In un inizio 2022 videloudicamente morto per il sottoscritto, e in disintossicazione da Dota (rimando all’articolo sui giochi durante le feste), l’Xbox game pass arriva in mio soccorso con la nuova fatica degli sviluppatori di Guacamelee, Drinkbox Studios: Nobody Saves The World.
Già dal titolo si annuncia un gioco peculiare e, premettendo che i due Guacamelee sono nella mia lista da giocare, che so essere ottimi indie, mi sono detto: Perché no?
Tra l’altro, proprio per questo, facendo una ricerca veloce su Drinkbox Studios ho scoperto una chicca: Guacamelee è stato originariamente rilasciato su Playstation 3 prima del porting, mentre Nobody Saves the World è al momento un’esclusiva piattaforme Microsoft.
Comunque, di tutto mi sarei aspettato tranne il gioco che mi sono ritrovato davanti e come abbia accompagnato la mia settimana post esami universitari, finendo per essere l’idiotica pausa che il mio cervello aveva bisogno.
La cosa che più mi ha piegato dal ridere è che mentre giocavo mi dava stranamente la stessa sensazione che ho avuto quando giocavo il gioco di ruolo cartaceo di Brancalonia, l’ambientazione spaghetti fantasy made in Italy.
E sarò sincero: sogno un mondo dove l’università è leggera tanto quanto Nobody Saves the World, ma per ora l’opera di Drinkbox Studios dovrà bastarmi.
Intanto mi ha messo voglia di provare Guacamelee, che recupererò il prima possibile.
Nessuno è protagonista
Il protagonista delle avventure è un certo nessuno, un guscio vuoto che si risveglia senza memoria in una capanna. Questo nessuno, in maniera del tutto appositamente ironica, si ritrova al centro dell’azione quando scopre la sparizione del mago Nostramagus.
Da questi primi cinque minuti di gioco si capisce già lo stile della narrazione dove sta andando a parare.
Nonostante ciò l’umorismo non risulta mai eccessivo o volgare, anzi è pieno di intelligenti giochi di parole e giustapposizioni. Cavaliere con la testa di zucca? Presente. Pesce mago? Presente. Mummia scienziata? Presente.
Tranquilli, le fasi di gioco permettono di fare da pausa all’umorismo e non lo fa mai risultare soffocante.
La trama in sé non è nulla che fa urlare al miracolo, anzi verso il finale si è fatta anche un po’ troppo seria per lo stile di gioco risultando in una serie di scene un po’ contrastanti con il resto del gioco.
Dove il gioco brilla dal punto di vista narrativo è nel contenuto secondario. Nobody saves the world è infatti il tipico gioco che finisco al 100% solo perché sono curioso di vedere cosa gli sviluppatori hanno nascosto. I dungeon secondari, così come le missioni fornite dai personaggi delle varie gilde (forse la parte umoristica più divertente del gioco), sono pieni di sprazzi di comicità sulla falsa riga dello stesso Guacamelee.
Ho giocato il gioco con la traduzione Italiana che è di ottima qualità e, cosa più importante di tutti, secondo me rimane fedele all’umorismo che il gioco crea, cosa che non è affatto scontata. Peccato per alcuni giochi di parole intraducibili.
Facendo tutti i dungeon, trovando tutto il contenuto secondario, il gioco ha circa una durata di sedici ore, risultando anche bello robusto.
Tanti aspetti, una bacchetta
Il Gameplay è invece l’aspetto più sorprendente del gioco. Infatti nessuno sarà munito di una bacchetta magica che gli donerà il potere di cambiare forma. Ogni forma ha delle statistiche, tre mosse caratteristiche e una abilità passiva. Con l’avanzare del gioco si sbloccherà anche la possibilità di mischiare le forme fino ad un massimo di 4 mosse per forma, di cui 1 attacco base, 3 interscambiabili (anche con altre di forme diverse) e 4 abilità passive. Mischiare tutto ciò con un cucchiaino di danni elementali e stati (tipo avvelenato, stordito ecc), dungeon crawling e gameplay in salsa action e si ottiene Nobody Saves the World.
In questo modo sono riuscito ad avere un cavallo che sparava frecce con gli zoccoli. Magia.
Drinkbox studios è perfettamente cosciente di quanto queste meccaniche insieme siano divertenti e ha riempito il gioco di dungeon secondari pieni di varianti. Dal dungeon dove tutti i danni sono 9999 e uccidono in un colpo, al dungeon dove i nemici lanciano dei razzi a ricerca ogni qual volta subiscono danno, il gioco presenta il divertimento di un deck-building senza un deck di carte, della creazione di una build per un personaggio, senza averne una fissa per tutto il gioco.
Infatti se siete amanti di queste ultime meccaniche, Nobody Saves the World sarà il vostro paradiso.
Ogni dungeon in questo modo risulterà diverso e, tramite un sistema di immunità a danni elementali, obbligherà ulteriormente il giocatore a cambiare forma. Pur volendo, dunque, è impossibile giocare dunque con una sola forma, ma anche con due o tre. Cercando di livellare tutto al massimo mi sono trovato obbligato spesso a passare tra più di cinque forme e spesso due in tempo reale nello stesso dungeon.
La progressione è relativamente semplice: Per imparare nuove forme o nuove mosse per le forme già ottenute bisogna salire di grado con le forme precedenti o attuali. Per farlo bisogna completare un set di missioni che il gioco ci offre. Queste missioni sono sia specifiche per forma che generiche e donano esperienza sia a nessuno, aumentando le statistiche di base, sia alle singole forme.
Ad esempio la seconda mossa caratteristica delle forme si ottiene al rango D, e dal rango F al rango D si arriva completando la missione di infliggere danni o uccidere nemici con l’abilità primaria della forma. Queste missioni aggiungono dinamicità e continuità al gameplay e donano quell’obiettivo e motivazione in più di cui il giocatore ha bisogno per giocare a lungo il gioco.
In più, le abilità stesse hanno un gameplay molto interessante. Le abilità non primarie, di solito le più forti, richiedono del mana per poter essere utilizzate, il quale viene recuperato principalmente attaccando con l’attacco primario, che poi è anche l’unica abilità statica di ogni forma. Vedete come è stretto il loop di gameplay?
In più i comandi con il controller sono responsivi ed intuitivi. Peccato che a metà partita il mio controller abbia deciso di iniziare a driftare e ho dovuto giocare con mouse e tastiera ed è stato un inferno. In loro difesa, i comandi e lo stile di gioco sono fatti per controller e consigliano vivamente di giocarci con uno, però comunque è stato un parto superare i dungeon più complessi.
In tutta onestà gli action RPG non sono un genere che mi piace particolarmente, io sono più tradizionale e propenso a giocare i classic RPG, ma Nobody Saves the World mi ha piacevolmente sorpreso ed è riuscito a conquistarmi ugualmente.
Unico appunto, il gioco è girato liscissimo senza bug o problemi per la stragrande maggioranza. Ho avuto un solo crash da black screen durante il caricamento di una zona, e aveva salvato esattamente prima ergo non ho perso neanche un minuto di gioco.
Tutto ciò è possibile in co-op online. Essendo io un lupo solitario, non ho avuto modo di provarla, ma vi assicuro che se in Singleplayer è così divertente, in multiplayer il rischio è un caos esilarante degno di Divinity 2.
Gli occhi vuoti e una OST rent-free nel mio cervello
Il comparto grafico di Nobody Saves the World risulta spesso adatto e coerente con il resto del gioco. Personaggi caricaturali e mostri paradossali riempiono spesso lo schermo strappando sorrisi.
Tipo gli occhi vuoti del protagonista, una caratteristica comune a tutte le forme che assumerà nessuno e che noteranno spesso anche i personaggi nel gioco.
Le varie aree di gioco hanno temi molto chiari e un carattere proprio e riescono quasi sempre a comunicare un umore specifico, seppur estraneo.
In realtà non c’è molto da dire sullo stile grafico se non che nelle battute finali del gioco l’arte risulta un po’ rindondante e meno ispirata rispetto all’arte nelle prime zone. Anche questa peculiarità troverebbe spiegazioni in gioco, ma comunque mi sarei aspettato un livello più costante.
Tutt’altra storia è la soundtrack, che io adoro alla follia.
Non è nulla di miracoloso in realtà, è solo dannatamente calzante e i vari motivetti riprodotti in ripetizione non sono mai stati noiosi anzi, un paio mi sono entrati nella testa senza permesso, quali last night’s storm e empty eyes.
La soundtrack riesce benissimo a creare una base per i giochi di parole e l’umorismo paradossale che il gioco spesso presenta. Anzi, sono convinto che spesso io abbia riso ad alcuni giochi di parole più prevedibili proprio perché la musica costruiva la giusta tensione.
È nessuno, ma è per molti (Conclusioni)
A quattro anni dall’uscita del loro ultimo gioco, Drinkbox studios dimostra ancora di saperci fare e soprattuto di non aver perso la vena umoristica e l’abilità di formulare giochi di parole e ci dona Nobody Saves the World, un indie ben riuscito, con delle ottime intuizioni di gameplay e chicche tecniche che lo rendono un gioco molto interessante e sicuramente da provare, specialmente se avete l’xbox game pass!
PRO
- Easy to learn hard to master
- Umorismo ben bilanciato a fasi di gameplay
- Gameplay fresco e innovativo
CONTRO
- Una trama che poteva essere migliore
- Il livello artistico non è sempre sullo stesso livello
- Difficile giocarci senza controller
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