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Recensioni

LEGO Star Wars: La Saga degli Skywalker | Cari fan, benvenuti in paradiso | Recensione (PS4)

Ricordo bene la prima volta che ho stretto fra le mani un modello Lego Star Wars.

Avrò avuto dieci o undici anni, ero a uno dei tanti day hospital che ho affrontato fin alla veneranda età di diciotto anni circa, e penso che quel modello-non ricordo neanche cosa fosse, ma sono abbastanza certo che includesse le minifigures di Luke, C3PO e R2D2-fosse un piccolo premio di consolazione per l’ennesima giornata fuori casa. Ma potrei sbagliarmi, tenendo conto che da piccolo la mia casa era piena zeppa di Lego di tutti i tipi, e che quindi molte sono state le occasioni in cui ho costretto padre e madre a spendere lire su lire per comprarmi nuovi modelli. Fatto sta che da quel giorno, quando ho stretto quella scatola fra le mani, sono letteralmente morto di contentezza, perché due dei miei miti assoluti erano finalmente insieme, fusi in un unico, fantastico, giocattolo.

Ironicamente, nei vent’anni successivi non ho mai comprato un videogioco legato a LEGO Star Wars, forse perché troppo autoconvinto di dovermi approcciare a prodotti più tosti e “da adulti”.

Ora, alla veneranda età di 33 anni appena compiuti, ho messo le mani su LEGO Star Wars: La Saga degli Skywalker, di Traveller’s Tale, e… e diavolo, se i risultati sono questi, quanto son pentito di non aver comprato tutti gli episodi della serie, ragazzi!

“Salto nell’Iperspazio!”

Dritti nella scatola delle Lego

Sì, purtroppo sono un neofita di LEGO Star Wars, non ho mai avuto modo di metterci le mani sopra, di apprezzarlo, di farlo mio.

Tuttavia, per giustificare questa mia recensione posso dirvi che sono un vero fan della saga di Lucas. Non un vero e proprio fondamentalista (lungi da me dirmi un esperto), ma il cuore mi si apre non appena sento il tema di John Williams, o vedo un frammento del duello fra Luke e Vader, o intravede Padmé e Anakin/Han e Leia in una clip su YouTube, o ancora un frame de L’Ascesa di Skyw

No, questo non è possibile: non esiste alcun Episodio IX, e forse neanche un VIII, quindi io non ho mai detto una cosa del genere.

Esplorando Tatooine

In ogni caso, da fan della serie questo nuovo adattamento a mattoncini digitali aveva tutte le carte in regola per essere un must, quindi mi ci sono lanciato con una marea di speranze, ma anche con un piglio da critico ferreo dovute a qualche considerazione. Per esempio, l’inclusione nel gioco di tutti e nove gli episodi della serie mi portava a chiedermi se gli sviluppatori non avessero svilito troppo il “narrato” dei singoli giochi dovendo costruire una campagna in grado di includere nove racconti.

Bene, sono stato davvero uno stupido, perché Traveller’s Tales è stata abilissima nello strutturare La Saga degli Skywalker in un modo geniale: come se fosse una gigantesca libreria carica di diorami LEGO Star Wars dai quali il giocatore può pescare lo scenario che vuole, giocarci quanto vuole e infine riporlo da una parte per poi passare al successivo, venendo per di più incoraggiato a giocati con piglio creativo, voglia di completismo e un bel po’ di cinefilia spinta.

A spasso per Star Wars

Parlando di macrostruttura, la trovata geniale degli sviluppatori è stata quella di permettere al giocatore di affrontare i nove episodi della saga cinematografica nell’ordine che vuole, scegliendo quale delle tre trilogie giocare. All’inizio del gioco avremo infatti a disposizione i primi episodi di ciascuna saga (Una Nuova Speranza, La Minaccia Fantasma e Il Risveglio della Forza) che, una volta completati, sbloccheranno i successivi. Un’impostazione che farà felici coloro che vorranno iniziare subito da un punto della serie in particolare.

Preparatevi alla fiera dell’assurdo!

Non so di preciso quanto io abbia impiegato a completare i tre episodi della trilogia originale (che al momento ho terminato), prendendomi un bel weekend in salsa anni ‘70/’80 giocato a ritmo lento e ragionato, ma quel che mi sono ritrovato di fronte è stata una serie di livelli ad aree tanto esplorabili da far passare ore intere a cercare segreti, minisfide e, udite-udite, miniquest secondarie.

E ovviamente, dato che stiamo giocando con dei giocattoli (scusate il gioco di parole), cadono tutti i vincoli di fantarealismo e rigida cronologia, fatto che permette al giocatore di tornare nei singoli livelli e di giocarli di nuovo per ottenere punteggi migliori o per esplorare al meglio, magari in compagnia di altri eroi della serie (per dire, potremmo affrontare Episodio IV con Anakin, o viceversa).

Parlando del gameplay in senso stretto, dobbiamo sempre tenere a mente che abbiamo di fronte un prodotto pensato (anche) per bambini, motivo per cui La Saga degli Skywalker presenta un combat system molto semplificato, delle dinamiche di esplorazione standard che si ripetono abbastanza, ma questa tendenza alla linearità è compensata dalla vastità delle sezioni di gioco, dal già accennato taglio sandbox e, soprattutto, da alcuni enigmi ambientali che seppur semplici ci allieteranno portandoci a dover esplorare le aree in cerca di indizi, di punti di accesso nascosti, e ovviamente di oggetti da smontare e rimontare per risolvere questi puzzle.

Potevano mancare le sezioni di volo spaziale? No, certo!

Un’impostazione piacevole, quasi rilassante, che potrebbe portare anche i giocatori più esperti a lasciarsi andare a sessioni intere di ricerche in-game. Se uniamo questo alla già accennata possibilità di rigiocare certe sezioni, al discreto numero di possibilità che il gioco dà, ma soprattutto al fatto che tutte le meccaniche di gioco siano così ben rodate (proprio perché estremamente classiche), allora possiamo davvero pensare di trovarci davanti al perfetto gioco su licenza con poche premesse ben eseguite, perfetto sì per “i più piccoli”, ma anche semplicemente per un giocatore che voglia staccare la mente da titoli più impegnativi e buttarsi in un solido prodotto action.

La meraviglia per gli occhi

Difficilmente, nella riproposizione di un brand famoso da oltre quarant’anni in una veste videoludica, troverete una scelta artistica più azzeccata dell’utilizzo dell’estetica Lego, e nel caso de La Saga degli Skywalker questa considerazione è lampante.

Nella sua reiterazione delle dinamiche dei giochi del brand, l’ultimo nato in casa Traveller’s Tales emerge come un ottimo gioco crossgen, performante e fluido, in grado di intrattenere senza cali o imperfezioni.

Poche sorprese riserva anche il lato artistico, di alta qualità sia per quel che riguarda la veste grafica meravigliosamente “legosa” (che farà impazzire gli amanti della serie) sia in un’altra che, pur se all’apparenza “secondaria”, è in realtà centrale per la riuscita del gioco: la sceneggiatura.

Ricordate quando ho scritto di aver paura di ritrovarmi di fronte un mero riassuntone dei film di SW a Lego?

Ecco, quell’impostazione è senza dubbio il core del gioco, ma a emergere durante l’avventura è il tono meravigliosamente dissacrante della “scuola Lego”, che fa della saga nella Galassia Lontana-Lontana un susseguirsi di gag tanto perfette da diventare funzionare sempre, anche quando il giocatore se le aspetta, anche quando la materia è scontata e sai che la bizzarria stile Lego arriverà. Un effetto che risulta buono anche agli occhi di un fan Star Wars medio, che non faticherà a passare le sue sessioni di gioco a caccia di ester-egg, citazioni e, ovviamente, parodie varie.

LEGO Star Wars: La Saga degli Skywalker è un titolo imprescindibile per tutti gli appassionati dei brand coinvolti: vasto, profondo nel gameplay, divertente e fresco nella scrittura, strutturato per somigliare a un sogno a occhi aperti. Se cercate un gioco in grado di darvi una full immersion in tutta la storia del brand, compresi gli ultimi film e serie televisive, allora lo stile dissacrante e citazionista dell’ultima fatica di Traveller’s Tales è quel che fa per voi. Per tutti gli altri, La Saga degli Skywalker sarà “solo” un ottimo action-adventure fatto per tornare con la mente ai pomeriggi in cui giocavamo con le Lego.

This post was published on 5 Aprile 2022 10:01

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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