Dopo un’attesa di circa dieci anni, la serie “classica” di Gran Turismo si rinnova con quel settimo capitolo tanto atteso dai fan, soprattutto da coloro che non erano proprio riusciti a digerire quel Gran Turismo Sport e la sua esperienza di gioco quasi totalmente votata alla competizione online.
Il lavoro del team di sviluppo si è protratto per tanto, tantissimo tempo, ed il suo obiettivo è chiaro sin da subito: con Gran Turismo 7, Polyphony Digital decide di “tornare alle origini”, concentrandosi maggiormente su tutto ciò che ha reso il suo franchise, per anni, il re incontrastato dei simulatori di guida (o dei simcade, per usare un linguaggio più moderno).
Ma quali sono le caratteristiche che hanno reso tale Gran Turismo? In ordine sparso: un parco macchine tanto vasto quanto vario (e tutto rigorosamente su licenza); un comparto single player appagante e ben strutturato; tutti i circuiti più famosi, perfettamente resi nella loro versione digitale; la possibilità di modificare a fondo le nostre automobili e tanto, tantissimo studio sul comportamento delle vetture in pista.
È proprio su queste basi che Kazunori Yamauchi ha sviluppato la sua ultima fatica, cercando tanto di venire incontro ad un pubblico composto da “nuove leve”, quanto di non tradire lo zoccolo duro dei fedelissimi della prima ora.
Qual è il risultato finale di questi quasi dieci anni? Ancora una volta, mettetevi comodi, allacciate le cinture di sicurezza e lanciamoci a capofitto nell’ultima esclusiva Playstation 5, partendo però dal più grande interrogativo che l’homo automobilis si sia mai posto.
I più grandi scienziati ed i più insigni antropologi non hanno mai saputo dare una risposta definitiva al quesito che, con buona probabilità, rischia di rimanere inevaso. Tuttavia, una cosa possiamo affermarla con certezza: l’automobile è un’invenzione strettamente connaturata all’essere umano. Non c’è un momento della storia moderna che non sia stato segnato dalla produzione di una nuova vettura, o dallo sviluppo di una tecnologia ad essa dedicata. Sotto questo aspetto, sembra quasi che l’evoluzione umana vada di pari passo con quella automobilistica.
È proprio da questo assunto che parte Gran Turismo 7, ripercorrendo con una piccola cutscene introduttiva, le fasi cruciali dell’industria di settore, insieme agli epocali cambiamenti che hanno riguardato la società umana. Ogni singola automobile, che sia una fuoriserie rombante o una comune berlina compatta, ha avuto il suo ruolo nella storia dell’uomo, accompagnando fedelmente ogni suo passo.
Dopo questo breve intermezzo, veniamo subito catapultati lì dove qualunque appassionato delle quattro ruote desidererebbe essere: ad affrontare i tornanti di un circuito, rigorosamente alla guida di una delle tante automobili che la nuova esclusiva Sony ci metterà a disposizione. Non si tratta del vero e proprio cuore pulsante del titolo, ma del “Rally Musicale“: un divertente minigioco che ci metterà di fronte ad una “corsa a tempo”, il tutto sulle note incalzanti di diversi artisti e band. Gli stage disponibili per questa modalità di gioco sono soltanto sei, ma lo sviluppatore ha già promesso di implementarne molti altri.
In ogni caso, il Rally Musicale rivestirà il ruolo di tutorial iniziale per tutti coloro che non avessero mai toccato un gioco di guida prima d’ora, accompagnandoli alle prime curve, segnalando quale sia il momento giusto per frenare e quale sia, invece, quello in cui occorre schiacciare l’acceleratore.
Subito dopo aver concluso questa piccola e coloratissima sgambata, veniamo proiettati nell’hub principale di gioco, dove faremo la conoscenza di Luca, il gestore dell’accogliente e lussuoso GT Cafè. Luca rivestirà il doppio ruolo di Anfitrione e di Cicerone: se, da una parte, la sua struttura è quella di maggiore importanza ai fini della campagna single player, dall’altra sarà proprio lui ad illustrarci la funzione degli altri edifici presenti.
Questi ultimi verranno sbloccati man mano che progrediremo nella nostra carriera, che sarà legata a doppio filo tanto ai podi che riusciremo a soddisfare quanto ai menu che saremo in grado di completare.
Un’auto usata da comprare, altre due da ottenere, una gara da vincere, una sfida da superare, tante patenti da guadagnare: nonostante sia un gestore di un bar, sembra proprio che sia Luca a dare ordini! Ma niente paura, nulla di ciò che questo signore vi chiederà sarà mai irrealizzabile. I circa 40 menu di cui è composto GT7 hanno un triplice scopo: farvi fare le ossa nel mondo delle corse automobilistiche, sbloccare tutte le strutture di gioco e, last but not least, foraggiare (o risvegliare) la car culture che c’è in ognuno di noi.
Per quanto riguarda il primo aspetto, Gran Turismo 7 si presenta come meglio non potrebbe: con un roster di oltre 400 veicoli, tutti da acquistare e/o da sbloccare. Così come da tradizione, nel nostro garage troveranno spazio auto di diverse epoche e provenienti da ogni parte del mondo, consentendoci di passare da una Pagani Zonda ad una Fiat 500, passando anche per vetture che devono la loro fama prevalentemente al cinema (qualcuno ha detto “Ritorno al Futuro”?).
All’inizio, la nostra sola fonte di approvvigionamento di veicoli sarà il rivenditore di macchine usate ma, man mano che progrediremo nella nostra carriera, verremo ricompensati spesso (forse fin troppo spesso) con macchine di ogni categoria, nonché con nuovi tracciati, nuovi tornei e, ovviamente, con la possibilità di accedere alla nuove strutture del mondo di gioco, su cui ci soffermeremo nei paragrafi successivi.
Concludendo l’analisi della campagna single player, possiamo affermare che, in circa 25/30 ore, potremo completare ogni attività prevista, scoprendo che tutto ciò che abbiamo compiuto finora non è altro che un enorme tutorial per prepararci all’endgame, rappresentato tanto dalle corse Hot Chili (dalla difficoltà elevata) quanto dal multiplayer.
Gran Turismo 7 vede il ritorno di tutte quelle feature che avevano fatto la fortuna del franchise e che, per vari motivi, erano mancate in GT Sport. Una di queste è senza dubbio il sistema di patenti, una vera e propria “palestra virtuale” capace di insegnare a tutti i piloti in erba come ottimizzare una frenata, come gestire le curve più ostiche e tutte quelle tecniche che non possono assolutamente mancare nel bagaglio di qualsiasi guidatore. Non nascondiamo che ottenere la valutazione massima in alcune prove del Centro Patenti risulterà una sfida non indifferente, soprattutto per i giocatori alle prime armi, ma è impossibile negarne il valore, nonché la “botta di autostima” al raggiungimento del tanto agognato oro.
Le Missioni, sotto certi aspetti, costituiscono il naturale prosieguo di quanto descritto in precedenza, sottoponendo il giocatore a tutta una serie di compiti che, in buona sostanza, consistono nell’applicazione di quanto appreso nell’ottenimento delle patenti, che si tratti di guadagnare 4 posizioni in un singolo giro o di superare il primo in classifica all’ultima curva.
La modalità Scapes è un altro graditissimo ritorno per chiunque desiderasse immortalare la propria vettura con la migliore “cornice” possibile, e GT7 ce ne offre ben 2571, insieme a tutta una serie di tool e di regolazioni che faranno la felicità di qualsiasi fotografo. Immaginate la location dei vostri sogni ed un fotografo esperto al vostro servizio: Scapes è esattamente ciò che state cercando.
Questa cura per il dettaglio è presente anche in pista: non appena avrete concluso la vostra competizione, potrete decidere di visionare il replay dei momenti salienti della gara, scegliere il frame che più vi aggrada, selezionare l’inquadratura che rende maggior giustizia, settare tutte le impostazioni e… scattare la vostra foto! Inutile dire che, sia nella modalità Scapes che nella Photo Mode, i risultati saranno estremamente soddisfacenti.
Nonostante la validità e l’importanza di quanto finora detto, la vera domanda che qualsiasi fan di questa tipologia di videogame si sta chiedendo in questo momento è la medesima: Gran Turismo 7 è un simulatore o è un’esperienza arcade? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.
Come avremo subito modo di constatare, l’ultimo lavoro di Yamauchi si trova a metà del guado, incarnando alla perfezione la definizione di “simcade“.
In alcuni frangenti, non è possibile negare che l’approccio simulativo sia presente e perfettamente percepibile; d’altra parte, Polyphony non ha mai nascosto di inseguire costantemente il realismo. Ogni automobile, come accennato anche in precedenza, ha la sua ragion d’essere, nonché la sua collocazione nei vari tracciati che affronteremo. Una compatta giapponese, ad esempio, sarà contraddistinta da una guida sicura e da un’ottima maneggevolezza, a patto di accettare una frenata e dei tempi di ripresa tutt’altro che istantanei; una monoposto da corsa, invece, sarà scattante come non mai, ma richiederà di imparare al meglio come affrontare ogni curva, poiché il testacoda è dietro l’angolo. Va da sé che ogni tracciato prediligerà certe categorie di veicoli: siete su percorso cittadino e volete sfoggiare la vostra nuova fuoriserie? Bene, preparatevi a fare la conoscenza ravvicinata di tutti i guardrail.
Se ogni vettura è dotata di tutta una serie di caratteristiche, uniche e perfettamente riconoscibili (modificabili con il tuning, che affronteremo a breve), i circuiti offrono diversi coefficienti di difficoltà, a cui vanno ad aggiungersi le condizioni meteo, capaci di sparigliare le carte in tavola e di rappresentare al meglio quel realismo di cui tutti gli amanti dei simulatori sono alla ricerca. La pioggia rappresenterà un ostacolo non da poco, riducendo sia la visibilità che la capacità di manovra del vostro veicolo, tanto da obbligarvi all’adozione di pneumatici dedicati.
Le stesse modifiche al veicolo andranno a modificarne sensibilmente il comportamento in pista, e incidendo sui Punti Performance (PP) che costituiscono un coefficiente di potenza orientativo dell’automobile. Ovviamente, starà al giocatore trovare la propria configurazione ideale (modificabile anche poco prima di una corsa tramite l’apposito menu), spendendo ore e ore in esperimenti fino a trovare il perfetto bilanciamento tra potenza e controllo.
Se i comportamenti delle auto sono tutti realistici, se ogni modifica che faremo all’assetto del veicolo avrà delle conseguenze sensibili e “credibili”, e se il meteo avrà un ruolo cruciale nelle nostre gare, è altrettanto vero che la “spalla arcade” dell’ultimo Gran Turismo è ugualmente percepibile.
Il primo aspetto che vale la pena analizzare è rappresentato dalla gestione dei danni. Se è vero che, nelle corse più lunghe, avremo a che fare con l’usura degli pneumatici (e con i conseguenti sbandamenti), è altrettanto vero che la gran parte degli impatti con guardrail ed altre vetture si tradurrà in danni perlopiù limitati alla carrozzeria. Per i più esigenti, Polyphony ha pensato di inserire anche i danni meccanici, che andranno a limitare le performance del motore del nostro bolide, ma mai in maniera tale da comprometterlo del tutto.
Una scelta di questo genere, si capisce, intende premiare un approccio di guida prudente, ma senza penalizzare eccessivamente chiunque si affacciasse per la prima volta ad un racing game.
La stessa calibrazione dell’intelligenza artificiale va in questa direzione. Salire sul gradino più alto del podio, nella modalità single player, sarà piuttosto semplice e, qualora avessimo qualche difficoltà, queste saranno risolvibili quasi sempre attraverso l’acquisto e l’installazione di nuove componenti. Anche selezionando il livello di difficoltà più alto, non ci ritroveremo quasi mai di fronte a delle sfide insormontabili; l’unica eccezione sono le gare Hot Chili, pensate per i giocatori più esperti ed esigenti, ma il loro numero è decisamente esiguo, soprattutto se paragonato a quello delle altre competizioni.
Aggiungiamo a quanto ora detto la presenza di macchie di olio in pista per fini puramente estetici e comprenderemo quanto Gran Turismo 7 abbia sì voluto intraprendere la strada del realismo, ma non al punto da ottenere un gameplay troppo penalizzante.
La possibilità di modificare estetica e prestazioni del nostro parco macchine merita una trattazione a sé stante. Man mano che rimpolperemo il nostro garage, aumenterà il nostro livello di collezionisti e questo ci garantirà l’accesso a cinque diverse tipologie di componenti, con livelli di prezzo crescenti.
Che si tratti di un treno di gomme, di zavorre, di una carrozzeria più leggera, di un nuovo computer, di un LSD ad una o più vie o anche solo di un filtro dell’aria da corsa, ognuno di questi pezzi renderà più performante la vettura su cui sarà installato, rendendola più utile ai suoi scopi ultimi: vincere e primeggiare. Sotto questo aspetto, gli utenti più smanettoni potranno constatare direttamente dall’apposito menu “Impostazioni Auto” quanto le varie modifiche possano incidere sulle prestazioni del veicolo.
Se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, dobbiamo sottolineare quanto Polyphony abbia pensato anche a questo aspetto, destinando a questo scopo l’apposita struttura “GT Auto“. Presso questo edificio potremo sia far revisionare il nostro mezzo di trasporto (da un semplice cambio dell’olio ad un ripristino del motore) che dare sfogo alla nostra fantasia creativa, scegliendo le livree e le tute che più si addicono al nostro stile.
La possibilità di aggiungere elementi estetici di ogni genere, la tavolozza di colori con cui decorare la nostra auto, i componenti con cui potenziarla e con cui migliorarne le prestazioni: non è un azzardo affermare che è possibile trascorrere tante, tantissime ore semplicemente nella customizzazione, cercando di realizzare l’auto dei nostri sogni.
Come anticipato, la sezione “Sport” nasce proprio per ospitare il comparto online di GT7 che, nel breve termine, vedrà la creazione di veri e propri tornei competitivi. È già possibile prendere parte a delle singole corse, in cui vediamo riproposti gli stessi requisiti e restrizioni del single player: tipologia di auto da usare, limiti di PP, e via discorrendo.
Dopo essersi iscritti alla competizione, potremo effettuare dei giri di prova, il cui scopo è sia fare “riscaldamento” che ottenere il miglior tempo, così da occupare una posizione privilegiata nella griglia di partenza.
La domanda che tutti si staranno ponendo è: cosa mi spinge a correre in maniera “pulita” su Gran Turismo 7? C’è qualche modo per penalizzare tutti coloro che adotteranno una guida spericolata, a danno di chi, invece, vuole gareggiare rispettando gli altri concorrenti?
Ebbene, la risposta è positiva. Accanto al punteggio del singolo pilota (determinato dai risultati ottenuti in pista) ce ne sarà un altro direttamente collegato alla sua correttezza, che decrescerà nel momento in cui tamponeremo, speroneremo o manderemo fuoristrada i nostri avversari in pista; tutto questo, ovviamente, si ripercuoterà non solo sulla fama del pilota, ma anche sulla stessa possibilità di partecipare a determinati eventi. Aggiungete a quanto ora detto dei rallentamenti obbligatori a tutti coloro che, nei giri di prova, dovessero impattare contro una barriera e comprenderete quanto il titolo targato Polyphony invogli i propri giocatori a competere nella maniera più “pulita” possibile, scoraggiando chiunque, passateci il paragone, stesse confondendo GT con GTA.
Gran Turismo ha sempre rappresentato un prodotto all’avanguardia, soprattutto sotto l’aspetto tecnico e, proprio sulla base di quanto ora affermato, GT7 non poteva essere da meno.
Anche questa nuova esclusiva Sony ci chiederà di scegliere tra due diversi settaggi: uno che predilige il framerate ed un altro che, invece, da una corsia preferenziale al Ray Tracing. Fortunatamente, in entrambi i casi il numero di fotogrammi al secondo rimane sempre attestato sui 60 fps, con pochissimi cali; c’è un chiarimento da fare in merito al Ray Tracing: questa tecnologia non viene tanto utilizzata nel corso delle gare, ma serve a rendere ancora più realistici i replay e le istantanee della Photo Mode, che esalteranno i riflessi sulle superfici cromate delle automobili.
Volendo soffermarsi sul versante grafico, c’è da fare un’ulteriore constatazione sulla cura del dettaglio che, se tocca punte di eccellenza assoluta per quanto riguarda i veicoli, lascia un po’ di amaro in bocca se ci si sposta su altri elementi.
I dettagli delle carrozzerie, ad esempio, sono quasi sempre impeccabili, così come impeccabile è la cura con cui sono realizzati gli interni delle singole vetture, soprattutto di quelle d’epoca, e le stesse texture riescono a rendere perfettamente i materiali utilizzati per la loro realizzazione; l’altro lato della medaglia consiste però in tutto ciò che “circonda” le competizioni: i modelli poligonali degli spettatori e dei tecnici a bordo pista, ad esempio, lasciano un po’ a desiderare, così come non soddisfano del tutto quelli di alcuni elementi scenici, alberi e piante in primis.
Se è vero che, nell’economia di un racing game, tutto ciò che conta è che la qualità del gameplay e l’estetica dei veicoli siano di primissimo rilievo, è altrettanto vero che la realizzazione delle auto, dell’illuminazione e degli effetti particellari (capaci di lasciare a bocca aperta qualsiasi spettatore) cozza non poco con quella dei summenzionati elementi di contorno, nonché degli sfondi, spesso solo accennati.
Nonostante i passi avanti, rispetto al recente passato, siano stati notevolissimi, l’idea è che ce ne siano ancora degli altri da fare prima di gridare al miracolo tecnico.
Una considerazione finale va fatta sulla colonna sonora, composta da un considerevole numero di pezzi, tutti di altissima caratura, che ben si sposano con le atmosfere di Gran Turismo 7.
È possibile che un semplice pad possa prendere il posto di un set di pedali e volante? Forse si, se quel pad è un DualSense!
Ovviamente non possiamo mettere sullo stesso piano due periferiche così diverse, ma non possiamo negare quanto profondo sia stato il lavoro dello sviluppatore nello sfruttare a fondo il controller di PS5. Se i grilletti adattivi offriranno una maggior resistenza, facendovi sentire tutta la fatica dietro una singola accelerazione o ad una frenata improvvisa, il vero capolavoro è da ravvisare sul versante del feedback aptico.
Il DualSense è capace di restituire praticamente ogni tipo di vibrazione, che si tratti di un cordolo, di un giunto stradale, di uno sterrato o anche di una semplice frenata brusca, riuscendo a rendere le sensazioni tattili che qualunque pilota o, meglio, qualunque guidatore conosce benissimo.
Aggiungete a quanto ora detto l’audio 3D dell’altoparlante e la possibilità di sfruttare il giroscopio, ruotando il pad come se fosse un vero e proprio volante, ed inizierete a comprendere quanto questo hardware possa essere un game changer, soprattutto per quanto riguarda le esclusive Playstation 5.
Gran Turismo 7 riesce a prendere ciò che di buono si era realizzato in Sport, ovvero il suo sistema di guida, riportando in auge tutto ciò che un fan del franchise desidera in un Gran Turismo. Una campagna single player, il sistema di patenti, la possibilità di modificare e personalizzare il proprio veicolo, un roster corposo di automobili (tutte rigorosamente su licenza), tante opzioni fotografiche per sfoggiare le nostre vetture: in GT7 troverete tutto questo e tante altre gustose “variazioni sul tema”. L’altro lato della medaglia è costituito da un’intelligenza artificiale mai realmente competitiva, da un comparto tecnico eccellente sui modelli delle vetture ma approssimativo su tutto ciò che vi ruota attorno, ed un sistema di ricompense che, da un lato, ci regala decine di auto e, dall’altro, rende molto difficile (e lungo) acquisire i veicoli di fascia alta.
Detto questo, l’ultima fatica di Yamauchi e soci costituisce un’esperienza di gioco (e di guida) appagante e stimolante, collocata a metà strada tra simulazione ed arcade, capace di accontentare i fan storici del franchise e, al contempo, di attirare nuove leve, ammaliandole con quella car culture che tanto infiamma Polyphony Digital.
Date a GT7 una sola possibilità, una singola corsa e forse si risveglierà quell’amore per le quattro che giace sopito in ognuno di noi.
This post was published on 9 Marzo 2022 16:00
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