E se l’attesa del piacere fosse il piacere stesso? È stato questo il mantra che ho ripetuto a me stesso giorno dopo giorno per circa 8 mesi ad oggi. Sin dallo State of Play in cui è stato mostrato il primo gameplay di Horizon Forbidden West. Dopo le emozioni regalate dal primo capitolo sfido a trovare qualcuno non interessato al prosieguo delle avventure di Aloy e degli autobot… ehm… delle macchine a piede libero sulla Terra.
Oggi, finalmente posso mettere su carta – virtuale – tutto ciò che l’Ovest Proibito ha da offrire confermando ancora una volta che si, a volte c’è più gusto ad attendere.
Horizon Forbidden West ci ri-catapulta in un futuro lontano lontano (si, come la Famosissima Galassia) dominato dalle macchine. La nostra Aloy ha appena sconfitto Ade – la IA corrotta che stava causando morte e distruzione in lungo ed in largo – ma la sua missione, a quanto pare, non è ancora conclusa: la corruzione non è stata debellata, le macchine continuano a distruggere tutto ciò che si para loro davanti e la Terra è ancora in pericolo. Il motivo? Beh, un vecchio “amico” ha in realtà trasferito la coscienza di Ade in un altro luogo e, come se non bastasse, eliminare definitivamente la IA non sarà purtroppo sufficiente a salvare l’umanità; l’unica speranza è trovare una copia funzionante di Gaia, la superintelligenza creata dai Precursori, in modo da riplasmare tutta la Biosfera del Pianeta.
Sono queste le premesse per la nuova avventura della nostra Nora preferita, che ci porterà a vivere ore ed ore di sfide, scontri e colpi di scena nell’Ovest Proibito.
Così come nel primo capitolo, i momenti iniziali di gioco fanno un pò da tutorial per ricordare al giocatore tutte le meccaniche sfruttabili per poter sopravvivere nel mondo metallico; faremo conoscenza con dei nuovi tipi di macchina ed impareremo a sfruttare al meglio il Focus e le sue nuove funzioni – come ad esempio una sorta di Impulso “sonar” in grado di evidenziare tutti gli appigli nelle vicinanze per delle arrampicate più sicure.
Sotto l’aspetto del gameplay Forbidden West fa quello che ci si aspetterebbe da un sequel: aggiunge frecce ad una faretra già folta, e lo fa senza stravolgere completamente tutto quello che era stato costruito con il primo capitolo. Non aspettatevi cannoni aerospaziali e raggi laser dagli sparati dagli occhi, le meccaniche di gioco sono – quasi – le stesse di Horizon Zero Dawn con qualche nuova e gradita aggiunta.
Il mondo che circonda Aloy è finalmente più verticale. Anche grazie alla potenza di calcolo di PlayStation 5 si è potuto raggiungere un livello di dettaglio impressionante ed è stata offerta la possibilità all’utente finale di esplorare la mappa lungo ogni direzione possibile. Un maggior numero di appigli per le arrampicate rende queste ultime molto più fluide, così come la possibilità di usare il Rampino – uno dei nuovi accessori che Aloy troverà nelle prime parti della storia – per raggiungere punti in precedenza impensabili; grazie al nuovo Alascudo si potrà planare a seguito di un salto da una sporgenza e con le nuove fasi subacquee vengono aggiunte nuove forme di esplorazione di un mondo che ha davvero tanto da offrire.
E di zone da scoprire ce ne sono davvero tantissime. Ogni angolo della mappa nasconde dei segreti: dai Calderoni tanto cari a chi ha già giocato Zero Dawn, ai Punti Panoramici – che offrono una visione di com’era il mondo ai tempi dei Precursori – passando per le Fosse di Combattimento. Chi vuole esplorare ha trovato la sua El Dorado.
Aggiungete a questo una miriade di Quest Secondarie, mai scontate e tutte le une diverse dalle altre, che vanno ad approfondire la Lore legata alle terre dell’Ovest ed alle Tribù che le governano ed avrete la ricetta per una mole di ore di gioco che raggiunge e supera abbondantemente il numero 60.
Dal punto di vista di Gameplay puro, quindi di sana e vecchia pressione di tasti per abbattere macchine e nemici, Forbidden West affina le tecniche a disposizione di Aloy già viste in Zero Dawn.
La lancia e l’arco sono e saranno sempre i compagni di viaggio preferiti, anche se nel corso dell’avventura la Salvatrice di Meridiana metterà in saccoccia nuove armi come ad esempio il Lancia-Punte o il Guanto Lacerante. La pressione dei tasti R1 ed R2 resta dedicata agli attacchi leggeri e pesanti così come con L2 si prende la mira per l’utilizzo di armi da lancio come l’Arco da Caccia o il fidato Lancia-Trappole.
Graditissima la presenza di un nuovo albero delle abilità che si sviluppa in sei rami o specialità: Guerriera, Intrappolatrice, Cacciatrice, Superstite, Infiltratrice ed Esperta di Macchine. Ogni ramo, com’è facilmente intuibile fornisce differenti bonus attivi e passivi e permette di sbloccare le Cariche Valorose – in sostanza delle Finisher Moves equipaggiabili nella ruota delle armi e che, una volta attivate, forniscono importanti Buff come possono essere invisibilità momentanea o percentuale di critico migliorata.
Com’era lecito aspettarsi nuove zone da esplorare equivalgono a nuove macchine, con nuovi punti deboli e di forza, e spesso la nostra sopravvivenza è imprescindibile dal nostro equipaggiamento.
A tal proposito sono stati introdotti i banchi di lavoro, fondamentali per poter potenziare armi e vestiti – consumando componenti come frammenti di metallo e parti di macchine – migliorando così resistenze elementali e numero di danni inflitti e subiti.
Rimane sostanzialmente invariato rispetto a Zero Dawn, invece, il modo in cui ci si sposta lungo la mappa: a piedi! Argomentando meglio, rimangono identiche le meccaniche dei Collilunghi – i possenti giraffoni metallici – sui quali ci si arrampica e si effettua un Override per ricevere informazioni utli sui Punti di Interesse nelle vicinanze, così come resta intatta la possibilità di portare a termine un Override sulle macchine in modo tale da prenderne il controllo – qualcuno sta suggerendo di cavalcare un Ferrariete per coprire distanze troppo lunghe? – ma vi assicuro che Aloy macinerà chilometri e chilometri a piedi durante la sua esplorazione dell’Ovest Proibito.
Ho tenuto per ultima però una delle chicche che più mi hanno colpito del gioco, sempre in ambito “spostamenti”. Non voglio spoilerar nulla ma lascio un piccolo e suggestivo suggerimento cinematografico: Jurassic Park (1993), scena finale. Ed ho detto anche troppo!
La magia, si. Magia intesa come livello di dettaglio visivo portato da Guerrilla Games su PlayStation 5 con Horizon: Forbidden West.
Il gioco non propone una infinita pletora di opzioni grafiche con cui smanettare per trovare il proprio setting preferito, bensì solo due preset base: Modalità Qualità e Modalità Performance oltre che una opzione per attivare e disattivare HDR dinamico. Parto da subito col fugare i dubbi di tutti quanti: dovete giocare Forbidden West in Modalità Qualità. Punto. Fidatevi.
La dove la Modalità Performance permette al gioco di girare con un Framerate stabile di 60 FPS, “riducendo” – è un parolone, ma avete capito, no? – la qualità generale di resa a schermo, è la controparte Qualità che incanta e lascia incollati allo schermo grazie al supporto ad una risoluzione di 4K – coadiuvata da ulteriori accorgimenti visivi – ed un Framerate di 30 FPS.
A primo impatto sembrerebbero “cose normali” per un gioco Next-Gen, ma scendendo più in dettaglio la distanza qualitativa che c’è tra Horizon ed alcuni altri giochi per PS5 viene fuori: basti osservare il rendering dell’acqua, sempre cristallina e “reale”, che risponde agli stimoli di Aloy quando vi si immerge.
La fatica, il sudore, le espressioni di dolore sul volto di Aloy; tutti dettagli che questo “film intereattivo” restituisce con una fedeltà assoluta e che aiuta ad immergersi a fondo nell’epopea che ci si para davanti.
Sapete cos’altro aiuta ad immergersi nel gioco? Le nuove opzioni di accessibilità e le features uniche dei controller PlayStation.
Non ne scrivo quasi mai, anche perché spesso e volentieri le opzioni di accessibilità dei vari giochi sono ridotte all’osso o son sempre un copia/incolla di una serie standard di opzioni, ma stavolta sentivo il bisogno di assegnare una nota di merito al team di sviluppo. Bravi! Bravi perché sono riusciti ad offrire una tale qualità e quantità di opzioni di accessibilità in modo da accontentare tutti, ma proprio tutti i tipi di giocatore. Dal casual all’hardcore gamer.
Tralasciando le “classiche” impostazioni dei sottotitoli, regolabili in dimensioni, lingua e sfondo per offrire sempre la migliore visibilità possibile, cominciamo parlando le opzioni della difficoltà in-game: sarà possibile giocare Horizon: Forbidden West con un grado di sfida che si estende su 5 livelli, passando da Storia a Molto Difficile, in base al tipo di avventura che vogliamo vivere: concentrarsi solo sull’esplorazione e sul prosieguo della storia di Aloy, o affrontare sanguinari duelli con le nuove macchine dell’Ovest? A voi la scelta.
È in programma anche l’introduzione di un livello di difficoltà Personalizzato – che consentirà di regolare il livello di danno inflitto e ricevuto da Aloy, conferendo maggiore flessibilità nella regolazione della difficoltà della nostra avventura – così come di una opzione Bottino Facile che ridurrà la necessità di staccare parti di macchine e poi andarle a recuperare a scontro finito: con questa modalità c’è una sorta di auto pickup e tutte le risorse vengono automaticamente aggiunte all’inventario della nostra protagonista.
Il gioco offre alcuni Preset di configurazione anche per i Controller (graditissima opzione l’aggiunta di quello per Mancini), così come la possibilità di rimappare completamente ogni tasto del Joypad ed ogni movimento di Aloy.
Sensibilità dei movimenti, zone morte delle levette analogiche e controlli opzionali che sfruttano i sensori di movimento ed accellerometro: ogni cosa è personalizzabile nell’Ovest Proibito.
Interessante anche la modalità CoPilota, pensata per i non vedenti, che permette di collegare un secondo controller DualSense ed accedere al gioco tramite un ulteriore profilo PlayStation.
Per quanto riguarda le armi ed il combattimento è possibile, ad esempio, regolare quanto il gioco rallenta quando si attiva la ruota delle armi (che consente di equipaggiare rapidamente un’arma) o attivare l’assistenza alla mira. È possibile aumentare la durata della Concentrazione – il bullet time che si attiva quando si punta con l’arco – o anche impostarla in modo automatico così da dover evitare di premere il tasto dedicato in fasi concitate di combattimento.
Sempre presenti, così come nel precedente capitolo le funzioni di Scatto Automatico e Cura Automatica – quando la percentuale di salute è al di sotto del 50%, alle quali si aggiunge una modalità chiamata Alascudo Automatico che, come dice il nome stesso attiva automaticamente il nuovo Alascudo quando si cade da una certa altezza.
Comoda ed utile anche l’opzione di assistenza visiva a schermo: in fase di impostazione della partita sarà possibile scegliera tra un HUD ridotto all’osso e che predilige l’esplorazione minuziosa di tutte le zone della mappa del mondo, o un HUD più amichevole sul quale saranno segnati i vari punti di interesse nelle nostre vicinanze e gli indicatori di missione.
Concludo con le impostazioni Audio, che permettono di regolare individualmente la maggior parte dei volumi del gioco. Effetti sonori, parlato, macchine, esplosioni ambientali, tutto ha un bilanciere separato e l’utente è libero di dare priorità ad un suono piuttosto che ad un altro a seconda di come vuole immergersi nella Terra del futuro.
Sembrerebbe magia nera, ma effettivamente è solo progresso tecnologico. Horizon: Forbidden West è un altro dei giochi che sfrutta a pieno le caratteristiche del DualSense PlayStation 5 per coinvolgere a pieno il giocatore e portarlo al centro dell’azione mentre si sferrano potenti colpi di lancia verso macchine impazzite.
Il Feedback Aptico ed i Trigger Adattivi del controller sono fenomenali: imbracciare le armi provoca un feeling diverso in base a cosa si è scelto di usare; sentire la tensione delle corde dell’arco ed il suono dello scoccare delle frecce è appagante e coinvolgente.
La risposta tattile è sempre consistente e sempre puntuale, mai un ritardo o una qualsiasi incertezza nei diversi tipi di vibrazione e risposta adattiva del controller.
Combinare il tutto aggiungendo un paio di cuffie 3D ci fa immergere in un mondo dal quale non vorremmo più uscire: ogni suono, dalla Volpe che sgattaiola tra gli alberi spostando foglie secche, alla punta della lancia di Aloy che cozza contro le coriacee corazze di metallo delle macchine. Qualsiasi cosa è percepibile in maniera chiara e dettagliata.
Horizon: Forbidden West è, ad oggi, uno dei – se non IL – miglior prodotti che la lineup PlayStation 5 Next-Gen possa offrire. Guerrilla Games non stravolge un gioco che aveva già sorpreso su PS4 ma lo migliora andando a puntellare li dove se ne sentiva il bisogno. Una storia coinvolgente, ricca di colpi di scena e piuttosto lunga da completare – era ora direi che qualcuno si concentrasse su una bella e corposa modalità storia – raccontata magistralmente. Il taglio cinematografico di molte cutscene unito alla sapiente gestione dei colori e dei dettagli di tutto ciò che è a vista, rendono l’avventura di Aloy nell’Ovest Proibito suggestiva e quasi un must da giocare per tutti i tipi di gamer.
Le opzioni di accessibilità fin troppo corpose, inoltre, fanno si che ognuno riesca a trovare la giusta quadra per una esperienza quanto più vicina possibile ai propri gusti. Tutto questo, in combinazione con la sapiente implementazione delle features esclusive di controller e cuffie PS5 mi lascia con un solo interrogativo: se a poco più di un anno di PlayStation 5 siamo arrivati a questo, dove arriveremo in futuro?
Mentre cerco risposte a questa domanda però vado a combattere contro qualche Mecha-Godzilla dell’Ovest Proibito 😉
This post was published on 14 Febbraio 2022 9:01
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