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Tom Clancy’s Rainbow Six Extraction | Recensione “Dispersa in Azione” (PS5)

AVVIO PROTOCOLLO ESTRAZIONE
AVVIO PROTOCOLLO ESTRAZIONE

Non avete idea di quanto queste tre semplici parole siano rimbombate nella mia testa negli ultimi giorni, riuscendo sempre a fornire una sensazione di benessere e rilassamento, paragonabile a quello di una fiaschetta di Estus. Credetemi, riuscire a portare a casa la pelle è sempre appagante, soprattutto dopo l’ennesima missione in cui l’imprevisto sembra aver condannato te ed il tuo team ad una fine tanto indecorosa quanto ineluttabile, facendoci capire che, in certi campi di battaglia, i proiettili da soli non bastano.

Tuttavia, mi rendo conto che queste parole possano sembrare come l’ennesimo cappello introduttivo dell’ennesima recensione di cui nessuno sente veramente il bisogno. Proprio per questa ragione, stavolta abbiamo deciso di avvalerci di uno dei protagonisti diretti del gioco che andiamo a recensire, in questo caso Rainbow Six Extraction. Si tratta di un Operatore, un dei soldati d’elite che, per motivi di privacy, ha deciso di rimanere anonimo, ed a cui ci riferiremo con lo pseudonimo di “Gennaro Operatore”.

G.: “scusate, ma non si poteva proprio scegliere un nome diverso?”

Sono direttive Ubisoft, dice che attira molto i fan del retrogaming. Non possiamo proprio soprassedere!

G.: “Ah vabbè, se lo dice Ubisoft…”

Non perdiamoci in chiacchiere ed andiamo al sodo. Giusto un cenno per chiunque ne sentisse parlare per la prima volta: il titolo in questione è uno spin-off del più famoso Rainbow Six Siege, lo sparatutto strategico PvP targato Ubisoft che, grazie ad una community in costante crescita, è riuscito ad attestarsi come uno dei maggiori successi del publisher. Tuttavia, se Siege era (ed è) competizione allo stato più puro, Extraction decide di percorrere la via della co-op, riproponendo le meccaniche che hanno fatto la fortuna del “fratello maggiore” ed introducendone di nuove, andando così a rinverdire un filone ludico che sembra appassionare nuovamente i giocatori di mezzo mondo: quello degli FPS cooperativi PvE.

Se Back 4 Blood aveva “aperto le danze” (trovate la nostra recensione qui), Ubisoft decide di proporre un’intera esperienza standalone con cui misurarsi, senza però rinunciare alla forte identità del suo franchise.

Gennaro, ricordi quale fu la reazione del pubblico quando fu annunciato Extraction?

G.: “Per la verità, molto fredda. Ricordo che, appena informai il mio paninaro di fiducia dell’uscita del gioco, mi rispose con un sono “Estic***i?”.

ALT! Ti devo ricordare di moderare il linguaggio, ci leggono anche bambini e casalinghe. Ma poi scusa: tu, un operatore, un militare scelto, mangi dai paninari?

G.: “E che cosa ti aspettavi, amico mio? Che andassimo avanti a botte di razioni e cibo in scatola? Sapessi che panza hanno fatto certi di noi nel lockdown!”

E noi che vi immaginavamo tutti in forma e palestrati… Ma torniamo a noi: parlavamo di un’accoglienza fredda.

G.: “Si, diciamo che quasi nessuno avrebbe scommesso su questa nuova avventura. Il pubblico vuole la competizione di Siege, è a quella che è abituato, mentre la cooperazione è tutto un altro paio di maniche. Mettici pure due anni di rimandi, ed è plausibile che un po’ tutti si fossero scordati di noi. Tuttavia, credo proprio che qualcuno in questi giorni si sia ricreduto; anche chi, come te, è talmente negato col multiplayer da avere le mani montate al contrario.”

Scusami Gennaro, ma non ti permetto di fare illazioni sulla mia abilità negli sparatutto competitivi. D’altra parte, se hanno affidato a me la recensione, un motivo ci sarà…

G.: “ma se il PR vostro c’ha detto che l’hanno data a te perché solo tu e Giannini c’avete la PS5…”

Gennaro, ti richiamo ufficialmente all’ordine! Stiamo divagando troppo, soprattutto perché abbiamo un’intera recensione da affrontare. Ma andiamo con ordine.

Tutto cominciò nel 2018

Guardate bene: dietro queste porte ci sarà l’unica area sicura del gioco.

Le fondamenta su cui Extraction si basa sono state gettate già diversi anni fa, quando il team di sviluppo di Siege decise di creare una modalità di gioco a tempo limitato (chiamata Outbreak) in cui gli Operatori avrebbero dovuto affrontare una minaccia mutante. Si trattava di una mossa decisamente a sorpresa per un titolo che, come detto in precedenza, faceva del PvP il suo punto di forza e che in questo caso, seppur per una breve finestra temporale, si sarebbe aperto al PvE.

Ebbene, il successo dell’iniziativa fu talmente elevato da spingere Ubisoft a creare un intero spin-off a sé stante, con le medesime caratteristiche.

Rispetto ai fatti del 2018, però, gli eventi sembrano essersi aggravati non poco, con una minaccia aliena in piena regola da affrontare. Ma chiediamo ulteriori dettagli al nostro operatore di fiducia.

G.: “Se in Outbreak ce l’eravamo vista brutta, nell’operazione Extraction le cose sono decisamente peggiorate. Un manipolo scelto di operatori è stato selezionato per formare React, l’unità che avrà il compito di affrontare gli Archei, le creature aliene menzionate in precedenza. Le nostre incursioni per studiare e respingere la minaccia avranno luogo in quattro aree: New York, San Francisco, Alaska e la città di Truth or Consequences, lì dove tutto sembra aver avuto inizio. Ognuna di queste aree sarà a sua volta divisa in tre mappe, ovviamente brulicanti di nemici.”

Ma come mai questi Archei sono così aggressivi?

G.: “Ed io che c*zzo ne so, scusi? Abbia pazienza…”

Gennà, ancora con queste parole? E poi stavi andando così bene…

G.: “Chiedo venia, mi sono fatto un po’ prendere la mano, ma la verità è che noi non ne sappiamo molto più di voi.”

In che senso?

G.: “Nel senso che nessuno di noi ha avuto ed avrà lo “spiegone” sul perché ed il percome queste creature siano arrivate sulla Terra. D’altra parte, noi Operatori stiamo lì per portare a casa il risultato, il resto ha un’importanza relativa. Quindi ve lo dico da subito: non aspettatevi chissà quale trama coinvolgente. L’unica cosa che dovrete sapere è che tutto ciò che si muove e non è vestito come un soldato è quasi sicuramente una minaccia. Si scopriranno dei dettagli, questo si, ma nulla che possa sconvolgervi più di quanto già non lo siate”

Chiaro e conciso: siamo uomini di poche parole e tanti fatti.

G.: “Puoi scommetterci la tua PS5”.

Scusami, ma preferirei evitare.

Una camera stagna dopo l’altra…

Concentratevi subito sulla distruzione dei nidi, fermando così l’avanzata di nuovi nemici.

Nonostante si sia in presenza di uno spin-off, Extraction rimane fedele alla struttura ed alle meccaniche che abbiamo imparato ad apprezzare in Siege. Anche in questo caso, quindi, gettarsi nella mischia a fucili spianati significherà andare incontro ad una fine decisamente ingloriosa, con poche possibilità di essere rianimati e con il concreto rischio di diventare dei “Dispersi in Azione” (o D.I.A.), con tutta una serie di conseguenze tutt’altro che allettanti. Ma procediamo con calma: Gennaro, qual è il primo passo che ogni giocatore deve compiere prima di iniziare la sua Incursione?

G.: “Per prima cosa bisogna saper scegliere bene quale Operatore usare a seconda degli obiettivi richiesti. Mi spiego meglio: ogni incursione ci sottoporrà tre obiettivi random da raggiungere, a difficoltà crescente. In alcuni casi, ad esempio, ci verrà chiesto di uccidere degli Archei particolarmente forti, o di abbatterli in maniera stealth, così come ci potrebbe venire ordinato di proteggere delle determinate postazioni o di recuperare un altro soldato caduto in una precedente missione. Va da sé che ogni Operatore del roster ha delle caratteristiche ben definite, che lo rendono maggiormente idoneo ad un certo tipo di missione piuttosto che ad un altro; faccio un esempio: vi serve sgusciare ed uccidere senza essere visti? Vigil è la scelta migliore! Vi occorre un soldato con una grossa potenza di fuoco? Non potreste desiderare niente di meglio di Tachanka! Volete un Operatore con cui tenere una costante mappatura dei nemici in movimento? Scegliete Lion! Ma posso aggiungere una cosa?”

Certo Gennaro!

G.: “Due elementi altrettanto importanti sono rappresentati dalla strategia e dalla capacità di giudizio. Rainbow Six Extraction è un gioco di squadra: agire da soli vi porterà poco lontano; proprio per questo, cercate di formare una squadra ponderata e coperta in più ruoli possibile, scegliete con cura l’equipaggiamento, e non dimenticatevi dei droni: saranno i vostri occhi in delle zone piene di pericoli. Secondariamente, è bene che tutti capiscano qual è il momento di fermarsi. Nessuno vi obbliga a dover concludere tutti e tre gli obiettivi, ed una ritirata strategica è sempre meglio di rimanere intrappolati, obbligando così qualcun altro a venirci a salvare in seguito.”

Dicci la verità: quante volte ti è capitato di imbatterti nell’ “effetto Demolition Man“?

G.: “Effetto Demolition Man? E che cos’è?”

Hai presente la scena in cui la macchina di Sylvester Stallone percepisce un pericolo imminente ed avvolge il guidatore con una schiuma protettiva? Ho visto che in Extraction succede una cosa molto simile quando l’Operatore va K.O., ed è stato impossibile non fare un collegamento…

G.: “Scusate, ma è del mestiere questo qui? Non solo le mani montate al contrario, e ora pure le citazioni di film discutibili?!”

Distruggete i punti di ancoraggio degli Alberi Archei e recuperate i D.I.A.

Gennaro, ti concedo tutto, tranne che di toccare le filmografie di Stallone, Seagal, Bud Spencer e degli altri mostri sacri! E poi dai, non essere timido e dicci la verità: che cosa si prova a diventare un cannolo siciliano in tuta mimetica? E quante volte ti sei trovato in questa condizione negli ultimi giorni?

G.: “Mi è capitato parecchie volte, ad essere onesti, ma non mi concentrerei tanto su cosa prova l’Operatore disperso in azione, ma sulle conseguenze che riguarderanno il giocatore.”

Spiegati meglio!

G.: “Allora, premettiamo che, in Rainbow Six Extraction, non è possibile recuperare salute, o almeno non nella maniera a cui sono tutti abituati. Partendo da questo presupposto, anche se riuscirete a portare a casa la pelle, l’Operatore da voi utilizzato avrà sicuramente riportato delle ferite e, quindi, sarà inutilizzabile in uno o più match successivi. Come fare a curarlo? Giocando e macinando esperienza con altri Operatori! Nel caso dei dispersi in azione (D.I.A.), invece, il discorso è un po’ più complesso: sarete costretti a tornare in un’incursione successiva e tentare di salvare il soldato, strappandolo dalle grinfie di un Albero Archeo, una creatura aliena simpatica ed avvolgente quanto una cartella esattoriale. Nel caso in cui riusciste a recuperare l’Operatore ed a riporlo nella capsula di estrazione, questi ritornerà disponibile (insieme ai punti esperienza accumulati fino a quel momento), nel caso in cui doveste fallire, riotterrete ugualmente il militare disperso, ma al costo di una sostanziosa fetta dei suoi punti esperienza finora accumulati.”

Una punizione decisamente severa…

G.: “Si, non posso nasconderlo: la curva di apprendimento è decisamente ripida, soprattutto nelle fasi iniziali, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine. Quello che non cambia mai è la consistenza di quella schiumaccia orribile, da cui è proprio difficile ripulirsi, soprattutto perché nell’equipaggiamento React non sono comprese conchigliette…”

Conchigliette? Quali conchigliette?

G.: “Mi hai citato Demolition Man e non ricordi le tre conchigliette? Andiamo male, molto male…”

Gennaro, mi sorprendi: non pensavo di avere a che fare con un uomo di cultura!

G.: “Modestamente…”

…un obiettivo alla volta

Sbarazzatevi dell’Archeloma per spostarvi più velocemente.

Come avrete compreso dalle risposte precedenti, in Rainbow Six Extraction è presente una progressione che, un livello dopo l’altro, ci consentirà di sbloccare nuove armi, nuove tecnologie, costumi aggiuntivi e gli immancabili buff alla salute, alla velocità di spostamento ed alle abilità di ogni singolo Operatore. Non vi ci vorrà molto per sbloccare tutti i 30 livelli di esperienza, ma il difficile arriverà nel momento in cui dovrete confrontarvi con le missioni di livello più elevato, ma ci arriviamo subito, insieme al nostro ospite.

Gennaro, sai che cosa non ho mai particolarmente amato dei giochi multiplayer online? La ridondanza. Dopo un po’ di tempo, c’è sempre la sensazione di star giocando sempre la stessa solfa, solo con persone diverse. Non ti nascondo che anche in Extraction, dopo qualche ora, si avverte una certa ripetitività di fondo, dovuta anche al fatto gli obiettivi da raggiungere sono poco più di una dozzina, e non brillano certo per originalità. La mia domanda è la seguente: al netto di quanto ora sottolineato, che cosa spinge un giocatore di Rainbow Six Extraction a rimanere?

G.: “Finalmente arrivano le domande cattive! Bene, non mi nasconderò dietro un dito: gli obiettivi non sono presenti in chissà quale numero e, raggiunta una certa dimestichezza, nessuna sfida è realmente impossibile. Quello che, secondo me, sta alla base del successo di Extraction è la presenza di un livello di sfida sempre più impegnativo, che spingerà il giocatore ad affinare via via di più le sue strategie, migliorando anche il gioco di squadra, ed incentivandolo a sperimentare ogni arma ed ogni gadget. D’altra parte, le missioni Maelstrom sono solo per gli Operatori più esperti!”

Hai anticipato una delle domande: che cosa sono queste missioni Maelstrom?

G.: “Si tratta della sfida più elevata a cui possiate aspirare, in cui il team di operatori dovrà misurarsi con ben nove aree consecutive a difficoltà crescente, con le sole camere stagne come zone realmente “sicure”. Inutile dire che queste missioni sono destinate a giocatori realmente esperti, che già padroneggiano tutto il roster di Operatori, che sono alla ricerca di qualcosa di più competitivo, e fidatevi se vi dico che troveranno pane per i loro denti, ed anche delle ricompense degne di nota.”

Quattro aree da visitare, una trama risicata, 30 livelli di esperienza, eventi speciali ciclici e missioni Maelstrom: ci stai dicendo che Rainbow Six Extraction è tutto qui? Non è un po’ poco? Soprattutto alla luce di un “biglietto di ingresso” dal prezzo, tutto sommato, pieno?

G.: “Immaginavo che avresti detto una cosa del genere ma, in quanto membro dei React, ero già pronto a tutto. Ovviamente Extraction non è “tutto qui”: Ubisoft si è impegnata in prima persona per un corposo supporto post lancio, che arriverà ad includere sia eventi unici, a tempo limitato e sempre diversi, che contenuti di altro genere. Vorrei potervi dire di più, ma preferisco non rovinarvi la sorpresa.”

Un po’ piacione, un po’ parac*lo, eh Genny bello?

G.: “Si fa quel che si può per portare a casa la pagnotta!”

Realizzazione tecnica

Un mix tra volti nuovi e vecchie conoscenze.

È inutile girarci troppo intorno: Extraction è decisamente “figlio di suo padre” e, proprio per questa ragione, tutto ciò che vedremo al suo interno non può che provenire, più o meno direttamente, da Siege. Dagli Operatori più celebri (con abilità speciali annesse) alle meccaniche di gioco, spingendosi fino alla struttura delle singole mappe, non enormi ma strutturate in modo tale da garantire diversi approcci. In ogni caso, ciò che realmente stupisce è la pulizia tecnica con cui Rainbow Six Extraction si è presentato ai nostri occhi, grazie a delle texture ad alta definizione, un frame rate stabile e ad un gunplay decisamente appagante.

Ma torniamo a noi: quali sono i vantaggi di essere approdati su next gen?

G.: “Beh, innanzitutto la possibilità di contare su delle macchine più performanti si nota molto. Dalla semplice fruizione di più impostazioni grafiche fino alle nuove feature introdotte, ce ne sarebbero di cose da dire, ma mi limito ad elencarne una: date una possibilità al DualSense e vi accorgerete di quanto ogni singola arma abbia un feeling diverso, sia per quanto riguarda le vibrazioni emesse che per la resistenza che incontrerete con i grilletti del pad. Cosa volete più di questo? La guerra più totale?

Ed a proposito di armi, Gennaro: tu che sei un veterano di tante battaglie, non credi che, sotto questo aspetto, si potesse osare qualcosina in più? Nel senso, l’arsenale di ogni Operatore è un pochino limitato: su alcune armi, ad esempio, è possibile innestare uno o due pezzi, non esattamente il massimo per chi vuole trovare il suo personale approccio.

G.: “Normalmente ti definirei un incontentabile, ma non posso darti totalmente torto: non tutte le bocche da fuoco hanno ricevuto le stesse possibilità e, per quanto riguarda le pistole, spesso la scelta ricadrà sull’innesto anche di un singolo pezzo aggiuntivo. Detto questo, però, bisogna sottolineare che si tratta di scelte legate alla natura dell’arma e del singolo operatore, che vanno comprese non come limitazioni, ma come “istruzioni per l’uso”. Come definiresti un operatore che, per assurdo, volesse installare un silenziatore su un fucile a pompa?”

Ti passo questo paragone, ma gli stessi Archei, diciamolo chiaramente, non brillano per design. Spesso mi sono trovato costretto ad evidenziarli con i marker per capire che cosa mi trovassi effettivamente davanti e, al di là di qualche esemplare, li ho trovati tutti piuttosto anonimi, così come anche traballanti da un punto di vista dell’Intelligenza Artificiale.

G.: “Guardate! “Mani storte” si è conservato le osservazioni più pungenti alla fine!”

Dai su, Gennà, mi vorresti dire che tutti gli Archei che hai visto sono un capolavoro di design? O che brillano per tattiche di combattimento?

G.: “Prima di risponderti, sappi che ho visto soldati usati come esche umane per alieni per molto meno. In ogni caso, personalmente amo definirmi una persona “essenziale”, non mi soffermo molto sull’estetica, soprattutto se riguarda qualcosa che sono intento a crivellare di colpi. Tuttavia, per quanto mi costi farlo, non posso non riconoscere che gli Archei che spiccano non sono tanti: ne appenderei giusto un paio come trofei in salotto. Ma diciamoci una cosa: quei bastardi sono talmente tanti che non ti concentri a capire quanto siano carini come animali da compagnia o quanto sia intelligenti. Personalmente, se mi rendessi conto che uno di loro è intento a sfondare un muro, ignorando me che sono praticamente accanto a lui, io me ne rallegrerei, così come lo farei se un Lanciaspine stesse inspiegabilmente concentrando il fuoco della sua arma su un innocuo pilastro, non curandosi della mia presenza a pochi passi di distanza. Mi vorresti forse dire che ti senti in colpa nel mettere K.O. un nemico stupido?”

Spostatevi con cautela, coordinandovi con gli altri membri del team.

Capisco il tuo punto di vista, e forse anche molti giocatori lo condivideranno, ma il nostro compito è essere inflessibili.

G.: “E anche un po’ carogne”.

All’occorrenza. Ma devo rivelarti una cosa: nonostante tutta la diffidenza iniziale, nonostante il multiplayer non sia il mio pane quotidiano, nonostante io non sia esattamente un pro player, questo Rainbow Six Extraction mi ha divertito, come da tempo non mi capitava. Credo che Extraction, grazie a tutto ciò che abbiamo detto finora, ci terrà compagnia ancora per un bel po’.

G.: “Bravo! Lo vedi che, nonostante questa patina di pignoleria che ti avvolge, in fondo in fondo ti sei divertito pure tu? Dai, ora basta domanda: apri il salvadanaio e vatti a comprare le skin.”

Gennaro, ma come? Eri qui come venditore porta a porta di skin del gioco? E poi io non ho un salvadanaio, per la verità non ho neanche risparmi: nessuno in redazione li ha!

G.: “Come non hai risparmi? Mi stai dicendo che mi hanno mandato a perdere tempo dal recensore squattrinato che non comprerà niente del gioco? La mia solita sfortuna… e ora ad Ubisoft che ci dico?”

E digli che mettiamo un bel voto al gioco!

G.: “Sicuro? Non è che poi te lo rimangi?”

Parola d’onore! Vuoi dire qualcosa per salutare il nostro pubblico?

G.: “A tutti gli aspiranti Operatori in ascolto: divertitevi con le incursioni ma, per favore, non lanciatevi a capofitto nell’azione, perché è vero che entrare a fucili spianati fa sempre molto figo, ma poi a rimetterci siamo noi. Ve lo chiediamo in ginocchio: sparate con cautela!”

Giudizio finale

Come sottolineato, Rainbow Six Extraction ha fatto ampiamente ricredere tutti coloro che lo avevano accolto con freddezza, riuscendo a servire su un piatto d’argento una delle migliori esperienze PvE online attualmente in circolazione. Nonostante la formula, dopo qualche ora, inizi a sembrare ripetitiva, lo spin-off targato Ubisoft riesce a tenerci incollati allo schermo grazie ad un gameplay ben costruito, che richiama Siege ma introduce anche qualche novità interessante, e ad un gunplay solido e rifinito, che ben si integra con le funzionalità del DualSense, donando un tocco unico ad ogni arma. Fanno da contraltare una realizzazione tecnica buona dal punto di vista grafico, ma decisamente meno ispirata dal punto di vista del design degli Archei, nonché una personalizzazione delle armi piuttosto ridotta, un’IA non sempre brillante ed una trama che risicata è dire poco. Tuttavia, se siete qui per il divertimento, posso dirvi che ne troverete veramente tanto.

This post was published on 29 Gennaio 2022 14:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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