Phew!
Ricordo la sensazione di rimanere con il fiato sospeso quando, da bambino, giocavo a Sonic the Hedgehog CD: avviavo il vecchio Windows 98 di casa, inserivo il disco ed ecco che partiva Sonic Boom, la opening rockettara che mi caricava a pallettoni.
La velocità del gioco era fuori parametro e le accelerazioni che si potevano imprimere al nostro porcospino preferito rendeva a volte difficile seguirne la traiettoria a schermo. Anche se di lì a breve sarebbe nato il mio amore per i GDR e di conseguenza per pacing molto più pacati, non ho scordato l’adrenalina che mi provocava sfrecciare per i livelli a velocità supersoniche, affidandomi alla memoria muscolare ed alla sensazione di ritmo, al flow prima ancora che alla vista.
Giocando a Aeon Drive ho riprovato, dopo circa 20 anni, quelle sensazioni, ed è stato un gradito ritorno a casa.
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Aeon Drive è sviluppato da 2Awsome, piccolo studio fondato nel 2014 da due devs di Barcellona. Condivide la stessa protagonista di Dimension Drive, il loro gioco precedente; mentre quest’ultimo è un bullet hell a scorrimento verticale (con la bella intuizione di inserire un doppio scenario in split screen e la necessità di teletrasportarsi da uno all’altro in tempo reale per superare barriere ed evitare nemici troppo ostici), Aeon Drive prende l’impianto degli action-platform 2D a scorrimento e lo ibrida.
Il titolo prevede un level design labirintico alla Metroid con una spruzzatina di time attack che non guasta mai, elemento che renderà il titolo l’incubo di qualunque giocatore con scarsi riflessi.
Strutturato in 100 livelli di difficoltà crescente (i primi 80 sono agevoli, gli ultimi 20 mi hanno fatto sudare sangue), lo scopo del gioco è arrivare dal punto A al punto B in soli 30 secondi di tempo.
Come?
Facendosi strada attraverso percorsi arzigogolati, con vicoli ciechi e strade sbarrate, popolati di nemici mai aggressivi ma in grado comunque di uccidervi al solo contatto, in cui il processo di individuazione del giusto percorso può avvenire solo tramite trial and error.
La mobilità del nostro personaggio è assicurata da una manciata di meccaniche: possiamo correre, saltare, scivolare e aggrapparci alle pareti, da cui poi rilanciarci verso altre pareti o declinare lentamente, in attesa del momento giusto in cui lasciare la presa.
Oltre a ciò abbiamo un paio di gadget: un’arma da taglio per sgominare i nemici in cui incappiamo o per attivare interruttori prossimi a noi, ed un coltello da lancio, con cui attivare switch a distanza e attorno al quale si costituisce la meccanica più prominente del gioco, ovvero il teletrasporto a corta distanza.
Una volta lanciato il coltello, infatti, potremo decidere se richiamarlo a noi oppure, viceversa, teletrasportarci immediatamente nella sua posizione. Questo non ci permette solamente di muoverci più velocemente, ma anche di valicare ostacoli altrimenti insormontabili, il più delle volte costituiti da raggi laser che ci disintegrerebbero all’istante.
Detto così può sembrare una facilitazione di gameplay, ma non lo è: fa tutto parte di un disegno generale che intende ogni singolo livello come un unico rompicapo, un labirinto di cui cercare l’uscita e, una volta individuata, raggiungerla nella manciata di secondi che abbiamo a disposizione.
Non è insomma solo questione di cosa fare, ma anche dove e come farlo: non è detto che bypassare dei laser ci porti sulla via più breve per l’uscita, magari ce ne stiamo precludendo una più lenta ma più facile da percorrere.
Questo perché non c’è un’unica strada per giungere a fine livello (altra similitudine comune ai giochi di Sonic), sta al nostro intuito ed ai nostri reiterati tentativi trovare quello che ci si confà maggiormente. Con la pratica si possono ottenere risultati molto soddisfacenti, che vi faranno sentire orgogliosi per l’ottimo lavoro svolto; altre volte vi arrovellerete alla ricerca di un modo per migliorare la vostra performance, in una continua spinta al miglioramento.
Questione di secondi
Quell’infido timer in alto a destra che comincia il suo countdown dopo ogni “Via” tiene il giocatore costantemente in tensione: ci sono alcuni livelli che, le prime volte che li si tenta, vien da domandarsi come diavolo si possa completarli. Ci vengono in aiuto delle clessidre sparse per le mappe di gioco: accumulandone 4, possiamo utilizzarle per ricaricare il tempo di 5 secondi.
Questa meccanica, teoricamente inserita per ammorbidire la difficoltà di alcuni livelli, è un’arma a doppio taglio: sebbene possano controbilanciare qualche secondo perso, per esempio per un salto fallito o una direzione sbagliata, distraggono l’attenzione del giocatore indirizzandola al timer anziché alla mappa di gioco, ed inoltre invogliano ad esplorare la mappa non in base a quello che ci sembra il percorso più veloce, ma in base al fatto che in quel percorso ci siano o meno clessidre da raccogliere, con il risultato di allungare i tempi di percorrenza anziché diminuirli. Se teniamo conto del fatto che, pur con grande sforzo, tutti gli stage sono completabili senza l’ausilio di tempo extra, la presenza di questa meccanica rischia a volte di essere un fastidio più che una mano tesa verso il giocatore meno abile.
Per avere successo in Aeon Drive bisogna seguire il flusso: giocare in quello stato di simil-trance in cui la reazione agli stimoli è talmente veloce da assumere i connotati dell’intuizione, del sesto senso, dell’istinto, più che del ragionamento.
Il margine di errore è davvero minimo, specie negli ultimi livelli, dove siamo chiamati ad un’esecuzione perfetta di decine e decine di azioni nello spazio di pochissimi secondi: la memoria visiva e quella muscolare vi saranno più utili di qualsiasi ragionamento.
I numerosi tentativi falliti produrranno una circolarità inizio-morte-reiterazione che vi assorbirà, isolandovi completamente dal mondo attorno a voi: questo stato di catatonia sarà fondamentale per raggiungere il perfezionismo necessario allo svolgimento di alcune manovre particolarmente complesse da effettuare in tempi talmente rapidi da non potervici soffermare razionalmente.
Basterà che un agente esterno (un telefono che squilla, uno starnuto) vi risvegli dal torpore ed ecco che la magia si romperà, e tornerete a schiantarvi contro un muro di difficoltà che potrebbe farvi desistere. Allora staccate, prendetevi una pausa o fatevi un sonnellino, e riprendete più tardi: la magia si ripeterà e arriverete al successo sperato.
In questo senso Aeon Drive è talmente totalizzante da non aver bisogno di orpelli di gameplay. Quelli che ci sono, infatti, sono più un fastidio che altro.
Oltre alle già citate clessidre, vi è la presenza di collezionabili sparsi in ogni livello.
Andare alla loro ricerca appare un controsenso in un gioco basato sulla velocità di esecuzione, infatti essi non si trovano mai lungo i tragitti più veloci e/o diretti.
Recuperarli significa dunque rinunciare a priori a realizzare un buon tempo, a fronte di nulla in cambio (a parte forse dei trofei di Steam). Non riesco a capire chi potrebbe divertirsi in tale attività di collezionismo all’interno di un gioco del genere, ma potrebbe essere un mio limite.
Va detto che alcuni tipi di collezionabili sbloccano le voci di un database, contenente frammenti di lore: parleremo fra pochissimo della narrativa di gioco, per ora basti dire che essa è talmente esigua da non invogliare assolutamente ad alcun “approfondimento”. Va detto però che la gradevole grafica pixel art del titolo rende esteticamente piacevole la consultazione di questi files.
Bene invece il voler calcare la mano sull’aspetto competitivo del titolo: Aeon Drive è una gioia per qualunque speedrunner, ansioso di cimentarsi con un titolo che fa della rapidità la sua ragion d’essere.
2Awsome ha puntato molto su questo aspetto, facendoci sentire in costante competizione, oltre che con noi stessi, anche con gli altri giocatori. Ad ogni livello superato vedremo infatti la classifica mondiale dei tempi migliori, assieme al nostro piazzamento: è qui che la soddisfazione per aver appena passato un livello particolarmente ostico può lasciare subito posto allo stupore nel constatare gli incredibili tempi dei best players, spronandoci a fare ancora meglio la prossima volta.
Tanto più che il multiplayer online ci consente di gareggiare in tempo reale contro altri giocatori, con risultati potenzialmente spettacolari, che personalmente penso mi godrei anche nei panni di spettatore.
Per un’esperienza un po’ più rilassata, c’è anche la possibilità di una cooperativa locale fino a 4 giocatori. È una modalità che lascia un po’ il tempo che trova, dato che difficilmente si riuscirà ad essere più efficienti rispetto che in solitaria. Tuttavia è sufficiente che un solo giocatore raggiunga la fine del livello per farlo superare anche a tutti gli altri.
A livello di feeling dei controlli va segnalata qualche occasionale imprecisione nella direzione del lancio del coltello, che mi ha provocato una certa frustrazione con il pad di Xbox.
Non sono abbastanza skillato per cimentarmi in un gioco del genere tramite tastiera, ma non ho letto problemi relativi ad essa, quindi se siete dei PC gamer navigati forse vi conviene adottare questa soluzione.
Ah c’è anche una storia?
Pare che ci sia anche una “narrativa” da qualche parte nel gioco, anche se forse è più opportuno parlare di “canovaccio”: dunque impersoniamo Jackelyne, una space ranger (qualunque cosa significhi) che, in fuga da una guerra galattica (tra chi?), è costretta ad un atterraggio di fortuna sulla Terra, precisamente a Neo Barcelona.
Jackelyne dovrà avventurarsi per i quartieri della città per recuperare ed attivare i nuclei di energia dell’aeronave, sparpagliatisi in giro a seguito dell’impatto. Per qualche motivo imprecisato, se non vi riuscisse entro 30 secondi, salterebbe tutto per aria, perciò ecco che il nostro fido robottino ci intrappola di volta in volta in loop temporali che ci consentono infiniti tentativi per arrivare a destinazione.
Il motivo per quale Neo Barcelona sia popolata solo di creature meccaniche e trappole mortali concepite per uccidere… è una domanda da rivolgere al governo catalano!
A parte una sequenza d’apertura ed una di chiusura, entrambe animate, e qualche sparuta linea di dialogo alla fine di ogni blocco di 10 stage, non c’è altro dal punto di vista della storia, il che non invoglia certo ad approfondire la conoscenza del franchise, recuperando ad esempio il titolo precedente, o recuperando i collezionabili di cui ho parlato sopra. Insomma questo è chiaramente l’aspetto meno curato della produzione e ciò ha delle ricadute evidenti anche sul mondo di gioco.
Neo Barcelona, con la sua estetica cyberpunk e le sue luci al neon, è un gradevole sfondo, ma tale rimane: un fondale inerte con qualche occasionale elemento architettonico riconducibile alla città di Gaudì. È un peccato che non si sia fatto di più da questo punto di vista.
Commento finale
Aeon Drive è un titolo per hardcore gamer amanti delle sfide, del perfezionamento continuo, delle speed run e della competizione: un titolo che, dopo una prima metà di livelli accessibili alla portata di tutti, impenna la propria difficoltà richiedendo massima concentrazione e perfetta esecuzione per essere portato a termine. La componente multiplayer e la graduatoria mondiale assicurano la rigiocabilità del titolo, che rimane però sconsigliato a chiunque cerchi un approccio al gioco più rilassante o una componente narrativa più immersiva. È un titolo che torna alle radici del gaming, in cui il gameplay è tutto e al di fuori di esso non c’è nient’altro, nel bene e nel male.
PRO
- Gameplay adrenalinico.
- Ostico ma appagante.
- La competizione spinge al miglioramento continuo.
CONTRO
- Trama non pervenuta.
- Alcuni elementi di game design sono superflui o involontariamente problematici.
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