They hold the reins and stole your eyes
Or the fistagons
The bullets and bombs
Who stuff the banks
Who staff the party ranks
More for Gore or the son of a drug lord
None of the above fuck it cut the cord
Qualcuno asserisce che la storia è composta da un ciclico susseguirsi di eventi che vanno a definire un periodo. Tutto è destinato, prima o poi, a ripetersi senza possibilità di sfuggire da questo Loop (a proposito di Loop, avete letto la recensione di Deathloop scritta da Claudio?) che ogni volta si ripresenta con le stesse dinamiche e nuove piccole peculiarità che lo rendono unico nel suo genere.
Far Cry 6, nel suo piccolo, è la rappresentazione di questo concetto applicato ai videogames sia per quanto riguarda il gioco in sè, che per la storia. Il nuovo capitolo non è altro che la sesta iterazione di un ciclo ben collaudato e amplia il concetto che Ubisoft conferisce agli Open World, condendo il tutto con una storia “forte”, degna erede dei precedenti episodi, però, rappresentazione massima del concetto “tale padre tale figlio” in loop.
L’isola di Yara, la regione ispirata a Cuba in cui si svolgono le nostre avventure, viene presentata come un angolo di Paradiso Tropicale. Purtroppo, proprio come Cuba, non è tutto oro quel che luccica poiché i suoi abitanti sono stati soggiogati dalla dittatura di Anton Castillo, figlio di un ex dittatore che fu eliminato dai ribelli negli anni ’60 quando il piccolo Anton era solo un adolescente.
Dopo anni di “apparente libertà”, ma di declino economico, Anton diventa presidente sfruttando la scoperta di un miracoloso farmaco antitumorale per ottenere lo status di eroe popolare promettendo che la nuova medicina trasformerà Yara in un ricco paradiso.
L’unico problema è che il farmaco viene prodotto nebulizzando il tabacco Yarano con una sostanza chimica tossica, oltre che sfruttando e soggiogando la popolazione per le piantagioni e per effettuare trial clinici poco sicuri. Mentre le persone iniziano a mettere in discussione il suo operato, Castillo rafforza il suo controllo su Yara, diventando un dittatore come suo padre prima di lui. E come suo padre, Castillo ha un figlio adolescente che sta preparando per diventare il prossimo presidente. Il loop non si spezzerà mai!
Pronti ad una nuova Revolución?
Impersonando Dani Rojas (personaggio che per la prima volta nella storia del gioco può essere sia maschile che femminile) prenderemo parte alla lotta contro la nuova dittatura Castillo a seguito di un attacco all’imbarcazione con la quale un gruppo di Yarani cercava di fuggire verso il sogno americano e la libertà della costa di Miami.
Sopravvissuta – si, perché ho scelto di giocare la controparte femminile di Dani – accetta di aiutare il gruppo rivoluzionario Libertad con la promessa di una nuova barca per l’America. Ma una volta Guerrilla lo si è per sempre, ed è così che parte la crociata contro El Presidente che vedrà la nostra protagonista lottare in lungo ed in largo sul vasto territorio Yarano allo scopo di unire tre fazioni ribelli per abbattere la dittatura.
Come tutti i Far Cry, anche questo nuovo capitolo non si discosta molto dal “classico” modus operandi della serie: terminato il prologo ci saranno presentate tutta una serie di missioni principali da portare a termine per riunire tutte le fazioni ribelli, eliminare i pilastri dell’impero di Castillo ed infine portare l’ultimo e definitivo attacco verso Esperanza, la capitale di Yara.
Starà a noi decidere quando e come completare una missione – liberissimi di scegliere se optare per un atteggiamento più stealth, impersonare davvero un Guerrilla ed utilizzare tattiche diversive per poi colpire alle spalle, o entrare ad armi spianate e radere tutto al suolo – o se perderci nei meandri delle foreste tropicali in cerca di nuovi animali da cavalcare e, perché no, svolgere qualche missione secondaria.
Un grande punto a favore di Far Cry 6 è però proprio Dani.
A differenza di tutti gli altri protagonisti dei capitoli precedenti, lei è autoctona. Fa parte a priori dell’ambiente di gioco. Non è una protagonista a caso finita sull’isola per chissà quale motivo e costretta a combattere per assicurarsi una via di fuga.
Dani Rojas È Yara. Dani è un’orfana che vuole solo aiutare i suoi amici – diventati ormai la sua famiglia adottiva – a scappare dal un incubo. Dani è la rivoluzione che l’isola aspettava da tempo.
Giocare con questa consapevolezza Far Cry 6 rende tutta l’esplorazione del territorio e lo svolgimento delle missioni più interessante ed entusiasmante ed ha permesso di immedesimarmi al meglio con la protagonista del gioco.
La novità forse più eclatante dal punto di vista del gameplay è l’assenza di quelli che in Far Cry 5 erano definiti punti Perk. Giocando Far Cry 6 non si ha la sensazione di avere un personaggio “castrato“, Dani può fare tutto e sin dal primo minuto di gioco, senza mettere freni o limiti alla fantasia del giocatore per quanto riguarda esplorazione e svolgimento di missioni.
Terrazza da cui scendere troppo alta? No problema, Dani ha il paracadute e non deve sbloccarlo accumulando punti da spendere in late game.
Voglio arrivare dal lato opposto dell’isola? Beh, basta andare in un punto di aviazione e richiedere un aereo; anche se su questo ci vuole una spiegazione a parte.
Tutta questa libertà di scelta e di movimento arriva, infatti, ad un costo: la realtà. Sarebbe strano che un’isola fortemente militarizzata non disponesse di contromisure e posti di blocco lungo le strade, ed è proprio per questo che per sfruttare l’aereo di qualche rigo più in su si deve prima conquistare la base antiaerea nemica. Pena una morte prematura ed assicurata.
Hanno un senso, quindi, tutte le basi FND da catturare e “liberare” per poter avere pieno accesso al territorio di Yara senza che qualcuno cominci a sparare a vista.
Le attività dei precedenti capitoli legate al crafting – come ad esempio la caccia agli animali – sono ancora presenti in Far Cry 6, anche se non hanno più un ruolo centrale nell’economia dei potenziamenti. Quasi tutto ciò che Dani può equipaggiare è acquistabile con Pesos e modificabile con parti e rottami trovati in giro per la mappa e negli Avamposti nemici. Capita spesso nelle prime fasi di gioco di ritrovarsi a fabbricare un soppressore per fucili con scarti rubacchiati qua e la – e la resa visiva è impressionante perché davvero l’arma risulterà equipaggiata con della plasticaccia che andrà rapidamente a fuoco se utilizzata troppo – o un mirino abbozzato con delle lenti rovinate. Tutto rimanda al concetto di Guerriglia urbana: arrangiarsi con quello che si ha a disposizione.
Arrangiarsi non è sinonimo di rinuncia però. Il fai-da-te ci viene in aiuto quando Juan Cortez, uno dei personaggi secondari che più mi hanno divertito, ci apre le porte al mondo dei Supremo e degli Amigos.
I primi sono paragonabili a degli zaini che consentono di lanciare una sorta di finisher-move che va da una ondata di fiamme ad una raffica di razzi passando per l’onda d’urto EMP. Gli Amigos, invece, sono dei compagni animali che ci accompagnano durante le fasi di esplorazione e possono rendersi utili in battaglia; tra i più “famosi” troviamo il coccodrillo Guapo, ottimo per un approccio face to face con il nemico ed in grado di attaccare ed eliminare i nemici più deboli nelle prime fasi di gioco, e Chorizo, il tenero Bassotto in sedia a rotelle che sarà in grado di fungere da esca e distrarre il nostro obiettivo mentre ci avviciniamo di soppiatto pronti a farlo fuori silenziosamente.
Onestamente il più cattivo, e forse più tamarro, Amigo da sbloccare in gioco è il gallo Chicarron. Con lui il divertimento è assicurato!
Nota a margine proprio su Chicarron. Durante le nostre fasi di “riposo” nei campi ribelli sarà possibile svolgere tante attività secondarie come l’invio di truppe in missioni automatiche, lo svolgimento di Operazioni Speciali (semplicemente delle missioni da svolgere che richiederanno di rubare carichi FND o distruggere avamposti) ed il combattimento tra galli.
Apparentemente una sciocchezza, non fosse per la gestione in sè del combattimento: immaginate di giocare a Tekken con un cattivissimo gallo da combattimento con tanto di mosse, schivate e finisher move. Questa è la ricetta per il “passatempo” più divertente di tutta Yara.
Piccole aggiunte ad un sistema di combattimento ormai collaudato e tipico di Far Cry che presenta in ogni caso la “classica” ruota dell’equipaggiamento da cui scegliere l’arma da utilizzare in base alle fasi di gioco. Pistole, fucili a pompa o mitragliatrici, tutto è a disposizione istantaneamente per facilitare le fasi di combattimento.
Dopo le prime missioni c’è da dire che le fasi di conquista avamposti risultano forse un pò ripetitive; cosa rende quindi Far Cry 6 “attraente”? La risposta è Yara.
È innegabile che le aspettative sul primo Far Cry per next-gen fossero alte anche a livello di contenuti prettamente visuali. Qui Ubisoft ha davvero dato il meglio di se, perché grazie al pacchetto di texture in HD – scaricabile come contenuto aggiuntivo gratuito – la resa a schermo dei panorami Yarani è fenomenale.
Per quanto piccola o vuota possa sembrare un’ambientazione come quella di un’isola, spesso mi sono soffermato ad osservare i tramonti e le spiagge colpite di sfuggita dai raggi del sole nel momento in cui questo calava.
Tutto, dalle palme agli alberi delle foreste è spettacolare e restituisce quella sensazione di piena immersione in un mondo che ha tanto da scoprire e che soprattutto vuole farsi osservare.
A tal proposito è stata graditissima – e direi finalmente – l’implementazione della visuale in terza persona nelle cutscene ed in alcuni altri momenti di gioco. Poter osservare il volto di Dani aiuta ad immedesimarsi in lei, a “provare” sulla propria pelle le sue emozioni, che trapelano dalle espressioni facciali e dalle sue movenze.
Le cutscene, così come la grafica di tutto il gioco, girano alla perfezione ed i 4K e 60 fps delle console di nuova generazione rendono fenomenale la resa di colori ed ombre impreziositi dal sapiente utilizzo dell’ HDR (anche se il tutto non è al pari del Ray Tracing).
Tutto questo è sfruttato alla perfezione con Giancarlo Esposito che interpreta El Presidente Anton Castillo. La performance prodotta dall’attore Italo-Americano è da lodare, e non mi pento di dire che grazie a lui la figura del dittatore incute molto più timore di quello preventivato.
Castillo riunisce in un unico personaggio l’iconicità ed il carisma di Joseph Seed (Far Cry 5) e tutta la eccentrica violenza di Pagan Min (Far Cry 4), e mi ha lasciato sbalordito per la sua peculiarità di riuscire, all’interno di una stessa cutscene, a passare da un fare calmo e di padre amorevole, alla pura e sana violenza; nei confronti sia degli Yarani che del suo stesso figlio.
Ai fini di Far Cry 6 non potrebbe esistere Yara senza Anton Castillo, questo è un dato di fatto!
Peccato che, pur vantando un tempo on-screen maggiore rispetto a tutti gli altri antagonisti della serie, Castillo interagisca poco con Dani, a parte le Cutscene “comandate” ed il gioco ne approfondisca poco il background. Avrei gradito molto impiegare anche due ore di gioco in più per approfondire le ragioni che hanno spinto Anton e la sua famiglia alla dittatura di un intero popolo.
Far Cry 6 non fa di certo gridare al miracolo. Rappresenta un ulteriore passo avanti fatto da Ubisoft verso il perfezionamento di una tipologia di gioco, l’Open World, che ormai spopola su internet e che si è molto uniformata su canoni fissi.
L’assenza di un albero di progressione è sicuramente una nota positiva, così come l’introduzione della visuale in terza persona nelle cutscene per rendere più vera l’interpretazione di Dani Rojas e permettere al giocatore di farla propria.
Giancarlo Esposito aggiunge quel tocco di classe al personaggio di Anton Castillo che lo rende carismatico e temibile al punto giusto, senza mai strafare o esagerare e fa ribollire il sangue a tal punto da voler davvero scatenare una rivoluzione.
Perché in Far Cry 6 noi tutti siamo Dani, noi tutti siamo i reietti. Noi siamo la Revolución!
This post was published on 15 Ottobre 2021 12:00
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