C’era una volta un regno incantato, dove tutto era affidato al caso e la felicità regnava sovrana anche grazie all’aiuto di Dadi Magici che aiutavano a regolare la vita quotidiana: un lancio di dado metteva sempre tutti d’accordo. Almeno fino alla comparsa di una malvagia Regina in possesso di un Dado Nero, che cambiò le carte in tavola. Per sempre.
La nostra storia potrebbe concludersi qui, con questo incipit fiabesco sfociato successivamente in un incubo, se non fosse per l’incondizionato amore tra due sorelle, Odd ed Even, destinato a cambiare le sorti del regno di Alea. Per sempre. Di nuovo.
Nel Reame di Random (Alea nella sua trasposizione Italiana) sin dall’avvento della Regina sono stati banditi tutti i dadi ed i loro Dadimastri. Il caso è stato imbrigliato dalla regnante che, con il suo pugno di ferro, stabilisce il destino di ogni singolo abitante dei Sei Regni di cui Alea si compone.
Come lo fa?
Beh, come potrebbe farlo se non con un dado? L’unico dado esistente, il Dado Supremo che sua maestà permette di lanciare ad ogni bambino al compimento dei suoi 12 anni. Il risultato del lancio determinerà il regno di destinazione del fanciullo ed il fato a cui il giovane andrà incontro: con un 1 sarà costretto ad una vita di lavoro e di stenti a Primagora mentre con un 6 la destinazione sarà Sest’Incanto, il florido regno della Regina, sogno di tutti i bambini. E così via, fino al resto dei propri giorni, abbandonando immediatamente i propri affetti ed andando incontro all’ignoto.
Even ed Odd sono due sorelle piuttosto ribelli di Primagora che, nel giorno del dodicesimo compleanno di Odd, cercano di nascondersi alle ricerche di Tata Fortuna, braccio destro della Regina, ma senza successo. La maggiore viene “catturata” e costretta ad effettuare il suo lancio ottenendo un 6. Il suo destino è segnato, con buona pace dei suoi genitori ma non di Even, distrutta dal doversi separare per sempre dalla sua sorellina.
A distanza di un anno, nel cuore della notte, Even si sveglia a causa di un incubo: sa che sua sorella è in pericolo. Decide di andar via di casa e partire alla ricerca di Odd, seguendo uno strano spirito che la guida fino al mezzo di trasporto che dovrebbe condurla illegalmente a Sest’Incanto.
Sfortunatamente non tutto va per il meglio e la piccola undicenne è costretta ad una discesa di emergenza che la porta in una landa desolata che si credeva scomparsa da tempo: La Valle dei Dadi.
Qui, inseguita da dei robot meccanici – guardie poste dalla Regina a sorveglianza della Valle – risveglia i poteri di Dicey, il suo personalissimo dado magico ed insieme partono per una avventura che li porterà ad attraversare i 6 regni di Alea, a conoscere nuove e strane creature ed a crescere insieme.
Even ed Odd si ricongiungeranno finalmente? Meglio non affidarsi al caso stavolta e godersi da cima a fondo Lost in Random.
Il team dietro la realizzazione di Lost in Random, Zoink, sembra voler rendere omaggio a Tim Burton, attingendo a piene mani da capolavori dell’animazione in Stop-Motion quali Nightmare Before Christmas e La Sposa Cadavere, riproponendo quel genere di resa visiva su console e PC. E lo fa alla grande.
Il titolo pubblicato da EA tramite il programma EA Originals – che ha regalato al mercato videoludico anche It Takes Two – basa tutto il suo comparto visivo su atmosfere semi-gotiche con una palette di colori tendente al blu, al rosso ed al viola, che rispecchia la cupezza dello stato dei sei regni di Alea, i quali pur risultano ben caratterizzati nella loro unicità e diversità.
Nel corso dell’avventura Even e Dicey attraverseranno tutti i regni ed il giocatore potrà apprezzare tutti quei piccoli dettagli che li rendono unici ed indimenticabili. Dalle baracche diroccate in legno di Primagora, ai cart… ops spoiler… alla Città di Quartovico ricostruita sulle sue stesse rovine, passando per le terre devastate dalla battaglia tra i principi di Terzovico. Ognuno dei sei Reami, inoltre, avrà una sua storia nella storia utile ad avere una visione generale di tutta la lore di Alea.
Così come l’ambiente che ci circonda, anche i personaggi secondari vengono proposti egregiamente a livello visivo. Ognuno, poi, si incastra bene nella storia e, se lo si vuole, ne si può approfondire il background – poichè in-game sono piuttosto ripetitivi – completando delle piccole missioni secondarie – purtroppo, devo dirlo, molto ridondanti – che frutteranno lauti bonus monetari.
Scambiare Carte con Max Mazzieri, letteralmente un uomo in un armadio, e chiacchierare con Triocchio – un tronco d’albero a tre bulbi? – è un piacere per gli occhi e per gli amanti del genere Burtoniano.
Per non parlare del personaggio della Morte, dovete vederla assolutamente. Jack Skeleton che fa la comparsata (dopo Kingdom Hearts) in un videogame!
Se la direzione artistica merita sicuramente una lode, il Gameplay può risultare altalenante: Lost in Random unisce un Combat System da 8 pieno – sia chiaro, opinione puramente personale – ad alcune piccole pecche come appunto la ripetitività delle side quests e ad animazioni facciali davvero basilari ed asincrone con il doppiaggio, che non hanno permesso al titolo di aspirare ad almeno una “Doppia A” che sarebbe stata meritatissima considerato il budget ridotto destinato alla produzione.
A volte, nel corso delle mie scorribande per i vicoli dei sei regni, è capitato di non poter proseguire lungo il percorso perché ero leggermente spostato al lato della plancia su cui camminare o non ero abbastanza vicino al bordo di una piattaforma per saltare verso il basso. Scelte di level-making che potrebbero far storcere un pochino il naso ai più, sulle quali si potrebbe però soprassedere.
A farla da padrone in Lost in Random, oltre al già citato comparto visivo, è sicuramente il Combat System. Tanto semplice quanto peculiare.
Il sistema adottato da Zoink è il giusto mix tra un combattimento a turni ed un action a tutti gli effetti e ricorda molto quello introdotto da Square Enix con Final Fantasy XV e migliorato con Final Fantasy 7 Remake: lo definirei un semi-real-time-semi-turn-based, così giusto per inventarmi una nuova parola – ah, sapete che a Borgodoppio si possono scambiare parole per oggetti? – e si basa sull’utilizzo di Carte e del piccolo amico Dicey.
Nel Regno di Alea tutto è affidato al caso no? Allora perché non affidare al caso anche le sorti delle fasi di sparring in game?
Il combattimento si fonda su due principi generali: il numero restituito dal lancio del dado e l’utilizzo di carte magiche che Even può trovare lungo il suo percorso o acquistare dal sempre felice di vederla Max Mazzieri – e ci credo, è la sua unica cliente a quanto pare. Tutte le carte hanno, inoltre, un costo in “punti dado” da spendere per poter essere giocata e scatenare i propri poteri.
La nostra Even inizia ogni battaglia armata solo di fionda, che permette di sparare ai cristalli situati sui volti e sui corpi dei nemici e che gli infondono energia; raccolti abbastanza cristalli una nuova carta viene aggiunta casualmente alla mano, fino ad un totale di 5 carte contemporaneamente ed a questo punto un lancio di Dicey darà la possibilità di utilizzare le suddette carte per attaccare e difendere.
La parte interessante di questo Combat System è che tutto è generato casualmente: sia le carte estratte dal mazzo – che è composto da 15 carte (considerando anche più copie di una stessa) – che la faccia mostrata da Dicey al momento del lancio. Capiterà di avere una buona mano, ma ottenere un 1 sul dado. Triste storia vera.
Ci si dovrà armare di pazienza e riaccumulare cristalli e sperare in un lancio più fortunato, alternando fasi puramente “action” a suon di colpi di fionda a fasi simil turn-based in cui il tempo si ferma quando dobbiamo scegliere le carte da giocare e riprende solo se sferriamo un attacco o decidiamo di “concludere” la nostra azione.
L’arsenale di carte a disposizione è variegato e si suddivide in cinque macrocategorie: Difesa, Attacco, Danno, Trucco e Arma contenenti il giusto mix di spade, archi, bombe, pozioni curative e piccoli escamotages per sfuggire a qualche attacco in arrivo di troppo.
L’unica piccola pecca è data dalla IA di gioco, non sempre al top e spesso ripetitiva nei pattern di attacco. Acquisita dimestichezza con il sistema carte-dado e con gli avversari, gli scontri potrebbero risultare alla lunga troppo simili tra di loro.
Lost in Random, oltretutto, non chiede all’utente di selezionare una difficoltà di gioco (si deve infatti navigare nel menu delle opzioni per cambiarla manualmente a partita in corso) ed oltre alla classica “normale” offre una modalità “facile” consigliata per godere solo della storia di Even ed Odd.
A compensare le “mancanze” a livello intellettuale dei nemici vi sono quelle salutari: a livello di difficoltà normale – quello che vi consiglio anche io per godere a pieno dei combattimenti – i nostri avversari sono pieni di punti vita, cosa che rende gli scontri piuttosto lunghi e prevede la necessità di creare un buon mazzo di carte per poter cumulare gli effetti delle une con le possibilità offerte dalle altre: una buona dose di strategia la si deve avere perché affrontare le guardie della Regina con un mazzo di sole armi porterà ben presto al Game Over.
EA Originals ci ha regalato un altro piccolo capolavoro. Il team di Zoink è riuscito a prendere quelle atmosfere Burtoniane e trasporle in un prodotto che racconta una storia d’amore e di separazione. Di Pari (Even) e Dispari (Odd). Di Caos e di Ordine. Una storia di opposti che racconta di come gli opposti si attraggano.
Una direzione artistica magistrale unita ad un combat system peculiare, non esente da pecche, che si lascia giocare fino all’ultimo nonostante una certa linearità del racconto soprattutto nelle fasi finali della storia.
Non è un AAA e non ha mai voluto esserlo, ma Lost in Random è il prodotto che mancava al panorama videoludico attuale. Perché racconta un’avventura densa di emozioni e perché il doppiaggio inglese di Even è fatto maledettamente bene!
This post was published on 22 Settembre 2021 19:00
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