… “familiare”!

Neanche il tempo di avviare il gioco che ci troviamo catapultati all’interno di un ambiente che chiunque abbia qualche capello bianco in testa non farà fatica a riconoscere. Si tratta di una di quelle care, vecchie sale giochi, piene di cabinati old school e di tutto ciò che un millennial avrebbe potuto desiderare durante gli anni della sua infanzia.

Ma andiamo dritti al sodo: quali sono i giochi compresi all’interno di Pac-Man Museum+? La lista è la seguente:

  • Pac-Man (1980)
  • Super Pac-Man (1982)
  • Pac & Pal (1983)
  • Pac-Land (1984)
  • Pac-Mania (1987)
  • Pac-Attack (1993)
  • Pac-In-Time (1995)
  • Pac-Man Arrangement (1996)
  • Pac-Man Arrangement (2005)
  • Pac-Man Championship Edition (2007)
  • Pac-Motos (2007)
  • Pac ‘n Roll Remix (2007)
  • Pac-Man Battle Royale (2011)
  • Pac-Man 256 (2016)

Come è possibile notare, i titoli presenti in questa nuova iterazione del videogame non si discostano più di tanto dalla line up presente nel precedente Pac-Man Museum, se non per Ms. Pac-Man che, in precedenza, era incluso sotto forma di DLC gratuito (poi diventato a pagamento). Non è dato sapere se si tratti di un elenco provvisorio o definitivo, nonché sulla natura gratuita o meno di eventuali aggiunte successive; come affermava un celebre cantautore, lo scopriremo solo vivendo.

Detto questo, come affermato in apertura, Pac-Man Museum+ consente di rivivere alcune delle tappe fondamentali della mascotte Bandai Namco, partendo sin dal suo esordio del 1980 e fino al modernissimo Pac-Man 256. In questa forbice temporale di quasi quarant’anni, è possibile ritrovare titoli dalla natura molto diversa; in Pac-In-Time, una sorta di avventura platform (con tanto di enigmi ambientali da risolvere), il nostro eroe dovrà tornare nel presente e sconfiggere una strega malvagia, mentre Pac-Motos ci vedrà all’opera nel superamento di tutta una serie di livelli, con nemici da buttare giù dalla piattaforma e boss finali da mettere K.O.

Nonostante ci sia qualche assenza di spicco (Pac-Man jr su tutti), il roster che Pac-Man Museum+ ci mette a disposizione riesce ad essere uno spaccato piuttosto fedele della lunga ed onorata storia di uno dei personaggi più amati della dei videogame.

Come passa il tempo, signor Pac-Man!

Riuscirete a sfuggire al glitch del livello 256?

Quarant’anni sono tanti per un comune mortale, ma per un videogioco rappresentano un’era geologica, anzi: una serie di ere geologiche! Dai cabinati alle console domestiche di ultima generazione si sono verificate tutta una serie di evoluzioni del modo stesso in cui vengono concepiti e sviluppati i videogame, e questo ci porta ad una delle prime considerazioni da fare: non tutti i titoli di Pac-Man Museum+ sono invecchiati allo stesso modo.

Se Pac-Man 256 e e Pac-Man Battle Royale rappresentano ancora oggi una vera e propria “droga”, è doveroso constatare che, dati alla mano, si tratta delle due iterazioni più recenti del franchise e, proprio per questa ragione, dei due capitoli più “freschi”. Già Pac-In-Time non ha la stessa resa, per non parlare del titolo originale del 1980, che si presenta in tutta la sua legnosità vintage.

Sotto l’aspetto dell’emulazione, la versione aggiornata del cofanetto Bandai Namco fa molto meglio del suo predecessore, riproducendo il medesimo ratio che i titoli avevano sulla piattaforma per cui erano stati concepiti.

In alcuni frangenti è possibile salvare i propri progressi in maniera decisamente agevole, così da potersi gustare ogni titolo con calma e tranquillità, soprattutto quelli che si sviluppano su più livelli.

Bisogna però menzionare che non tutti i videogame presenti saranno fruibili allo stesso modo. Alcuni di essi saranno disponibili attraverso una console facilmente riconoscibile; man mano che giocheremo, sbloccheremo altri titoli del franchise ed otterremo delle monete che, successivamente, potremo utilizzare per metterci alla prova sui videogiochi collocati all’interno dei cabinati, proprio come avverrebbe in una comune sala giochi.

Un articolato sistema di sfide ci ricompenserà costantemente dei già menzionati gettoni, spingendoci a spolpare ognuno dei quattordici videogame presenti nella collezione, migliorando i nostri high score. Tutto questo senza ovviamente considerare la possibilità di sfidare i propri amici online con Pac-Man Battle Royale, titolo che, forse più dei suoi illustri “colleghi”, contribuisce ad aumentare considerevolmente la longevità dell’offerta targata Bandai Namco.

Tanto gioco ma poca… storia!

Come abbellire la nostra sala giochi? Ma con dei gashapon a tema!

Vi ricordate quando, da piccoli, andavate in gita scolastica al museo? Bene, ponetevi questa semplice domanda: che cosa vi aiutava a contestualizzare ciò che vedevate all’interno della struttura? Probabilmente all’epoca pochi di voi ci avranno fatto caso, ma senza la pletora di cartelli, senza le coraggiose e pazienti guide turistiche, e senza tutto quell’insieme di contenuti audio/video esplicativi, forse nessuno di noi avrebbe compreso nulla di ciò si trovava davanti ai nostri occhi.

Ebbene, quanto ora detto è quasi del tutto assente in Pac-Man Museum+. Qualora voleste saperne qualcosa in più del titolo che vi state accingendo a giocare, ci saranno appena due righe di spiegazione, riguardanti più che altro il tipo di gameplay che vi attende. Non ci sono interviste agli sviluppatori, non ci sono contenuti video che ci aiutino a comprendere l’importanza di questa o quella iterazione del franchise, non c’è niente che ci faccia realmente comprendere l’importanza storica dei videogame inseriti e, quindi, la loro presenza all’interno del cofanetto.

Sotto questo aspetto, questa versione aggiornata del Museo risulta ancora piuttosto “pigra”, anche in termini di personalizzazione. La sala messaci a disposizione è di medie dimensioni, potremo customizzarla in diversi modi, disponendo cabinati e pezzi di arredamento dove più ci aggrada ed arricchendo il tutto con qualche gashapon, ottenibile presso l’apposito distributore.

Anche in questo caso, l’impressione è che si potesse davvero realizzare qualcosa in più, soprattutto se l’intento di publisher e sviluppatori era celebrare una delle sue mascotte, nonché un’icona del videogame per antonomasia.

Giudizio finale

Pac-Man è uno di quei personaggi che non ha bisogno di alcun tipo di presentazione: è la storia che parla per lui. Tuttavia, se si desidera creare un museo che celebri quella storia, occorre curare ogni dettaglio, sia scegliendo con cura i “pezzi principali” della mostra, che curando un allestimento che ruoti attorno al “visitatore”, facendogli capire il valore di ciò che sta osservando o, perché no, facendolo emozionare. Sotto il primo aspetto, al di là di qualche piccola lacuna (magari colmabile in seguito), Pac-Man Museum+ riesce a mettere in campo alcune delle incarnazioni più iconiche del nostro eroe, riuscendo a garantire un’emulazione più che buona.

Tuttavia, l’opera fallisce nel riuscire a fornire un qualsiasi tipo di contorno storico e culturale ai 14 titoli che offre. Un’opera di contestualizzazione (tramite testi, audio o video) si sarebbe rivelata fondamentale ed avrebbe, a parere di chi vi scrive, invogliato ancor più a scoprire tutti i videogiochi presenti nel cofanetto, anche quelli che mostrano maggiormente i segni del tempo.

Al di là di quanto ora scritto, Pac-Man Museum+ rappresenta una celebrazione (magari un po’ spoglia) di un anniversario che qualsiasi appassionato del gaming dovrebbe festeggiare, soprattutto se questo appassionato è troppo giovane per ricordare le care, vecchie sale giochi (sigh!). Se avete voglia di tuffarvi nella storia del nostro medium di riferimento, ci sentiamo di consigliarvi l’acquisto; se invece dovessero nascere in voi la curiosità e la voglia di scoprire qualcosa in più su Pac-Man, purtroppo non possiamo che rimandarvi a Wikipedia, YouTube e, ovviamente, ai nostri articoli di approfondimento.

This post was published on 13 Giugno 2022 16:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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