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Recensioni

Riders Republic | Recensione (PS5) | Tutto in nome del divertimento

A tutti i gamer trentenni in ascolto, facciamo un gioco: spostate all’indietro le lancette dell’orologio, fino a tornare alla nostra adolescenza. Siete appena tornati da scuola, Goku ha appena salvato la Terra da distruzione sicura, avete appena finito di mangiare e la voglia di iniziare i compiti è, come sempre, sotto lo zero.

Avete un’oretta scarsa prima di essere richiamati ai vostri doveri, troppo poco per continuare le vostre avventure in Tomb Raider, figuriamoci per progredire nella trama di Final Fantasy! Il tempo a nostra disposizione è poco, ma noi vogliamo divertirci, prima che la versione di latino e le espressioni matematiche abbiano la meglio.

Che cosa giocare? Fortunatamente, le nostre console erano piene di risposte: SSX, Cool Boarders, Crash Team Racing, Tony Hawk’s e tutti quei simulatori in cui la fisica tutt’altro che realistica era direttamente proporzionale al divertimento.

Se la nostalgia canaglia vi ha già rapiti, è compito del sottoscritto fare il “guastafeste”, ricordandovi come la quasi totalità dei franchise che hanno accompagnato i nostri anni più spensierati sarebbe, nel giro di poco tempo, caduta in disgrazia.

Forse anche a causa di un multiplayer sempre più dominato da FPS, giochi sportivi e MOBA, non c’era più spazio per quel pizzico di sana follia che, giusto qualche anno fa, animava i nostri pomeriggi e le nostre serate in compagnia degli amici di sempre.

Ebbene, se, come me, rimpiangete i “bei tempi andati”, non potrete non aver notato il ritorno in grande stile di quei folli simulatori che spadroneggiavano sulle nostre piattaforme: Crash Team Racing e Tony Hawk’s Pro Skater sono tornati in una veste tutta nuova, stesso dicasi per Hot Wheels Unleashed. Nonostante Riders Republic non sia una “vecchia gloria”, è proprio a queste che Ubisoft strizza l’occhio, realizzando un “mix infernale” tra velocità, adrenalina e trick tra l’audace ed il folle.

Ci sono tante righe che ci separano dal canonico voto finale, ma consentitemi un piccolo spoiler: volevate il divertimento? Ed avrete il divertimento!

Non chiamatelo Steep 2!

Siete pronti a fare sul serio?

Prima di Riders Republic, Ubisoft Annecy aveva lavorato allo sviluppo di Steep, il simulatore di sport estremi che, in seguito al suo approdo nel catalogo del Playstation Plus, era arrivato a toccare punte di 10 milioni di giocatori. Forte di questo risultato ottenuto, il publisher ha capito quanto servisse un nuovo attore in scena, capace di prendere il posto del titolo menzionato in precedenza, ma che fosse in possesso di quel quid pluris capace di attirare i l’attenzione di critica e utenza.

È inutile girarci troppo intorno: sarebbe da stupidi negare che Riders Republic e Steep si somiglino. Tuttavia, nonostante alcune analogie, bastano pochi minuti per capire quanto i due titoli dispongano di formule ed approcci diversi.

Se il gioco del 2016 ci catapultava in paesaggi esclusivamente montuosi, l’ultima fatica di “mamma Ubisoft” prevede tutta una serie di parchi naturali (realmente esistenti e fedelmente riprodotti) i cui biomi variano dal bianco della neve al verde delle vallate, fino ad arrivare al marrone scuro delle rocce e delle gole arse dal sole più spietato.

Entrambi i videogame fanno del multiplayer il loro punto di forza ma, a differenza di quanto visto con Steep, Riders Republic riesce ad essere perfettamente fruibile anche in “solitaria”. Infine, se il primo gioco si proponeva al pubblico come un simulatore realistico di sport estremi invernali, il secondo sterza verso un look, un’estetica, dei trick e delle fisiche decisamente “esagerati”.

Sotto un primo aspetto, quindi, Riders Republic riparte da dove Steep aveva “concluso”, prendendo ciò che di buono aveva realizzato la precedente opera di Ubisoft Annecy; tuttavia, come spiegheremo meglio a breve, il titolo in questione riesce a colmare tutte le lacune del suo predecessore, riuscendo al tempo stesso ad ottenere una sua riconoscibilità, colmando così il vuoto lasciato dai molti dei franchise menzionati in apertura.

Ma andiamo con ordine.

Benvenuti a Riders Ridge

Avete sempre sognato di volare con un jetpack?

Dopo una rapida creazione del nostro personaggio (modificabile in seguito) capiamo subito che, nel mondo degli sport estremi, la strada da percorrere è tanto eccitante quanto lunga, soprattutto per un rookie. Non appena arrivati nella rustica e colorata Riders Ridge (l’hub principale del gioco), veniamo introdotti ad una “vecchia gloria” in pensione che, nonostante una leggera titubanza iniziale, si offrirà di seguirci passo passo nella nostra carriera, guidandoci, incoraggiandoci e, soprattutto, indicandoci tutte le tappe obbligate del nostro percorso, quasi sempre gare a velocità folli.

Come avvenuto anche con Steep, la trama di Riders Republic è poco più di un orpello, necessaria solo per mostrarci il mondo di gioco, con i suoi colori e l’allegria che lo pervade. Va da sé che, nelle prime ore, inizieremo anche a capire come fare progressi.

Il titolo Ubisoft, infatti, ci garantisce una libertà di approccio pressoché totale e, dopo aver completato i primi eventi tutorial, potremo scorrazzare in lungo e in largo per la world map, scegliendo tanto di metterci alla ricerca dei collezionabili quanto di cimentarci nelle tantissime gare che man mano andranno a sbloccarsi.

Le stesse discipline in cui potremo misurare le nostre abilità (bicicletta, sci, tuta alare e rocketwing) diventeranno disponibili non appena avremo raggiunto il giusto livello, ma non preoccupatevi: non passerà molto tempo.

Nel momento in cui avrete accesso ad ogni sport, inizierete a comprendere quanto sia vasto e pieno di attività il mondo di Riders Republic. Ogni nuovo livello vi garantirà della valuta virtuale e dei nuovi eventi da affrontare e ad ogni gara completata sarete ricompensati con dell’equipaggiamento sempre di miglior qualità, prediligendo le competizioni che più vi aggradano. Ancora una volta, potrete scegliere se affrontare le sfide in multiplayer o in solitaria ma, come avrete capito, il cuore pulsante di Riders Republic si trova online.

Vivere la vita un trick alla volta

Non soffrirete mica di vertigini?

Come detto in precedenza, la principale differenza tra Riders Republic e Steep consiste proprio nel suo approccio “sopra le righe”. Le corse a velocità folle, le evoluzioni in spregio a qualsiasi legge della fisica, le cadute rovinose ma mai “fatali”; tutto questo, condito da tante, tantissime possibilità di personalizzazione, riesce a fare ciò che probabilmente non era riuscito in precedenza: divertire.

Gli sport a nostra disposizione sono quattro, ma le tipologie di gare ruotano attorno a due elementi: velocità e punti. Nel primo caso, dovrete completare il tracciato nel più breve tempo possibile, facendo attenzione a non saltare neanche un checkpoint; nel secondo, invece, dovrete scalare le classifiche con le acrobazie più spericolate, magari facendo pratica all’accademia di Riders Ridge.

A questo proposito, il videogame ci fornisce due modalità di comandi: Trickster e Racer. Il primo set è pensato per coloro che sono cresciuti a “pane ed SSX”, consentendo loro di poter eseguire le proprie evoluzioni con la levetta destra; se invece siete dei neofiti, l’impostazione Racer vi permetterà di utilizzare lo stick destro per controllare la telecamera, delegando i trick ai pulsanti principali del pad.

Sempre analizzando il “versante trick”, è possibile abilitare una funzione che consentirà al nostro personaggio di riallinearsi al suolo, così da non stramazzare a terra. Ovviamente questo ci toglierà il punteggio relativo all’atterraggio, ma siamo sicuri che, non appena avrete maggior confidenza con i comandi, disabiliterete questo piccolo aiuto: d’altra parte, le cadute sono parte integrante del divertimento (soprattutto se non siamo noi a farci male!).

Quattro diversi sport per quattro diversi approcci

Non volete voglia di gare? Esplorate la mappa di gioco!

Guidare una mountain bike su uno sterrato è un’esperienza completamente diversa dall’andare in picchiata con una tuta alare; Ubisoft Annecy questo lo sa benissimo, ed ha tarato questi quattro sport estremi in maniera differente. Nonostante il feeling di ciascuno di essi sia ben curato, sono comunque presenti delle piccole sbavature e delle ridondanze.

Iniziamo subito dicendo che, tra le discipline presenti, forse la bicicletta risulta quella meno “stimolante”, soprattutto se la paragoniamo al brivido costante che si prova in altre tipologie di gare. Abbandonando la terra e spostandoci “in aria”, il rocketwing è forse lo sport in cui, più che in tutti gli altri, la formula di Riders Republic inizia ad accusare un po’ di ripetitività, complice anche un approccio che si basa unicamente su velocità e strategia.

Gli eventi con la tuta alare sono di gran lunga quelli a maggior tasso di adrenalina e, al tempo stesso, quelli più impegnativi, soprattutto a causa della maggior precisione richiesta negli spostamenti ed a dei comandi non sempre intuitivi da padroneggiare.

Anche sul versante dei comandi c’è qualche indecisione da registrare. Prendiamo ad esempio il summenzionato set di comandi “Trickster”, in cui è possibile controllare le evoluzioni con lo stick destro: il rischio di far partire inavvertitamente un’acrobazia è praticamente dietro l’angolo, così come quello di cadere e, di conseguenza, compromettere le nostre gare. Ma anche scegliendo il set “Racer” è possibile incappare in problemi simili, legati soprattutto al tasto L1, delegato sia alla frenata (con sci/snowboard e mountain bike) che ai trick; vi basterà un piccolissimo salto per passare da una “frenata preventiva” ad un’ “acrobazia indesiderata” che, quasi sicuramente, si tradurrà in una caduta.

Così come constatato nella nostra anteprima di Riders Republic, la possibilità di “riavvolgere il tempo” nelle gare è un simpatico espediente, ma decisamente poco pratico che, in buona sostanza, ci farà perdere non poco tempo per trovare il punto migliore da cui ripartire e, di conseguenza, compromettendo quasi sicuramente le nostre ambizioni al podio.

Per quanto riguarda lo sci e lo snowboard, quest’ultima disciplina è forse la più bilanciata del pacchetto, non riuscendo a raggiungere i livelli di “follia” toccati con SSX e Cool Boarders, ma fornendo un’esperienza appagante e completa.

Comparto tecnico, rigiocabilità e curva di apprendimento

Qualcuno ha detto “dinosauri in bicicletta”?

Togliamoci subito il pensiero: da un punto di vista squisitamente grafico, Riders Republic non fa gridare al miracolo. Gli ambienti di gioco, per quanto riproducano con fedeltà le loro controparti reali, non brillano per pulizia dei dettagli (soprattutto nelle zone in cui compaiono edifici) e gli stessi modelli degli avatar non “bucano lo schermo”, così come sono tutt’altro che memorabili le loro animazioni. Il discorso cambia completamente parlando di frame rate e di estetica. L’esperienza di gioco è ancorata sui 60 frame al secondo e, nel corso delle nostre gare, non si sono verificati cali significativi, neanche negli eventi più affollati.

L’estetica è, però, il vero punto a favore del titolo targato Ubisoft. Lo shop digitale è quotidianamente aggiornato con accessori utili a personalizzare il nostro avatar, acquistabili sia con i verdoni (che otterremo vincendo le gare e facendo carriera) che con i Republic Coin (valuta digitale a pagamento); i giocatori più eccentrici potranno, in poche mosse, dar vita a delle competizioni non molto diverse dalle celeberrime Soapbox Race patrocinate da Red Bull (presente anche nel gioco come sponsor): provate ad immaginare una corsa in cui tutti i concorrenti sono vestiti da giraffe o da T-Rex ed avrete una vaga idea di ciò di cui stiamo parlando.

Aggiungete a quanto ora detto una colonna sonora composta da brani di artisti come The Offspring, Aphex Twin, Social Distortion, Ice-T e potrete facilmente comprendere quanto Ubisoft abbia curato l’atmosfera del suo videogame.

Spostando il focus sul livello di difficoltà, possiamo tranquillamente affermare che Riders Republic fa dell’accessibilità il suo motto. La curva di apprendimento perfettamente bilanciata fa in modo che praticamente nessuno possa vedere la sua carriera bloccata da un tracciato troppo difficile e che, al tempo stesso, i giocatori più esperti ed esigenti possano misurarsi con sfide del loro livello. Quanto ora detto contribuisce ad “allungare la vita” del videogame, non solo grazie alla sua pantagruelica quantità di contenuti (che, presumibilmente, saranno destinati ad aumentare nei prossimi mesi), ma anche grazie alla loro rigiocabilità, vuoi per migliorare il proprio record, vuoi per superare quell’ultima sfida particolarmente ostica.

Tutto questo senza mai dimenticare il divertimento, quell’elemento capace di tenere qualsiasi giocatore incollato allo schermo, anche quello più refrattario alla competizione online come il sottoscritto.

Giudizio finale

A dispetto di ogni apparenza, l’ultima fatica di Ubisfot Annecy è quanto di più lontano possa esserci da un simulatore. Riders Republic è un’esperienza al 100% arcade, capace di intrattenere e divertire chiunque sia alla ricerca di un videogame tanto adrenalinico quanto divertente, da affrontare da soli o in compagnia dei propri amici online. I quattro sport estremi proposti, al netto di qualche indecisione tecnica, portano in dote tanti tracciati da affrontare e, ovviamente, una tonnellata di contenuti da sbloccare che, presumibilmente, terranno in piedi il gioco per i prossimi mesi. Più che a Steep, Riders Republic si ricollega al feeling di titoli come SSX, Cool Boarders, Tony Hawk’s Pro Skating e, sotto certi aspetti, Forza Horizon, franchise in cui tutto, ma proprio tutto, è al servizio del divertimento, anche a patto di stravolgere tutte le leggi della fisica.

This post was published on 11 Novembre 2021 16:40

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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